Con Dio noi faremo prodigi, egli schiaccerà i nostri nemici (Salmo 60:12)
DOVE NON SPERAVAMO
Un esploratore vissuto alla fine del XVIII secolo, parlando del Polo Sud, dichiarò: "Queste terre non saranno mai toccate da piede umano". Pochi anni dopo tale affermazione, il Polo Sud è stato raggiunto ed esplorato. Le stesse conquiste siamo chiamati a realizzarle nel campo spirituale, senza accontentarci del "territorio della grazia" che abbiamo raggiunto. Ci sono zone che sembrano inaccessibili e vette che paiono irraggiungibili, ma è necessario ricordare, a noi stessi e agli altri, che "con Dio" possiamo fare quello che altrimenti sarebbe impossibile. Il Signore è pronto a stupire gli uomini che per fede si mettono nelle Sue mani portandoli a realizzare traguardi insperati. È ancora vero che quelli che credono realizzano che "con Dio" si compiono prodezze e si raggiungono altezze ed orizzonti che sembravano irraggiungibili prima di conoscerlo. Oggi Gesù si avvicina al cuore più disperato e si propone come aiuto, le Sue parole sono un invito alla fiducia. "Cosa vuoi che io ti faccia?" è la domanda che ci pone. Apriamo il cuore al Signore e scopriremo che con Lui possiamo realizzare quello che prima non credevamo possibile ed arrivare dove non speravamo.
Perché non colui che si raccomanda da sé è approvato, ma colui che il Signore raccomanda (2° Corinzi 10:18)
LA RACCOMANDAZIONE DI DIO
Sembra che per riuscire nella nostra società, la raccomandazione sia indispensabile. Spesso gli uomini "raccomandano" soltanto per legame di parentela, per amicizia o per tornaconto economico. Con Dio le cose funzionano diversamente, Egli raccomanda soltanto quelli che Gli sono graditi perché integri nelle loro vie. La "raccomandazione" di cui si parla qui è in definitiva una buona testimonianza resa alla nostra vita. Egli ancora oggi "onora quelli che lo onorano", ecco perché ogni uomo dovrebbe studiarsi di piacerGli. Le raccomandazioni umane sono spesso motivo di delusione e di insuccesso, ma quella divina garantisce la riuscita del nostro mandato e permette di portare un costante frutto per la Sua gloria. Ecco perché non è importante quello che gli altri pensano di noi, né quello che noi stessi pensiamo, ma è di assoluta importanza quello che Dio pensa di noi. Il Signore è pronto a rendere buona testimonianza a quanti lo servono, ecco perché è utile ricordare ad ogni uomo che "senza fede è impossibile piacerGli". Ecco perché i credenti non temono in mezzo alle ingiurie e, anche quando tutti parlano male di loro, rimangono allegri godendo la benedizione divina.
Chi di voi, avendo cento pecore, se ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e non va dietro a quella perduta finché non la ritrova? (Luca 15:4)
LA PIÙ PREZIOSA
Le parole di Gesù illustrano la grandezza dell'amore di Dio per i peccatori. Lo stupore dei religiosi Suoi contemporanei era sotto gli occhi di tutti. Il Maestro si recava a casa dei pubblicani e dei peccatori, mangiava con loro e gli annunciava la Parola della grazia. I pubblicani erano gli odiati esattori delle tasse, i traditori della patria, uomini che si erano offerti al servizio dei conquistatori romani e che, mentre riscuotevano, non temevano di appropriarsi di quanto non gli apparteneva. I peccatori erano quelli che avendo rinunciato anche all'apparenza di un rapporto con Dio, dichiaravano senza alcuna vergogna di vivere smodatamente in diversi peccati. La Parola di Dio fa differenza tra "peccato" e "peccatore". Dio odia il peccato, in tutte le sue forme, ma ama il peccatore e vuole raggiungerlo con la Sua grazia, per operare in lui una trasformazione straordinaria. L'anima "più preziosa" agli occhi di Dio è quella che è ancora lontano da Lui, quella che deve essere ancora conquistata dal Suo amore. Se siamo credenti, viviamo riaffermando questa verità con le nostre azioni, se ancora non lo siamo, arrendiamoci al Suo amore e lasciamoci trasformare dalla Sua Grazia.
