Chi fa opere di misericordia, lo faccia con gioia (Romani 12:8)
NELLE CRISI, ESSERCI (1)
A volte diciamo: “Non è una mia responsabilità, non mi faccio coinvolgere”. Gli psicologi definiscono "distacco compassionevole” questa tendenza ad evitare di aiutare chi è in difficoltà. Le motivazioni potrebbero essere il disagio che ne verrebbe, la volontà di proteggere se stessi o l’indifferenza; comunque sono sbagliate. “Esserci” significa dimostrare coi fatti l’amore per Dio e per il prossimo. Per aiutare bisogna distinguere tre tipologie di crisi: 1. Crisi accidentali, legate alle circostanze esterne. Pensiamo ad esempio a minacce improvvise per il benessere in generale, ad eventi di disturbo, perdite inattese, malattie serie, la morte di un familiare, la perdita dei mezzi di sostentamento o della sicurezza. Giobbe sperimentò tutte queste cose contemporaneamente e sì chiese perché Dio lo stesse permettendo. 2. Crisi legate ai cambiamenti. Accadono quotidianamente, cambiare casa, andare all’università, il matrimonio, la nascita dei figli, la pensione, l'invecchiamento, la salute che si indebolisce, la perdita degli amici; Abramo e Sara cambiarono spesso residenza,sopportarono anche anni di sterilità e tensioni familiari, compresa la sfida derivante dal sacrificio di Isacco. 3. Crisi esistenziali. Forse ci vediamo come un fallimento quando fronteggiamo verità scomode su noi stessi? Un divorzio o la morte del coniuge, la scoperta di un male incurabile, l’essere rifiutati a causa di razza, classe sociale; o il renderci conto di essere ormai troppo vecchi per poter realizzare i nostri obiettivi di vita. Chi davvero vuole aiutare, lo fa con misericordia, cercando di capire, di farsi coinvolgere ed incoraggiando; tiene gli occhi aperti e lo fa "con gioia”.
Signore, e lui? (Giovanni 21:20)
GUARDA A GESÙ, NON ALLE PERSONE
La Bibbia dice: “Pietro, voltatosi, vide venirgli dietro il discepolo che Gesù amava; quello stesso che durante la cena stava inclinato sul petto di Gesù e aveva detto: “Signore, chi è che ti tradisce?”. Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: “Signore, e lui?” “Gesù gli rispose: “Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa? Tu, seguimi.” Per questo motivo si sparse tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto; Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: “Se voglio che rimanga finché io venga, che t’importa?” (versi 20-23). Quando Pietro chiese a Gesù: "Signore, e lui?”, si riferiva all’apostolo Giovanni, che godeva di un rapporto particolarmente stretto con Cristo. Gesù gli rispose: “Togli gli occhi da Giovanni e tienili su di Me. Seguimi e anche tu avrai una stretta relazione con me”. Le persone ti deluderanno, proprio come tu le deluderai. Ma Gesù non ti deluderà mai, se tieni gli occhi su di Lui e Lo segui. Anche con le migliori intenzioni, le persone ti daranno cattivi consigli e tu darai loro cattivi consigli. Ma Gesù non lo farà. Non conosce semplicemente la via, Egli dice: “lo sono la via” (Giovanni 14: 6). E anche: “Chi mi segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Giovanni 8:12). Quindi la parola per te oggi riguarda uno dei principi cardine della vita Cristiana: distogli gli occhi dalle persone e guarda a Gesù.
