Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? (Salmo 139:7)
SCAPPARE O ARRENDERSI A DIO?
Davide pone a sé stesso la domanda, non perché volesse sfuggire a Dio. Piuttosto perché desidera una più profonda comunione con Lui! Leggendo attentamente, egli parla dell'onniscienza di Dio. Dio conosce tutti e bene, nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. Dove potrei andarmene? Poi parla dell'onnipresenza di Dio, che si trova in cielo, nel soggiorno dei morti, agli estremi confini del mare, fra le tenebre e nella luce. Davide considera poi l'opera armoniosa di Dio, che ci ha creati. Egli ci conosce molto bene. Poi, il salmista parla anche della preconoscenza di Dio, che sa dei nostri giorni e del nostro futuro. Insomma, Dio sa tutto ed è dappertutto! Dove potrei andarmene? Non soltanto non posso, ma neppure voglio andarmene altrove. Dio non è un nemico astioso da cui fuggire, bensì l'amorevole Signore presso cui rifugiarsi. Davide, in definitiva, si getta nelle braccia di Dio per essere esaminato, corretto e guidato per la vita eterna. Così, quando Cristo domanda ai dodici discepoli: "Non volete andarvene anche voi?" Simon Pietro, come il salmista, gli risponde: "Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna" (Giovanni 6:67, 68).
Come può dunque l'uomo essere giusto davanti a Dio? (Giobbe 25:4)
LA GIUSTIFICAZIONE
È una delle varie argomentazioni degli amici di Giobbe contro di lui, per metterlo con le spalle al muro e convincerlo che, se soffriva tanto, aveva di sicuro peccato. Non ne avevano, però, il diritto. Chi legge attentamente questa storia biblica sa che sbagliavano. E poi, ciascuno dovrebbe esaminare sé stesso! Com'è facile trovare i difetti altrui! La domanda dell'"amico" Bildad incombe nei secoli sulle facoltà degli uomini e speriamo anche nelle loro coscienze, affinché trovino la risposta che Dio stesso ha già provveduto secondo le Scritture che, così, c'interrogano, ma altresì c'istruiscono. L'uomo può essere giustificato, davanti a Dio, intanto facendosi illuminare dalla rivelazione biblica, che ci dice dove sbagliamo e come possiamo andare a Dio e chiederGli perdono. Poi, soprattutto, possiamo essere giustificati, andando pentiti a Cristo e chiedendoGli di lavarci con il Suo prezioso sangue. E, infine, possiamo essere giustificati davanti a Dio, permettendo allo Spirito Santo di santificare le nostre anime. Si, l'uomo può essere giustificato davanti a Dio.
Il Signore disse a Caino: "Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto?" (Genesi 4:6)
PERCHÈ SEI IRRITATO?
La domanda di oggi è molto importante e attuale. Dio interpella ed avvisa Caino per fermarlo in tempo. Sa della sua gelosia e rabbia contro Abele e, infondo, contro Dio stesso! Vorrebbe fermarlo. Egli arriva in tempo. È l'uomo che resiste nel capire e ricredersi. Caino neanche risponde e non cede all'avvertimento che arriva alla sua coscienza. Testardo ed insensibile, egli commette il delitto così noto nella storia. Se avesse ben elaborato le parole del Signore, se si fosse gettato ai Suoi piedi, per chiederGli liberazione, e poi fosse andato ad abbracciare suo fratello, la storia umana sarebbe stata del tutto diversa! E tu, perché sei irritato? Forse ti sei convinto e pretendi di convincere altri che la tua è addirittura una questione di giustizia. Invece sbagli. Hai torto. Fermati! La Bibbia insegna: "Ogni uomo sia pronto ad ascoltare … lento all'ira; perché l'ira dell'uomo non compie la giustizia di Dio. Perciò, deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre" (Giacomo 1:19-21).
Dio il Signore chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?" (Genesi 3:9)
DOVE SEI?
Questa è la domanda di Dio all'uomo d'ogni tempo. Sedotto insieme alla donna, l'uomo pecca e, per il senso di colpa e la vergogna che gravano su loro, si nascondono miseramente fra gli alberi del giardino, coperti con foglie di fico. Dio li cerca, non perché non sappia dove siano, ma per parlare personalmente al loro cuore "Dove sei?" Non li chiama per nome "Adamo" o "Eva", lì non c'è nessun altro e la coscienza non può confondersi con altri, sa che è Dio a parlare. Così l'uomo "deve" rispondere, anche se schermendosi con il solito metodo dello scaricabarili. Lo stesso fa la donna, senza assumersi responsabilità personali. Il Signore, perché li cerca, dunque? Perché li interroga? Per condannarli? Certamente, in quel caso, anche per questo. Essi, infatti, non si riconoscono colpevoli e non chiedono minimamente perdono. Dio, però, subito dopo promette l'arrivo di Colui che avrebbe schiacciato la testa al serpente antico. Dio, allora e oggi, interroga l'uomo: "Dove sei?" affinché questi sia consapevole della mortale solitudine in cui lo ha trascinato il peccato e, rispondendo al messaggio divino, trovi la via della salvezza.
