Questo è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo! (Matteo 17:5)
NON C'È NESSUNO COME LUI! (3)
Sul Tabor, il monte della trasfigurazione, Mosè, considerato il legislatore ed Elia, in rappresentanza dei profeti, si trovarono a fianco a fianco con Gesù. Quest’ultimo, però, era raggiante, di uno splendore senza pari. La Bibbia ci presenta così quest’evento: "... le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di un tale candore che nessun lavandaio sulla terra può dare” (Marco 9:3). In quel momento, Gesù era Dio nella Sua forma più pura. Preso da gran meraviglia e stupore, Pietro disse: "...«Rabbi, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia»” (Matteo 9:5). Questo era, certamente, un sentimento sincero, nato dalla spontaneità tipica dell'apostolo, eppure era sbagliato. “Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo»’’. Il termine “diletto” sottintende "unico”. Non c'è nessuno come Gesù! Di certo non Mosè, non Elia, né Pietro, non Zoroastro, né Buddha o Maometto, nessuno, tanto in cielo, quanto sulla terra può minimamente reggere questo termine di paragone. Le tre tende avrebbero messo Mosè ed Elia alla stessa stregua di Cristo e Dio non lo avrebbe certamente permesso. Poteva essere costruita solo un'unica tenda poiché solo una "persona” su quella montagna era degna di essere adorata. "I discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore” (Matteo 17:6). Lo Stesso che aveva affisso le stelle sulla volta dei cieli e che aveva annientato l'orgoglio del faraone in fondo al Mar Rosso, era tra loro. VederLo, tolse loro il respiro, rimosse ogni traccia d'arroganza dai loro cuori e li portò a prostrarsi con la faccia a terra. Dimmi, sinceramente, quanto tempo è che non provi una tale riverenza per Dio?
Il principio della saggezza é il timore del Signore... (Proverbi 9:10)
NON C'È NESSUNO COME LUI! (2)
In un mondo fuori controllo, ci piace avere un dio che possiamo controllare a nostro piacimento, una presenza confortante che benedica, provveda e consigli, della serie: “Dio in scatola”. Quando, però, si tratta di Cristo, non c'è contenitore che regga. I Suoi contemporanei avevano già cercato di “costringerLo in una scatola”, ma senza successo. Lo accusarono di essere un sovvertitore ma Egli pagava regolarmente le tasse. Lo etichettarono quasi spregiativamente identificandolo come “il falegname" ma confondeva i Dottori della Legge. Vennero per spiare i Suoi miracoli ma Egli si rifiutò di farne uno spettacolo. Era un Giudeo che attirava i Gentili, un Maestro che si era lasciato alle spalle le sinagoghe, un uomo santo che non disdegnava accostarsi alle prostitute. In una società maschilista, Egli dava ampia importanza anche alle donne. In una cultura anti-romana, scelse, volutamente, di non denunciare Roma. Parlò con l’autorità di un re ma visse come un semplice pellegrino. Le persone cercarono di “chiuderLo in una 'scatola", ma non ci riuscirono. Neppure noi possiamo farlo e guai a provarci! “Il principio della saggezza è il timore del SIGNORE, e conoscere il Santo è l’intelligenza” (Proverbi 9:10), La maggior parte delle nostre paure ci deruba della pace e della gioia. Il timore del Signore, invece, fa l'opposto. Un autore scrive: “Non c’è nulla di contraddittorio nel temere il Signore. Ciò che, invece è incongruente, è non aver paura o aver timore delle cose sbagliate. Ecco perché Dio sceglie di “rivelarsi" a noi, affinché smettiamo di essere intimoriti da ciò che è errato e privo d’importanza. Quando Dio si rivela completamente, ne siamo “consapevoli" e sperimentiamo la “conversione” delle nostre paure... Il timore del Signore è un profondo e sano riconoscimento che non siamo Dio”.
