Sarai una splendida corona in mano al Signore, un turbante regale nel palmo del tuo Dio (Isaia 62:3)
L'OPERA DI DIO PER TE
È illustrata la consolante verità che Dio realizzerà "una splendida corona" dalla vita dell'uomo. Ciò è straordinario se consideriamo il materiale su cui Egli lavora, sicuramente non il migliore. Quando il profeta Isaia rivolgeva questa promessa a Israele, esso aveva dimostrato di essere stato infedele al patto, un popolo quindi paragonabile al materiale difettoso. In verità non siamo migliori di quella nazione, fragili come siamo nella fiducia al Signore e nell'ubbidienza alla Sua Parola. Per di più siamo ostinati ai consigli di Dio ed abili a dissentire con i Suoi piani perfetti. Insomma siamo un materiale per nulla facile da lavorare! Il Signore, però, nutre un amore infinito per ciascuno di noi e non si è mai rassegnato all'idea di abbandonare l'opera Sua. Egli ha un buon progetto per te, che adempirà fedelmente. Tanti uomini sono stati esclusi dalle loro promesse dalle loro opere, che hanno dimostrato la loro incoerenza. Dio non parla a sproposito, né esagera con le Sue affermazioni. "I tuoi disegni, concepiti da tempo, sono fedeli e stabili" (Isaia 25:1).
Io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza (Geremia 29:11)
I PENSIERI DI DIO PER TE
I pensieri sono molto importanti, perché rivelano l'indole e il carattere di una persona, i suoi obiettivi, quello che è realmente. Talvolta i pensieri dell'uomo non sono conformi alle parole e alle azioni, quando dichiariamo un complimento che in realtà non condividiamo, ovvero sono mutevoli, quando abbiamo palesato i nostri sentimenti non più nutriti. La Bibbia rivela i pensieri di Dio. Mentre la leggiamo, lo Spirito Santo ci dona il privilegio di conoscere il Suo carattere e la Sua natura. Il Signore è come un padre premuroso e si preoccupa di noi fondamentalmente per la vita eterna, anche se non tralascia la vita attuale. Ecco perché prima di tutto ha pensato a mandare il Suo Unigenito Figlio a morire sulla croce, perché il Suo sacrificio potesse garantire il perdono dei peccati ed offrire al peccatore la grazia di vivere in perpetuo nella gloria dei cieli. Poi il Signore pensa alla nostra esistenza sulla Terra, perché sia gioiosa e serena (cfr. Matteo 6:33). Dio è Santo e i Suoi pensieri non sono "di male", ma di santità e benevolenza, "per darvi un avvenire e una speranza". Fidiamoci del Signore, di quello che Egli pensa di noi e per noi!
Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto (Isaia 40:2)
UNA PAROLA PER IL CUORE
L'uomo è una creatura comunicativa, riesce a recepire un messaggio non soltanto dalle parole, ma dal tono con cui sono pronunciate e dalla espressività dei gesti. Solitamente parliamo molto e di conseguenza ascoltiamo di tutto. D'altra parte, possiamo considerare inutile una parola e non vi poniamo attenzione. I profeti sono chiamati a parlare al cuore, perché hanno un messaggio da Dio, ed il popolo è invitato ad ascoltare. Quella di Dio è Parola di qualità, perché ispirata, vivente e permanente, vera e degna di fiducia, risolutiva. La Bibbia ha questa caratteristica per natura e chiede all'uomo di riporla nel cuore per consolarlo e guidarlo nel bene. Gesù non si è risparmiato per portare l'Evangelo, la Parola di Dio, al cuore. Molti hanno considerato scadente la Sua voce, hanno indurito il loro cuore e l'hanno rifiutata. I Vangeli evidenziano da un lato l'incredulità dell'uomo, conseguenza del suo peccato, e dall'altro la disponibilità di taluni che hanno ricevuto la Parola di Dio nel proprio cuore. Oggi tu hai il privilegio di ascoltare la voce del Signore Dio per il tuo cuore. Se la riterrai, ne vedrai i benefici.
