"Gesù disse: In verità Io vi dico: Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete punto nel regno dei cieli." (Matteo 18:3)
CHE COSA INTENDETE PER CONVERSIONE?
Molti immaginano che la conversione consiste in una riforma esteriore della condotta, in uno sforzo progressivo verso il bene e ogni giorno si applicano per migliorarsi. Tali tentativi sono lodevoli, ma destinati al fallimento come mezzo per meritare il favore di Dio. Il problema è sapere se l'uomo può uscire dalla sua miseria morale con le proprie risorse. Ora la Parola di Dio dichiara formalmente che noi siamo "senza forza" per fare il bene (Romani 5:6). Ma Dio ha provveduto la soluzione: "Mentre eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è morto per gli empi" (Romani 5:6). Per beneficiare di quest'opera bisogna che uno prima si riconosca peccatore perduto e creda che la salvezza è unicamente in Gesù. Il credente è come un bambino che accetta con fiducia tutto ciò che i suoi genitori gli dicono. Le buone opere? Una condotta irreprensibile? Esse hanno un posto eminente nella vita cristiana, ma come conseguenza e non causa della salvezza. Il credente è esortato a condursi in modo degno di Dio, non per guadagnare il favore di Dio, ma per mostrare il suo amore a Colui che l'ha amato fino a morire per lui sulla croce del Calvario.
"Il principio della sapienza è il timor dell'Eterno, e conoscere il Santo è l'intelligenza." (Proverbi 9:10)
LA VERA SAPIENZA
Quando si parla di sapienza la nostra mente corre immediatamente a tutti quei personaggi della storia umana che si sono distinti per intelligenza geniale, invenzioni o scoperte o grande cultura: questi sono stati dei sapienti. Sapienza è il più alto grado di conoscenza delle cose, è il sapere profondo, pertanto essa è riservata solo ad alcuni dotati particolarmente, ma per la Parola di Dio non è così. La sapienza è qualcosa di molto più semplice e molto più importante ed essenziale per poter vivere la vita, rifugio e riparo per chi si affida ad essa. Ma dove trovarla? Ecco: temere il Signore questa è la sapienza! Intendere una volta per sempre che il male, il peccato come condizione e conseguenza allontana da Dio. 'Il timor di Dio' è vitale per accostarsi a Lui, il datore della sapienza, e scoprire la Sua meravigliosa presenza nel cuore e nell'anima. Questa sapienza non è certamente frutto di insegnamenti che vengono dalla nostra società, ma è rivelata per mezzo dell'Evangelo di Gesù che dice che gli uomini possono conoscere 'il Santo' per mezzo dell'amore e della Grazia di Dio e avere in se stessi questa sapienza e questa intelligenza che danno vita!
"Poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa." (Matteo 7:13)
NON CI SONO CHE DUE PORTE E DUE VIE
Il nostro testo è categorico. "Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che mena alla perdizione, e molti son quelli che entrano per essa" (Matteo 7:13) Il testo lascia intravedere che ci sono due possibilità soltanto: la prima indicata da Gesù, quella di entrare per la porta stretta e quindi essere salvati! La seconda, quella percorsa da innumerevoli peccatori, 'perduti!' Perché questa seconda alternativa porta alla perdizione. Un commento, della Bibbia, da parte del 'Martini' dice: "La via larga è quella dell'amore per il mondo (Mondanità); la via stretta è quella del Vangelo. Così Gesù Cristo distrugge lo storto pregiudizio degli uomini mondani; i quali si difendono, e si acquietano sull'esempio del maggior numero, benché lo stesso Cristo abbia predetto, che il gran numero non sarà di quelli, che seguiranno le vie della vita". L'Apostolo Paolo, inoltre, afferma: 'Noi siamo il buono odore per quelli che son sulla via della salvezza e quelli che son sulla via della perdizione' (2 Corinti 2:15). Non è il caso di domandarci: 'Su quale via ci si ritrova e in quale porta siamo entrati?'.
"Questa è la parola che Egli ha diretta ai figli d'Israele, portando il lieto messaggio di pace per mezzo di Gesù Cristo. Egli è il Signore di tutti." (Atti 10:36)
VIENI A CRISTO
Amico, sei solo nell'angoscia e nel timore, dubiti del presente e temi l'avvenire. Ai tuoi occhi tutto è tetro forse ti lamenti dicendo: «In mezzo ai pericoli chi può soccorrermi?» All'anima angosciata e al cuore scoraggiato, Gesù dice: «Vieni a me; io conosco il tuo dolore». Gesù, Il Salvatore mansueto è disceso dal cielo in un mondo malvagio che per caricarsi di tutte le nostre miserie nacque come un umile bambino. Contemplalo morente sulla croce del Calvario, considera che cosa sofferse e sopportò per te! Egli pagò il salario dei tuoi numerosi peccati e subì tutti i colpi del giudizio divino. Nel suo amore per te e nella sua grazia inscrutabile, sparse il suo amore per lavare i tuoi peccati. Soltanto questo prezioso sangue giustifica il colpevole e dà il perdono, il riposo e la pace. Non rifiutare la salvezza che ti dà. Accetta ora il suo perdono e la sua pace. Questo Salvatore pieno d'amore non respinge nessuno, vuol riceverti, vuol salvarti per sempre. Portagli i tuoi mali, vieni a lui senza timore, digli i tuoi dolori con semplicità. Gusterai allora nella sua santa presenza la pura e la vera felicità che si trova nel suo amore.