Le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: questa è la via; camminate per essa (Isaia 30:21)
CHIEDI A DIO UN PIANO STRATEGICO
Gesù comprese il piano strategico di Dio per la Sua vita, la redenzione dell’umanità e visse ogni giorno alla luce di esso. Alla fine della sua vita potè dunque pregare: “lo ti ho glorificato sulla terra, avendo compiuto l’opera che mi tu mi hai data da fare” (Giovanni 17:4). La pianificazione strategica è fondamentale per il successo in qualsiasi impresa. E come figlio redento di Dio, la tua strategia dovrebbe venire da Dio, altrimenti le pressioni e le persone possono spingerti nella direzione sbagliata. Gesù avrebbe potuto essere disorientato e sviato dalle richieste della folla e dalle opinioni errate dei Suoi discepoli. Come lo evitò? Grazie alle notti passate in preghiera e agli incontri prima dell’alba con Suo Padre, ricercando la guida. Gesù visse secondo questo principio: “Il Figlio non può da se stesso far cosa alcuna, se non ciò che vede fare al Padre; perché le cose che il Padre fa, anche il Figlio le fa ugualmente... come odo, giudico; e il mio giudizio è giusto, perché cerco non la mia propria volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato” (Giovanni 5:19-30). Quando cerchi un piano per la tua vita, il primo libro che dovresti leggere è la Bibbia. Non adottare il piano di qualcun altro, a meno che Dio ti dica di fare la stessa cosa, o finirai con l’essere frustrato. Chiederai: “Intendi che Dio ha una strategia e un piano per la mia vita e che me lo rivelerà?” Sì, è così. “Le tue orecchie udranno dietro a te una voce che dirà: Questa è la via; camminate per essa!”.
La mia presenza andrà con te e io ti darò riposo (Esodo 33:14)
IMPARA A GESTIRE LO STRESS DELLA VITA
Sei sopraffatto dalla vita? Non sei solo. Mosè, uno dei più grandi patriarchi della storia, arrivò a desiderare la morte, tanto era grande lo stress delle sue responsabilità. “Sicuramente non era la volontà di Dio per lui”, dirai. Hai ragione. Ma non basta conoscere la volontà di Dio, devi anche fare le cose a modo Suo. Mosè lavorava dall’alba fino a tarda notte, sei giorni la settimana, senza vacanze nè tempo libero. Mangiava in fretta, pianificando appuntamenti, rispettando scadenze e ricevendo tutti quelli che volevano parlargli. Le persone vicine a Mosè erano o troppo occupate o troppo bisognose loro stesse per accorgersi che si stava esaurendo. Suo suocero letro, invece, se ne accorse e gli disse: "Quel che fai non va bene. Tu ti esaurirai certamente e stancherai anche questo popolo che è con te; perché questo compito è troppo pesante per te; tu non puoi farcela da solo” (Esodo 18:17-18). Fortunatamente, Mosè trovò la risposta. E comprendeva due parti: 1. Delegare il lavoro a persone qualificate e fidarsi di loro. Il segreto di una buona leadership non è cercare di fare tutto da soli, ma farlo attraverso gli altri. Oppure, come diceva D. L. Moody, predicatore del diciannovesimo secolo: “Non cercare di fare il lavoro di dieci persone; porta dieci persone a fare il lavoro’’. 2. Attingere alla forza di Dio piuttosto che alla propria. Dio disse a Mosè: “La mia presenza andrà con te e lo ti darò riposo”. La parola “riposo” significa "pace interiore, benessere, sicurezza e fiducia”. E la volontà di Dio è che tu viva in quel modo.
Tu sorgerai e avrai compassione di Sion, poiché è tempo di averne pietà; il tempo fissato è giunto (Salmo 102:13)
DIO SA QUANDO INTERVENIRE IN TUO FAVORE
L’intera vita può essere una preparazione in vista di una sua stagione particolare, di uno scopo assegnatoci dal Signore. La durata degli studi è una tua decisione, così come l’impegno da mettere e i passi da fare per eccellere nel lavoro. Quando però si parla di sperimentare il favore di Dio, è Lui a decidere il momento. “Ma tu, Signore, regni per... sempre... Tu sorgerai e avrai compassione di Sion, perché è tempo di averne pietà; il tempo fissato è giunto” (v.12-13). La benevolenza di Dio di un momento vale più di una vita di lotte e sforzi. Scrive il Dott. James Merritt, nel suo libro “Eight Winning Strategies for Facing Tough Times” (Otto strategie vincenti per i tempi duri): “In un incontro durato non più di venti minuti, il Faraone designò Giuseppe primo ministro del suo regno, secondo in autorità solo dopo il faraone stesso! La sua decisione catapultò Giuseppe dalle stalle alle stelle! Col senno di poi, capiamo l’opera di Dio attraverso un arco di tempo. Il Suo modo per innalzare Giuseppe fu di farlo attraversare la fossa e la prigione. Come per Giuseppe, ciò che a noi sembrano ostacoli, si rivelano poi essere dei trampolini che Dio usa per compiere il suo progetto nella nostra vita”. Ciò che muove la mano di Dio in tuo favore è la tua obbedienza a Lui e la tua fedeltà nei momenti difficili: “Nel bene e nel male, in ricchezza e povertà”. Sii dunque fedele, e persevera; Dio ha stabilito quando interverrà in tuo favore!