Io sono il Signore, e fuori di me non c'è salvatore (Isaia 43:11)
NON C'È NESSUNO COME LUI! (1)
Agli Israeliti fu espressamente comandato di non farsi nessuna “immagine scolpita" di Dio. Per quale motivo? Perché fu Dio a creare noi e non il contrario. Qualora fosse possibile creare un dio, ne uscirebbe una divinità controllabile a piacimento e alla quale ognuno potrebbe ordinare ciò che maggiormente desidera. Gli antichi Greci avevano un esercito di dei, frutto sia della loro inventiva umana, sia delle manifestazioni naturali. Alcuni richiedevano anche sacrifici umani; altri proponevano la prostituzione, come forma di culto, all’interno dei templi. Quando invertiamo l’ordine d’importanza e cominciamo a costruirci un dio a nostra immagine e somiglianza (guidati dalla nostra fervida immaginazione), possiamo creare gli spropositi più stravaganti, eccone un campionario: 1) Un dio liberale o uno conservatore, un falco o una colomba; un dio che i politici, secondo la convenienza, estraggono da una scatola misteriosa nel periodo delle elezioni per procurarsi un maggior numero di voti, anche se, in realtà, non lo servono per niente. 2) Un “nume” flessibile che permette di fare tutto ciò che si desidera, salvo, poi, dire: "Mi sono solo sentito portato a farlo!”. 3) Una divinità che promette di benedire i suoi figli ma non li disciplina mai. 4) Un essere che puoi tenere "al posto suo" fino a che non hai bisogno di lui. 5) Un’entità che pur non essendo suprema, si accontenta di essere una delle tante deità utili ad avvicinarti al cielo. Nulla di più errato! Dio afferma categoricamente: “lo sono il SIGNORE, e fuori di me non c’è salvatore”. Gesù, a Sua volta, rafforza: “lo sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me" (Giovanni 14:6). Dio non ha bisogno di un “makeover" per adeguarsi a Internet e all’era spaziale, Egli è il Signore e, di sicuro, se non lo fosse di tutto, non Lo sarebbe per niente!
Io ti ho glorificato sulla Terra... (Giovanni 17:4)
COS'È IL "SUCCESSO" PER TE?
Sulla croce, al termine del Suo ministero, Gesù, rivolgendosi al Padre, fu in grado di pregare così: «lo ti ho glorificato sulla Terra, avendo compiuto l’opera che tu mi hai data da fare». Gesù non cercò di competere con Giovanni, il Battista o di assomigliare a qualche profeta dell’Antico Testamento. Egli sapeva perfettamente quale fosse il “successo della Sua missione”. Anche tu puoi conoscere il tuo ma per farlo, devi: 1) In primo luogo, discernere che cosa sia veramente il “successo". Quando la gente ha piacere di frequentarti, significa che sei popolare ma quando, però, anche tu hai stima e sei soddisfatto di te stesso, è indice che hai raggiunto un traguardo positivo. Nella vita, più è alta la chiamata, maggiore sarà la gioia che si produrrà in te. 2) Prima di fissare qualunque obiettivo, prega: “Riconoscilo in tutte le tue vie ed egli appianerà i tuoi sentieri” (Proverbi 3:6). Prefissarsi dei traguardi non è certo un errore ma è sbagliato farlo prima di consultare Dio. 3) Non pretendere che siano gli altri a portarti il successo. Non aspettare di ricevere fiori. Dio ti ha dato dei semi, perciò inizia a coltivare quelli. "Ciascuno esamini invece l’opera propria, così avrà modo di vantarsi in rapporto a se stesso e non perché si paragona agli altri” (Galati 6:4). Inoltre, quando non chiedi, sei maggiormente gradito alle persone. 4) Dimentica te stesso, gli altri l'hanno già fatto. Si racconta di un ministro di culto che, un giorno, pregava così: “Padre, perché il diavolo continua a ricordarmi il mio passato?". La risposta di Dio fu sorprendente: “Se questo accade, è perché sta finendo le sue risorse, perciò pentiti e prosegui il tuo cammino!”. Il Signore afferma che non si ricorderà più dei tuoi peccati (cfr. Isaia 43:25). Ricorda: c’è solo un buon motivo per riflettere sul passato ed è quello di imparare da esso per diventare più saggi.
