"Allora Gesù disse ai suoi discepoli: "Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a sè stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare labsua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per amor mio, la troverà." (Matteo 16:24,25)
LA RINUNCIA
Il cristiano deve imparare a rinunciare ad ogni cosa per poter assomigliare al suo Maestro. Portando ogni giorno la sua croce, si identificherà sempre di più nel suo Signore e ne assimilerà il sentimento che lo indusse a lasciare il Suo trono di Gloria per diventare povero, affinché noi arricchissimo. Disposto a rinunciare ai Suoi diritti, alle Sue prerogative divine, alla Sua vita, il Figlio di Dio accettò umilmente di portare la croce e di annichilire Sé stesso fino alle estreme conseguenze. Per attuare il piano della redenzione, depose volontariamente la Sua vita, ma poi la riprese nella potenza della resurrezione. Il sentiero della rinuncia conduce alla gloria. Se rinunciamo a noi stessi e soffriamo con Lui, un giorno saremo glorificati con Lui. L'uomo che guadagna tutto il mondo, ma perde poi la sua anima, ha perso tutto e per sempre. Ha perso le cose che contano, quelle che hanno un valore eterno. Chi nasconde la propria vita in Cristo e impara a rinunciare a sé stesso, portando la sua croce, un giorno, nella gloria, ritroverà la sua vita e guadagnerà la vera vita: quella eterna.
"Allora Gesù fu condotto dallo Spirito su nel deserto, per essere tentato dal diavolo." (Matteo 4:1)
IL RIMEDIO MIGLIORE
Gesù in quanto "vero uomo" è stato tentato in ogni cosa. Sembra quasi che Dio Padre, prima di avviare il proprio Figlio al delicatissimo ministerio affidatoGli, avesse voluto metterLo alla prova, tanto che fu proprio lo Spirito Santo a condurre Gesù nel deserto per essere tentato dal diavolo. Uno scontro epico avvenne in questo luogo: il demonio tentava Gesù Cristo tentando di far crollare la sua parte umana, ma Egli come un vero uomo, armato solo della fede e della Parola di Dio vinse! E la Sua vittoria è anche la nostra. Questo ci insegna che tutti saranno messi alla prova e che, come il Maestro trovò aiuto nella Parola di Dio e nella presenza dello Spirito Santo, così avverrà anche per noi, nella misura in cui sapremo affidarci a Lui. Fu mediante la preghiera che Gesù si preparò; fu mediante quella preghiera che lo Spirito Santo gli suggerì le risposte da dare al tentatore. Se ti trovi in una condizione di estremo ed assoluto bisogno, ricorda che esiste il rimedio migliore, un rimedio efficace nella misura in cui viene praticato con fede: basta soltanto piegare le ginocchia ed il cuore, e chiedere a Dio la liberazione. Essa certamente non tarderà poichè: "molto può la supplica del giusto fatta con efficacia". (Giacomo 5)
"Vi dico che così ci sarà più gioia in cielo per un solo peccatore che si ravvede, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di ravvedimento." (Luca 15:7)
IL MAGGIORE DI TUTTI I MIRACOLI
