"In tutto questo Giobbe non peccò e non attribuì a Dio nessuna colpa" (Giobbe 1:22)
RIMANERE FEDELI AL SIGNORE
Molti conoscono la storia di Giobbe, umile servo del Signore, integro, retto, timorato di Dio e fuggiva dal male. Era un uomo felice, ricco e sereno: aveva una famiglia, una casa, grande quantità di bestiame tanto da ricoprire tutto il paese. Satana tentò di farlo peccare, quando gli fece perdere tutto quello che possedeva compresi i figli. Ma lui non rinnegò Dio. Oggi, invece, ci sono degli uomini che appena perdono un bene o subiscono il furto di una macchina o di qualsiasi altro oggetto, inveiscono contro il Signore, dandoGli la colpa. Per non parlare di quando viene a mancare un familiare in circostanze tragiche, li senti sfogare in un modo assurdo contro Colui che può tutto. La malattia, inoltre, diventa un tarlo nella mente dell'uomo e la domanda ricorrente è: "Perché a me? Cosa ho fatto di male per ricevere tutto ciò?". Non è questo il modo di reagire e Giobbe ci ha dato un insegnamento molto importante riguardo tali situazioni: rimanere fedeli al Signore e continuare a onorare Dio con tutto il cuore.
"In nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati" (Atti 4:12)
SALVEZZA GRATUITA
Quanto costa la salvezza? A Dio è costata Suo Figlio! A Gesù la Sua vita! A noi la rinuncia al peccato, per mezzo della fede. La salvezza è gratuita, non ha valore economico. Tutti i soldi della Terra non possono salvare una sola persona. Non c'è medicina abbastanza efficace che possa guarire dal peccato e donare la salvezza; non c'è robot, artificio, macchinario, vecchio o nuovo che sia, in grado di crearla e preservarla; non c'è atto eroico di nessuna persona che possa difenderla; non ci sono penitenze o sacrifici che possano farcela meritare. L'unico mezzo per ottenerla è guardare a Cristo Gesù, credere nel Suo immenso e divino sacrificio che ci può rendere liberi una volta per sempre. Il Signore è in grado di donare tanta gioia e tanta pace che nessun cuore potrebbe rifiutare se soltanto provasse ad aver fede in Lui. Tutti coloro che lo hanno accettato nel cuore non possono più farne a meno! Caro lettore, se ancora non sei salvato invoca la grazia di Dio e sarai salvato!
"Quanto a noi, non possiamo non parlare delle cose che abbiamo viste e udite" (Atti 4:20)
UBBIDIRE SEMPRE A DIO
L'autorità divina è al di sopra di ogni altra autorità. Come credenti "nati di nuovo" dobbiamo ubbidire alle autorità del nostro Stato, ma mai questo deve pregiudicare l'ubbidienza a Dio. Pensiamo a tutti quei credenti che non hanno piena libertà religiosa e pure continuano ad annunciare l'Evangelo, pensiamo a quanti, ancora in questo secolo continuano a morire perché perseguitati per il nome di Gesù! Dovremmo provare vergogna noi, che avendo libertà di parola e pensiero, non parliamo di Gesù, ubbidiamo al volere del nostro avversario che cerca di farci tacere e ci dimentichiamo delle parole di Pietro e Giovanni: "Non possiamo non parlare". Il Signore ha fatto tanto per noi, abbiamo visto con i nostri occhi l'aiuto che Egli ci ha dato e la salvezza che ci ha donato eppure non gli ubbidiamo per timore, di coloro che si annoiano a sentir parlare di Gesù, che ci giudicano per la nostra rettitudine, in un tempo di trasgressione. Siamo più coraggiosi e ubbidiamo a Dio prima di ogni altra cosa!
