Beati voi quando gli uomini vi odieranno... a motivo del figlio dell’uomo... (Luca 6:22-23)
SEI STATO TRATTATO MALE?
Quando ti trattano male, chiediti: “Che cosa posso imparare da questa esperienza? Come posso reagire in modo cristiano? Sono disposto a riconoscere i miei errori? Come posso essere più saggio e affrontare meglio simili esperienze in futuro?” Quando tutto è stato detto e fatto, la risposta all’incomprensione è il perdono. Ora, perdonare non significa necessariamente essere d’accordo o avere una relazione di amicizia con la persona che ti ha maltrattato. Significa però lasciar andare il rancore. Quando sotterri l’ascia di guerra, assicurati che l'estremità del manico non spunti dal suolo! In altre parole, perdona perché scegli di perdonare! Ralph Waldo Emerson disse: “Essere persone eccezionali significa essere fraintesi”. Ed ecco una definizione migliore; “Essere persone eccezionali significa perdonare chi ti ha maltrattato”. Paolo definisce la vita del cristiano come: “La celeste vocazione di Dio in Cristo Gesù” (Filippesi 3:14). Quindi percorri la strada maestra! Com’è questa strada? Gesù la descrive: “Beati voi, quando gli uomini vi odieranno, e quando vi scacceranno da loro, e vi insulteranno e metteranno al bando il vostro nome come malvagio, a motivo del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno e saltate di gioia, perché, ecco, il vostro premio è grande nei cieli; perché i padri loro facevano lo stesso ai profeti” (Luca 6:22-23). Vivendo in questo modo, riprendi in mano la tua forza, perché non permetterai più alle persone di condizionare il tuo umore e il tuo punto di vista e riuscirai a mantenere la gioia.
Quando pregate, non siate come gli ipocriti (Matteo 6:5)
PREGA COL CUORE
Gesù disse che i Farisei avevano trasformato la preghiera in uno “spettacolo” e che Dio non ne era toccato. L’autore John Ortberg ha analizzato le loro preghiere in cinque punti: 1. Erano diventate degli esercizi superficiali anziché mattoni di un rapporto profondo. 2. Erano dei rituali piuttosto che espressioni autentiche di un cuore che ama. 3. Erano lunghe e piene di parole, fatte per impressionare gli altri. 4. Erano piene di insignificanti frasi fatte. 5. Divennero motivo d’orgoglio anziché occasione per esprimere un umile affidamento a Dio. Riesci ad immaginare i tuoi figli che si rivolgano a te con un sacco di appellativi formali e religiosi? Come ti sentiresti? Riguardo al pregare, Gesù disse: “Ma tu, quando preghi, entra nella tua cameretta e, chiusa la porta, rivolgi la preghiera al Padre tuo che è nel segreto; e il Padre tuo, che è nel segreto, te ne darà la ricompensa. Nel pregare non usate troppe parole come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per il gran numero delle loro parole. Non fate dunque come loro, poiché il Padre vostro sa le cose di cui avete bisogno, prima che gliele chiediate” (Matteo 6:6-8). Puoi pregare ovunque, in qualsiasi momento: in auto, in bagno, sdraiato sul letto, mentre fai ginnastica, al lavoro. Tutto quello che Dio ti chiede è di essere spontaneo, personale ed onesto. In altre parole, prega col cuore.