Certuni che si raccomandano da sé... misurandosi secondo la propria misura e paragonandosi tra di loro stessi, mancano di intelligenza (2° Corinzi 10:12)
SII SAGGIO; NON FARE CONFRONTI!
Gesù raccontò: “Due uomini salirono al tempio per pregare; uno era fariseo, e l’altro pubblicano. Il fariseo, stando in piedi, pregava così dentro di sé: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri; neppure come questo pubblicano. Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quello che possiedo”. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: "O Dio, abbi pietà di me, peccatore!”, lo vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato” (Luca 18:10-14). Mentre il Fariseo si credeva l’uomo meglio vestito della città, Dio considerava i suoi indumenti perbene come "stracci luridi” e lo rigettò (vedi Isaia 64:6). Un poeta anonimo scrisse: “L’altra notte ho sognato la morte arrivare e le porte del cielo spalancate. Con grazia celestiale un angelo mi fece varcare la soglia. E là, con mia meraviglia, c’erano persone conosciute sulla terra; alcuni li avevo giudicati e bollati inadeguati o di poco valore. Parole di indignazione mi salirono sulle labbra, ma non le potei proferire, poiché tutti i presenti mi guardarono sbalorditi: nessuno aspettava me!” Siamo salvati per grazia, non per opere (vedi Tito 3:5), non andiamo in cielo per le nostre azioni, ma per ciò che Gesù fece sulla croce. Dunque, non cercare di innalzare te stesso a discapito di altri. Non presumere di avere il diritto di giudicare il loro carattere, le motivazioni dei loro cuori o la loro spiritualità. Quando fai così, la Bibbia dice che “manchi di intelligenza".
I figli sono un dono che viene dal Signore (Salmo 127:3)
UNA PREGHIERA PER I TUOI FIGLI
Quando qualcuno ti ama abbastanza da lasciarti un’eredità, dovresti farne tesoro e trattarla in modo da onorarlo. La Bibbia dice che i figli sono un “dono” del Signore, una Sua eredità. Quindi ecco una preghiera per loro: “Signore, non ho parole per dirti quanto sia benedetto è grato per i miei figli. In ognuno di loro riconosco un Tuo prezioso regalo. Me li hai dati per amarli e averne cura, per gioire e celebrare, per rallegrarmi in loro e crescerli, perché ti conoscano come la più grande eredità di sempre. Grazie perché nessuno, nemmeno io, potrà mai far loro tanto bene quanto ne fai Tu. Poiché mi hai dato il privilegio e la responsabilità di condurli a Te, insegnami l’importanza di portarli ogni giorno in preghiera davanti a Te. Tienili al centro del tuo amore e dello scopo progettato per loro. Benedicili con la conoscenza di chi sei. Aiutali a riporre la loro fiducia in Te e a rimanere sul sentiero della vita che hai pensato per loro. Consentigli di riconoscere i loro doni e la loro chiamata; di seguire la Tua guida mentre li fai crescere e li usi per la Tua gloria. Fai splendere il Tuo volto su di loro, la Tua grazia sia con loro, e il Tuo amore abbondi in loro. Ti prego nel nome di Gesù. Amen”. I tuoi figli servono il Signore? Se non è così, fai tua questa promessa biblica: “C'è speranza per il tuo avvenire, dice il Signore, i tuoi figli ritorneranno entro le loro frontiere [i princìpi che sono stati loro insegnati]” (Geremia 31:17).