Essi ne presentarono due... Barsabba... e Mattia (Atti 1:23)
COME SCEGLIERE IL LEADER GIUSTO
Quando Giuda si tolse la vita impiccandosi a un albero, il gruppo degli apostoli rimase in undici membri e così decisero di rimpiazzarlo. Allertarono due uomini di ottima testimonianza: Barsabba e Mattia, per decidere chi dovesse occupare il posto di Giuda, si affidarono alla "sorte”. Questo era un sistema usato da tempi immemorabili quando solo un ristretto e ben selezionato gruppo di persone poteva presentarsi personalmente a Dio, parlarGli e udire direttamente la Sua voce. La sorte, dunque, fu benigna a Mattia. Ti chiederai meravigliato: "Sarà pure così, io però non ho mai sentito parlare di questo Mattia!". Non sei l’unico! Di lui, infatti, la Bibbia non si occuperà più. Barsabba, invece, il non prescelto, è ricordato come uno dei leader che guidò magistralmente la chiesa durante una tempesta di confusione dottrinale (cfr. Atti 15:22-23). Da questo episodio possiamo dedurne due importanti insegnamenti. 1) È possibile conoscere Dio ma non essere mai in grado di capirlo appieno, perciò è preferibile non affaticarsi ulteriormente senza profitto. Non è pensabile, infatti, ridurLo a una formula semplicistica che suoni così: "Ecco come Dio fa le cose!”. Tirare a sorte sarà anche stato un sistema che Dio ha onorato in passato, ma quando gli apostoli lo utilizzarono, non sembra aver dato i risultati sperati. 2) Dio parla solo a chi è disposto ad ascoltarLo. Prima di essere assunto in cielo, Gesù aveva spiegato ai discepoli che lo Spirito Santo, che già dimorava in loro, li avrebbe guidati. “«Tutte le cose che ha il Padre, sono mie; per questo ho detto che prenderà del mio e ve lo annuncerà»” (Giovanni 16:15). Potrebbe esserti facile obiettare: “Come faccio, però, ad avere la certezza che a parlarmi sia stato proprio lo Spirito Santo?" Semplice! Egli produrrà il risultato che Dio ha prestabilito!
La mia grazia ti basta... (2° Corinzi 12:9)
LA CRESCITA POST-TRAUMATICA (3)
Nella Bibbia, uno dei racconti classici sulle avversità, è quello di Giuseppe. Fin da ragazzo era il figlio prediletto, invidiato dai fratelli, ma, in cuor suo, sognava di diventare un personaggio molto importante, cui tutti, un giorno, si sarebbero inchinati con deferenza. Sequestrato per malanimo dai fratelli, fu venduto come schiavo e si trovò a servire nella casa di Potifar, capitano delle guardie del faraone. Aveva perso ogni cosa, casa, cultura, sicurezza e, in particolare, la condizione di figlio prediletto. Che cosa rimaneva al povero Giuseppe? Egli giaceva in un letto non suo, in una casa estranea, in una terra straniera, senza amici né prospettive per il futuro e per di più, senza colpa alcuna. Egli, però, aveva un dono e sarebbe stato proprio questo a fare la differenza. "Il SIGNORE era con Giuseppe..." (Genesi 39:2). Che cosa succede quando perdi ogni cosa tranne il tuo Dio? Scopri che questo è quanto ti basta perché sperimenti la Sua presenza come mai prima! Paolo, rivolgendosi ai santi di Roma, scrive: "Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, l'angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? ...in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui che ci ha amati” (Romani 8:35-37). Dio non stava programmando le circostanze che Giuseppe avrebbe voluto, bensì, nonostante le brutture, Egli stava modellando il “Giuseppe” che voleva. Proprio come si forma un diamante, anche se ancora non perfetto, da un comune pezzo di carbone, sottoposto a pressioni e temperature elevatissime, così il carattere di Cristo si sviluppa in te tramite le circostanze avverse. Ecco l'inevitabile domanda: resisterai o ti arrenderai? Quando Paolo pensò di non poter più resistere, il Signore gli disse: “...«La mia grazia ti basta...»" (2 Corinzi 12:9). Vuoi sapere una cosa? La Sua grazia basta anche a te!
