...ho messo sapienza nella mente di tutti gli uomini abili... (Esodo 31:6)
SCEGLIERE LE PERSONE CHE DIO HA SCELTO
Proprio come un fiume non può superare il livello della sua sorgente, così un'opera non può esprimersi in modo superiore al valore della sua leadership. Quando giunse il momento di costruire il tabernacolo, Dio disse a Mosè: “«...io ho chiamato per nome Besaleel... l’ho riempito dello Spirito di Dio, per dargli sapienza, intelligenza e conoscenza per ogni sorta di lavori, per concepire opere d’arte, per lavorare l’oro, l’argento e il rame... per scolpire il legno ... Ed ecco, gli ho dato per aiutante Ooliab... ho messo sapienza nella mente di tutti gli uomini abili, perché possano fare tutto quello che ti ho ordinato» (Esodo 31:1-6). Che tu sia nel ministero o nel mondo degli affari, ecco, di seguito un piano che ti aiuterà a cogliere il successo: 1) Assicurati che le persone che proponi, siano quelle che Dio ha scelto per te. Questo significa che bisogna pregare e riflettere con molta attenzione prima di coinvolgere qualcuno. Affidare delle responsabilità alla persona adatta non è cosa facile e licenziare è un’agonia, però lo è altrettanto anche il correggere gli errori altrui! 2) Cerca quelli a cui Dio ha dato “sapienza, intelligenza e conoscenza”. Queste persone non devono possedere solo le capacità necessarie, ma altresì avere anche il tuo stesso spirito; al contrario, ti troveresti in un mare di conflitti. 3) Non mettere mai il tuo futuro nelle mani di qualcuno in particolare, anche se dotato: “Ho messo sapienza nella mente di tutti gli uomini abili”. Qualora il tuo Ooliab agisse malamente o combinasse dei guai, devi poter avere altri “uomini abili” su cui fare riferimento per portare avanti la visione. 4) Assicurati che gli obiettivi stabiliti siano in linea con la volontà di Dio: "«...perché possano fare tutte le cose che ti ho ordinato»". Le idee sono importanti ma il piano di Dio lo è ancora di più!
Hai visto un uomo veloce nelle sue faccende? Egli starà al servizio del re... (Proverbi 22:29)
ABBI UN'ETICA LAVORATIVA CHE DIO POSSA BENEDIRE
Il primo servizio del giornalista William Zinsser fu per il "The New York Herald Tribune”. Tradizionalmente, i cronisti novizi iniziano dedicandosi ai necrologi, ma Zinsser trovò quest'incarico molto frustrante. “Potrei scrivere articoli sul Premio Pulitzer [premio letterario assegnato annualmente a opere di narrativa statunitensi]”, disse tra sé e sé. “Invece, mi trovo qui a sprecare il mio tempo con dei necrologi!”. Dopo un po', si fece coraggio e, con tono piuttosto arrogante, chiese al suo editore: "Quando mi saranno affidati articoli più decenti?”. Il vecchio raggrinzito imprenditore borbottò con fare severo: “Ascolta, giovanotto, nulla di ciò che scriverai sarà mai letto con più attenzione di quello che stai scrivendo ora. Qualora sbagliassi un nome o una data, una famiglia ne soffrirebbe. Tu, invece, facendo bene il tuo lavoro, renderai giustizia a una nonna o a una mamma che, pur non conoscendoti, ti saranno grate per sempre perché scolpiranno le tue parole sulla dura pietra". “In effetti, le cose cambiarono! Promisi un maggior interesse”, racconta Zinsser; “...un'informazione più accurata ma, soprattutto, uno sforzo maggiore!”. Questo concetto, in sostanza, è tratto dal “Sermone sul monte”, impegnati nel comporre il necrologio altrui come fosse il tuo, un elogio che meriti di essere scolpito, perché, un giorno qualcuno lo farà per te. Zinsser, nel tempo, scrisse molti articoli, incluso un libro sull’arte dello scrivere che ha venduto più di un milione di copie. Tutto questo, però, non sarebbe mai accaduto qualora non si fosse impegnato a comporre necrologi. Ti sia chiaro questo concetto: qualora, in questo momento, non riuscissi ad avvertire la presenza dello Spirito nel tuo lavoro, difficilmente potresti sentirlo più tardi poiché Egli è sempre presente!