"Egli ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non a motivo delle nostre opere, ma secondo il suo proposito e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù fin dall'eternità." (2° Timoteo 1:9)
UNA SANTA CHIAMATA
L'Apostolo Paolo scrivendo a Timoteo, lo include nella meravigliosa opera della salvezza e chiamata, non per meriti, ma solo per il proposito e la grazia di Dio. 'Per questo motivo ti ricordo di ravvivare il dono di Dio che è in te' (2 Timoteo 1:6). Questo proponimento e grazia di Dio si è pubblicamente e chiaramente manifestata nel mondo alla venuta di Gesù Cristo, il quale, ha cancellato il peccato ed ha distrutto la morte mettendo in luce la vita e l'immortalità mediante il Vangelo' (2 Timoteo 1:10). Siccome Dio volle la nostra salvezza, e così vuole ancora oggi, non per azioni lodevoli, ma per la via della grazia di Gesù Cristo, ha messo in effetto il suo piano di redenzione. (Efesini 3:9). Di proposito il divino Salvatore, col suo sacrificio, abolì l'impero della morte che gravava su di noi peccatori. La sua resurrezione ha ravvivato la speranza di quella vita immortale e incorruttibile. 'In nessun altro è la salvezza; non v'è altro nome che sia stato dato agli uomini, per mezzo del quale noi dobbiamo essere salvati' (Atti 4: 12).
"Dio ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasportati nel regno del suo amato Figlio. (Colossesi 1:13); In passato eravate tenebre, ma ora siete luce nel Signore. Comportatevi come figli di luce." (Efesini 5:8)
LE TENEBRE E LA LUCE
Nel campo spirituale, si possono distinguere due regni, due contraddistinte realtà: quello delle tenebre, che esercita la sua influenza sull'umanità intera e che sarà distrutto; e quello della luce, che è il regno eterno di Dio. Nel regno delle tenebre vige un pensiero di massa: "Ognuno è libero di fare quello che vuole, cercando di non nuocere troppo agli altri", "Vivi come vuoi, fa' quello che ti piace, quello che ti conviene, quello che ti viene in mente!" Ma dove porta? Al fallimento, in un mondo in cui s'affrontano egoismi e gelosie. I frutti che si raccolgono alla fine sono l'amarezza e la disperazione. Dal lato opposto vi è il regno della luce, il regno di Dio. La sua legge fondamentale è: Gesù Cristo ha il potere e ognuno vive ricercando la sua volontà ed ubbidendoGli volontariamente. Questa legge attacca la naturale pretesa dell'uomo di vivere la sua vita in totale autonomia. Allora sorge la domanda: quale dei due regni regola la mia vita pratica? A quale regno appartengo? In che modo vivo? Come mi pare bene o come desidera Gesù Cristo? La mia volontà è sottomessa al Signore, a Colui che mi ama e vuole guidarmi mentre sono sulla terra e condurmi al cielo?.
"Lo Spirito del Signore è sopra di me,... per bandire liberazione ai prigionieri, a rimettere in libertà gli oppressi." (Luca 4-18)
LIBERI
Il mondo intero sembra una prigione. La gente con i suoi problemi, con le sue crisi, le insoddisfazioni, i pericoli a cui quotidianamente è esposta, le preoccupazioni, le sollecitudini, ecc. Essa si riconosce prigioniera e cerca la libertà. Dio vuole dare a ogni uomo la vera libertà. Non è fatalismo, bensì una libertà concreta. L'egoismo, l'odio, la superbia, una sempre più estesa malvagità sono manette strette intorno al cuore degli uomini, la chiave per scioglierle la possiede soltanto Dio e si chiama Gesù. Oggi in vari punti del mondo si specula per una libertà non vera e ciò spesso a colpi di arma da fuoco, ma la vera libertà si conquista nella pace, rinunciando alla nostra giustizia personale, all'odio, alla violenza, per poi seguire Cristo e per divenire Suoi e portare ovunque il messaggio della libertà. Gesù libera dalla sciavitù del peccato, Egli stesso ha detto: "se il figlio dell'uomo vi farà liberi, sarete veramente liberi".