"Ma Pietro e Giovanni risposero loro: "Giudicate voi se è giusto, davanti a Dio, ubbidire a voi anziché a Dio"" (Atti 4:19)
UBBIDIRE A DIO
Non è sempre facile ubbidire agli ordini che ci vengono imposti e la nostra natura è incline alla disubbidienza! Lo notiamo dai primi capitoli della Bibbia nei comportamenti dei nostri progenitori, Adamo ed Eva. Ubbidire diventa ancor più difficile quando gli ordini ci vengono dati da persone di cui abbiamo poca stima, ma questo è esercizio di umiltà. Ubbidire a Dio, invece, dovrebbe comportare gioia! Gli insegnamenti e i comandamenti che ci vengono indicati nella Bibbia sono protesi soltanto alla ricerca del nostro bene e al raggiungimento della salvezza eterna. Sono, dunque, interamente a nostro vantaggio. Il versetto di oggi ci parla del comportamento di Pietro e Giovanni. Dio aveva guarito un infermo nel nome di Gesù e molti vedendo e ascoltando il messaggio degli apostoli avevano creduto. Perciò fu loro vietato dai capi religiosi e dagli anziani di predicare nel nome di Gesù. La risposta dei due discepoli la leggiamo proprio nel versetto odierno. Le autorità dell'epoca impedivano loro di menzionare Gesù, ma l'amore di Dio impediva loro di tacere.
"Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore, sarei un rame risonante o uno squillante cembalo" (1° Corinzi 13:1)
L'AMORE VERO
Molti vorrebbero seminare il seme della verità nella vita degli altri, ma con arroganza e presunzione. Se vogliamo piantare questo prezioso seme, dobbiamo innanzitutto amare il terreno dal quale vogliamo trarre il frutto che discende dal seme. Quando amiamo non provochiamo ad ira, ma rispettiamo con tutto l'amore di cui siamo capaci e che Dio ci ha insegnato ad esercitare. La provocazione porta all'amarezza e alla divisione. Dobbiamo provare amore per provocare amore. Per crescere nell'amore dobbiamo allenarci ad amare, a rispettare, a tollerare, a comprendere, a consolare; insomma sfruttare ogni situazione per dimostrare il bene che naturalmente sgorga dal cuore. Bisogna fare della vita una palestra in cui allenarci all'amore o carità che dir si voglia, in modo che le persone possano desiderare quello che si manifesta nella nostra vita. Quando questo accade, è molto più semplice piantare quel prezioso e raro seme, il seme della verità, il seme della Parola di Dio che produce nuovi frutti, nuova vita, che dona pace al cuore e libera da ansie e timori. Questo è amore vero!
"Cristo è il termine della legge, per la giustificazione di tutti coloro che credono" (Romani 10:4)
LA GIUSTIFICAZIONE IN CRISTO
La fede produce le opere, una volta che si ama Gesù non si può fare a meno di agire di conseguenza. In pratica con la giustificazione è come se si facesse un innesto su di un albero selvatico perché porti frutto; è per questo scopo che gli viene data una nuova natura, perché non avrebbe potuto portare frutti soddisfacenti. Molte persone confondono la giustificazione con la santificazione. Esse dicono: "Come posso considerarmi giustificato se nella mia vita spirituale constato tante imperfezioni e anche tante cadute?" In realtà la giustificazione ci viene accordata appena crediamo, al momento della nostra nuova nascita. Vi saranno ogni giorno progressi da compiere, vittorie da riportare. Il credente si sforza a percorrere sempre più il cammino nella luce, grazie alla potenza e alla pienezza dello Spirito Santo. Vuoi essere giustificato anche tu? Allora ti basterà semplicemente credere! Ti è sufficiente fare quest'atto e realizzerai l'opera della grazia in Cristo. Fallo e non te ne pentirai.
"Il quale è stato dato a causa delle nostre offese ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione." (Romani 4:25)
LA GIUSTIFICAZIONE
La giustificazione è l'atto mediante il quale Cristo dichiara il peccatore ravveduto, giusto ed accetto dinanzi a Dio, mediante il perdono dei peccati che Egli ha portato sulla croce. La giustificazione è gratuita, vale a dire totalmente immeritata. Essa è tuttavia valida ed efficace poiché Dio non passa semplicemente un colpo di spugna sui nostri peccati rinnegando la Sua originaria legge, in quanto è soddisfatta in Gesù Cristo, che l'ha perfettamente adempiuta ed ha subito per noi l'intera condanna. Gesù ci giustifica mediante il Suo sangue e la Sua grazia, è ricevuta per fede. È un atto sovrano di Dio che, in Cristo, ci ha chiamati, giustificati e glorificati. Il peccatore accusato dalla legge, da Satana e dalla sua coscienza, viene non soltanto liberato dal castigo del Giudice Supremo: è dichiarato giusto, e i suoi peccati sono resi più bianchi della neve. Non v'è per lui più nessuna condanna, poiché Dio lo vede in Cristo, rivestito della giustizia perfetta del Suo Divino Figliolo.