Ciascuno di voi... abbia di sé un concetto sobrio (Romani 12:3)
SII REALISTICO CIRCA LE TUE CAPACITÀ
Dio disse a Mosè: "lo ti mando dal faraone perché tu faccia uscire dall’Egitto il mio popolo” (Esodo 3:10). Ma al posto di pensare “Quale onore”, Mosè rispose “Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall’Egitto i figli d’Israele?" (Esodo 3:11). L’educazione di Mosè come nipote adottivo del faraone lo aveva preparato per il ruolo di guida, ma ora era in esilio dopo aver ucciso un egiziano. È facile criticare l’esitazione di Mosè, ma Mark Roberts osserva: “I leader saggi hanno una certa riluttanza che proviene dall’umiltà personale e dal prendere seriamente la responsabilità di guida... Dopo tutto, Dio scelse Mosè sapendo bene che sarebbe stato riluttante... Dio avrebbe potuto scegliere qualcuno più sicuro di sé, ma non lo fece... Come sarebbe stata diversa questa scena se Mosè avesse risposto: “Nessun problema, sono il tuo uomo... ho anni di esperienza presso la casa del faraone!” Ma una persona con così tanta autostima sarebbe stata adatta per quell'incarico? lo ne dubito. Se la nostra riluttanza alla leadership viene da un senso realistico del nostri limiti e da un riconoscimento genuino della grande responsabilità correlata... sarebbe perfetta, perché darebbe una sana sicurezza di noi stessi come leader... invece di elencare le capacità e i talenti di Mosè, Dio disse semplicemente: lo sarò con te" (v. 12). In altre parole "So che non puoi farcela da solo, ma sarò con te ed è questo ciò che conta”. Paolo scrive "Ciascuno di voi... abbia di sé un concetto sobrio, secondo la misura di fede che Dio ha assegnata a ciascuno" (Romani 12:3). Non importa quanto sai o quante persone ti seguono, la cartina tornasole della leadership è operare con la forza di Dio, non con la nostra "Perché il regno di Dio non consiste in parole, ma in potenza" (1 Corinzi 4:20).
Se fai questo, e se Dio te lo conferma, potrai resistere (Esodo 18:23)
SCEGLI CON SAGGEZZA LE TUE BATTAGLIE
Un buon generale sa che è un errore combattere su più fronti contemporaneamente; mettere "troppa carne al fuoco” ti rende vulnerabile! Lo stesso vale nella vita. Per evitare stress non necessario, devi decidere di non farti turbare da ogni piccola cosa. In altre parole, scegli le tue battaglie con saggezza. Non trasformare granelli di sabbia in montagne. Prima di dedicare tempo, energia e sentimenti a un problema, chiediti quanto sia importante e quanto tempo, sforzi ed energie è appropriato dedicarvi. Cerca di discernere ciò che conta davvero e concentrati su quelle cose. Impara la differenza tra questioni importanti e questioni minori. Mosè si stava esaurendo, perché gestiva personalmente ogni problema, controversia e crisi sorte tra gli Israeliti. Forse pensava di doverlo fare, dal momento che era il capo della nazione. Ma suo suocero gli disse, in sostanza: "Occupati delle questioni importanti e lascia le cose minori a qualcun altro”. Continuò dicendo: "Se tu fai questo, e se Dio te lo conferma, tu potrai resistere... Mosè ascoltò la voce di suo suocero e fece tutto quello che egli aveva detto” (vv. 23-24). Fermati e pensaci: nella tua vita c’è già notevole stress e tensione, quindi perché aggiungerne altro, se puoi evitarlo? Quando sei tentato di affrontare una "battaglia”, fai un passo indietro e decidi se ne vale la pena e cosa ti richiederà. Non andare in guerra quando non c’è bottino.
I tuoi occhi guardino bene in faccia, le tue palpebre si dirigano dritto davanti a te (Proverbi 4:25)
RESTA CONCENTRATO
Anni fa un aereo di linea si schiantò nelle Everglades in Florida. Durante il suo avvicinamento all’aeroporto di Miami, l’indicatore luminoso per il corretto spiegamento del carrello di atterraggio si ruppe. Sorvolarono in cerchio le paludi delle Everglades mentre l’equipaggio dalla cabina di pilotaggio cercava di capire se il carrello davvero non fosse entrato in posizione, o se fosse un difetto dell’indicatore luminoso. L’ingegnere di volo provò a rimuovere il blocco delle luci di segnalazione; poiché non si riusciva, gli altri membri dell’equipaggio cercarono di aiutarlo. Erano tutti impegnati in questa attività e nessuno si accorse che l’aereo stava perdendo quota. Precipitarono nella palude e le 101 persone a bordo del velivolo morirono. Tutto perché l’equipaggio si era concentrato su una lampadina da sei dollari distogliendo l’attenzione da ciò che contava di più. Nella vita sarai spesso tentato di scegliere ciò che sembra urgente a discapito di ciò che sembra importante. Mentre cerchi di seguire la pallina, il tuo focus sarà messo a repentaglio da questo dilemma: “Come distinguere ciò che è meglio da ciò che è semplicemente buono? O scegliere la prospettiva a lungo termine piuttosto che una a breve termine? “ Non devi perdere la concentrazione; il tuo compito è troppo importante. Salomone lo sottolinea: "I tuoi occhi guardino bene in faccia, le tue palpebre si dirigano dritto davanti a te. Appiana il sentiero dei tuoi piedi, tutte le tue vie siano ben preparate. Non girare né a destra né a sinistra, ritira il tuo piede dal male" (Proverbi 4:25-27).