Sarai una splendida corona in mano al Signore, un turbante regale nel palmo del tuo Dio (Isaia 62:3)
L'OPERA DI DIO PER TE
È illustrata la consolante verità che Dio realizzerà "una splendida corona" dalla vita dell'uomo. Ciò è straordinario se consideriamo il materiale su cui Egli lavora, sicuramente non il migliore. Quando il profeta Isaia rivolgeva questa promessa a Israele, esso aveva dimostrato di essere stato infedele al patto, un popolo quindi paragonabile al materiale difettoso. In verità non siamo migliori di quella nazione, fragili come siamo nella fiducia al Signore e nell'ubbidienza alla Sua Parola. Per di più siamo ostinati ai consigli di Dio ed abili a dissentire con i Suoi piani perfetti. Insomma siamo un materiale per nulla facile da lavorare! Il Signore, però, nutre un amore infinito per ciascuno di noi e non si è mai rassegnato all'idea di abbandonare l'opera Sua. Egli ha un buon progetto per te, che adempirà fedelmente. Tanti uomini sono stati esclusi dalle loro promesse dalle loro opere, che hanno dimostrato la loro incoerenza. Dio non parla a sproposito, né esagera con le Sue affermazioni. "I tuoi disegni, concepiti da tempo, sono fedeli e stabili" (Isaia 25:1).
Io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza (Geremia 29:11)
I PENSIERI DI DIO PER TE
I pensieri sono molto importanti, perché rivelano l'indole e il carattere di una persona, i suoi obiettivi, quello che è realmente. Talvolta i pensieri dell'uomo non sono conformi alle parole e alle azioni, quando dichiariamo un complimento che in realtà non condividiamo, ovvero sono mutevoli, quando abbiamo palesato i nostri sentimenti non più nutriti. La Bibbia rivela i pensieri di Dio. Mentre la leggiamo, lo Spirito Santo ci dona il privilegio di conoscere il Suo carattere e la Sua natura. Il Signore è come un padre premuroso e si preoccupa di noi fondamentalmente per la vita eterna, anche se non tralascia la vita attuale. Ecco perché prima di tutto ha pensato a mandare il Suo Unigenito Figlio a morire sulla croce, perché il Suo sacrificio potesse garantire il perdono dei peccati ed offrire al peccatore la grazia di vivere in perpetuo nella gloria dei cieli. Poi il Signore pensa alla nostra esistenza sulla Terra, perché sia gioiosa e serena (cfr. Matteo 6:33). Dio è Santo e i Suoi pensieri non sono "di male", ma di santità e benevolenza, "per darvi un avvenire e una speranza". Fidiamoci del Signore, di quello che Egli pensa di noi e per noi!
Parlate al cuore di Gerusalemme e proclamatele che il tempo della sua schiavitù è compiuto (Isaia 40:2)
UNA PAROLA PER IL CUORE
L'uomo è una creatura comunicativa, riesce a recepire un messaggio non soltanto dalle parole, ma dal tono con cui sono pronunciate e dalla espressività dei gesti. Solitamente parliamo molto e di conseguenza ascoltiamo di tutto. D'altra parte, possiamo considerare inutile una parola e non vi poniamo attenzione. I profeti sono chiamati a parlare al cuore, perché hanno un messaggio da Dio, ed il popolo è invitato ad ascoltare. Quella di Dio è Parola di qualità, perché ispirata, vivente e permanente, vera e degna di fiducia, risolutiva. La Bibbia ha questa caratteristica per natura e chiede all'uomo di riporla nel cuore per consolarlo e guidarlo nel bene. Gesù non si è risparmiato per portare l'Evangelo, la Parola di Dio, al cuore. Molti hanno considerato scadente la Sua voce, hanno indurito il loro cuore e l'hanno rifiutata. I Vangeli evidenziano da un lato l'incredulità dell'uomo, conseguenza del suo peccato, e dall'altro la disponibilità di taluni che hanno ricevuto la Parola di Dio nel proprio cuore. Oggi tu hai il privilegio di ascoltare la voce del Signore Dio per il tuo cuore. Se la riterrai, ne vedrai i benefici.