Tu sei mio servo; io ti ho formato, tu sei il mio servo, Israele, tu non sarai da me dimenticato (Isaia 44:21)
LA CURA DI DIO
In questo capitolo della Scrittura, il Signore rivela la Sua natura ed il Suo carattere. Dopo tanti inviti al ravvedimento, per il Suo popolo è necessario il giudizio. Come farebbe un educatore, Dio spiega le ragioni della stoltezza d'Israele, ma, con la lezione, gli conferma il Suo amore e le Sue attenzioni. Quanto è diverso da noi! Talvolta è bastata una delusione, una discordia per dimenticare il passato ed infrangere una relazione stabile. Coniugi si sono separati per un dissidio; amici si sono odiati per un sopruso; fratelli non si sono più parlati per un diverbio. Il Signore avrebbe dovuto già da tempo disconoscerci ed invece per il Suo amore eterno ed immenso "tu non sarai da me dimenticato". Se Dio ci avesse dimenticato a motivo della nostra infedeltà e disubbidienza, Egli sarebbe rimasto ancora giusto e fedele, ma, se lo avesse fatto, per noi non ci sarebbe stata alcuna speranza di vita. Dio sa che dipendiamo dalla Sua misericordia, perciò non smetterà mai di sostenerci, "le sue compassioni infatti non sono esaurite si rinnovano ogni mattina" (Lamentazioni 3:22). Dio non si dimentica di te, ma tu non dimenticarti del Signore!
Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; manifesterà la giustizia secondo verità (Isaia 42:3)
DIO VALORIZZA L'UOMO
In questo testo Dio presenta l'opera del Suo Figlio, che avrebbe insegnato la giustizia alle nazioni, raggiungendo personalmente ogni peccatore per guidarlo alla vita. Il Messia avrebbe trovato drammatica la condizione dell'uomo, paragonata ad una canna rotta e ad un lucignolo fumante. Con una canna potremmo comporre un recinto, una tettoia, un sostegno, ma quando è rotta è estremamente debole ed anche pungente, perciò la riserviamo al fuoco. Quando lo stoppino di un lume non è più in grado di accendere, dovrà essere rimpiazzato con uno nuovo. Dio però valorizza l'uomo, sebbene fiaccato e consunto dal peccato. Nessuno sarebbe disposto ad interessarsi di una canna rotta e di un lucignolo fumante, ma il Signore ha pagato un riscatto inimmaginabile per il peccatore. Ciò conferma la verità che Dio ti valorizza! Non sei dunque un particolare trascurabile del creato, né un utensile da rottamare, ma una preziosa risorsa nelle Sue mani. Se guardando alla tua pochezza, ti consideri inutile ed inservibile, considera che il Signore ti ama e non per il tuo reale valore, ma per la Sua grazia.
Ecco, quel che l'argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in mano mia (Geremia 18:6)
UN VASO PER LA GLORIA DI DIO
La condizione spirituale del popolo d'Israele era drammatica, ma il Signore poteva ancora rimediare. Quando con umiltà chiediamo a Dio di lavare e modellare i nostri cuori, "Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità" (cfr. I Giovanni 1:9). Quel che il Signore era disposto a compiere, volle mostrarlo visivamente a Geremia, perché poi questi lo avesse annunciato al popolo. Il Re supremo di tutta la Terra, si identifica nel ruolo di un vasaio e sceglie di lavorare su un elemento di poco valore per trarne uno strumento utile da usare alla Sua gloria. L'ispirato messaggio profetico per Israele riguarda ciascuno di noi. Non sarà la gravità del mio peccato a scoraggiare Dio dal salvarmi, non sarà la serietà della mia sofferenza a sconfortarlo, non sarà la mia deprimente condizione spirituale ad indurlo ad allontanarsi da me, (ne) né la mia natura infedele a farlo desistere dal prestarmi il Suo aiuto. Dio si interessa alle "cose ignobili e disprezzate", quindi a ciò che sono, perché sa che senza il Suo aiuto ed il Suo lavoro di formazione mai diventerei un vaso nobile!
Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! (Isaia 43:1)
UNA PAROLA INCORAGGIANTE
Isaia scrive in un tempo difficile e ad un popolo la cui condizione spirituale era drammatica. Israele aveva rinnegato il patto, tradito l'amore di Dio, adorato gli idoli, sprezzato i profeti e ritenuto un cuore insensibile. Tali parole, rivolte proprio a quel popolo, dimostrano che il Signore voleva condurlo ancora all'ubbidienza ed il contenuto del messaggio evidenzia come nessuno potrà mai eguagliarLo in benignità. Ascoltiamo la Sua voce: "Non temere". Come ho formato Giacobbe, tuo padre, posso anche modellare la tua vita, se tu ti disponi nelle mie mani. "Non temere", io ti amo. Non ti ho scelto perché sei irreprensibile e giusto, ma perché "ti ho riscattato", ho pagato un prezzo per la tua libertà. "Non temere", ti ho dato un nome nuovo, mi appartieni e non posso trascurati, perché sono fedele. "Non temere", io ti rinnovo le mie promesse. Sono con te per sempre ed il tuo futuro sarà nella mia gloria. Com'è possibile che Dio parli in modo così incoraggiante ad un popolo che non meritava nulla? È soltanto per la Sua grazia!
