Presentate i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio (Romani 12:1)
USATI DA DIO
Il ringraziamento è uno dei soggetti principali della devozione a Dio. I cristiani non hanno il tempio né l'altare, nemmeno i sacerdoti che il popolo di Israele possedeva sotto l'Antico Patto, per offrire i sacrifici cerimoniali prescritti dalla Legge mosaica con i quali si rendeva la propria riconoscenza per la bontà di Dio. Noi che viviamo il tempo della grazia seguente al sacrificio e alla risurrezione di Cristo non presentiamo dei sacrifici animali come loro. L'apostolo Paolo scrive che il corpo del credente è il tempio in cui dimora Dio (I Corinzi 6:19)! Il Suo desiderio è che la nostra lingua proferisca le Sue lodi, che le nostre mani realizzino l'opera Sua e che i nostri piedi portino la Buona Novella ad un mondo perduto. Consideriamo perciò con cuore grato e amorevole tutto ciò che Dio ha fatto per noi e facciamo della nostra stessa vita un sacrificio tanto reale quanto gradito a Lui. Possiamo iniziare oggi disponendo la nostra vita in modo che Dio la usi secondo la Sua volontà e per la Sua gloria.
Non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizzare con noi nelle nostre debolezze (Ebrei 4:15)
SALVATI E COMPRESI
A un bambino di 7 anni dovettero amputare il braccio sinistro. Quando tornò a scuola, la sua maestra volle che il resto della classe comprendesse quanto difficili fossero diventate per il bambino le normali attività. Un giorno, ai bambini fu legato il braccio sinistro dietro la schiena: avrebbero potuto usare soltanto la mano destra per svolgere qualsiasi compito. Operazioni banali come girare le pagine di un libro, scrivere in bella grafia o evitare che i fogli scivolassero dal banco, diventarono complicate. Per abbottonarsi la giacca ci volle uno sforzo notevole, allacciarsi le scarpe fu praticamente impossibile. I compagni scoprirono così che l'unico modo per comprendere davvero il suo problema era quello di sperimentarne gli effetti sulla propria pelle. Il Signore Gesù, il Figlio di Dio, facendosi uomo, si identificò con ciascuno di noi, nelle tentazioni e nelle esperienze. L'angoscia, il dolore e le difficoltà che noi affrontiamo ogni giorno non Gli sono estranee: "Infatti, poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati" (Ebrei 2:18). Quanto dovremmo essere grati di avere un Salvatore che ci conosce e ci comprende!
Detesto l'assemblea dei malvagi, non vado a sedermi tra gli empi (Salmo 26:5)
LUOGHI PERICOLOSI
Fin dai primi anni novanta del secolo scorso, Chernobyl fu lanciata come meta turistica. Qui nel 1986 si è verificato un incidente nucleare che sprigionò una nube radioattiva tossica in un'area di centinaia di chilometri. L'ufficio per il turismo organizzava un tour della città, la visita alla discarica radioattiva e quella al sarcofago costruito intorno al reattore. A tutti i turisti viene dato un test gratuito di radioattività all'inizio e alla fine del viaggio, con la garanzia di eventuali cure mediche. Sicuramente, ci penseremmo bene prima di accettare un'offerta simile. Perché andare dove ci esporremmo inutilmente ad un rischio di contaminazione radioattiva? D'altra parte, esistono posti che siamo tentati di visitare i quali potrebbero arrecarci un grave danno spirituale. Certi inviti attirano in luoghi nei quali saremo esposti a seri e concreti pericoli spirituali. Il rischio non è la radiazione nucleare ma l'influenza del male. Decliniamo con fermezza tali inviti e teniamoci lontani da tutti quei luoghi nei quali non il dovere ma soltanto il piacere potrebbe condurci.
Voi investigate le Scritture … eppure non volete venire a me per aver la vita! (Giovanni Giovanni 5:39,40)
PERCHÈ INVESTIGARE?