...Dio ha pensato di convertirlo in bene... (Genesi 50:20)
LA CRESCITA POST-TRAUMATICA (2)
Raccogliere una sfida può rivelare qualità nascoste in noi, diversamente, sarebbero rimaste latenti. Allo stesso modo con cui scoprirai la natura di ciò che contiene un tubetto, privo d’indicazioni, quando lo spremerai, così le avversità riveleranno di che pasta sei fatto. Qualche volta ci sorprendiamo a dire a noi stessi: “Non potrei mai sopportare quanto quella persona sta vivendo in questo momento, ne morirei!”. Guarda caso, in seguito, succede anche a te, e... indovina? Il tuo cuore continua a battere e il mondo non si ferma. La verità è che non saprai mai di che cosa puoi essere capace, fino a quando non ti troverai ad affrontare quella particolare situazione. Le persone sagge hanno sempre capito il nesso che lega la sofferenza alla crescita. Meng Tzu, il saggio cinese, disse: “Quando il Cielo sta per conferire a qualcuno una grande responsabilità, frappone numerosi ostacoli allo sviluppo della sua opera, in modo da stimolarne la mente, consolidarne la natura e migliorarlo laddove possa essere manchevole". Dio avrebbe potuto lasciare Abramo nella tranquilla Ur e Mosè negli splendori del palazzo del faraone; avrebbe potuto evitare a Daniele la fossa dei leoni, la cattività a Neemia, il pesce a Giona, la scure di Erode a Giovanni il battista; avrebbe potuto risparmiare a Ester le minacce, il rifiuto a Geremia e a Paolo il naufragio, ma non lo fece! Anzi, Dio usò tutte queste prove per portarli più vicino a Sé, per farli maturare in perseveranza, carattere e speranza. Si usa dire che: “La scuola dei colpi duri produce gli allievi migliori!”. Chi ne è la maestra? È l’avversità e anche tu dovrai affrontarla con o senza il Signore. Quanti non Lo conoscono, ti osserveranno attentamente e solo quando vedranno il sostegno che la tua fede ti darà e come Dio interverrà nella tua vita, s’interesseranno a ciò che avrai da dire, non prima!
...in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui [Cristo] che ci ha amati (Romani 8:37)
LA CRESCITA POST-TRAUMATICA (1)
Poiché esiste una patologia chiamata "stress post-traumatico”, i ricercatori clinici iniziano, ora, a parlare di “crescita post-traumatica". Una linea di pensiero vuole che le avversità possano condurre alla maturità, dì contro, un’altra propone che i livelli di maggior sviluppo non possano essere raggiunti senza avversità. Queste ultime, però, non comportano una crescita automatica. Molto spesso i risultati dipendono dalle reazioni alle difficoltà. Ernest Hemingway scrisse: “Alla fine il mondo spezza tutti, ma i provati, acquisiscono maggior resistenza”. Talvolta questo è vero, ma spesso le persone scrivono pensieri bellissimi in cui, magari credono, eppure si rivelano parole che non aiutano. Hemingway stesso aveva un grave problema che lo stava distruggendo e che gli tolse la vita: il dolore era troppo intenso. Da un altro canto abbiamo Giuseppe, tradito dalla famiglia, falsamente accusato di stupro e ingiustamente imprigionato, il quale, riguardando al passato, fu in grado di dire: «...Dio ha pensato di convertirlo in bene...» (Genesi 50:20). La chiave per accedere alla crescita post-traumatica sta nel vedere la mano di Dio in ogni cosa, nell’avvicinarsi e confidare in Lui per quanto incomprensibile possa essere la situazione e nel pensare che Egli sia interessato solo al nostro meglio. Quando si tratta di servire Dio, la medaglia presenta due facce: successo e sofferenza. Ci piace la prima ma cerchiamo di evitare la seconda. Entrambe, però, fanno parte del piano divino. Dio chiamò Paolo al ministero dicendo: “...«lo gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome»" (Atti 9:16). Le pdifficoltà, però, non portarono Paolo a dubitare della sua fede, né del Dio che serviva: “In tutte queste cose siamo più che vincitori, in virtù di Colui che ci ha chiamati".