Corriamo... fissando lo sguardo su Gesù (Ebrei 12:2)
CONTINUIAMO A CORRERE... A GUARDARE GESÙ
Glenn Cunningham nacque in una fattoria del Kansas e la sua scuola fu una scuola domestica di una sola stanza. Lui e suo fratello avevano il compito di mantenere acceso il fuoco nella stufa dell’aula. Una mattina, mentre gettavano kerosene sui carboni ardenti, una fiammata si alzò fino al soffitto. Glenn scappò verso la porta, ma poi si rese conto che suo fratello era caduto ed era immobile. Tornò indietro per aiutarlo, provocandosi gravi ustioni. Alla fine, suo fratello morì e Glenn fu ricoverato in ospedale con ustioni terribili sulle gambe. La tragedia sembrò mettere fine al suo sogno di diventare un atleta e correre. Ma Glenn era determinato a camminare nuovamente e, nonostante la prognosi negativa dei medici, ci riuscì. Poi, iniziò a correre. Pur attraversando periodi di scoraggiamento e delusione, continuò a correre e divenne sempre più veloce. Arrivò a primeggiare nella corsa di un miglio. In seguito, si concentrò sul record internazionale della sua categoria e lo superò! Continuò, stabilendo il nuovo record mondiale. Che cosa lo faceva correre? Diceva che era il pensiero di suo fratello. Quando sei scoraggiato e vuoi mollare, pensa a Gesù: “Corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l’infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. “Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità... affinché non vi stanchiate perdendovi d’animo” (vv. 1-3).
Non ve ne allontanate, perché andreste dietro a cose vane, che non possono giovare né liberare (1° Samuele 12:21)
RICONOSCI I TUOI DONI, SCOPRI I TUOI OBIETTIVI
Per compiere bene ciò che Dio ti ha chiamato a fare nella vita, devi riconoscere i tuoi doni e scoprire i tuoi obiettivi. Quando queste due cose ti sono chiare e ti sei impegnato per realizzarle, devi mostrare due qualità: disciplina e determinazione. Fritz Kreisler, uno dei più grandi violinisti di tutti i tempi, le aveva. La folla gremiva Carnegie Hall a New York per ascoltarlo, ma la strada per il successo era stata tortuosa. Da ragazzo non voleva fare altro che suonare il violino, così i genitori lo iscrissero a dei corsi di musica; i progressi però non furono quelli sperati e, dopo alcuni anni, smise di frequentare le lezioni. Dopo il college si iscrisse a medicina, ma non riuscì a completare gli studi. Entrò nell'esercito, ma non fu mal promosso. Iniziò e abbandonò diverse strade. Rendendosi conto che l’unico suo vero successo era stato il violino, tornò dalla sua insegnante di musica e le disse: “Voglio suonare”. Lei rispose: “Bene, io ti riprenderò come allievo, ma solo se acquisirai l’unica qualità davvero insostituibile per diventare un grande violinista; devi dimostrare una ferrea determinazione”. Ecco ancora una volta i passi per il successo: 1. Riconosci i tuoi doni. 2. Scopri i tuoi obiettivi. 3. Lavora con dedizione per realizzarli, senza farti scoraggiare dal tempo. 4. Confida in Dio; Egli benedirà i tuoi sforzi.
Ma Marta [era] tutta presa dalle faccende domestiche (Luca 10:40)
UNA PAROLA AI MULTITASKERS
Una delle parole d’ordine di questa generazione è multitasking (fare molte cose contemporaneamente). Usata propriamente può renderti molto produttivo. Usata impropriamente, come nel caso di mandare un messaggio mentre stai guidando, potrebbe ucciderti. È difficile gioire del presente ed apprezzarne i doni se l’atteggiamento verso il lavoro non è equilibrato. Un giorno Gesù si recò a casa di due sorelle, Maria e Marta. Gli opposti! Marta era “tutta presa dalle faccende domestiche”, mentre Maria stava ai piedi di Gesù ed era immersa nelle cose che Egli raccontava. Era decisa a non perdersi quel momento prezioso. Gesù disse che Maria aveva fatto la scelta migliore. Ora, Gesù non disse a Marta di non lavorare; le disse di lavorare senza sentirsi frustrata e con un atteggiamento diverso. Gesù vuole che lavori intensamente, ma vuole anche che tu sia abbastanza saggio da sapere quando interrompere le tue attività per non perdere il miracolo della Sua presenza. La Bibbia afferma: “Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio e avvicinati per ascoltare” (Ecclesiaste 5:1). In altre parole, esercitati a concentrarti totalmente nell’attività che stai facendo in un dato momento e portala a termine prima di iniziarne un’altra. Questo tipo di concentrazione richiede disciplina, ma è preziosa perché ti rende capace di gioire del presente. Contrastare la cattiva abitudine di essere troppo multitasking può sembrare facile, ma non lo è per niente. Sii ben determinato dunque ad imparare una modalità d’agire nuova ed equilibrata in questo campo. Quando lo farai, la qualità della tua vita sarà migliore.