Prendete su di voi il mio giogo ... e voi troverete riposo alle anime vostre (Matteo 11:29)
IL VERO RIPOSO
La ricerca medica sta lavorando per riuscire a rendere le nostre giornate più lunghe. Il cambiamento non riguarda l'immutabile ciclo naturale del giorno e della notte. Il tentativo riguarda la capacità dell'uomo di rimanere attivo per il maggior numero di ore possibili. Le ultime notizie in questo campo parlano di una pillola che permetterebbe agli uomini di mantenersi svegli, con una buona freschezza fisica e mentale, per tre giorni consecutivi. La scienza medica ha dimostrato che non è importante soltanto quanto tempo riposiamo, ma la qualità del nostro riposo, come sorgente che ricrea l'energia necessaria ad affrontare le necessità della giornata. Nel campo spirituale non c'è bisogno di nuove ricerche; per trovare il vero ristoro è necessario fare nostre le parole di Gesù. Confidare nel Suo sostegno e dimorare alla Sua presenza ci farà ritrovare sempre nuove e miracolose energie spirituali. Probabilmente i nuovi "farmaci del sonno" si riveleranno una delusione. È certo invece che chi si affida a Cristo troverà il riposo che rigenera e dà vigore, godendo di una condizione di grande privilegio dovuta alla presenza del Signore che accompagna ogni nostro passo.
Qualora mio padre e mia madre m'abbandonino, il Signore mi accoglierà (Salmo 27:10)
IL VERO AMORE
Una nota rivista scientifica ha pubblicato una serie di articoli nei quali si evidenzia che tra gli animali si manifesta "l'affetto filiale". I genitori, anche tra le creature più feroci, sono disposti a esporre la loro vita per i propri piccoli. Le notizie che ci giungono, purtroppo, sembrano dire che quest'amore naturale, immutato tra quelle che noi reputiamo "bestie", è venuto meno tra gli uomini. Non è raro sentire di madri che abbandonino i propri figli, di padri che non adempiano ai loro doveri. L'uomo è incrudelito, fino a rendere "normale" il più orribile dei crimini, contro la propria progenie, "l'aborto". Davide, che ha scritto il Salmo 27, aveva conosciuto un amore più grande di quello umano, un amore che non viene mai meno. Egli riteneva l'amore di Dio più stabile dell'amore dei suoi genitori, che dalla testimonianza resa loro dalla Bibbia erano stati in tutto apprezzabili. L'amore di Dio era per Davide qualcosa su cui poter contare sempre, in ogni situazione, capace di rispondere a qualsiasi bisogno egli avesse avuto. Volgersi alla croce, aprire il cuore a Gesù, affidarsi con fede a Lui, significa conoscere quest'amore che sorpassa ogni legge naturale.
E Gesù a lui: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette" (Matteo 18:22)
PERDONARE, SEMPRE!
Imparare a perdonare è una delle lezioni più necessarie per il genere umano. La mancanza di perdono ha diviso i migliori amici, le famiglie e i popoli, ha generato situazioni di rancore e vendetta che hanno fatto soffrire intere generazioni. Perdonare significa vincere il male con il bene. Pietro sembra in grande difficoltà dinanzi a questo insegnamento, ma Gesù lo esorta a non porre limiti all'autorità di Dio sui nostri sentimenti. La risposta di Gesù alla domanda di Pietro non significa che il perdono debba essere per quattrocentonovanta volte, ma il Maestro usa un espressione del tempo per indicare che il credente deve perdonare sempre. Il perdono verso gli uomini è possibile soltanto se è stato realizzato il perdono di Dio. Il credente deve perdonare sempre, senza se e senza ma! Soltanto se il cuore è pervaso dall'amore di Dio sarà possibile perdonare di cuore anche le più grosse offese. Caro lettore, se hai subito dei torti, delle cattiverie, chiedi al Signore di preservare il tuo cuore da ogni forma di risentimento e perdona chi ti ha fatto del male con la forza e l'aiuto di Dio.
Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra? (Luca 18:8)
TROVERÀ CRISTO LA FEDE IN NOI?
Prima della domanda, Cristo espone una parabola che evidenzia "per contrasto" la cura di Dio per chi prega di vero cuore. Un giudice, senza timore di Dio né rispetto per alcuno, nega giustizia ad una vedova, che comunque insiste. Il giudice è insensibile, forse vuole soldi. Non sappiamo. Il giudice, però, si stanca e le fa giustizia, dicendo: "Poiché questa vedova continua a importunarmi, le renderò giustizia, perché, venendo a insistere, non finisca per rompermi la testa". Sono pretese purtroppo non rare nella storia degli uomini, che non meravigliano più di tanto. Lo scopo della parabola è molto bello: "Ascoltate quel che dice il giudice ingiusto. Dio non renderà dunque giustizia ai Suoi eletti…? Io vi dico che renderà giustizia con prontezza. Ma quando il Figlio dell'uomo verrà, troverà la fede sulla terra?" Cristo, contrariamente alle motivazioni del giudice, insegna la confortante certezza spirituale in Dio, che di sicuro fa giustizia ai Suoi che pregano con perseveranza e li esaudisce. Gesù, però, chiede a tutti: quando Egli tornerà, troverà la fede sulla terra? La troverà in noi? La risposta spetta a me e a te!
Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza? (Ebrei 2:3)
COME SCAMPEREMO?
La domanda è rivolta a persone già convertite all'Evangelo, affinché apprezzino la salvezza divina e non la trascurino. Lo scrittore biblico ha già detto della superiorità di Cristo. Dio parlava in altri modi nel passato, ma "in questi ultimi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio", il quale "dopo aver fatto la purificazione dei peccati, si è seduto alla destra della maestà nei luoghi altissimi". Cristo, dunque, è superiore ai profeti e anche agli angeli. Così lo scrittore pone la domanda cruciale di oggi. Le cose udite mediante Cristo sono inequivocabili. Sono l'ultimo messaggio di salvezza per gli uomini. Dio ha punito le trasgressioni passate, perciò "Come scamperemo noi se trascuriamo una così grande salvezza?". È una salvezza portata agli uomini e offerta loro dal Signore stesso. È sperimentata e confermata dagli apostoli, con vari segni e prodigi, opere potenti d'ogni genere e manifestazioni e doni dello Spirito Santo. Se respingiamo o trascuriamo tale salvezza, non abbiamo un'altra possibilità. Realizziamola, perciò, pienamente e viviamola tutti i giorni della nostra vita!
E dicevano tra di loro: "Chi ci rotolerà la pietra dall'apertura del sepolcro?" (Marco 16:3)
CHI CI ROTOLERÀ LA PIETRA?
Dopo la crocifissione, Gesù è ormai morto e sepolto. I nemici soddisfatti. I discepoli dispersi e tristi. Le donne la domenica presto, con gli aromi, vanno ad imbalsamare il corpo di Gesù, domandandosi: "Chi ci rotolerà la pietra dall'apertura del sepolcro?" Una domanda legittima. La pietra è una specie di macina enorme. Per spostarla, occorrono quindici o venti uomini. Le donne sono avvilite, senza la fede e la speranza che finora le ha nutrite. Nel cuore, però, sono ancora legate al Signore. Hanno tanto amore per Lui! La domanda, perciò, è vitale e senza soluzione!... "Ma, alzati gli occhi, videro che la pietra era stata rotolata; ed era pure molto grande"! Nel sepolcro vuoto, un angelo dice: Gesù è risorto! Egli ordina d'andarlo a dire agli altri! Gesù stesso poi appare loro e ad altri… Ecco la risposta ad ogni domanda, bisogno ed incapacità: Cristo è risorto! La pietra che grava sulla fede, sulla speranza e sull'umanità intera è stata già rotolata. Il riscatto, la salvezza e tutte le benedizioni di Dio mediante Cristo sono abbondantemente possibili ed accessibili.
Dov'è il re dei Giudei che è nato? (Matteo 2:2)
DOV'È?
È la prima domanda del Nuovo Testamento. Dovrebbe essere la domanda d'ogni uomo in merito a Cristo. Posso trovarlo anch'io? Esiste veramente? Geremia 29:12, 13, insegna che, se lo cerchiamo con tutto il cuore, Lo troviamo. I magi Lo trovano in quanto non sono venuti per sfida o per curiosità, ma per adorarLo. Lo trovano, anche se passano in mezzo ai turbamenti. Erode fu turbato dalla domanda e anche la popolazione di Gerusalemme. Essi trovano Gesù poiché fu loro indicato il luogo con le profezie bibliche. Lo trovano però non facendosi ingannare dal re malvagio. Lo trovano, quando la stella, già apparsa loro in oriente, si ferma esattamente sul posto. Lo trovano quando gli offrirono sé stessi ed i loro doni fatti d'oro, come per un re, d'incenso, come al Dio da adorare, e di mirra, come per una persona che sarebbe morta. Lo trovano e, tornando al loro paese, la loro via cambia. Erode voleva ingannarli e fare il male, ma essi, avvisati da Dio, cambiano strada. Anche tu e io, se lo vogliamo, troveremo il Signore e Redentore Gesù Cristo e la nostra vita sarà trasformata e pienamente appagata.
Altro...
Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza? (Salmo 139:7)
SCAPPARE O ARRENDERSI A DIO?