Poi udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò? E chi andrà per noi?" Allora io risposi: "Eccomi, manda me!" (Isaia 6:8)
LA RISPOSTA DEL CUORE
Quanto siamo solleciti a parlare! Spesso è sufficiente una pressione emotiva per farci dichiarare davanti al Signore delle affermazioni importanti per i contenuti, ma inconcludenti per la mancanza di coerenza. Il versetto in esame è introdotto da un "poi", cui segue un "allora". Prima il Signore aveva aperto gli occhi d'Isaia e gli aveva mostrato la Sua gloria, prima un serafino aveva purificato le labbra impure del profeta, poi aveva ascoltato attentamente la parola di Dio ed allora, dopo aver compreso che il Signore stava parlando con lui, Isaia rispose con il cuore. Rileggendo il versetto odierno, dobbiamo domandarci: "Davvero Dio non sapeva chi mandare?" La Sua domanda costituiva un preciso invito rivolto, perché il Signore, pur potendo comandare anche all'uomo come fa alla Sua creazione, chiedeva una risposta del cuore. Bastò poco al profeta Isaia per comprendere che era un privilegio offrire la propria vita a Dio e disporsi a servirLo. "Allora io risposi: 'Eccomi, manda me!'". Fu coerente? Impariamo ad esserlo anche noi!
"Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato" (Isaia 6:1)
UNA VISIONE INDIMENTICABILE
Isaia iniziò il suo ministerio di profeta durante il regno di Uzzia, il quale morì nell'anno 740 a.C. Probabilmente tale decesso, insieme alla deprimente condizione spirituale del popolo di Israele, lo scosse così profondamente che Dio dovette intervenire per incoraggiarlo nel suo servizio. In quell'anno difficile il Signore mostrò ad Isaia la visione indimenticabile che il credente vive sotto la protezione di Dio. Uzzia ricorda le autorità umane, preposte al bene degli uomini, che non rimangono fedeli al proprio compito. Quel re non fu una buona guida e visse lebbroso fino alla morte. Chi avesse avuto dubbi sul proprio futuro, sulla propria esistenza e si fosse sentito angosciato, avrebbe dovuto guardare al Signore, il vero Re, assiso su "un trono alto, molto elevato". Quando subisci il peso delle difficoltà, ti senti impotente ed indifeso, non perdere la tua serenità e non scoraggiarti, Dio regna! Sebbene il Signore è su "un trono alto, molto elevato", Egli ha cura di te, non ti ignora e non ti dimentica!
Gesù disse: "Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua" (Luca 19:5)
Gesù vuole fermarsi da te
Gesù era spesso circondato da grandi folle; molti erano quelli che volevano ascoltare la Sua Parola e stare con Lui. Quando si diffondeva la notizia che Egli sarebbe passato per un villaggio, la gente era lì ad attenderlo, come nel caso di Gerico, dove Zaccheo, per poter meglio vedere il Messia, salì su un albero. Quando Gesù passò di lì, lo vide, lo chiamò per nome e gli espresse ciò che era un'urgenza, "scendi, presto"; ma anche una necessità, "oggi debbo fermarmi". Questo episodio ci mostra che la sola curiosità non serve a nulla. Tanti sono interessati ad assistere a qualcosa riguardo a Cristo, ma stare a guardare non recherà alcun beneficio; soltanto la Sua opera può liberare dalla schiavitù del peccato. Zaccheo era in tale condizione, come tutti, e per questo era indispensabile che Gesù dimorasse nella sua vita. Inoltre, non può esservi reale cambiamento senza l'opera interiore di Cristo, ogni sforzo e buon proposito falliranno. Gesù entrò in casa di Zaccheo e fu allora che egli comprese molte cose e si ravvide. Gesù compì l'opera nel suo cuore e gli disse: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa". Egli vuole fermarsi anche da te.
Altro...
Il marito le chiese: "Perché vuoi andare da lui quest'oggi?" (II Re 4:23)
vai a lui oggi
Il testo biblico di oggi ci porta a considerare la vicenda di una donna che improvvisamente si trovò ad affrontare un terribile dolore: suo figlio era morto. Nonostante la gravità del problema, ella non disperò e decise di andare dal profeta Eliseo, oggi per noi figura di uno ben più grande di lui: Cristo Gesù. Davanti a una decisione umanamente inutile, considerato che soluzione non c'era, il marito le chiese "perché vuoi andare da lui oggi?" Caro lettore, vai a Cristo oggi e anche se altri non comprenderanno, tu, come quella donna, potrai dire: "io vado perché ho una necessità, un dolore profondo, un vuoto incolmabile, una insoddisfazione dell'anima, sono disperato, non so che fare. Vado al Signore perché c'è l'urgenza di farlo; voglio correre, non mi fermare, non voglio perdere tempo prezioso, troppo è stato quello speso lontano da Lui. Mi rivolgo a Gesù perché so che Egli può fare qualcosa di grande per me, può operare nella mia vita oltre ogni speranza umana". La donna aveva questa certezza e la sua fede fu onorata, infatti, il Signore riportò in vita suo figlio. Nel tuo bisogno, vai a Lui oggi e nell'andare a Cristo, ci sia fede e certezza che Egli opererà.