Un giovane studente, appassionato di astronomia, ricevette in dono dal padre un telescopio piuttosto costoso. Il ragazzo, ferrato anche in studi di ottica, lo trovò a dir poco affascinante. Lo prese e cominciò ad esaminarlo; smontando una ad una le lenti che lo componevano, fece dei calcoli minuziosi sul punto focale del telescopio. Fu così assorbito dalla conoscenza tecnica di questo strumento che non ebbe mai modo di puntarlo verso le stelle. La stessa cosa può accadere nello studio della Parola di Dio. Possiamo analizzarla e classificarla, ma perdere di vista lo scopo primario per cui essa deve far luce nelle nostre vite. L'apprendimento e la verifica storica dei fatti, dei luoghi e delle vicende narrati è funzionale alla ben più elevata mira cui vuole volgerci il messaggio dell'Evangelo, cioè l'eterna redenzione dell'anima e la quotidiana comunione con Dio. Leggere senza considerare lo scopo per cui Dio ci ha donate le scritture ispirate, porta a una conoscenza che gonfia ma non edifica. L'apostolo Paolo desiderava approfondire l'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù (cfr. Filippesi 3:8, 10). Ecco perché dovremmo investigare le Scritture.
Il potere appartiene a Dio (Salmo 62:11)
LA FONTE DELLA POTENZA
Qualche anno fa iniziarono dei lavori per erigere un ponte sopra una parte del porto di New York. Scandagliando il fondo per individuare dove gettare le fondamenta, gli operai si imbatterono in un'imbarcazione sommersa. Dei sommozzatori vi attaccarono delle catene per portarla a galla, ma non ci fu gru che riuscisse a sollevarla. Allora un ingegnere fece portare sul posto altre due chiatte. Alla prima bassa marea agganciarono dei cavi alla barca inabissata e alle due chiatte. Mentre il livello dell'acqua saliva le due chiatte cominciarono a muoversi. Così la barca sommersa fu scossa e presto si liberò dal pantano che l'aveva tenuta a lungo prigioniera. Era stata la forza dell'Oceano Atlantico a smuoverla! Similmente, certe vite inabissate nel peccato sono riscattate dalla loro condizione per la spinta verso l'Alto che soltanto lo Spirito Santo sa imprimere. La Sua potenza rende capaci di lasciare ogni debilitante abitudine di peccato che ci ha appesantito. La capacità di liberarsi del peccato e di vivere nella luce non si trova nella nostra forza di volontà o nella nostra energia. Come il salmista, possiamo affermare che la fonte della potenza è il nostro Creatore e Redentore!
Dimenticando le cose che stanno dietro … corro verso la mèta (Filippesi Filippesi 3:13,1)
DOVE SEI DIRETTO?
Si racconta che il un noto senatore americano, trovandosi su un treno partito da New York City, non riuscisse a trovare il biglietto. "Devo trovarlo", bisbigliò. Il controllore lo rassicurò dicendo: "Non si preoccupi, so che il biglietto ce l'ha; è sufficiente che lo spedisca alle ferrovie quando lo trova". "Non è questo che mi preoccupa, devo trovarlo per sapere dove sto andando", rispose il senatore. La certezza della remissione dei peccati non è presunzione umana, bensì una affermazione biblica che rende onore alla perfetta opera di Cristo e alla fedeltà di Dio. Tuttavia, se non viene accompagnata da un’adeguata preparazione per la gloria celeste, può degenerare in una illusione religiosa. Gesù ci ha acquistato una redenzione eterna, ma possiamo dimenticare dove stiamo andando, se non ci fermiamo a considerare con regolarità i principi della Parola di Dio. Acquietati dagli insani indugi della coscienza, potremmo smarrire la via della giustizia dopo essere stati giustificati da Cristo. Oggi la nostra condotta conferma la nostra mèta. Signore, ricordaci sempre dove siamo diretti.
Che profitto trae dalla sua fatica colui che lavora? (Ecclesiaste 3:9)
BILANCIO DI LAVORO
Molte persone sono insoddisfatte del proprio posto di lavoro e alcune arrivano ad ammalarsi. L'attività lavorativa fine a sé può essere poco gratificante, ma ha una grande importanza quando ci impegniamo come collaboratori di Dio. Adamo, impiegato da Dio per coltivare e custodire l'Eden, svolgeva il proprio compito con naturalezza, gioia e piena soddisfazione in un ambiente perfetto. Il peccato mutò radicalmente queste condizioni ideali e iniziarono le tribolazioni, l'affaticamento morale e i disagi stressanti. La maledizione del Creatore espressa in Genesi 3:17, tuttavia, non è rivolta al lavoro in sé quanto al terreno, che avrebbe opposto resistenza agli sforzi umani. Anche questo, però, fu per amore dell'uomo. Il peso di nuove difficoltà senza la comunione con Dio deve ancora ricordargli le profonde conseguenze del non vivere secondo la Sua volontà e la necessità della riconciliazione a salvezza che Dio offre gratuitamente in Cristo. Questo porta ad accettare il lavoro come un dono da parte di Dio, a compierlo volenterosamente come segno di fedeltà verso il Signore. Fare ogni cosa alla Sua gloria produrrà il risultato più remunerativo delle nostre fatiche.