Cercate il Signore e la sua forza, cercate sempre il suo volto (1° Cronache 16:11)
DEDICA PIÙ TEMPO ALLA PREGHIERA
Nel libro "A Closer Walk" di Catherine Marshall, suo marito Leonard LeSourd racconta l’inizio del loro matrimonio. Catherine ha dovuto fare enormi adattamenti. Ha venduto la sua casa da sogno a Washington per trasferirsi a Chappaqua, perché io potessi recarmi al mio lavoro presso la redazione di Guideposts a New York. I miei figli, Linda dieci anni, Chester sei, Jeffrey tre, avevano passato due anni davvero difficili, dovendosi adattare a colf sempre nuove. Avevano sentimenti contrastanti verso il trasloco in una nuova casa e soprattutto verso “la nuova mamma che papà portava a casa”. Il figlio di Catherine, Peter, che aveva diciannove anni, stava attraversando un periodo di ribellione a Yale... Catherine e io avevamo cosi tante cose per le quali pregare che abbiamo iniziato a svegliarci un’ora prima ogni mattina per leggere la Bibbia e cercare insieme le risposte, il suo diario quotidiano era aperto accanto a noi durante le preghiere dell’alba, registrando i nostri bisogni mutevoli e la Sua immutabile fedeltà.Quando le pressioni della vita aumentano, è necessario pregare di più, non di meno. Gesù si alzava prima dell’alba a pregare. A volte pregava per tutta la notte. Altre volte ha lasciato le richieste della folla per pregare. Perché? Perché la tua forza, la pace, la gioia e l’efficacia sono direttamente proporzionali al tempo che passi in preghiera. Allora perché non preghiamo ogni giorno? Per lo stesso motivo per il quale le persone si iscrivono in palestra a gennaio e smettono a febbraio. La preghiera richiede una disciplina che solo tu puoi mettere in atto. Ma porta grandi benefici. Fanny Crosby scrisse un inno: "Oh, la pura delizia di una sola ora, quella che spendo davanti al Tuo trono; mentre mi inginocchio in preghiera, e con Te mio Dio, comunico come un amico ad un amico”.
Poiché egli... ha colmato di beni l’anima affamata (Salmo 107:9)
QUANTO SEI "AFFAMATO"?
Le persone vincenti sono spesso coloro che erano un po’ più “affamate e assetate” di successo rispetto a noi. Quello che noi desideravamo, loro l’hanno perseguito. Napoleone nacque in povertà. I suoi compagni di classe lo prendevano in giro a scuola. Ma luì si dedicò ai suoi libri, eccelse negli studi e divenne lo studente più brillante della classe. Prima che la sua vita giungesse a termine, conquistò gran parte del mondo! Se il germoglio di un albero deve farsi strada tra le rocce per raggiungere la luce e l’aria, poi lottare con tempeste e gelo per sopravvivere, puoi essere sicuro di una cosa: le sue radici saranno forti e il suo legno resiliente. La natura stessa ci insegna che è impossibile riuscire senza attraversare avversità. Se hai successo e non hai avuto difficoltà, sicuramente qualcun altro le ha avute per te. E se stai vivendo le avversità senza successo, ci sono buone probabilità che qualcun altro lo avrà grazie al prezzo che paghi tu. Ad ogni modo, non c’è risultato senza avversità. Il banco di prova per il carattere è determinato da ciò che serve per scoraggiarti e farti smettere. Il dottor G. Campbell Morgan racconta di un uomo il cui negozio andò distrutto nel Grande incendio di Chicago del 1871. Il mattino seguente arrivò al lavoro portando un tavolo che sistemò tra le rovine carbonizzate. Sul tavolo un cartello: “Tutto perso, tranne moglie, figli e speranza. Domattina, l’attività riapre come al solito”. Salomone disse: “Hai visto un uomo veloce nelle sue faccende? Egli starà al servizio del re” (Proverbi 22:29). Dici di voler avere successo? La domanda è: quanto sei "affamato”?