Beato l’uomo che sopporta la prova... (Giacomo 1:12)
VIVERE VITTORIOSAMENTE
Ecco di seguito tre chiavi per vivere vittoriosamente: 1) Perseveranza. Il Prof. G. Campbell Morgan racconta di un uomo il cui negozio fu distrutto da un furioso incendio. Il mattino seguente riorganizzò il negozio sulle ceneri e affisse un cartello su cui era scritto: "Ho perso tutto tranne moglie, figli e speranza, l'attività riprenderà domattina come il solito". Rinfranca il tuo morale! "Beato l'uomo che sopporta la prova perché, dopo averla superata, riceverà la corona della vita". 2) Scopo. Helen Keller scrisse: "Molte persone hanno un'idea poco chiara, se non addirittura errata, su ciò che offre la vera felicità. Certamente non si realizza solo con l'auto-gratificazione bensì mediante la fedeltà alla nobiltà di una causa". Gesù disse: "...il Figlio dell'uomo non è venuto per essere servito, ma per servire..." (Marco 10:45). Non pregare, perciò, chiedendo di ricevere un cuore generoso, pratica, invece, la generosità e il tuo cuore seguirà le tue azioni. Fino a che sarai un seminatore, Dio ti darà i semi (cfr. 2 Corinzi 9:10). 3) Prospettiva. La tua delusione potrebbe, alla fine, rientrare nel piano di Dio. "Il cuore dell'uomo medita la sua via, ma il SIGNORE dirige i suoi passi”(Proverbi 16:9). Hai un'idea di come l'ostrica produce la perla? Quando un granello di sabbia penetra al suo interno, l'ostrica, reagendo all'intruso, l'avvolge con più strati di "bellezza" fino a formare la preziosa perla. Un poeta scrisse: "Quest'illustrazione ha una morale: non è infatti stupefacente quello che un'ostrica può fare utilizzando un semplice granello di sabbia? Allora che cosa non saremmo in grado di fare noi con ciò che ci infastidisce, se solo iniziassimo a lottare!". Rifletti, quindi, e guarda le cose dalla prospettiva giusta; osserva Dio all'opera nella tua quotidianità!
«Voi siete il sale della terra...» (Matteo 5:13)
PORTA DIO SUL POSTO DI LAVORO
Jon Gordon afferma: “Contatto e dialogo con molte organizzazioni, sull'importanza di una leadership positiva e dei benefici di una cultura positiva, che alimenti il rendimento”. Ciononostante, la domanda rivoltami più frequentemente è: “Come posso mantenere un atteggiamento positivo quando il mio capo non lo è?’’. Ecco alcuni suggerimenti. Sebbene tu non sia il responsabile, impegnati nel dare il meglio di te stesso e ottenere altrettanto dai tuoi colleghi, elimina il pessimismo e ogni commento negativo. Ricorda che non puoi controllare i discorsi e il comportamento altrui ma puoi gestire con successo le tue reazioni’’. Il Dott. David Hawkins aggiunge: ''L'ottanta percento delle persone si agita alla presenza degli influssi negativi che ci circondano, perciò allontanati dalla mischia”. Un vecchio proverbio recita così: “Non giocare mai con un maiale perché vi sporchereste entrambi e a divertirsi sarebbe lui solo!". Gesù disse: “«Voi siete la luce del mondo. Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta»” (Matteo 5:14). Decidi, quindi, di essere la luce che risplende sul tuo posto di lavoro; in fondo, alla maggior parte delle persone, non piace essere pessimista e se, purtroppo, spesso lo sono, è a causa dello stress, dei troppi impegni e delle angosce. Per la maggioranza basterebbe avvertire un campanello d’allarme per uscire da questo circolo vizioso e tu, contrariamente a ciò che pensi, potresti essere lo strumento per attuare quel cambiamento. Gesù aggiunse: "«Voi siete il sale della terra»". Il sale ha due precise funzioni: preserva i cibi dal deterioramento e li insaporisce. Il tuo compito, come credente, è di preservare e dare speranza a te stesso e a quanti ti circondano, incluse le persone con cui lavori tutti i giorni: quindi “porta” Dio sul tuo posto di lavoro!
Altro...
Mosè disse al Signore... (Esodo 33:12)
SENTI DIO PARLARE AL TUO CUORE?