Altro...
Cosi dunque, finché ne abbiamo l'opportunità, facciamo del bene a tutti (Galati 6:10)
COLORO CHE INCONTRI HANNO UN POTENZIALE
Hai mai guardato la motrice di un treno andare su un binario morto a raccogliere i vagoni, agganciarli e poi partire, insieme? Se vuoi aiutare le persone, devi fare così, andare sul loro stesso binario, agganciarle e poi aiutarle ad andare avanti. Prima però, ci sono due regole da osservare: 1. Non dare mai nessuno per scontato. Tip O'Neill, ex portavoce della Camera dei Deputati degli Stati Uniti, raccontò che durante le elezioni, una sua anziana vicina gli disse: “Ho votato ancora per te oggi, anche se non me lo hai chiesto”. Sorpreso, O’Neill replicò: “Ma la conosco da sempre signora O’Brien. Ho portato fuori la sua spazzatura e falciato il suo prato, non pensavo di doverlo chiedere”. Con tono materno, la vicina rispose: "È sempre bello essere interpellati direttamente”. 2. Credere che tutti abbiano un potenziale. Madre Teresa disse: “Non dobbiamo essere straordinari in tutto; io posso fare quello che tu non puoi e tu puoi fare ciò che io non posso, e insieme possiamo fare grandi cose”. Potresti non essere in grado di aiutare tutti, ma puoi aiutare qualcuno. Ciò per cui Andrea è ricordato nella Bibbia, è aver presentato suo fratello Pietro a Gesù. Pietro poi avrebbe portato moltitudini a Gesù. Nella Nuova Gerusalemme vedremo il nome di ciascun apostolo scritto sopra i dodici fondamenti (Apocalisse 21:14). Anche il nome di Andrea sarà lì. Come mai? Perché credette che in ognuno ci fosse del potenziale per fare la differenza, una volta conosciuto Gesù.
Ma presso di te è il perdono (Salmo 130:4)
DIO TI PERDONERÀ
Scrive il salmista: “O Signore, io grido a te da luoghi profondi! Signore, ascolta il mio grido; siano le tue orecchie attente al mio grido d’aiuto! Se tieni conto delle colpe, Signore, chi potrà resistere? Ma presso di te è il perdono, perché tu sia temuto” (Salmo 130:1-4). Il perdono di Dio è inutile se non lo ricevi per fede e non perdoni poi te stesso. Dirai: “Ma il mio passato?” Nel momento in cui ricevi il perdono di Dio, non hai più un passato, solo un futuro. Però, devi fare tre cose: 1. Renderti conto che tutti sbagliano. Sansone cadde avvicinandosi alla donna sbagliata (Giudici 16). Giona fallì abbandonando il compito datogli da Dio (Giona 1:3). Pietro quando tradì Gesù (Matteo 26:34). Ma Dio li perdonò e li usò per la Sua Gloria. 2. Esaminare le tue emozioni. Rimpianto: "Se solo non lo avessi fatto”. Frustrazione: “Ho fatto del mio meglio, perché non è stato abbastanza?” Autocommiserazione: “Nessuno mi ama, quindi mi metto nell’angolo a leccare le ferite”. Paralisi: “L’ho fatto ancora, il mio errore è troppo grande; non riuscirò a liberarmene.” Le tue emozioni ti tradiscono, non crederci! 3. Quando sbagli, riprova. “Perché il giusto cade sette volte e si rialza, ma gli empi sono travolti dalla sventura” (Prov. 24:16). Nota, il giusto come l’ingiusto può cadere. Prendi esempio da una donna che diceva: "lo non sono mai a terra; o sono in piedi o mi sto rialzando!”. Che dici? Sei pronto ad alzarti e riprovare? Se è così, Dio lavorerà con te.
