La benedizione, se ubbidite ai comandamenti del Signore, del vostro Dio (Deuteronomio 11:27)
BENEDIZIONE E UBBIDIENZA
Al Sinai, Dio aveva detto: "Or dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare" (Esodo 19:5). L’importanza dell’ubbidienza era stata ripetuta nelle istruzioni per la costruzione del tabernacolo (cfr. Esodo 38-40). Ora Dio rinnovava i contenuti della Legge alla nuova generazione, dicendo: "…io pongo oggi dinanzi a voi la benedizione e la maledizione: la benedizione, se ubbidite...la maledizione, se non ubbidite…" (Deuteronomio 11:26-28). Sì, "la benedizione, se ubbidite" è ancora oggi la chiave per gustare una vita esuberante nel Signore. Nel tempo della grazia, il credente ha ricevuto ogni benedizione spirituale in Cristo. Esse sono state già accordate; occorre farle proprie ed a questo serve la fiduciosa ubbidienza dei redenti, che così glorificano Dio per la Sua perfetta volontà.
Figlio mio, dammi il tuo cuore, e gli occhi tuoi prendano piacere nelle mie vie (Proverbi 23:26)
L’INVITO DEL PADRE
Questo versetto esprime, in maniera semplice e chiara, tre cose. Prima di tutto descrive il tipo di rapporto che Dio vuole avere con te. È la relazione di un Padre con il figlio: affettuosa, dolce e tenera. Il peccato rende impossibile un tale rapporto, ma per la fede nel perfetto sacrificio di Cristo, il peccatore è rigenerato, ricevendo il diritto d’essere "figlio" di Dio. L’invito precisa, inoltre, ciò che Dio vuole da te. È ingiusto definire le richieste di Dio delle "pretese". Egli potrebbe fare di te ciò che vuole, perché è il Creatore e il Sovrano. Il Signore, però, ha scelto di rivolgersi a te mediante l’Evangelo, con amore, chiedendoti soltanto che gli doni il tuo cuore, il centro della tua vita. Conoscendo il tuo cuore, Cristo lo vuole lavare e guarire e, cosa più importante, custodirlo personalmente. Infine, la parola di oggi dice cosa vuole Dio per te. Egli desidera evitarti le dolorose ed inevitabili conseguenze del peccato, oggi e per l’eternità.
Cantate al Signore un cantico nuovo (Salmo 96:1)
UN CANTICO NUOVO
Il Signore, nella Sua Parola, ci invita ripetutamente a celebrare e a lodare il Suo nome. Dio è creatore dell’universo e di tutto ciò che è in esso. Egli è Colui che, pur governando e tenendo in mano le redini di tutto il creato, non ha esitato ad abbassarsi fino a noi nella persona di Cristo Gesù, per portare salvezza e vita a chiunque crede. Molti sono occupati a venerare uomini, legittimando ciò con vari giri di parole. Ma chi ci ha creato? chi è morto in croce per noi? chi è il Vivente? Chiediamoci se stiamo davvero innalzando Cristo, se ci studiamo di tributare a Dio l’adorazione di cui è degno! Perché la nostra lode Gli sia gradita, occorre accostarsi a Lui con un cantico nuovo. Non necessariamente con una melodia differente o con parole sempre nuove, ma con esperienze e sentimenti che si rinnovano quotidianamente, con il proposito di onorarlo ogni giorno con la nostra vita. Tutte le volte che ci appartiamo per adorarlo, da soli o con gli altri, facciamo sì che nella nostra bocca non manchi mai un cantico nuovo!
Io son l’Alfa e l’Omega (Apocalisse 1:8)
L’ALFA E L’OMEGA
Dio è il principio. Egli dona la vita e la mantiene. Egli ci provvede di quanto abbiamo veramente bisogno, donando salvezza ed allegrezza alla nostra esistenza. Se c’è qualcosa di buono in noi, se abbiamo doti e capacità da sfruttare per il benessere nostro e di chi ci sta vicino, tutto viene dal Signore. Dio è la fine, Lui ha l’ultima parola. La realtà terrena, con le sue gioie ed i suoi dolori, è transitoria e passa via. Ricordiamolo, quando tutto va a gonfie vele e ci sentiamo i padroni del mondo, ma anche quando siamo perplessi riguardo alle vicende della vita, quando sembra che il tunnel in cui ci troviamo sia senza uscita. Ricordiamolo quando la morte strappa via da noi gli affetti e frustra i progetti; ricordiamocene quando vediamo i nostri difetti e disperiamo di poter cambiare, mentre contempliamo la nostra debolezza e temiamo di non farcela.