Nel libro dell’Esodo ricorre per più di sessanta volte questa frase: “Il SIGNORE disse a Mosè” e, molto spesso, a seguito: “Mosè disse al popolo”. In queste parole c’è una grande lezione da scoprire. Fino a quando non avrai udito con certezza la voce di Dio, che cosa mai potresti dire agli altri che sia degna di attenzione? Pensi, forse, che il Signore non possa usarsi della tua intelligenza? In effetti, Egli non lo farà fino a che i tuoi pensieri e i tuoi desideri non saranno sottomessi a Lui; poi, quando avrai fatto questo, Egli penserà e parlerà attraverso te. Quale privilegio! Il vero problema, purtroppo, consiste nel voler parlare prima di esserci consultati con Lui e aver appreso la risposta dalla Sua Parola. Il popolo che Dio aveva chiamato e affidato alla guida di Mosè, non sentiva la Sua voce da quattrocento anni. Dopo dieci generazioni prive della Sua Guida, puoi facilmente immaginare lo stato spirituale? Qualora volessi constatare l’impatto del loro modo di pensare sulla loro vita, osserva attentamente le loro reazioni ogni qualvolta, nel deserto, si presentava un problema. Volevano ritornare, per poche che fossero, alle certezze dell'Egitto! Questo è uno dei pericoli che anche tu dovrai affrontare qualora diventassi un leader. Certamente devi amare le persone e ascoltarle ma, in primo luogo devi essere guidato unicamente da Dio. Salvo che tu non conosca il Signore in modo profondo e intimo, quando i momenti si faranno duri, le persone cercheranno, in ogni modo, di riportarti indietro, in luoghi a loro familiari che li facciano sentire a proprio agio. Quando la gente vuole regredire ai vecchi modi di fare solitamente è perché non conosce abbastanza il Signore. La prova della guida spirituale si può dedurre dalla capacità di udire la voce di Dio e insegnare agli altri ad amarLo, a discernere la volontà e a camminare secondo essa!
Perché vi è stata concessa la grazia... di soffrire... (Filippesi 1:29)
SOFFRIRE CON GRAZIA
Abbiamo bisogno di una fede che abbia una tale consistenza da farci confidare in Dio, non solo nei momenti in cui tutto procede bene, ma che ci sostenga anche in quelli negativi. La Bibbia afferma: “Se poi doveste soffrire per la giustizia, beati voi! Non vi sgomenti la paura che v’incutono e non vi agitate; ma glorificate il Cristo come Signore nei vostri cuori..." (1 Pietro 3:14-15). Dio guarda oltre il nostro orizzonte, noi, invece, possiamo vedere le cose solo con il “senno di poi’’. Pertanto, che il cammino da percorrere si presenti burrascoso o tranquillo, il giusto atteggiamento è di “adorazione", riconoscendo Cristo come Signore della nostra vita! L’epilogo del rapimento di Giuseppe fu strumento di salvezza per la sua famiglia e la fossa dei leoni portò Daniele a una posizione ufficiale. Cristo nacque in seguito a una gravidanza “a sorpresa” e ci redense grazie a un ingiusto assassinio. Credi a ciò che la Bibbia afferma e cioè che nessun disastro, a ben guardare, è fatale? Giovanni Crisostomo, padre della chiesa di lingua greca, ne era più che convinto. Egli fu arcivescovo di Costantinopoli dal 398 d.C. al 404 d.C. e molti lo seguirono per le sue eloquenti denunce contro la corruzione all'interno della Chiesa. Per due volte fu bandito dalle autorità ma, interpellato, rispose: “Che cosa posso temere, forse, la morte? Cristo è la mia vita e morire non sarà altro che un vantaggio. Forse l’esilio? La terra appartiene al Signore e tutto ciò che è in essa, è Suo. Per caso, la povertà? La verità è che non ci siamo portati nulla in questo mondo né potremmo portarcelo appresso, perciò tutto ciò che può spaventare sulla terra, è nulla agli occhi miei: infatti io sorrido a ciò che di buono può esserci in essa. Non temo la povertà, non rimpiango le ricchezze e dalla morte non mi sottraggo". Quest’atteggiamento significa soffrire con grazia!
Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato.. (Atti 16:31)
IMPORTANTE O INSIGNIFICANTE, TU PUOI ESSERE SALVATO!