Tutti insieme cominciarono a scusarsi (Luca 14:18)
VAI AVANTI, MENTRE LA PORTA È APERTA
Gesù raccontò la storia di un uomo, del suo banchetto e dei numerosi invitati. Ecco alcune delle loro scuse per declinare l’invito: “Ho comprato un campo”; “Ho comprato cinque paia di buoi”; “Ho appena preso moglie”. Il padrone di casa infine prese una decisione: “Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena” (v.24). Forse pensi di essere diverso, di avere davvero delle ottime scuse per dire di no a Dio. Ma vale la pena lasciare incompiuto il tuo destino per quelle scuse? Dio ti parla e quando lo fa è il momento della verità! Che cosa ti sta chiedendo? Che cosa ti fa esitare? La paura dì sbagliare? Di essere criticato? Spesso la paura si presenta con l’aspetto di una scusa. Ogni volta che vacilli e fai un passo indietro, aggiungi un mattone al muro che infine ti impedirà di realizzare il destino che Dio aveva preparato per te. L’autore John Mason sostiene che “l’occasione spesso sfuma mentre si decide come muoversi”. Quindi se Dio ti sta parlando, stringi la Sua mano e muoviti per fede. Non puoi controllare la direzione del vento, ma per grazia di Dio, puoi regolare le vele perché ti conducano dove devi andare. George Washington Carver, famoso educatore e scienziato, scrisse: “Il novanta per cento dei fallimenti riguarda persone abituate a trovare scuse”. Ricorda, l’occasione è un visitatore di passaggio, non dare per scontato che tornerà anche domani. Ora è il tempo, vai avanti, mentre la porta è aperta!
Cercava di vedere chi era Gesù (Luca 19:3)
RISTABILIRE LE PERSONE DISTRUTTE (2)
Dice la Bibbia: "Zaccheo era capo dei pubblicani ed era ricco, cercava di vedere chi era Gesù... allora corse avanti e salì sopra un sicomoro, perché [Gesù] doveva passare di lì” (v2-4). La storia di Zaccheo ci mostra che i ricchi possono essere distrutti tanto quanto i poveri. Il perché lo siano è legato al modo in cui si sono arricchiti. Se violi la tua coscienza, sarà molto difficile avere stima di te stesso. Se baratti i tuoi valori fondanti per soldi, il tuo successo avrà i piedi d’argilla e il tuo senso di colpa sarà un macigno. Ecco ciò con cui aveva a che fare Zaccheo. "Signore... se ho frodato qualcuno di qualcosa gli rendo il quadruplo” (v8). Se è così che ti senti, ascolta le tre risposte che Gesù diede a Zaccheo: 1. Fa in fretta, "presto”. Non rimandare di un solo istante la tua salvezza. L’eternità può essere vicina, basta un battito irregolare... Non giocare d’azzardo con la tua anima, mettiti a posto con Dio ora che puoi farlo. 2. “Scendi”. Sii umile. Inginocchiati ai piedi di Colui che ti ama e ha dato la Sua vita per la tua redenzione. Non importa quanto grave sia il tuo fallimento. 3. “Oggi debbo fermarmi a casa tua”. Gesù non intendeva una sosta passeggera, ma una residenza definitiva. Non vivere un altro giorno senza Cristo nel tuo cuore, che vive nel tuo cuore, dirige i tuoi passi e si prende cura di ogni tua situazione.