"Camminate nelle vie che io vi prescrivo, affinché siate felici." (Geremia 7-23)
LA FELICITÀ
Che cosa è la felicità? Quando si parla con amici, diverse volte si tocca questo argomento: se io posseggo, se ottengo, se raggiungo l'obiettivo sarò felice. Il povero crede che l'essere felice consiste nel possedere danaro, il vecchio nell'essere giovane, il malato nello star bene oppure nel possedere un titolo di studio, un auto, nel vivere in città o in campagna, ecc.. In altre parole la felicità per ognuno sarebbe nel "possedere qualcosa che non ha". Ma è questa la vera felicità? La vera felicità è quella che Cristo offre attraverso la Sua Parola, è quella di quando si incontra Cristo. La Parola di Dio è ricca di termini come gioia, felicità, allegrezza, gaudio, rallegratevi, pace, ecc., tutto questo si può ricevere quando un anima conosce l'amore di Dio. La felicità è un traguardo che tutti possiamo ottenere! Sembra strano si, ma essere felici è: essere umili, mansueti, misericordiosi, servire il prossimo. Servire tutti con amore disinteressato non per fini personali, ma perché la vera felicità è essere spesi per gli altri. ma più di ogni altra cosa, la vera gioia è avere la certezza di appartenere a Cristo.
"Un tale gli disse: Signore, son pochi i salvati? Ed egli disse loro: Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché io vi dico che molti cercheranno d'entrare e non potranno." (Luca 13:23-24)
UN CATTIVO PRETESTO
Qualcuno afferma e dice: "Ci sono così tanti ipocriti fra i cristiani che non voglio rischiare di assomigliare a loro; preferisco restare ciò che sono". Non è il solo che parla così. Ma questo è un misero pretesto visto che si tratta della questione più importante che ci sia. E vero che fra quelli che si dicono cristiani si trovano degli ipocriti, ma questo toglie forse la vostra personale responsabilità? Niente affatto! Il fatto stesso che delle persone vogliano farsi passare per cristiani senza esserlo realmente non prova forse, in fondo, che essere un vero cristiano è una cosa invidiabile? Si imitano forse delle monete senza valore? Ciò che si falsifica sono le banconote di valore elevato. Così avreste torto se concludeste che, visto che vi sono degli ipocriti fra i cristiani, allora tutti lo sono. E il fatto che esistano dei falsi cristiani vi dice che ce ne devono essere dei veri. Il semplice buon senso vi invita ad esaminare ciò che è un vero cristiano, cioè un credente in Cristo, e a chiedervi se non vale la pena diventarlo.
"Chi ha creduto a quello che abbiamo annunziato?" (Isaia 53:1)
CHI HA CREDUTO?
L'uomo tende a dividere la società in classi diverse, separate dalle ricchezze, dall'educazione, dal sapere. Ma davanti a Dio, e riguardo all'avvenire eterno, non ci sono che due classi: i credenti e gli increduli. Per mezzo della Sua Parola Egli domanda: "Chi ha creduto a quello che abbiamo annunziato?". Voi, lettori, siete di quelli che hanno creduto? Non si tratta di grandi atti di devozione o di potenza; si tratta di rispondere a un appello che l'anima vostra percepisce. Numerosi, purtroppo, sono quelli che chiudono la loro mente e il cuore. Dio mi parlerebbe? Ho bisogno di Lui? Se mai proverò il bisogno di Lui, saprò ben cercarlo da me. "Chi ha creduto?". La domanda è individuale. Nel giorno in cui bisognerà render conto di quest'esistenza terrena, la domanda non sarà: Qual è stata la credenza del tuo ambiente, dei tuoi genitori, dei tuoi amici? Ma: Che cosa hai fatto della Parola di Dio che ti è stata annunciata? "Chi mi respinge - disse Gesù - ha chi lo giudica; la parola che ho annunciata è quella che lo giudicherà nell'ultimo giorno" (Giovanni 12:48). "Chi ha creduto?". "Io so in chi ho creduto", diceva l'apostolo Paolo (2Timoteo 1:12)
Altro...
"Dio ci ha salvati non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia. Certa è quest'affermazione, e voglio che tu insista con forza su queste cose." (Tito 3:5,8)
UNA STRADA TROPPO FACILE?