La Parola di oggi ci dice che nel Cielo c' è gioia quando un peccatore si ravvede, cioè quando si pente ed accetta Gesù come Salvatore; questo per Dio è il più grande dei miracoli, lo scopo vero per cui Cristo si è fatto uomo. L'opera più importante avviene per mezzo dell'evangelo nel segreto del cuore di un uomo che era perduto e lontano da Dio e che viene salvato per l' eternità, per mezzo della grazia. Forse oggi, sei tu che Dio sta chiamando, perché venga ai piedi della croce di Cristo per chiederGli umilmente perdono dei tuoi peccati. In quell'istante, il tuo cuore subirà una grande trasformazione: da uomo morto nei tuoi peccati diventerai un figlio di Dio, salvato per l' eternità dalla Sua grazia. Diventerai una nuova creatura e le cose vecchie saranno passate e diventeranno nuove (II Corinzi 5:17). Come sfuggirai al giorno del giudizio, se disprezzerai una così grande salvezza (Ebrei 2:3)? Credi in Gesù, perché "in nessun altro è la salvezza; perché non vi è sotto il cielo nessun altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati". (Atti 4:12)
"Allontana da me vanità e parola bugiarda; non darmi nè povertà nè ricchezze, cibami del pane che mi è necessario." (Proverbi 30:8)
IL GIUSTO
Quando preghiamo Dio, spesso siamo troppo impegnati a chiedergli tutto quello che ci manca invece di ringraziarlo per tutto quello che abbiamo. Le parole di questo verso biblico ci ricordano quelle di Gesù quando insegnava ai suoi discepoli la preghiera con la quale si dovevano rivolgere a Dio. Egli parla di pane quotidiano intendendo tutto quello di cui l'uomo ha bisogno per vivere. A volte noi chiediamo al Signore senza renderci conto di ciò che chiediamo, e non ci accorgiamo di quanto Egli stia già facendo per le anime nostre, e ci allontaniamo dalla realtà che ci circonda. Salomone chiese a Dio la saggezza per governare il popolo che Dio gli aveva affidato. Allo stesso modo noi dovremmo chiedere a Dio la sapienza per governare la nostra vita, per allontanarci dal male, obbedire ai Suoi comandamenti. Se nell'accostarci a Dio facessimo un esame della nostra vita, di tutto quello che abbiamo e di quello che ci manca, sicuramente il più delle volte ringrazieremmo solamente Dio per tutto quello che ci ha dato. Grazie oh Dio per il tuo amore! Egli, come cosa più importante ci ha dato Gesù, quale prezzo per la nostra salvezza. E tu hai chiesto a Dio di salvarti?
"Ecco, tutto questo Iddio lo fa due, tre volte, all'uomo, per ritrarre l'anima di lui dalla fossa, perché su di lei splenda la luce della vita." (Giobbe 33:20-30)
AVVERTIMENTI DIVINI
Iddio parla all'uomo una, due ed anche tre volte nella vita. Gli parla in diversi modi, ma sopratutto per mezzo della Sua Parola, La Bibbia. Il Suo linguaggio può essere paragonato ad un segnale rosso. Sono gli appelli di grazia, di pentimento per ogni uomo, per salvare l'anima sua. Il Suo parlare è cosi chiaro che tutti lo possono capire, "ond'è che essi sono inescusabili" (Romani 1:21). In una casa può affacciarsi la malattia, un crac finanziario, un infortunio e, in extremis, addirittura la morte! Questo "linguaggio" per alcuni è sfortuna, per altri mancanza d'amore di Dio verso di loro; ma per altri può essere un avvertimento di Dio affinchè possiamo correre a Lui. Pensando alla fine del "Figliol Prodigo" il quale si ritrovò a pasturare i porci nella miseria più nera, egli disse: "Io mi leverò e me n'andrò a mio padre, e gli dirò: Padre, ho peccato contro il cielo e contro te" (Luca 15:18-24). E' un passo verso la verità, verso la vita. Egli abbandonò il terreno dell'errore e prese la decisione di un dietro front. Anche noi, andiamo tra le braccia paterne di Dio per avere la vera vita.
"E ormai è anche posta la scure alla radice degli alberi; ogni albero dunque che non fa buon frutto, viene tagliato e gettato nel fuoco." (Luca 3:9)
QUAL È IL BUON FRUTTO?