[Gesù] doveva passare per la Samaria (Giovanni 4:4)
RISTABILIRE LE PERSONE DISTRUTTE (1)
Perché mai la Bibbia tiene a specificare che Gesù “doveva passare per la Samaria”? Per redimere una donna distrutta, chiamata però ad annunciare per la prima volta il vangelo in Samaria. Immagina la situazione in cui si trovò Gesù: caldo soffocante, un lungo viaggio a piedi e l’ostilità dei Samaritani, radicata in un’antica animosità coi Giudei. All’epoca le donne si coprivano il volto in pubblico e non potevano parlare con uomini estranei. La donna in questione era sulla bocca di tutti in paese per via dei suoi cinque divorzi. Dunque, perché mai Gesù “doveva passare per la Samaria”? Perché aveva scorto in lei un diamante grezzo. Guardò oltre i suoi problemi, per valorizzare le potenzialità in lei presenti per il Suo Regno. Dice la Bibbia: “Molti Samaritani... credettero in lui a causa della testimonianza resa da quella donna” (v39). È una lezione significativa. Non era il programma a dettare le scelte di Gesù, ma la volontà di Dio e i bisogni delle persone ferite. Ed era disposto a cambiare direzione, a modificare il programma, a rompere le tradizioni e aprire nuove strade per farlo. Ascoltiamo cosa disse Gesù alla fine: “Non dite voi che ci sono ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ebbene vi dico, alzate gli occhi e guardate le campagne come già biancheggiano per la mietitura" (v35- 36).
Altro...
Abbiano in bocca le lodi di Dio e una spada a due tagli in mano (Salmo 149:6)
ADOTTA LA "STRATEGIA DELLA PREGHIERA"
Potremmo paragonare la vita cristiana ad un campo di battaglia, con un nemico da battere ogni giorno. Dio ci ha dato le strategie per vincere e la preghiera di lode è una di esse. La tribù di Giuda guidò l’esercito di Israele in battaglia. “Giuda” significa “Lode al Signore”. Anche tu, quando affronti una battaglia, fallo con “in bocca le lodi del Signore" ed Egli ti guiderà. È la "strategia della preghiera” che fece crollare le mura di Gerico e provocò la morte dei nemici di Giosafat ancor prima che la battaglia iniziasse (2 Cronache 20). Significa decidere di lodare Dio di fronte a circostanze difficili e focalizzare l’attenzione su di Lui e non sui problemi. Tu forse ti sentirai non all'altezza, ma Dio lo è! Non ti sentirai capace, ma Lui lo è! Ricorda a Dio le promesse che ti ha fatto. Nulla lo spinge ad agire più della lode dei Suoi figli che, nelle avversità, innalzano il Suo nome e Gli ricordano le promesse fatte. Disse Gesù: 'lo ti darò le chiavi del Regno del cieli' (Matteo 16:19). La lode spinge Dio ad Intervenire, ad usarsi dl noi. Cerca anche di pregare insieme ad altri (Matteo 18:19), moltiplica l'impatto davanti al Trono di Dio. Dice la Bibbia: "Verso la mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano Inni a Dio... ad un tratto... tutte le porte si aprirono" (Atti 16:25-26). Dunque, la parola per te, oggi, è: adotta la strategia della preghiera!
Io so i pensieri che medito per voi... pensieri di pace... per darvi un avvenire e una speranza (Geremia 29:11)
NELLE CRISI, ESSERCI (4)
Ancora qualche suggerimento utile: 1. Incoraggiate ad agire. A volte tendiamo a sostituirci alla persona che stiamo aiutando, rendendola dipendente da noi e minando proprio quella fiducia in sé che potrebbe rafforzarla. Disse uno psichiatra: “Dobbiamo fare per gli altri ciò che non riescono a fare da soli, ma non dobbiamo fare per loro ciò che non faranno da soli”. Diventare dinamici è un’arma contro la disperazione e l’impotenza. Incoraggiare delle ragionevoli azioni concrete allena i muscoli emotivi e spirituali. Aiutarli a valutare le proprie azioni e valorizzare i loro sforzi, ricostruisce la fiducia. Nei casi in cui la crisi sia legata a perdite irreversibili (morte o divorzio), l’impegno di vivere un giorno alla volta, adeguandosi man mano al cambiamento, è già un’azione sufficiente. 2. Trasmettete speranza. A volte sembra non esserci luce in fondo al tunnel, le sofferenze sembrano non avere fine. C’è bisogno di speranza. La speranza dà sollievo, basato sulla convinzione che le cose miglioreranno, e dona l’energia per affrontare la crisi. La Bibbia è un libro di speranza, ci sostiene quando ci sembra di vivere “il peggior momento della nostra vita; senza apparente via d’uscita’’. 3. Stabilisci un supporto nel tempo. Le crisi difficilmente si risolvono all’istante. Le cose potrebbero tornare presto alla normalità, ma sono frequenti delle ricadute nella tristezza, nel senso d’impotenza, nella solitudine. Le parole possono certo dare conforto e speranza, ma è il tuo interesse sincero e costante che aiuta le persone a conservare la loro fede e a fare progressi!