Noi non siamo come quei molti che adulterano la Parola di Dio (2° Corinzi 2:17)
ADULTERARE
Il significato del verbo adulterare è: "Alterare una sostanza con l'aggiunta di sostanze simili, specialmente di minor pregio e spesso nocive". Già ai tempi dell’apostolo Paolo, c’erano uomini che adulteravano l’Evangelo. In altre parole, predicavano un messaggio inquinato, cose molto simili a quelle proclamate dagli apostoli, ma non fondate sulla Scrittura. La propensione a adulterare la Parola di Dio, ai nostri tempi, prenderà sempre più piede. Ovunque si odono predicatori che, per diverse ragioni e con metodi differenti, annunciano in modo particolarmente enfatico ciò che somiglia alla verità, ma che invece ne è la negazione, un messaggio alterato. L’appello dello Spirito Santo è chiaro: "Voi dunque, diletti, sapendo queste cose innanzi, state in guardia, che talora, trascinati anche voi dall'errore degli scellerati, non scadiate dalla vostra fermezza; ma crescete nella grazia e nella conoscenza del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo. A lui sia la gloria, ora e in sempiterno. Amen" (II Pietro 3:17, 18).
L’erba si secca, il fiore appassisce, ma la parola del nostro Dio dura per sempre (Isaia 40:8)
VIVERE PER CIò CHE DURA
Siamo alla continua ricerca di qualcosa che dura per sempre, ma gioventù, ricchezza e salute sono cose che non possiamo mantenere in perpetuo. Nella Bibbia leggiamo che la vita terrena dell’uomo "è un vapore che appare per un po’ di tempo e poi svanisce". Se siamo persone di una certa età, esistono nella nostra vita "segni" inconfutabili che testimoniano la verità di questo messaggio: il nostro corpo invecchia, la nostra salute non è più quella di una volta e ciò in cui abbiamo trovato piacere non ci soddisfa più. Abbiamo bisogno di scoprire la verità della seconda parte del messaggio del profeta. Egli, infatti, dopo aver "gridato" la povertà e la debolezza degli uomini continua a "gridare" dell’ineguagliabile grandezza, della preziosa bellezza e della celeste potenza della "Parola di Dio" che presenta Cristo ed il Suo piano di salvezza.
Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nel Dio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà (Michea 7:7)
QUANTO A ME
Il profeta Michea viveva circondato da gente violenta, sleale e iniqua. Le persone pie erano scomparse e fra il popolo d’Israele non si pensava affatto ad onorare Dio. In un tale contesto, imitare il male era molto facile e lo stesso profeta confessa le sue mancanze. Il suo scoraggiamento è forte, però la speranza in Dio non si è spenta. Mentre altri, probabilmente, si erano arresi e non credevano più di potersi rialzare per riprendere il loro cammino con Dio, Michea fissò il suo sguardo sul Signore. "Quanto a me…", era la sua risposta di fronte alle infedeltà della maggioranza. Facciamo attenzione a non lasciarci trascinare dai sentimenti e dalle azioni degli altri. è necessario prendere una posizione personale ferma e decisa per Cristo. Michea rifiuta di adeguarsi al contesto, determinato a sperare in Dio per ricevere risposta dall’alto.
E il Signore diriga i vostri cuori all'amor di Dio e alla paziente aspettazione di Cristo (2° Tessalonicesi 3:5)
ASPETTARE CON PAZIENZA
La pazienza è l’arte di saper aspettare qualcosa, senza innervosirsi, senza dubitare né preoccuparsi. L’attesa è serena, quando si ha la certezza di realizzare, vedere o ricevere ciò che si aspetta. Sicuramente, se l’obiettivo così bramato fosse incerto, ci sarebbe, con il tempo, da dubitare della sua veracità, si cadrebbe nell’ansia o nella tentazione di lasciare perdere tutto e preoccuparsi di ben altro. Un’isolata osservazione delle circostanze può facilmente deviare la nostra fede dall’amorevole obiettivo divino per noi. Da un punto di vista umano si è tentati, a volte, ad accusare Dio di non essere puntuale, di restare indifferente alle situazioni che viviamo. Soltanto la comunione con il Signore può dirigere i nostri cuori alle giuste aspettative della fede. La preghiera dell’apostolo Paolo per i Tessalonicesi richiede a Dio stesso di preservare ed alimentare la loro pazienza in vista della venuta di Cristo.
Lo Spirito stesso attesta insieme col nostro spirito, che siamo figli di Dio (Romani 8:16)
CERTEZZA ASSOLUTA
Quando si diventa cristiani, la presenza di Dio viene ad abitare nei nostri cuori e accompagna tutta la nostra vita. Possiamo passare momenti di gran difficoltà in cui mettiamo in discussione qualsiasi cosa, perfino noi stessi, ma l’attestazione dello Spirito Santo ai nostri cuori sarà una prova inconfutabile della nostra appartenenza alla famiglia di Dio. Cammineremo sicuri, senza paura, consapevoli di possedere in noi stessi "l’evidenza" che il sacrificio di Gesù sulla croce è stato sufficiente a pagare il nostro immane debito con le esigenze della somma giustizia divina. La Parola di Dio ci aiuterà a restare fiduciosi in ogni situazione che dovremo affrontare e con il salmista potremo continuamente affermare: "La mia carne e il mio cuore possono venir meno, ma Dio è la rocca del mio cuore e la mia parte in eterno" (Salmo 73:26).