Davide pone a sé stesso la domanda, non perché volesse sfuggire a Dio. Piuttosto perché desidera una più profonda comunione con Lui! Leggendo attentamente, egli parla dell'onniscienza di Dio. Dio conosce tutti e bene, nei pensieri, nelle parole e nelle azioni. Dove potrei andarmene? Poi parla dell'onnipresenza di Dio, che si trova in cielo, nel soggiorno dei morti, agli estremi confini del mare, fra le tenebre e nella luce. Davide considera poi l'opera armoniosa di Dio, che ci ha creati. Egli ci conosce molto bene. Poi, il salmista parla anche della preconoscenza di Dio, che sa dei nostri giorni e del nostro futuro. Insomma, Dio sa tutto ed è dappertutto! Dove potrei andarmene? Non soltanto non posso, ma neppure voglio andarmene altrove. Dio non è un nemico astioso da cui fuggire, bensì l'amorevole Signore presso cui rifugiarsi. Davide, in definitiva, si getta nelle braccia di Dio per essere esaminato, corretto e guidato per la vita eterna. Così, quando Cristo domanda ai dodici discepoli: "Non volete andarvene anche voi?" Simon Pietro, come il salmista, gli risponde: "Signore, da chi andremmo noi? Tu hai parole di vita eterna" (Giovanni 6:67, 68).
Come può dunque l'uomo essere giusto davanti a Dio? (Giobbe 25:4)
LA GIUSTIFICAZIONE
È una delle varie argomentazioni degli amici di Giobbe contro di lui, per metterlo con le spalle al muro e convincerlo che, se soffriva tanto, aveva di sicuro peccato. Non ne avevano, però, il diritto. Chi legge attentamente questa storia biblica sa che sbagliavano. E poi, ciascuno dovrebbe esaminare sé stesso! Com'è facile trovare i difetti altrui! La domanda dell'"amico" Bildad incombe nei secoli sulle facoltà degli uomini e speriamo anche nelle loro coscienze, affinché trovino la risposta che Dio stesso ha già provveduto secondo le Scritture che, così, c'interrogano, ma altresì c'istruiscono. L'uomo può essere giustificato, davanti a Dio, intanto facendosi illuminare dalla rivelazione biblica, che ci dice dove sbagliamo e come possiamo andare a Dio e chiederGli perdono. Poi, soprattutto, possiamo essere giustificati, andando pentiti a Cristo e chiedendoGli di lavarci con il Suo prezioso sangue. E, infine, possiamo essere giustificati davanti a Dio, permettendo allo Spirito Santo di santificare le nostre anime. Si, l'uomo può essere giustificato davanti a Dio.
Il Signore disse a Caino: "Perché sei irritato? e perché hai il volto abbattuto?" (Genesi 4:6)
PERCHÈ SEI IRRITATO?
La domanda di oggi è molto importante e attuale. Dio interpella ed avvisa Caino per fermarlo in tempo. Sa della sua gelosia e rabbia contro Abele e, infondo, contro Dio stesso! Vorrebbe fermarlo. Egli arriva in tempo. È l'uomo che resiste nel capire e ricredersi. Caino neanche risponde e non cede all'avvertimento che arriva alla sua coscienza. Testardo ed insensibile, egli commette il delitto così noto nella storia. Se avesse ben elaborato le parole del Signore, se si fosse gettato ai Suoi piedi, per chiederGli liberazione, e poi fosse andato ad abbracciare suo fratello, la storia umana sarebbe stata del tutto diversa! E tu, perché sei irritato? Forse ti sei convinto e pretendi di convincere altri che la tua è addirittura una questione di giustizia. Invece sbagli. Hai torto. Fermati! La Bibbia insegna: "Ogni uomo sia pronto ad ascoltare … lento all'ira; perché l'ira dell'uomo non compie la giustizia di Dio. Perciò, deposta ogni impurità e residuo di malizia, ricevete con dolcezza la parola che è stata piantata in voi, e che può salvare le anime vostre" (Giacomo 1:19-21).
Dio il Signore chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?" (Genesi 3:9)
DOVE SEI?
Questa è la domanda di Dio all'uomo d'ogni tempo. Sedotto insieme alla donna, l'uomo pecca e, per il senso di colpa e la vergogna che gravano su loro, si nascondono miseramente fra gli alberi del giardino, coperti con foglie di fico. Dio li cerca, non perché non sappia dove siano, ma per parlare personalmente al loro cuore "Dove sei?" Non li chiama per nome "Adamo" o "Eva", lì non c'è nessun altro e la coscienza non può confondersi con altri, sa che è Dio a parlare. Così l'uomo "deve" rispondere, anche se schermendosi con il solito metodo dello scaricabarili. Lo stesso fa la donna, senza assumersi responsabilità personali. Il Signore, perché li cerca, dunque? Perché li interroga? Per condannarli? Certamente, in quel caso, anche per questo. Essi, infatti, non si riconoscono colpevoli e non chiedono minimamente perdono. Dio, però, subito dopo promette l'arrivo di Colui che avrebbe schiacciato la testa al serpente antico. Dio, allora e oggi, interroga l'uomo: "Dove sei?" affinché questi sia consapevole della mortale solitudine in cui lo ha trascinato il peccato e, rispondendo al messaggio divino, trovi la via della salvezza.