Mediante la consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione (2° Corinzi 1:4)
NELLE CRISI, ESSERCI (3)
Durante i periodi di crisi, fatichiamo a scorgere le risorse messe a disposizione da Dio. Sono risorse di tre tipi: 1. Risorse spirituali. “Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà” (Salmo 46:1). Questo Dio "sempre pronto” illumina il buio e il caos in cui siamo. Il Suo amore è la sorgente di ogni consolazione (2 Corinzi 1:3). La Sua presenza sfida la nostra solitudine e la Sua forza affronta la nostra debolezza. 2. Risorse personali. Nei periodi di crisi, le persone dimenticano i doni e le capacità ricevute da Dio, tra cui la fede, le varie abilità, la memoria dei traguardi già raggiunti, le abitudini che fortificano, le loro motivazioni. Aiutandole a ricordare, le incoraggiamo a riappropriarsi della loro forza. 3. Risorse interpersonali. La maggior parte delle persone ha già una rete relazionale di supporto, dev’essere solo attivata: ci sono familiari, amici, colleghi e vicini disposti ad aiutare se li si coinvolge. Esistono anche aiuti istituzionali per l’assistenza medica, economica e materiale. Anche la chiesa può concretizzare il “grande comandamento” in modi diversi (Matteo 22:36-39). La comunità può pregare, raccogliere denaro e organizzare un’assistenza pratica, come preparare dei pasti, aiutare coi bambini, il trasporto, etc. Le persone sono riluttanti a chiedere aiuto per imbarazzo e pensano di dover gestire in autonomia i propri problemi e che “accettare la carità” sia sbagliato e da falliti. Aiutiamoli a capire che gli altri sono felici di aiutare e, che un giorno, loro stessi potranno “consolare chi si trova in afflizione".
Portate i pesi gli uni degli altri (Galati 6:2)
NELLA CRISI, ESSERCI (2)
Lo scopo dovrebbe essere aiutare le persone ad affrontare le loro crisi, perché ne escano più mature e forti. Bisogna abbassare il loro livello di paura ed aiutarle a tornare alla normalità. Ecco come: 1. Stabilendo un contatto con loro. Le persone davvero in crisi tendono a chiudersi e a non chiedere aiuto. Dovrai essere tu a fare il primo passo, mostrando comprensione e interessamento sincero. Non serve essere dei professionisti, due semplici passi possono fare la differenza: ascoltare con attenzione e mantenere il contatto visivo. Due atteggiamenti semplici che faranno sentire accolti e valorizzati. 2. Favorendo la riduzione dell’ansia. Una presenza calma può abbassare il loro stress; incoraggiali a parlare di ciò che li preoccupa e offri speranza. Chi è in crisi ha spesso una visione distorta ed oltremodo pessimistica della situazione, quindi puoi suggerire con discrezione delle prospettive nuove, “posso suggeriti un altro modo di guardare le cose?” Ogni volta che è possibile farlo, offri speranza per il domani, “capisco che sia duro, ma con l’aiuto di Dio io credo che tu possa farcela”; e una promessa Biblica su cui fondare tale speranza (Geremia 33:3). 3. Focalizzando il problema effettivo e centrale. Durante le crisi, le persone vengono sopraffate da una miriade di fattori che generano confusione, possibili problemi e decisioni da prendere. Aiutandoli a capire che cosa va affrontato per primo, quale problema va subito risolto e quale può attendere, si aiuta ad alleggerire l’angoscia. Invece di discutere sul passato o di preoccuparsi del futuro, concentrarsi sul presente aiuta a fare dei passi concreti, riduce l’ansia e rende capaci di affrontare meglio la crisi.