Lasciate i piccoli fanciulli venire a me (Marco 10:14)
UNA FEDE SEMPLICE
Simona aveva otto anni e stava ascoltando il predicatore. Durante il sermone si parlava di Gesù che guariva gli ammalati. Alla fine il pastore chiamò avanti quanti desideravano pregare per un motivo specifico; tra questi c’era anche la fanciulla, la quale soffriva di una grave malattia. Ella andò avanti spontaneamente e cominciò a pregare come i piccoli fanciulli sanno fare. Quello che accadde è riferito dalla bambina stessa: "Ho sentito come una mano che mi toccava". Fu tanta la meraviglia e la gioia nello scoprire che i sintomi della malattia non si manifestavano più. Lasciamo agli scettici le loro considerazioni e teniamoci la certezza di appartenere a un Dio che ci ama e si cura di noi. Dio risponde a grandi e piccoli purché si accostino a Lui con fede vera, quella semplice e genuina, fondata sulla persona di Gesù, autore di tutti i veri miracoli, di cui il più grande rimane il perdono dei nostri peccati che dona la vita eterna.
Altro...
Il Signore ha guardato dal cielo i figli degli uomini, per vedere se vi è una persona intelligente, che ricerchi Dio (Salmo 14:2)
UN UOMO INTELLIGENTE
Esistono molti test che consentono di verificare il "Quoziente Intellettivo" di una persona. Grandi aziende e famose Università usano questi metodi di valutazione durante le selezioni del proprio personale e degli studenti per definire le loro probabilità di successo. In ultima analisi, al di là delle sue capacità mentali, che cosa rende un uomo veramente intelligente? In un mondo in cui l’intelligenza spirituale degli uomini è ottenebrata, se vuoi essere veramente "intelligente", devi iniziare a credere nella Parola di Dio per incontrarvi il tuo Redentore. Quando, spinto dal bisogno di metterti in pace con Dio, ricevi il perdono dei peccati, il tuo spirito è vivificato. Allora comprenderai le cose di Dio non per le tue facoltà intellettive, né sulla base di istruzione teologica, ma perché avrai realizzato la nuova nascita per l’efficacia dell’opera di Cristo.
La prima voce mi disse: Sali qua, e io ti mostrerò le cose che debbono avvenire da ora innanzi (Apocalisse 4:1)
SALIRE PIù IN ALTO
L’apostolo Giovanni si trovava, a motivo dell’Evangelo, prigioniero nell’isola di Patmos. Aveva ricevuto il messaggio da parte di Dio per le sette chiese dell’Asia Minore, ora Dio voleva rivelargli gli eventi futuri attraverso gloriose visioni, ma prima di fare questo lo chiamò a salire in alto. Per conoscere di più il Signore e per ricevere rivelazioni gloriose, non è necessario crescere nella conoscenza intellettiva delle cose, ma bisogna elevarsi nello spirito. Gesù, un giorno, pregando disse: "Io ti rendo lode, o Padre, Signor del cielo e della terra, perché hai nascoste queste cose ai savi e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli fanciulli". Con umiltà, accostiamoci a Dio, lasciamoci condurre più in alto, deponendo ogni bassezza del peccato, di mondanità e incredulità. Consacriamo la nostra vita a Dio, continuiamo a camminare sulla via della santificazione, eleviamoci al di sopra delle cose visibili e materiali.
Confida nel Signore e fai il bene; abita il paese e coltiva la fedeltà (Salmo 37:3)
COLTIVARE LA FEDELTà
La fedeltà è una particolare virtù, collegata alla fede. Soltanto confidando in Dio puoi essergli fedele, quale frutto della comunione con Lui. Attingendo a tali profonde radici la fedeltà può essere curata nelle condizioni più ostili per l’anima, che spesso appaiono invece materialmente favorevoli. Dio promise ad Israele un paese in cui scorreva latte e miele, tanto fertile che il bestiame e le api producevano copiosamente ed il Suo popolo non avrebbe faticato per dei raccolti sovrabbondanti. I moniti a non dimenticare Dio nel benessere, tuttavia, ponevano la necessità di coltivare la fedeltà. Che tu sia nell’abbondanza o nella penuria, non sradicare la tua fiducia dalla Parola di Dio, ma coltiva la fedeltà al tuo Signore e traboccherai della Sua benedizione!
La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato, e ha dato se stesso per me (Galati 2:20)
UN AMORE UNICO
La crocifissione di Gesù non è stato un freddo adempimento scritturale, né una manifestazione di dolore, bensì d’amore, la più grande e coinvolgente della storia. Quel che più risalta è come l’amore divino non fu soltanto per il mondo, ma per ciascuno in particolare. In sostanza, se tu fossi stata l’unica persona vivente sulla terra, Cristo sarebbe venuto a morire per il tuo peccato. Frustrato nella tua solitudine, messo da parte per le tue limitazioni, ti sembra che altri stiano godendo le gioie della tua vita, mentre a te sono toccate unicamente le sofferenze di un’esistenza dispersa nell’anonimato, in cui nessuno sembra curarsi di te e amarti veramente. Medita il dono della salvezza nell’Evangelo. Allarga il tuo cuore a Gesù, che ti chiama per nome e ti conosce intimamente. Il Signore non si accosta a te per interessi egoistici: Egli desidera il tuo bene eterno.