Soccorrici, o Dio... per la gloria del tuo nome... (Salmo 79:9)
LIBERTÀ DALLA DIPENDENZA SESSUALE
Per quindici anni, Miks Cleveland, pilota e fondatore della “Setting Captives Free” (Liberare i prigionieri), si sentì senza speranze a causa della sua dipendenza dalla pornografia “online” che gli aveva distrutto il matrimonio e la famiglia. La spirale di concupiscenza lo aveva travolto a tal punto “da non aver un momento della giornata in cui non fosse torturato da quel dominio". Cicli di preghiere di liberazione, seguiti da nuove rovinose cadute. DVD per soli adulti e chatroom, lo fecero precipitare nella disperazione più totale, in un profondo disgusto per la propria persona. Sognava di poter sfuggire a questo mondo viscido e tenebroso, il cui peccato nascosto distrugge l’animo dell’uomo, ma ogni tentativo lo lasciava immutato e sempre più convinto che, per lui, non ci fosse più via di scampo. Mike cercò aiuto nei libri, in consulenti e amici ma senza successo. Le sue ripetute delusioni, lo fecero sentire ancora più in colpa, portandolo ad autoincriminarsi. Quando la moglie insistette per un’ultima visita al pastore, improvvisamente si accese un lume nella loro cella cupa. Mike imparò che “«...la salvezza viene dal SIGNORE»” (Giona 2:10) e le regole sono dettate da Lui. Tra le vecchie motivazioni di Mike per uscire da questo tunnel: salvare il matrimonio per amore dei figli; sono credente; mi sono laureato alla scuola biblica; sono un predicatore, erano solo degli appigli che producevano un disastro dopo l’altro. Il pastore gli insegnò che la vera motivazione per allontanare questo peccato e restare puri è impegnarsi a glorificare Dio in ogni decisione, perché Egli libera l’impotente per la gloria del [Suo] nome. Quando Mike imparò che quanto si fa deve essere fatto “alla gloria di Dio" (cfr. 1 Corinzi 10:31), la via verso la libertà, dopo anni di dipendenza sessuale, si aprì. Lo stesso può succedere anche a te.
Corro verso la meta per ottenere il premi della celeste vocazione di Dio... (Filippesi 3:14)
SBLOCCARSI (2)
Quand’anche avessi risolto il problema del perdono e della fede, resterebbero ancora due sfide da affrontare per “sbloccarsi” completamente. Ecco di che si tratta: 1) Flessibilità. Quando la tua fede affronta gli ostacoli, è la tua flessibilità a mantenerti in gara. Devi saper "incassare", piegarti ma non spezzarti. Non sposare i tuoi metodi! Sii disposto ad apportare le opportune correzioni lungo il cammino, laddove ce ne sia il bisogno. La flessibilità è: a) un atteggiamento da assumere per adeguarsi alle sfide della vita, mantenere ia giusta rotta e conformare le reazioni alle circostanze che cambiano; b) un impegno ad agire. Avere unicamente una mentalità positiva non ti "sbloccherà”: dovrai anche agire! Ricorda, i portoni girano grazie a piccoli cardini; allo stesso modo, sono proprio i piccoli passi di fede a farti avanzare! 2) Fermezza. Non arrenderti mai perché potresti incontrare dei problemi che non ti lascerebbero altra scelta, se non quella di restare immobile, proprio come gli Israeliti quando si trovarono tra il Mar Rosso e l'esercito egiziano. Nel momento più difficile, però, ricevettero questi cinque consigli: a) non cedere alla paura. Non permettere ai tuoi timori di condizionare le tue azioni; b) fermati e rifletti. Blocca i tuoi comportamenti irrazionali, spinti solo dalle emozioni; c) smetti di parlare. Non distruggerti con le tue stesse parole; d) chiedi al Signore di mostrarti il giusto modo di procedere. Attendi il Suo aiuto per "sbloccarti”: e) sii pronto ad agire quando Egli ti aprirà la via. Questi sono passi semplici ma potenti che puoi compiere quando non sai cos'altro fare. Come operare, però, quando si sbaglia? Riconosci l'errore e immagazzina l’esperienza con queste parole: "Lezioni importanti" e riponila nella cartella delle “Cose da non ripetere”!