Tu sei mio servo; io ti ho formato, tu sei il mio servo, Israele, tu non sarai da me dimenticato (Isaia 44:21)
LA CURA DI DIO
In questo capitolo della Scrittura, il Signore rivela la Sua natura ed il Suo carattere. Dopo tanti inviti al ravvedimento, per il Suo popolo è necessario il giudizio. Come farebbe un educatore, Dio spiega le ragioni della stoltezza d'Israele, ma, con la lezione, gli conferma il Suo amore e le Sue attenzioni. Quanto è diverso da noi! Talvolta è bastata una delusione, una discordia per dimenticare il passato ed infrangere una relazione stabile. Coniugi si sono separati per un dissidio; amici si sono odiati per un sopruso; fratelli non si sono più parlati per un diverbio. Il Signore avrebbe dovuto già da tempo disconoscerci ed invece per il Suo amore eterno ed immenso "tu non sarai da me dimenticato". Se Dio ci avesse dimenticato a motivo della nostra infedeltà e disubbidienza, Egli sarebbe rimasto ancora giusto e fedele, ma, se lo avesse fatto, per noi non ci sarebbe stata alcuna speranza di vita. Dio sa che dipendiamo dalla Sua misericordia, perciò non smetterà mai di sostenerci, "le sue compassioni infatti non sono esaurite si rinnovano ogni mattina" (Lamentazioni 3:22). Dio non si dimentica di te, ma tu non dimenticarti del Signore!
Non frantumerà la canna rotta e non spegnerà il lucignolo fumante; manifesterà la giustizia secondo verità (Isaia 42:3)
DIO VALORIZZA L'UOMO
In questo testo Dio presenta l'opera del Suo Figlio, che avrebbe insegnato la giustizia alle nazioni, raggiungendo personalmente ogni peccatore per guidarlo alla vita. Il Messia avrebbe trovato drammatica la condizione dell'uomo, paragonata ad una canna rotta e ad un lucignolo fumante. Con una canna potremmo comporre un recinto, una tettoia, un sostegno, ma quando è rotta è estremamente debole ed anche pungente, perciò la riserviamo al fuoco. Quando lo stoppino di un lume non è più in grado di accendere, dovrà essere rimpiazzato con uno nuovo. Dio però valorizza l'uomo, sebbene fiaccato e consunto dal peccato. Nessuno sarebbe disposto ad interessarsi di una canna rotta e di un lucignolo fumante, ma il Signore ha pagato un riscatto inimmaginabile per il peccatore. Ciò conferma la verità che Dio ti valorizza! Non sei dunque un particolare trascurabile del creato, né un utensile da rottamare, ma una preziosa risorsa nelle Sue mani. Se guardando alla tua pochezza, ti consideri inutile ed inservibile, considera che il Signore ti ama e non per il tuo reale valore, ma per la Sua grazia.
Ecco, quel che l'argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in mano mia (Geremia 18:6)
UN VASO PER LA GLORIA DI DIO
La condizione spirituale del popolo d'Israele era drammatica, ma il Signore poteva ancora rimediare. Quando con umiltà chiediamo a Dio di lavare e modellare i nostri cuori, "Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità" (cfr. I Giovanni 1:9). Quel che il Signore era disposto a compiere, volle mostrarlo visivamente a Geremia, perché poi questi lo avesse annunciato al popolo. Il Re supremo di tutta la Terra, si identifica nel ruolo di un vasaio e sceglie di lavorare su un elemento di poco valore per trarne uno strumento utile da usare alla Sua gloria. L'ispirato messaggio profetico per Israele riguarda ciascuno di noi. Non sarà la gravità del mio peccato a scoraggiare Dio dal salvarmi, non sarà la serietà della mia sofferenza a sconfortarlo, non sarà la mia deprimente condizione spirituale ad indurlo ad allontanarsi da me, (ne) né la mia natura infedele a farlo desistere dal prestarmi il Suo aiuto. Dio si interessa alle "cose ignobili e disprezzate", quindi a ciò che sono, perché sa che senza il Suo aiuto ed il Suo lavoro di formazione mai diventerei un vaso nobile!
Altro...
Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! (Isaia 43:1)
UNA PAROLA INCORAGGIANTE
Isaia scrive in un tempo difficile e ad un popolo la cui condizione spirituale era drammatica. Israele aveva rinnegato il patto, tradito l'amore di Dio, adorato gli idoli, sprezzato i profeti e ritenuto un cuore insensibile. Tali parole, rivolte proprio a quel popolo, dimostrano che il Signore voleva condurlo ancora all'ubbidienza ed il contenuto del messaggio evidenzia come nessuno potrà mai eguagliarLo in benignità. Ascoltiamo la Sua voce: "Non temere". Come ho formato Giacobbe, tuo padre, posso anche modellare la tua vita, se tu ti disponi nelle mie mani. "Non temere", io ti amo. Non ti ho scelto perché sei irreprensibile e giusto, ma perché "ti ho riscattato", ho pagato un prezzo per la tua libertà. "Non temere", ti ho dato un nome nuovo, mi appartieni e non posso trascurati, perché sono fedele. "Non temere", io ti rinnovo le mie promesse. Sono con te per sempre ed il tuo futuro sarà nella mia gloria. Com'è possibile che Dio parli in modo così incoraggiante ad un popolo che non meritava nulla? È soltanto per la Sua grazia!
Poi udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò? E chi andrà per noi?" Allora io risposi: "Eccomi, manda me!" (Isaia 6:8)
LA RISPOSTA DEL CUORE
Quanto siamo solleciti a parlare! Spesso è sufficiente una pressione emotiva per farci dichiarare davanti al Signore delle affermazioni importanti per i contenuti, ma inconcludenti per la mancanza di coerenza. Il versetto in esame è introdotto da un "poi", cui segue un "allora". Prima il Signore aveva aperto gli occhi d'Isaia e gli aveva mostrato la Sua gloria, prima un serafino aveva purificato le labbra impure del profeta, poi aveva ascoltato attentamente la parola di Dio ed allora, dopo aver compreso che il Signore stava parlando con lui, Isaia rispose con il cuore. Rileggendo il versetto odierno, dobbiamo domandarci: "Davvero Dio non sapeva chi mandare?" La Sua domanda costituiva un preciso invito rivolto, perché il Signore, pur potendo comandare anche all'uomo come fa alla Sua creazione, chiedeva una risposta del cuore. Bastò poco al profeta Isaia per comprendere che era un privilegio offrire la propria vita a Dio e disporsi a servirLo. "Allora io risposi: 'Eccomi, manda me!'". Fu coerente? Impariamo ad esserlo anche noi!
"Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato" (Isaia 6:1)
UNA VISIONE INDIMENTICABILE
Isaia iniziò il suo ministerio di profeta durante il regno di Uzzia, il quale morì nell'anno 740 a.C. Probabilmente tale decesso, insieme alla deprimente condizione spirituale del popolo di Israele, lo scosse così profondamente che Dio dovette intervenire per incoraggiarlo nel suo servizio. In quell'anno difficile il Signore mostrò ad Isaia la visione indimenticabile che il credente vive sotto la protezione di Dio. Uzzia ricorda le autorità umane, preposte al bene degli uomini, che non rimangono fedeli al proprio compito. Quel re non fu una buona guida e visse lebbroso fino alla morte. Chi avesse avuto dubbi sul proprio futuro, sulla propria esistenza e si fosse sentito angosciato, avrebbe dovuto guardare al Signore, il vero Re, assiso su "un trono alto, molto elevato". Quando subisci il peso delle difficoltà, ti senti impotente ed indifeso, non perdere la tua serenità e non scoraggiarti, Dio regna! Sebbene il Signore è su "un trono alto, molto elevato", Egli ha cura di te, non ti ignora e non ti dimentica!
Gesù disse: "Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua" (Luca 19:5)
Gesù vuole fermarsi da te
Gesù era spesso circondato da grandi folle; molti erano quelli che volevano ascoltare la Sua Parola e stare con Lui. Quando si diffondeva la notizia che Egli sarebbe passato per un villaggio, la gente era lì ad attenderlo, come nel caso di Gerico, dove Zaccheo, per poter meglio vedere il Messia, salì su un albero. Quando Gesù passò di lì, lo vide, lo chiamò per nome e gli espresse ciò che era un'urgenza, "scendi, presto"; ma anche una necessità, "oggi debbo fermarmi". Questo episodio ci mostra che la sola curiosità non serve a nulla. Tanti sono interessati ad assistere a qualcosa riguardo a Cristo, ma stare a guardare non recherà alcun beneficio; soltanto la Sua opera può liberare dalla schiavitù del peccato. Zaccheo era in tale condizione, come tutti, e per questo era indispensabile che Gesù dimorasse nella sua vita. Inoltre, non può esservi reale cambiamento senza l'opera interiore di Cristo, ogni sforzo e buon proposito falliranno. Gesù entrò in casa di Zaccheo e fu allora che egli comprese molte cose e si ravvide. Gesù compì l'opera nel suo cuore e gli disse: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa". Egli vuole fermarsi anche da te.