"In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Giovanni 5:24)
LA VITA ETERNA
Secondo quanto insegna la Parola di Dio mediante il racconto del ricco epulone e del povero Lazzaro (Luca 16:19-31), l'impenitente, entra in un luogo di tormenti nel pieno possesso delle sue facoltà e della memoria, separato dal luogo della felicità. Per il credente la morte spirituale non esiste più, ha ricevuto la vita eterna passando dalla morte alla vita. E' il "paradiso" che Gesù promise al ladrone pentito sulla croce il giorno stesso della Sua morte. Sappiamo quindi che conserveremo la conoscenza piena, ma rinnovati nello spirito, rivestiremo un corpo incorruttibile, saremo alla gloriosa presenza del Signore. Cosa succede nel momento in cui l'ultimo alito abbandona il nostro corpo non possiamo saperlo, ma di sicuro anche in quel particolare momento il Signore non ci lascerà e non ci abbandonerà. La morte è un punto obbligato della nostra vita, nessuno può evitarla, ma possiamo evitare di arrivarci impreparati. Ascolta e credi alle Parole di Cristo, saranno come un lascia passare per la vita Eterna.
"Così la giustizia conduce alla vita, ma chi va dietro al male si avvia verso la morte" (Proverbi 11:19)
LA DIPARTITA
Il titolo dato alla meditazione di oggi è un termine usato per evitare la parola morte, che incute sempre un certo timore. Ma qualsiasi termine utilizziamo sappiamo bene che nessuno di noi può evitare quest'evento. I sentimenti al riguardo sono contrastanti e ognuno ha una propria idea, ma per molti resta un tragico mistero. Cerchiamo di capire le indicazioni che ci dà la Parola di Dio. Nel significato abituale morte vuol dire cessazione della vita. Essa non rientrava nel piano originario di Dio, il quale aveva creato l'uomo a Sua immagine e somiglianza, rendendolo "un'anima vivente". La morte è la conseguenza del peccato dei nostri progenitori che disobbedirono agli ordini divini. Il termine morte, etimologicamente, vuol dire "separazione", di conseguenza, chiunque vive separato da Dio è spiritualmente morto. Il peccatore che non si ravvede è morto, colui che non si riconcilia con Dio è morto ai suoi occhi. Affidati alla giustizia di Dio ora che ti viene concessa la possibilità, Egli ti condurrà alla vita.
"L'esercizio fisico è utile a poca cosa, mentre la pietà è utile a ogni cosa" (1° Timoteo 4:8)
LA PIETA'
La pietà come sentimento contemplato nella Bibbia è una venerazione fatta di rispetto, di affetto e sincera adorazione a Dio. Nel gridare: "Io amo la pietà e non i sacrifici, e la conoscenza di Dio anziché gli olocausti" (Osea 6:6), il Signore reclama uno slancio del cuore, un dono dell'essere intero, invece di una religione formalista che esegue meccanicamente le prescrizioni ordinate dalla Legge. Paolo scrive a Timoteo: "... Esercitati... alla pietà, la pietà è utile ad ogni cosa, avendo la promessa della vita presente e di quella a venire". Il segno distintivo dell'apostasia consiste "nell'avere le forme della pietà avendo rinnegata la potenza". Dobbiamo, dunque, rendere a Dio un culto accettevole con riverenza e timore. La pietà si esercita anche nel senso della famiglia e verso il prossimo. La pietà esercitata nei confronti della nostra famiglia, dei nostri genitori è estremamente gradita a Dio. "Esercitiamoci" anche noi alla pietà!
Altro...
"Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo" (Matteo 11:28)
E TU, TI SENTI SOLO?