Quando riponi la tua fiducia in Cristo, l’anima tua è salva e la tua vita volge certamente al meglio. Questo è testimoniato da moltissime persone note come William Gladstone, uno dei più grandi Primi Ministri della Gran Bretagna, la cui vita fu trasformata dalla potenza del Signore. Il presidente Abraham Lincoln, nelle sue lettere, racconta che, trovandosi nella città di Gettysburg, sito di una decisiva battaglia della guerra di secessione, il giorno in cui fece il suo famoso discorso, anch’egli nacque di nuovo per lo Spirito di Dio. Martin Lutero, pur essendo un uomo molto religioso, come lo era stato Nicodemo, ignorava tutto sulla nuova nascita. Ogni cosa, però, cambiò quando scoprì il senso di queste parole delle Scritture: “...«Il giusto per fede vivrà»” (Romani 1:17). Scrittori come Fyodor Dostoevsky e Leo Tolstoy, dalla Russia, testimoniarono come l’opera dello Spirito di Dio trasformò totalmente la loro vita. Uomini come Chuck Colson, assistente del presidente Richard Nixon e autore del bestseller “Nato di Nuovo", raccontarono di essere cambiati radicalmente grazie alla nuova nascita. Ora, che tu viva in un palazzo reale o in una capanna di fango, puoi essere salvato. Quando il carceriere di Filippi chiese a Paolo: “«...che debbo fare per essere salvato?»", questi non gli forní una spiegazione teologica, bensì, gli disse semplicemente: “«Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia»". Rifletti e pondera attentamente: non sarai salvato tu solo ma per mezzo della tua vita e della tua testimonianza, l’intera famiglia tua, qualora si ravvedesse, potrebbe essere conquistata a Cristo (cfr. 2 Pietro 3:9). Prova a immaginare la differenza! Riesci a comprendere? Qualora non fosse così, ricorda che puoi sperimentarlo di persona. Come? Riponendo, oggi stesso, la tua fiducia in Gesù!
...Giuseppe apri’ tutti i depositi e vendette grano agli egiziani... (Genesi 41:56)
QUATTRO CATEGORIE DI DONATORI (4)
E ora l'ultima categoria, le “persone fienile”. Dio si usò di Giuseppe per sfamare le nazioni durante una carestia mondiale. Là dove i consiglieri del faraone non furono in grado di interpretare il suo sogno, Giuseppe riuscì. Egli propose un piano che avrebbe sfamato non solo l'Egitto durante i sette anni di carestia, ma anche altre nazioni e, per di più, da questa crisi, il faraone si sarebbe arricchito maggiormente. Quando servi fedelmente Dio, Egli può rivelarti informazioni riguardanti il futuro. Può darti non solo la saggezza necessaria per sopravvivere, ma anche farti prosperare in una recessione. Un simile rapporto con Dio non si costruisce da un giorno all’altro. Il percorso di Giuseppe per giungere al trono d’Egitto conta anni di ritardi, incidenti di percorso e scoraggiamenti. Fu tradito dalla famiglia, tentato e accusato dalla moglie del suo padrone, imprigionato ingiustamente trascorse anni d’attesa chiedendosi se Dio avrebbe mantenuto la promessa di farlo diventare, un giorno, una persona libera e influente. Egli, però, non dubitò un istante di Dio, perciò neppure tu devi farlo! Poiché il Signore è riuscito a coinvolgere un ex carcerato come Giuseppe per farlo diventare primo ministro d'Egitto, non esistono ostacoli e nemici che possano impedirGli di compiere la Sua volontà nella tua vita. Concludendo, qualora fossi una “persona borsa”, rifletti attentamente sulla tua condotta e poni Dio al primo posto nelle tue “finanze". Nel caso fossi un “vaso", non temere, dona con cuore allegro e Dio ricambierà. Allorché, invece, fossi un "cesto”, metti ciò che hai nelle mani del Signore e osserva come lo moltiplicherà. Nel caso in cui fossi una “persona fienile” con un cuore che brama aiutare il mondo sofferente, sappi che i nemici, per quanto agguerriti, non potranno nulla per fermarti.