Si sente dire che la dottrina della salvezza per grazia e non per le opere non è giusta perché rende troppo facile la strada del cielo: ciascuno potrebbe fare ciò che vuole ed essere salvato ugualmente! Ma è forse più facile compiere delle opere meritorie che accettare umilmente la salvezza di Dio ed entrare nel cielo come un peccatore salvato per grazia? Altri vi diranno che questa dottrina è un nonsenso. E' ciò che si sosteneva già a Corinto, circa duemila anni fa. Ebbene, nessun altro insegnamento ha prodotto dei risultati potenti nel mondo più della semplice proclamazione del perdono gratuito mediante la fede in Gesù Cristo. D'altronde le buone opere seguiranno immancabilmente, non in vista di ottenere la salvezza, ma perché la si possiede. E' questa dottrina che faceva la forza degli apostoli quando andarono verso le nazioni pagane per annunciare l'Evangelo. All'inizio non erano che un pugno di uomini e tuttavia sconvolsero il mondo. La semplice fede nel messaggio di salvezza presentato dal Vangelo è sufficente per ottenere salvezza.
"Rimetti la tua sorte nell'eterno; confidati in lui ed Egli opererà. Stai in silenzio davanti all'Eterno e aspettalo." (Salmo 37:5-7)
NÉ PREOCCUPAZIONI NÉ NONCURANZA
Conoscete qualcuno che non abbia veramente nessun problema? Per l'uno, è la sua salute; per l'altro, il lavoro; per un terzo, la famiglia o i vicini. Secondo l'importanza che diamo ad un problema possiamo lasciarci invadere da tale preoccupazione, diventare amareggiati, scontenti ed a volte perfino ammalarci. Il Signore Gesù invita i suoi ad avere fiducia in lui anche per quanto riguarda le loro necessità quotidiane: "Non siate dunque con ansietà solleciti del domani: perché il domani sarà sollecito di se stesso. Basta a ciascun giorno il suo affanno" (Matteo 6:34). Questo si applica a tutte le nostre circostanze, anche alle più penose. Facciamo il nostro dovere con la preghiera, ricercando il soccorso divino per prendere le corrette decisioni. Affidiamo la nostra vita al Signore in tutti i suoi particolari. Se manteniamo le nostre preoccupazioni, offendiamo il Padre nostro che conosce i nostri bisogni meglio di noi, e che tiene tutto nelle sue mani. Egli ci ama sia nei giorni difficili che nei giorni in cui va tutto bene.
"Condussero a lui (Gesù) un sordo... gli mise le dita negli orecchi... e gli si aprirono gli orecchi." (Marco 7:32-35)
ASCOLTIAMO QUANDO DIO CI PARLA
Dio non impiega sempre lo stesso mezzo per far udire la sua voce agli uomini. Ma qualunque sia il mezzo da Lui utilizzato, quando Egli parla bisogna ascoltarlo. Egli parla con La Sua Parola, e quando essa giunge ai nostri orecchi, non dobbiamo essere sordi. Si chiudono gli orecchi alla voce di Dio ed Egli qualche volta deve parlare più forte. Quello che Dio ci dice ripetutamente non cambia e se esercitasse la sua giustizia nei nostri riguardi, saremmo perduti, perché meritiamo tutti di essere condannati da lui. Però, l'amore di Dio è grande come la sua giustizia. Nel suo amore, ha mandato Gesù Cristo per dare la sua vita in riscatto per noi. Tutti coloro che credono in Gesù, morto per i loro peccati e risuscitato per la loro giustificazione, sono considerati come giusti da Dio stesso. Ecco l'essenza del messaggio che Dio ci rivolge nella Bibbia. Tutto ciò che ci è utile sapere si trova in questo Libro. Non cerchiamo la verità altrove e leggiamo questa Parola di Dio con cura, umiltà e preghiera.
"Ma quando la bontà di Dio, nostro Salvatore, e il suo amore per gli uomini sono stati manifestati, Egli ci ha salvati." (Tito 3:4)
CHI SARÀ IL GIUDICE DEFINITIVO?
L'uomo cerca continuamente di sfuggire a Dio, opponendo alla Sua luce tutti i ragionamenti della sua scienza, e al Suo amore tutte le astuzie del suo cuore. A volte disprezza tutto ciò che Dio ha creato, e in altre occasioni si eleva fino a offendere Dio stesso. Si arma della propria nullità o del proprio orgoglio, cade nell'idolatria e trova ogni buon motivo per dimenticare Dio che gli ha dato la vita. Perché preferisce a un Dio vivente, a un Salvatore vivente, una religione di forme e di tradizioni, dove nè Dio nè Cristo hanno un vero posto? E' forse ragionevole appoggiarsi sopra una religione quando si sa benissimo che Dio resta necessariamente giudice, in ultimo, di quelli che entreranno nel cielo, come anche del modo con cui vi perverranno? Perché cercheremmo un'altra specie di giustizia quando si tratta del cielo? Fu necessario che Cristo pagasse col suo sangue la pena che il peccatore aveva meritato. Perciò Dio dice che il sangue di Gesù Cristo suo Figlio purifica da ogni peccato. Solo colui che crede nella Sua Persona e nella Sua opera riceve la vita eterna.