Gettiamo dunque via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce (Romani 13:12)
MOLLARE LE OPERE MORTE
Un predicatore tenne delle riunioni di risveglio, chiamate anche "incontri per mollare". La sua predicazione era in primo luogo per i credenti, ai quali rivolgeva l'invito ad abbandonare ogni pratica o abitudine di peccato presente nella propria esistenza. I sermoni erano incisivi e molti si impegnavano a non bestemmiare più, a non bere, non fumare, non mentire più, a non cadere più nel pettegolezzo e ad astenersi da qualsiasi altra cosa che potesse dispiacere a Dio. Una volta chiese ad una donna cosa stesse mollando nella propria vita. La risposta fu: "Sono colpevole del fatto di non fare nulla e non voglio più fare così!". Anche se ella non aveva delle brutte abitudini da lasciarsi alle spalle, tuttavia sentiva il peso di non vivere in modo attivo per piacere al Signore. Sarebbe bello che i credenti fossero conosciuti prima di tutto come persone che fanno determinate cose piuttosto che come gente che non ne fa altre. Abbandonare il male è un passo fondamentale e necessario per praticare la volontà di Dio, ma subito dopo occorre cominciare a camminare nel bene. Siamo come quella donna che confessò la propria colpa del non fare nulla? Allora, anche noi molliamo questo modo di vivere.
Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto (Matteo 7:7)
PREGARE CON COGNIZIONE
Il Signore Gesù in questo passaggio del Vangelo ci invita a pregare con la consapevolezza di essere sempre ascoltati ed esauditi da Dio. Chi "chiede" se non colui che desidera ricevere qualcosa? Chi "cerca" se non colui che ha perduto qualcosa e chi "bussa" a una porta se non colui che desidera entrare? Questo invito è certamente rivolto a tutti, ma appare evidente che è rivolto principalmente a chi è nel bisogno perché si trova fuori dalla grazia di Dio, sprovvisto della Sua luce e della Sua pace. Anima bisognosa che leggi queste parole, piega quest'oggi le tue ginocchia davanti a Dio in preghiera e "chiedi" prima di ogni cosa la salvezza della tua anima, il perdono dei tuoi peccati e poi "cerca" pure la grazia di cui la tua vita necessita. "Bussa" ripetutamente con fede per poter entrare liberamente alla presenza di Dio senza più paura di essere condannato. Dio aspetta proprio te, sappi che Cristo è "lo stesso Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che lo invocano. Infatti chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato" (Romani 10:12, 13).
Entrate per la porta stretta, poiché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa (Matteo 7:13)
SOLTANTO DUE VIE
Gesù è il Figlio di Dio venuto in Terra per illustrare all'intera umanità le condizioni per appartenere al Suo Regno. Ognuno può decidere di accettare o rifiutare tali condizioni. Davanti a noi sono state tracciate due sole strade da percorrere: quella dell'ubbidienza a Dio e quella della disubbidienza alla Sua volontà. Non esistono altre possibilità; non possiamo pensare di rimanere "indifferenti" a tale scelta perché Gesù ha detto: "Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde" (Matteo 12:30). La decisione di sottometterci alla volontà di Dio certo appare difficile da prendere; è come attraversare una "porta stretta", e la vita con Cristo sembra "angusta" e difficoltosa da vivere, ma è la sola che produce vita eterna. Molti preferiscono fare come gli altri: godersi la vita senza curarsi affatto di Dio. Dicono a sé stessi: "Mangia, bevi e godi" e ignorano che un giorno "ciascun di noi renderà conto di sé stesso a Dio". Così dunque, amico che leggi, non rimandare la decisione. Scegli oggi di vivere!
Altro...