Viene da pensare che il frutto a cui si riferisce questo verso della Parola si riferisca al risultato personale della vita di ognuno, indipendentemente da ogni altra cosa, ma in realtà a parlare nell'occasione è Giovanni detto il "battista", il "precursore" di Gesù, colui che aveva preparato il terreno alla predicazione e all'avvento del Cristo. E proprio questo verso è riferito a coloro che dicono di aver accettato la Parola di Gesù ma in realtà non c'è frutto nella loro vita. Non bastava dire di credere in Dio ma bisognava (e bisogna) portare dei frutti di ravvedimento, cioè opere basate sulla fede in Cristo che dichiarino che abbiamo accettato l'Evangelo, facendo vedere che la nostra vita è stata trasformata dalla potenza e dalla grazia di Dio. Leggendo integralmente il testo in questione qualcuno chiede a Giovanni: "Che dobbiamo fare?". La risposta consiste in gesti di obbedienza alla Parola di Dio e libertà dalla schiavitù del peccato che sono il risultato dell'opera rigeneratrice di Cristo nel cuore di chi lo accetta quale Salvatore e Signore. Diversamente ,"il nostro albero (noi) sarà tagliato e gettato nel fuoco" (e non è un'allegoria) perché non porterà nessun frutto agli occhi di Dio.
"Ipocriti, ben profetizzò Isaia di voi quando disse: Questo popolo mi onora con le labbra, ma il loro cuore è lontano da me. Invano mi rendono il loro culto, insegnando dottrine che sono precetti d'uomini." (Matteo 15:7-9)
FORMALISMO
Queste parole rivolte da Gesù ai Farisei, mettono in risalto quanto il Signore rigetti la forma che sostituisce la sostanza, una condotta improntata su un vuoto formalismo, anziché su realtà interiori vere e non poggiate sulla propria giustizia. Gesù che conosceva molto bene i cuori, denunciò la loro ipocrisia, condannandola censurando il loro voler apparire "migliori di altri". Nella vita spirituale (e non solo) nulla è deleterio come il formalismo; esso sebbene possa offrire all'esterno un' immagine di rettitudine e integrità, produce nel cuore dell' uomo un distacco da Dio, perché basata sul proprio orgoglio. Quello che ne risulta agli occhi di Dio è un culto vuoto, vano e ipocrita, lontano da una vera comunione fondata sulla fede e sull'amore (per il nostro Salvatore). I Farisei sono un modello valido per tutti i tempi: anche ai nostri giorni non mancano di certo! Coloro che hanno sperimentato la grazia per mezzo dell'Evangelo e vivono in essa devono rimanere ancorati alla Parola del Signore e confrontarsi con questa per poter vivere una vita "piena" della potenza di Dio, che Lo onori con un culto a Lui gradito, fatto da cuori che lo amano, perché rigenerati dalla Sua Parola.
"Sii fedele fino alla morte, ed io ti darò la corona della vita." (Apocalisse 2:10)
FEDELTÀ
Un bellissimo esempio di fedeltà alla verità è Stefano. Questi era ripieno di grazia e di potenza come il Maestro e quando i capi della sinagoga scoprirono di non avere argomenti capaci di resistere alla sapienza che lo Spirito Santo gli dava, ricorsero alla calunnia e alla menzogna per accusarlo. Spiazzati dalle argomentazioni di Stefano, i membri del Sinedrio gli si volsero contro in maniera violenta ed aggressiva. Nonostante la difficile situazione in cui Stefano si trovava, egli rivolse il suo sguardo al cielo ed ebbe una gloriosa visione: Gesù, in piedi, alla destra di Dio. Mentre Stefano raccontava ciò che stava vedendo, i componenti del Sinedrio, sempre più irritati, lo trascinarono fuori dalla città e lo lapidarono. Il dolore delle pietre che colpivano il corpo di Stefano fu una potente testimonianza. Egli pregò Gesù ardentemente perché ricevesse il suo spirito, fu una potente testimonianza anche per i suoi aguzzini, proprio come aveva fatto il Maestro. Che Dio ci aiuti ad essere fedeli sempre!