...ricompensa tutti quelli che lo cercano (Ebrei 11:6)
SBLOCCARSI (1)
Hai mai notato come il gelo dell'inverno causi tamponamenti a catena e gli sfortunati autisti sostino ai lati della strada, in attesa che un carro attrezzi giunga in soccorso? Ognuno ha una reazione diversa a questi eventi. Alcuni si sentono impotenti, altri cedono alla frustrazione e si "scavano una fossa” ancora più profonda. Le persone sagge, invece, usano la razionalità per trovare una soluzione. Nella vita, restare bloccati non è una scelta; lo è, invece, il permanerci! C'è, tuttavia, una buona notizia: non importa da quanto tempo tu sia bloccato, perché la giusta reazione ti metterà nuovamente in carreggiata. Ecco alcuni principi che ti aiuteranno a mutare atteggiamento: 1) Perdono. Il senso di colpa che segue un fallimento può paralizzare per molto tempo, il perdono, invece, oltre a liberarti, farà ripartire la tua energia creativa. Il perdono è bidimensionale. Per prima cosa, devi riceverlo da Dio per i tuoi fallimenti, tanto per ciò che hai fatto, tradimenti, ira, disonestà, promesse mancate ecc. quanto per ciò che hai trascurato: amore, responsabilità, interesse per i figli, per i genitori, per il coniuge e per la verità. Una confessione fatta con un cuore sincero promuove sempre il perdono di Dio! (cfr. 1 Giovanni 1:9). In secondo luogo, devi perdonare chi ti ha deluso: genitori, fratelli, figli, coniuge, datore di lavoro, amici e nemici. Tagliare con il passato ti apre le possibilità per il futuro. 2) Fede. Quando resti bloccato per lungo tempo, ti pare impossibile ripartire: mancano direttive, energie e sicurezze. Che cosa fare? Mettersi in movimento richiede la volontà d'agire nonostante i sentimenti. Dio la chiama “fede” ed essa risponde sempre al Suo richiamo! “...Egli ...ricompensa tutti quelli che lo cercano”. Quando agisci per fede, Dio onora la tua confessione e il sentimento di questa certezza seguirà le tue azioni!
Tutte queste cose ti darò... (Matteo 4:9)
TRE LIVELLI DI ATTACCHI (3)
Eccoci ora al terzo caso, l’attacco riguardante la croce. Osserviamolo attentamente perché questo è certamente il più coinvolgente che Gesù dovette affrontare: “Di nuovo il diavolo lo portò con sé sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria dicendogli: «Tutte queste cose ti darò, se tu ti prostri e mi adori»” (Matteo 4:8-9). Il terzo attacco di Satana era per una vita senza la necessità della croce. In poche parole, consigliava Gesù sull’inutilità della sofferenza che avrebbe dovuto affrontare per compiere il Suo mandato: “Sai, non è necessario che porti quella spaventosa croce: sarà più che sufficiente che Tu t’inchini a me e tutto sarà immediatamente tuo”. Gesù, con decisa autorità, rispose: “«Vattene, Satana»” (Matteo 4:10). Dobbiamo “rifiutare” senza esitazione qualsiasi insegnamento che presenti Dio come un servo in attesa dei nostri ordini o, peggio, come un distributore automatico in cui l’unica cosa da fare è inserire qualche monetina, premere un tasto e ritirare quanto selezionato! Paolo, parlando del suo rapporto con la legge, scrive: “Sono stato crocifisso con Cristo: non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato sé stesso per me” (Galati 2:20). Dio ha promesso di benedirti? Assolutamente sì! Questo, però, non significa che non dovrai più soffrire, che nulla mai ti mancherà o che non sarai mai tradito o deluso dagli altri. Gesù disse:"«...se il granello di frumento caduto in terra non muore, rimane solo, ma se muore, produce molto frutto»” (Giovanni 12:24). Hai mai sentito questa strana espressione: “uomo morto che cammina”? Per adempiere la volontà di Dio, devi morire alla tua e farlo quotidianamente. Qualora fossi disposto a metterlo in atto, Dio ti porterà a nuovi livelli di benedizione.