Il centurione però aveva più fiducia nel pilota e nel padrone della nave che non nelle parole di Paolo (Atti 27:11)
TU A CHI TI AFFIDI?
Di fronte ad una difficile e pericolosa navigazione, nell'incertezza di come affrontare quel viaggio, il centurione decise di affidarsi al pilota e al padrone della nave. Pensò di porre la propria fiducia in coloro che riteneva esperti e capaci, uomini in grado di gestire ogni situazione. E tu, a chi ti affidi quando le onde si infrangono sulla tua vita? A chi ti rivolgi quando la paura e l'ansia fanno breccia nel tuo cuore? Quando realizzi che non hai ancora la certezza della vita eterna, chi consulti per ricevere una risposta certa? Purtroppo, a motivo della fiducia mal riposta di quell'uomo, le conseguenze furono gravi; tutto il carico e la nave stessa andarono perduti. Ci sia invece, quest'oggi nel tuo cuore, il desiderio e la determinazione di dirigere la tua fiducia verso il fondamento più profondo ed elevato, al fine di non perdere così la tua vita e la tua anima. Questa fiducia è ben riposta soltanto quando è nel Signore, in "Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti". Non basare la tua fiducia nell'uomo, ma affida la tua vita a Cristo. Realizzerai che in "questo viaggio" non andrai alla deriva, ma giungerai al porto desiderato.
Cercate il Signore, mentre lo si può trovare (Isaia 55:6)
TROVARE DIO
C'è un'abissale diversità tra colui che ha trovato una religione e colui che invece ha trovato Dio. La differenza è sostanziale perché il primo ha, al massimo, comunione con i suoi simili; l'altro realizza vera comunione con Dio; il primo ha una vaga speranza sulla vita eterna, l'altro è certo e sicuro di esserne partecipe. La vita del religioso non è cambiata se non nella forma; colui che invece ha trovato Dio, ha realizzato la nuova vita che Cristo dona gratuitamente. Nel cuore del religioso non regna quella pace profonda, segno tangibile del cuore in cui Cristo dimora. La gioia e la speranza svaniscono facilmente in chi è soltanto un religioso; le prove e le difficoltà della vita, invece, non sono in grado di toglierla in chi vive accanto al Signore. L'esortazione che oggi la Parola ti rivolge è: trova Dio e vivrai. Non ti accontentare di essere soltanto un buon religioso, non servirà a nulla. Preoccupati di trovare il Signore, perché soltanto allora sarai salvato e veramente felice. Ciò implica che c'è un tempo per cercare e una scelta da effettuare; oggi è il giorno in cui Lo puoi cercare. Egli è vicino, basta che Lo invochi e il Signore si lascerà trovare da te.
Liberò colui che era stato messo in prigione ... ma abbandonò Gesù alla loro volontà (Luca 23:25)
GESÙ AL POSTO NOSTRO
La maggior parte di noi conosce la storia di Barabba, il prigioniero liberato, benché meritevole di condanna, dopo che il popolo scelse far lui e Gesù, che fu crocifisso. Questo episodio racchiude in sé il significato e lo scopo dell'opera redentrice di Cristo. Ogni uomo può identificarsi con Barabba, peccatore, separato e lontano da Dio, che non può lottare con le proprie forze per liberarsi da un padrone più forte di lui, ma deve essere liberato mediante il sacrificio di Cristo. Non sappiamo che ne fu di Barabba dopo quell'esperienza, sappiamo però che quanto accadde quel giorno per lui è ciò che Cristo ha fatto anche per me e per te. Gesù, santo, perfetto e giusto, si offre al posto di un colpevole; Egli ha pagato ciò che Barabba non avrebbe mai potuto pagare, si è sostituito a lui e si è fatto carico del suo peccato. La diretta conseguenza di tutto questo è che Barabba fu risparmiato dalla morte. Cristo, non soltanto è Colui che si offrì alla morte al posto nostro, ma Colui che cancella e revoca la nostra condanna. Per mezzo della Sua morte ora il Salvatore può liberare dal peccato e dal giudizio eterno tutti quelli che lo invocano!