"Non li temete, perché il Signore, il vostro Dio, combatterà per voi." (Deuteronomio 3:22)
DIO LA NOSTRA FORZA
Dio è la nostra forza. Questo è quello che Mosè disse a Giosuè prima di entrare nella terra promessa. La forza d'Israele era nell'obbedire al Signore e a credere nelle Sue promesse e non nella propria forza, Dio avrebbe vinto per loro, perché era Lui che donava al suo popolo quella terra. Le sue promesse sono valide sempre anche a distanza di secoli. La promessa di Dio che Egli combatterà per noi ha ancora più valore per il popolo suo: i cristiani (nati di nuovo), i quali per mezzo di Cristo che ha vinto la morte sulla croce, hanno imparato a non confidare nelle proprie forze ma nella potenza di Dio, che si manifesta in modo evidente quando riconosciamo la nostra debolezza e contemporaneamente crediamo col cuore alle Sue promesse, perché sanno che sono vere, reali e si compiono. Affida anche tu la tua vita a Gesù! Egli la proteggerà da ogni male, ma soprattutto ti salverà dal Suo giudizio. Confida nel Signore, credi in Lui e nella Sua Parola, leggi la Bibbia e vedrai quante promesse potrai sperimentare per la Sua grazia, ma soprattutto per la sua forza.
"Sforziamoci dunque d'entrare in quel riposo, affinché nessuno cada seguendo lo stesso esempio di disubbidienza." (Ebrei 4:11)
IL VERO RIPOSO
Dio desidera dare riposo all'intero genere umano. La sua intenzione è sempre stata, fin dalla creazione del mondo, di concedere pace e quiete ad ogni sua creatura. (Ebrei 4:4). "Dio si riposò il settimo giorno da tutte le sue opere". La Sua vera natura: è pace, tranquillità, riposo. Al di fuori di Lui vi è solo inquietudine, affanno e irrequietezza. Solo chi entra nel riposo di Dio si riposa anch'egli dalle opere proprie, ma chi non entra nel suo riposo si trova davanti al giudizio. Dio diede al popolo d'Israele il "sabato" nel quale doveva capire e godere il suo riposo. Questo consisteva non nel lasciare l'Egitto ma nel raggiungere la terra promessa, ma a causa della loro disubbidienza Dio non gli permise di entrarvi. La Bibbia c'esorta ad appropriarci delle promesse di Dio, a dare ascolto alla sua voce (Ebrei 4:11). Nel Nuovo Testamento, gli scribi e i farisei avevano un loro concetto del riposo legato all'osservanza di leggi e tradizioni, ma Gesù adempì il vero significato di questo riposo facendo la volontà del Padre e ubbidendogli in ogni cosa. Solo sottomettendoci a Dio e ubbidire alla Sua Parola entreremo nel vero riposo e realizzeremo il suo piano nella nostra vita.
Altro...
"E colui, rispondendo, disse: Ama il Signore Iddio tuo con tutto il tuo cuore, e con tutta l'anima tua, e con tutta la forza tua, e con tutta la mente tua, e il tuo prossimo come te stesso." (Luca 10:27)
AMA DIO CON TUTTO IL CUORE
Quando si chiede alle persone se osservano i comandamenti, esse affermano certamente di si "non ho mai ucciso, non faccio rapine, sono a posto", ma i comandamenti, la legge di Dio inizia con: "Io sono il Signore Dio tuo". E il concetto di tutti i comandamenti "Ama Dio e il tuo prossimo". Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la forza, con tutta la mente è qualcosa di veramente impegnativo, è coinvolto tutto il nostro essere. Se siamo sinceri ci rendiamo conto che non stiamo dando a Lui tutto il nostro amore, qualche briciola si, qualche ritaglio di tempo. Non troviamo il tempo per leggere la Sua Parola, per meditare, per pregare e per fare qualcosa per Lui, mentre abbiamo il tempo per fare le cose più banali e tante volte inutili e controproducenti. Amare il prossimo come noi stessi rispecchia la stessa realtà, se siamo costretti o ben pagati ci adoperiamo per il prossimo, non essendo così motivati da un altruismo disinteressato che viene dal Signore, ragion per cui dobbiamo rivedere la nostra vita.
"Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore." (Salmo 95:8)
SALVEZZA DELL'ANIMA
Colui che viene a me, io non lo caccerò fuori. (Giovanni 6:37) Venite, e discutiamo assieme, dice l'Eterno; quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; quand'anche fossero rossi come la porpora, diventeranno come la lana. (Isaia 1:18). Poiché Iddio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figliuolo, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna. (Giovanni 3:16). Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere al Figliuolo non vedrà la vita, ma l'ira di Dio resta sopra lui. (Giovanni 3:36). Nei Vangeli il verbo salvare è riportato ben venti volte, quindi, in altrettanti passi dei sacri scritti. Essi fanno riferimento ad una salvezza spirituale, cioè dell'anima. Il denominatore comune di tutti questi passi è quello di un intervento di Dio o di Cristo nell'angoscia umana nella varietà delle sue manifestazioni. Dio, salva dalla miseria fisica e spirituale intimamente connesse l'una con l'altra. "Il Figliolo di Dio è venuto per salvare quello che era perduto" (Marco 2:17). "Poiché noi siamo stati salvati in speranza". (Romani 8:24). Afferra in fede questa grande salvezza e sarai felice per sempre!
"Chi semina scarsamente mieterà altresì scarsamente; e chi semina liberalmente mieterà altresì liberalmente... Iddio ama un donatore allegro. Ringraziato sia Dio del suo dono ineffabile!" (2° Corinzi 9:6-7,15)
PREGARE CON LE LABBRA O CON IL CUORE
Un uomo agiato che diceva di essere cristiano pregava spesso con la sua famiglia, perché Dio avesse cura dei poveri e degli infelici. Ma quando suonava alla porta un mendicante, si affrettava a rispondere che non aveva niente di troppo per le sue proprie necessità. Molte volte il suo giovane figlio aveva assistito tristemente a questa scena in cui il padre mandava via la povera gente. Eppure, nella preghiera della sera, lo udiva pregare imperturbabilmente per quelli che mancavano del necessario. Un giorno gli disse: "Papà, come vorrei avere il tuo denaro! E che cosa ne faresti, figlio mio? Esaudirei le tue preghiere". Non capita anche a noi, credenti, di formulare delle buone preghiere, senza sentirci messi in causa da quello che chiediamo e senza renderci conto che abbiamo a volte la nostra propria responsabilità nel loro esaudimento? In quante occasioni sentiamo, nell'evangelo, il nostro Signore denunciare i farisei ipocriti che, sotto la copertura di belle preghiere, cercavano soltanto la loro reputazione religiosa ed i loro propri interessi. Dobbiamo temere di assomigliare a costoro. Gesù ci presenta, in perfetto contrasto con quanto precede, la dedizione, l'oblio di sé, la partecipazione alle pene.
"Voi siete il sale della terra; ma se il sale diventa insipido, con che lo si salerà?" (Matteo 5:13)
SIETE IL SALE DELLA TERRA
In un gruppo di giovani credenti che studiavano insieme la Bibbia, questo versetto fu sottoposto alla riflessione di ciascuno. Veniva esposto un suggerimento dopo l'altro riguardo al significato profondo di queste parole del Signore: Il sale dà sapore, disse uno. Il sale impedisce la decomposizione, disse un altro. Poi, una ragazza fece questa osservazione "Il sale produce sete". Tutto ad un tratto ci fu silenzio nella sala. Ognuno si sentiva interpellato: «Ho forse mai suscitato in qualcuno sete di conoscere il Signore Gesù?» La gioia che Gesù dà dovrebbe risplendere maggiormente sul viso di quelli che ha liberati dal peso dei loro peccati. Dopo aver gustato la sua meravigliosa liberazione, non desidereremo di farla conoscere ad altri con convinzione? Quelli che ci osservano devono vedere la nostra gioia in Cristo. Diamo loro questa sete ardente di conoscerlo a loro volta. Gesù disse: "Se qualcuno ha sete, venga a me e beva: Chi crede in me....fiumi d'acqua viva sgorgheranno dal suo seno" (Giovanni 7:37-38). "A chi ha sete, io darò gratuitamente... dell'acqua della vita" (Apocalisse 21:6).