Allora il diavolo... lo pose sul pinnacolo del tempio (Matteo 4:5)
TRE LIVELLI DI ATTACCHI (2)
Ecco il secondo caso: l'attacco sul pinnacolo del tempio. Soffermiamoci su questa seconda tentazione che Gesù dovette affrontare. "Allora il diavolo lo portò con sé nella città santa, lo pose sul pinnacolo del tempio...”. Qui ci troviamo davanti alla paura di fallire. Satana, con astuzia mielosa, ci sussurrerà: "Attento, ora ti trovi al culmine del successo, ma potresti cadere con grande facilità!”. Egli, con malizia, ci ricorderà i nostri fallimenti passati e riporterà alla nostra memoria gli esempi di quei leader che cadendo si sono bruciati. Ci dirà insinuando: “Nel caso che la gente si rendesse conto di quanto poco sai o delle problematiche interiori con cui stai lottando, pensi che ti rispetterebbero ancora?”. Ci sono due tipi di paure: quelle sane e quelle infide. Il sano timore ti porterà a dipendere da Dio e ti proteggerà dalla presunzione dell’orgoglio e dell’autosufficienza. Infatti, così sentenzia la Parola di Dio: “Perciò, chi pensa di stare in piedi, guardi di non cadere" (1 Corinzi 10:12). Esiste, però, una paura non sana che t’inchioderà sulla barca quando, invece, Gesù ti sta invitando a lasciarla e a camminare con Lui sulle acque. Di sicuro potresti obiettare: “Pietro, però, è quasi annegato!”. Certamente, ma è anche stato l’unico, tra i discepoli, a provare la gioia di camminare sull’acqua! Avere fede non significa non dover mai affrontare il vuoto causato da un senso di sprofondamento. La scelta, ora, è nelle tue mani. Puoi lasciarti sopraffare dal terrore della paura o confidare nel Dio che ti ha chiamato, sostenuto e che ti ha sempre sorretto con la forza necessaria per affrontare ogni difficoltà della vita. Qualora il tuo intelletto e i tuoi talenti fossero le fondamenta della tua sicurezza, allora hai ragione di temere il futuro ma, se al contrario è Dio la base della tua sicurezza, di che puoi avere paura?
...ordina che queste pietre diventino pani (Matteo 4:3)
TRE LIVELLI DI ATTACCHI (1)
La Bibbia racconta: “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo" (Matteo 4:1). Questa sembrerebbe essere una procedura piuttosto comune nel comportamento di Dio. Perché? Semplicemente perché, da buon generale, prima di mandarti in battaglia, t’invia in un campo d’addestramento. Prova a immaginare: sveglia all’alba, chilometri di corsa con uno zaino pesante sulle spalle, strisciare carponi sotto un filo spinato mentre i proiettili fischiano sopra il capo, ricevere ordini da autorità superiori che non conosci e che, forse, neppure ti piacciono. Superando, però, la prova, acquisisci il diritto di indossare l’uniforme. Alla soglia del Suo ministero, Dio mandò Suo Figlio in una situazione nella quale avrebbe subìto tre tipi di attacchi, cosa che anche tu dovrai fronteggiare. Osserviamo il primo, uno dei più pratici: l'attacco per le necessità quotidiane, il pane. Gesù aveva bisogno di questo elemento? Sì, infatti non mangiava da quaranta giorni. Egli era consapevole, però, che il Suo bisogno principale era quello del cibo spirituale, non di quello materiale. È per questo motivo che replicò a satana: «..."Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio’’» (Matteo 4:4). Quando ti convincerai che Dio si prenderà cura di tutti i tuoi bisogni materiali, comincerai a porre le cose spirituali al primo posto nella tua vita. Fino a che questo non sarà avvenuto, penserai di essere tu a doverti prendere cura di te stesso. Succederà che camminerai con paura e non per fede, ma non è così che Dio vuole che tu viva. «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più» (Matteo 6:33). Quando ti ritrovi oppresso dalle preoccupazioni, significa che non confidi in Dio, ma se sei fiducioso, non hai bisogno di angustiarti. La scelta è tua!
...perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo (Efesini 4:32)
IL PERDONO (2)
La Bibbia esorta: “Siate benevoli... perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati...". Kristin Armstrong afferma: “Dopo aver perdonato...esci da quel processo... è uno sforzo collaborativo tra la potenza di Dio e il tuo impegno personale. Desistere non è facile come aprire il pugno serrato, sebbene la liberazione, qualche volta, sia immediata. Alcune persone, ad esempio, smettono di fumare di punto in bianco, mentre altre “masticano" nicotina per anni! Le vecchie abitudini sono dure a morire e riacquistare la serenità significa: a) riconfermare il perdono ogni qualvolta l'acredine riaffiora alla mente; b) riappacificarsi quanto prima, permettendo allo Spirito Santo di conquistare stabilmente lo spazio in precedenza occupato dall’amarezza, dai rimpianti e dai pensieri vendicativi; c) abbandonare le amicizie negative il cui unico scopo è ravvivare il tormento delle vecchie ferite. Quando le persone che rifiutano di cambiare vita interagiscono con chi, invece, l'ha fatto, pur rendendosi conto della necessità di un cambiamento, si spaventano. d) Pur essendo la tua salvezza, un atto istantaneo che richiede, però, un preciso impegno verso la santificazione, altrettanto avviene per il perdono: tale atto è sì, immediato, ma t'impegna a lenire le ferite e questo richiede tempo; e) vivere una vita libera dal risentimento e dal veleno dell'incapacità di perdonare è una scelta che ne condiziona tante altre. Ognuna diventa più semplice man mano che ci allontaniamo dalle nostre vecchie abitudini e ci avviciniamo alla luce... Paolo, rivolgendosi ai Galati, scrive: “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi...” (Galati 5:1). Ogni qualvolta “liberiamo” qualcuno dall’aggravio di un peso, noi siamo “liberati” in modo maggiore. Questo è un principio biblico sicuro e supportato dalle promesse delle Scritture.
Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo (1° Giovanni 4:19)
IL PERDONO (1)
Un autore scrive: "Pensa a una situazione senza possibilità di perdono e considera se ciò che giustifica il rancore ti suoni familiare. a) La collera condiziona anche le emozioni più forti ma, una volta svanita, ti fa temere la valanga emozionale che potrebbe seguirne. b) Il rancore consuma tempo ed energie e non ti permette di conoscere chi veramente tu sia. c) Oramai hai rivisto cosi tante volte “il film” sul tradimento e la sofferenza che puoi conoscerlo a memoria. d) L’idea di proseguire ti spaventa mentre l’infelicità è ormai di casa. e) Chi ti ha recato l’offesa non ha fatto nulla per meritare il tuo perdono. f) Chiuderti nel rancore può sembrarti un aiuto per evitare nuove sofferenze, così nessuno può avvicinarsi". Gesù disse: "«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?»” (Matteo 7:3). Un altro autore scrive: “Ho sbattuto la mia testa contro muri e spigoli così tante volte che sono certo di avere la retina danneggiata!” Per liberarti dal rancore considera queste ragioni: a) Lasciarsi alle spalle le sofferenze permette di abbracciare sia il presente, sia il passato. b) Quando non sprechi tempo ed energie ad alimentare un rancore, puoi coltivare idee nuove e salutari. c) Chi ti ha offeso, non può perseverare nel farti del male quando ti liberi dai ceppi e prosegui serenamente la tua vita. d) Nutrire astìo può darti la sensazione di controllare la situazione ma, in realtà, sei tu a essere controllato. e) Quando abbassi le difese, puoi ristabilirti, provare affetto e lasciarti amare. f) Sentirsi adirati può dare un momentaneo piacere, ma guarire è una cosa migliore. g) Dio ci comanda d’amare "...perché ci ha amati per primo”. Sei rimasto aggrappato al risentimento abbastanza; ora è giunto il momento di liberarsene e godere la meravigliosa libertà che proviene dal perdono!