Credo che a tutti, almeno una volta nella vita, sia capitato di sentirsi soli. E' un bisogno dell'uomo avere degli amici, delle persone intorno di cui fidarsi. Anche Dio sapeva e conosceva bene questo bisogno, infatti dopo aver creato l'uomo gli ha dato una moglie (Genesi 2:18). Spesso, però, ci si sente soli pur avendo accanto tante persone. Forse c'è il desiderio di avere accanto una persona "speciale" che ci accetti così come siamo, senza volerci cambiare! Ebbene questa persona esiste: è Dio, si, proprio Colui che ci ha creato e ci accetta con i nostri moltissimi difetti. Ci ama e ci aiuta senza richiederci sacrifici o sforzi, perché conosce la nostra natura umana e sa che siamo deboli e fragili. A noi chiede soltanto il cuore, ossia che andiamo a Lui in semplicità, raccontandoGli le cose così come le pensiamo, desidera che Gli esprimiamo i nostri desideri con fiducia. Caro amico, se non l'hai ancora fatto, apriGli il tuo cuore, ed anche tu potrai affermare che Gesù è l'unico in grado di capirci sempre.
"Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo" (Galati 5:22)
IL FRUTTO DELLO SPIRITO
Prima che Gesù ascendesse al Cielo promise ai Suoi discepoli che non li avrebbe lasciato soli, ma avrebbe loro mandato il Consolatore, lo Spirito Santo. Egli agisce nei nostri cuori, ci guida e ci consola ed è sempre con noi. Non basta ricevere lo Spirito Santo per camminare in modo da essere graditi a Dio: è necessario che in noi sia visibile il Frutto dello Spirito. Come possiamo leggere nel versetto odierno il Frutto dello Spirito ha nove manifestazioni. Innanzitutto l'amore. Esso è il più grande sentimento presente nel cuore dell'uomo che fa agire in modo saggio e benevolo. In secondo luogo la gioia. Amare con cuore pieno di gioia permette di operare senza fatica, significa adoperarsi per gli altri e per se stessi in modo spontaneo, con spirito allegro trasmettendo agli altri questo nostro sentimento e contagiando chiunque ci contatti. Un cuore ripieno della gioia del Signore non può trattenersi, ma deve necessariamente condividere con il prossimo la sua allegrezza e la manifestazione di ogni parte del Frutto dello Spirito Santo.
"Fratelli, non vogliamo che siate nell'ignoranza riguardo a quelli che dormono, affinché non siate tristi come gli altri che non hanno speranza" (1° Tessalonicesi 4:13)
LA MORTE E LA VITA
Il pensiero della morte apre uno spiraglio alla tristezza e al turbamento, un senso di ansietà e di paura assale il cuore, ma la voce dell'anima è pronta a ricordarci le promesse di Dio. Naturalmente è umano chiedersi come sarà il passaggio da questo mondo all'altro. Ricordiamo che Gesù stesso, prima della morte della croce, fu assalito dalla paura. Chiese ai discepoli di pregare per Lui, ma questi furono vinti dal sonno, dovette quindi rivolgersi al Padre Celeste, Colui che non dorme e non sonnecchia. Gesù pregò molto, chiese, se possibile, di allontanare da Lui quel momento, ma la risposta che ricevette fu chiara, doveva dare la Sua vita per me e per te. Rimettendosi alla volontà del Padre accettò la morte della croce. Durante i momenti che lo separavano dal calvario, Dio gli donò calma e pace al cuore preparandolo alle tragiche ore successive. Per fede crediamo che questo soccorso sarà anche per noi e che tutte le nostre paure svaniranno al dolce suono della Sua voce.
"Dio infatti non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo" (1° Tessalonicesi 5:9)
OTTENERE SALVEZZA
La salvezza, la vita eterna, sono concetti di cui spessissimo abbiamo sentito parlare. Sappiamo fin dai tempi della fanciullezza che Gesù Cristo è morto per noi sulla croce, che ha sacrificato la Sua vita per donarcene una eterna. Per permetterci di entrare a far parte del Suo Regno. Il versetto di oggi evidenzia che l'ira di Dio è contrapposta alla salvezza eterna. Infatti, chi non è salvato è semplicemente perché non ha voluto accettare il sacrificio divino, non ha desiderato essere chiamato figlio di Dio. Per costui non può che esserci l'ira divina. Gesù ha donato a tutti la Sua vita, affinché imparassimo ad aver fede e passassimo dalla morte alla vita. Il vestito del credente dovrebbe essere rappresentato dalle tre virtù cristiane: fede, speranza e amore. La fede che permette di credere in Gesù, la speranza di ereditare i beni celesti, l'amore da mostrare e dispensare senza nulla trattenere. Il Signore, però, continua ancora oggi a chiamare al ravvedimento e non è ancora troppo tardi per arrendersi alla maestà di Dio.