Colui che ha cominciato in voi un’opera, la condurrà a compimento (Filippesi 1:6)
FIDATI DI DIO
Quando Mark Matousek raccontava che una malattia potenzialmente mortale salvò la sua vita, le persone non capivano. Non era felice di essere malato, ma senza la malattia non avrebbe mai scoperto la forza di affrontare e superare alcune delle sue paure più profonde. Scrisse: “Le difficoltà possono essere il sangue nei muscoli, che ci spinge in avanti. Le crisi ci portano sull’orlo e ci obbligano a proseguire. Quando le persone le definiscono benedizioni, stanno descrivendo un paradosso. Ecco perché gli uomini danno il meglio di sé nelle difficoltà e le donne dopo il parto; diventano vivi come mai prima!”. La verità è che Dio si dedica pienamente alla tua crescita spirituale: “E ho questa fiducia: che colui che ha cominciato in voi un’opera buona, la condurrà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù.” Nel cammino sarai provato, qualche volta fino al limite. Un autore scrive: “Le prove spirituali testano la tua fede e il tuo impegno. Ricordi Abramo e Isacco? Niente ci rende più orgogliosi della riuscita dei nostri figli, e Dio aveva un piano grandioso per Isacco. Che cosa potrebbe mai andar male? Tantissime cose! Ci siamo messi nei panni di Abramo e ci siamo aggrappati alle promesse di Dio, eppure, la malattia rimane, i problemi finanziari aumentano, gli amici ci tradiscono e la morte sopraggiunge. Abramo rispose con la fede e l’impegno. Non è stato facile per lui, noi sappiamo come sarebbe andata a finire, lui no. Ma era pronto ad offrire la vita di suo figlio. Dio non ha mai voluto la morte di Isacco... Egli vuole i nostri cuori, li vuole totalmente dediti a Lui. Le prove sembrano a volte non aver senso, ma Egli promette di fissarne la fine, di camminare con noi e condurci al bene”.
Prenda la sua croce e mi segua (Marco 8:34)
CAPIRE I TUOI DESIDERI (4)
Dio è un Dio che crea e soddisfa i desideri. Gli uccelli vogliono volare perché Dio li ha creati per volare. I delfini vogliono nuotare perché Dio li ha creati con l’istinto del nuoto. Dio non semina in noi desideri sbagliati. La prima volta che Adamo vide Eva, scoprì di avere un forte desiderio per lei. Da dove proveniva quel desiderio? Da Dio. Egli infatti gioisce nel soddisfare i tuoi desideri. Ora, alcuni desideri sono distorti dal peccato, perciò devono essere detersi, purificati, riqualificati. A questo si riferisce Gesù quando dice: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sé stesso, prenda la sua croce e mi segua”. Dobbiamo dire no a desideri che ci tengono lontani dal flusso dello Spirito di Dio. Dobbiamo essere sempre pronti a sacrificare i desideri minori per amore di una vita migliore. D’altro canto, però, niente come una vita senza gioia rende l’essere umano vulnerabile alla tentazione. Se Dio cancellasse tutti i desideri, non saremmo più umani. Certo, una lastra di cemento non deve preoccuparsi dell’erbaccia, ma non sarà mai un giardino. Il piano di Dio è che quando proviamo un autentico desiderio, cioè un desiderio piantato da Dio, noi possiamo conoscere meglio la Sua bontà. Comprendiamo che ci ha collegati a Lui e che cosa vuole per la nostra vita; ci scopriamo quindi ad amarlo sempre di più. Ecco perché la Bibbia dice: “Provate e vedrete quanto il Signore è buono! Beato l’uomo che confida in Lui” (Salmo 34:8).