Altro...
Il guadagno del giusto serve per la vita, il salario dell'empio serve per il peccato. (Proverbi 10:16)
ISTRUZIONI PER L’USO
Quanta verità c'è in queste semplici parole della Bibbia! Quello che la brava gente guadagna serve per il proprio sostentamento e per qualche piccolo "sfizio". Al contrario, molto di quello che viene accumulato dagli empi viene sperperato nel peccato o (come dice la versione CEI) nei vizi. Il denaro non è né buono né cattivo: dipende da chi e da come viene usato. Può essere un ottimo servo o un pessimo padrone. Uno strumento di vita o una catena mortale che non ti fa dormire e neanche vivere decentemente. Il giusto sa come usare il poco o il tanto che Dio gli consente di guadagnare. Sa utilizzarne una buona parte per la propria famiglia (cfr. 1Tim. 5:8 "Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua... è peggiore di un incredulo") e una percentuale per la chiesa (la famiglia dei credenti). Sa anche come concedersi quei piccoli extra che fanno tanto piacere a lui e ai suoi. Insomma, vive sereno col frutto delle sue fatiche. Invece vediamo intorno a noi tanti "empi" che spendono e spandono in piaceri, vizi ed eccessi che lasciano loro solo rimorsi, mal di testa e profonda insoddisfazione. Tu come lo usi il tuo denaro? Ti serve per vivere bene o per il peccato?
...quelli che sperano [attendono] nel Signore... (Isaia 40:31)
IMPARA AD ASPETTARE
Il verbo “attendere” può offrire l’immagine di due cose ben distinte: una in forma dinamica e l’altra con un profilo statico.La prima ci presenta la figura di un solerte cameriere che "attende” (provvede) ai nostri bisogni. La seconda, invece, è quella di una richiesta presentata (ma ferma nel mucchio) a una qualsiasi autorità. Guarda caso, però, il successo dipenderà sempre dal nostro approccio e dalla loro disponibilità a soddisfare la nostra richiesta. Poiché il potere è nelle loro mani, bisogna essere pazienti e aspettare. Il guaio è che il nostro problema è duplice. Spesso, vogliamo che sia Dio ad aspettare noi e non il contrario e, non meno importante, non ci piace proprio restare passivamente in attesa! Quando ci rechiamo al lavoro in macchina, ascoltiamo la radio e parliamo al cellulare allo stesso tempo; alcuni riescono addirittura a comporre messaggi telefonici, mettendo in grave pericolo la propria vita e quella altrui. Per rimarcare il contrasto, Vance Havner evidenzia quanto succedeva nel Lontano West quando un viaggiatore perdeva la diligenza: “Pazienza, ce ne sarà un’altra fra tre o quattro settimane!’’. Oggi, purtroppo, non abbiamo nemmeno la tolleranza di attendere che una porta girevole compia tutto il suo giro! Aspettare i tempi di Dio ci porta benefici che null’altro può darci. Eccone alcuni tra i più evidenti: 1) Rivendicazione. “Non adirarti a causa dei malvagi; non aver invidia di quelli che agiscono perversamente. ...Trova la tua gioia nel SIGNORE.. .confida in lui, ed egli agirà” (Salmi 37:1-5). 2) Forza. “Spera [aspetta] nel SIGNORE! ...il tuo cuore si rinfranchi...” (Salmi 27:14). 3) Liberazione. “Ho pazientemente aspettato il SIGNORE... mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione..." (Salmi 40:1-2). Giunti a questo punto, rilassati, aspetta Dio ed Egli ti risponderà.
...istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale... (Daniele 1:4)
DEVI IMPEGNARTI!
Quando Nabucodonosor sconfisse i Giudei, chiese al capo dei suoi eunuchi di cercare, tra i prigionieri di buona famiglia, i giovani più brillanti e capaci e portarli al suo palazzo. Le qualità che il Re ricercava erano queste: “...di bell’aspetto, dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua...’’. Daniele colse l’opportunità. Dio lo favorì, però dovette anch’egli impegnarsi! L’amministratore delegato di una delle compagnie più importanti del mondo, lo spiega così: “L’unico modo con cui puoi farti notare, è capire questo semplice principio. Quando il tuo superiore diretto ti pone una domanda, oppure ti affida un progetto chiedendoti di raccogliere delle informazioni, egli conosce già la risposta che sta cercando; vuole solo la conferma che ciò che pensa sia vero. La maggior parte delle persone fa così. C’è però un particolare interessante: devi capire che la domanda che ti è posta, è solo l’inizio. Per elevarti, non devi investire le tue energie solo nel ricercare la risposta ai quesiti ma devi andare oltre. Questo significa presentare al tuo superiore più idee alternative che, forse, lui non aveva neppure considerato. Il tuo obiettivo deve essere sempre quello di offrire un valore aggiunto al progetto, superando le aspettative di chi ti ha impegnato. Questo non vale solo per le domande, ma anche per gli incarichi, le iniziative e qualsiasi altra cosa ti sia chiesta di fare. Quando comprenderai che la domanda è solo il punto di partenza, ti libererai molto in fretta dì quella pila ingombrante di scartoffie: infatti la maggioranza degli impiegati ne rimane invischiata perché non pensa. Quando avrai afferrato questo principio, ti saranno proposti quesiti ancora più complessi e, con il tempo, sarai tu a porre domande agli altri".
...io so... vedrò Dio... (Giobbe 19:25-26)
IL CREDO DI GIOBBE (2)
Giobbe terminò la sua dichiarazione di fede affermando con sicurezza: "...quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio". Quando Cristo ritornerà, le tue secche e misere ossa che riposano in una tomba, saranno sostituite con un corpo glorioso come quello di Cristo e si adempirà, così, la meravigliosa promessa della Parola di Dio: “Rivivano i tuoi morti! Risorgano i miei cadaveri! Svegliatevi ed esultate, o voi che abitate nella polvere!” (Isaia 26:19). Di tutte le religioni presenti sulla terra, il Cristianesimo è l'unico a garantire la resurrezione finale del corpo. Questo perché Cristo, il nostro Signore e Redentore, fu l’unico non solo a promettere di sconfiggere la morte risorgendo dalla tomba, ma a mantenere gloriosamente la Sua promessa. Gioisci, perché quando giungerà il tempo di scendere nel sepolcro, non si tratterà della tua fine. Paolo, sempre rivolgendosi ai credenti della città di Corinto, scrive: “Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità... allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria»” (1 Corinzi 15:51-54). Solo in quel giorno la fede darà spazio a questa meravigliosa visione. Quando l'aquilone di un bambino volò talmente in alto da non riuscire più a vederlo, un uomo, che stava lì a guardare, chiese al ragazzo: “Figliolo, come fai a sapere che l’aquilone è ancora lì?”. Il bambino, rafforzando con sicurezza la presa sulla corda, rispose: “So di sicuro che è lì perché lo sento tirare!" E tu, avverti qualche cosa che ti sta attirando verso il Cielo?