Gesù gli disse: "Va', tuo figlio vive". Quell'uomo credette alla parola che Gesù gli aveva detta, e se ne andò (Giovanni 4:50)
FEDE CHE AGISCE
Nonostante la sua posizione sociale e la sua ricchezza, l'ufficiale reale del nostro testo aveva un cuore affranto: suo figlio era malato e stava per morire. La fama di Gesù che guariva ogni tipo di malattia giunse alle orecchie di questo straniero del mondo religioso ebreo. L'ufficiale romano pose fede in Gesù che poteva fare qualcosa per suo figlio e quindi corse da Lui, si gettò ai Suoi piedi e Lo supplicò di operare a favore del figlio. Cristo mise alla prova la fede di quest'uomo dicendo: "Va il tuo figlio vive". Il centurione non aggiunse nulla, non contestò ma, fiducioso per le parole di Gesù, si diresse verso casa trovando il figlio guarito. Il genitore e la sua famiglia furono felici nel constatare che nell'istante in cui il Signore pronunciò le Sue parole il loro figlioletto guarì. Soltanto il Figlio di Dio poteva all'istante operare un miracolo simile. O anima affranta che leggi queste parole, credi tu che Gesù è l'Onnipotente Figlio di Dio, che è morto sulla croce per il tuo peccato e che può risolvere anche il tuo problema? La fede sincera viene sempre premiata dalla grazia divina. Vai anche tu a Cristo con fede se vuoi vedere la tua richiesta esaudita.
Dio il Signore chiamò l'uomo e gli disse: "Dove sei?" (Genesi 3:9)
DOVE SEI?
Dio conosceva tutto ciò che era accaduto quel giorno nell'Eden. Sapeva bene ciò che l'uomo aveva fatto. Soprattutto, sapeva la condizione spirituale in cui ora si trovava Adamo. Egli aveva disubbidito all'ordine inequivocabile del Signore e, consapevole della sua colpa, si era nascosto. Il peccato "separa" l'uomo da Dio, ma Dio cerca l'uomo perduto e impaurito perché lo ama e desidera fare qualcosa per lui. "Dove sei?" è lo stimolante grido divino rivolto ad ogni uomo di ogni epoca, affinché ciascuno possa palesarsi e presentarsi davanti a Dio confessando il proprio peccato. Forse sai che non puoi presentarti a Lui così come sei: nudo o vestito di "foglie di fico". Sappi che Dio ha provveduto in Cristo Gesù un "vestito" nuovo per ognuno di noi, "per vestirti e perché non appaia la vergogna della tua nudità" (Apocalisse 3:18). Caro amico che leggi, tu "dove sei?" Sei ai piedi di Cristo confessando il tuo peccato oppure cerchi ancora di giustificarti scaricando la tua colpa sulla società, sulla religione, sugli altri come erroneamente l'uomo ha sempre fatto dall'inizio? Anima smarrita, vieni oggi a Gesù, affinché tu possa ritrovare la comunione perduta a causa del tuo peccato.
Il vostro cuore non sia turbato; abbiate fede in Dio, e abbiate fede anche in me! (Giovanni 14:1)
CUORI TURBATI
Quale essere umano non conosce cosa significhi avere il cuore turbato? Uomo o donna, vecchio o giovane, ricco o povero, ognuno sa per esperienza cosa vuol dire avere il cuore scosso. Ognuno di noi si è trovato almeno una volta nella vita nell'agitazione, nella tempesta di emozioni e di paure. Forse proprio oggi, stai attraversando un periodo difficile della tua vita e il tuo cuore è agitato. Un problema familiare, la scomparsa di un parente o di un amico, la perdita del lavoro o altro, sono soltanto pochi esempi di circostanze che possono procurarci sconforto e depressione. Per non essere turbati il Signore Gesù ci fornisce un rimedio sicuro: "Abbiate fede in Dio". Soltanto la fiducia nella fedeltà di Dio ci da tranquillità e vera pace nel cuore. Sapere che Dio ci ama, che è sempre vicino a noi e che si prende cura di noi è motivo di calma e di forza per affrontare ogni situazione. La fede è completo abbandono nelle braccia divine! Quale luogo migliore possiamo trovare per sentirci al sicuro? Nelle Sue braccia il nostro cuore trova completa calma. Gesù oggi ci invita: "Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi darò riposo".
Guarda, Signore, vedi in che misero stato sono ridotta! (Lamentazioni 1:11)
LO SFOGO DELLA FEDE
Il libro delle Lamentazioni, scritto da Geremia, ci riporta al tempo della distruzione di Gerusalemme e alla deportazione di molti israeliti in Babilonia. Questo libro è una raccolta di preghiere fatte in tempo di dura prova, di disfatta, di perdita della casa, della città e del santuario. Esso è una vera e propria "lamentela" nei confronti di Dio per ciò che è accaduto, ma senza che diventi una protesta contro di Lui. La preghiera qui riportata è dettata da un cuore afflitto che non si ammutolisce di fronte alla difficoltà e al male, ma indirizza con fede la sua richiesta a un Dio che può intervenire. Non c'è rassegnazione in queste parole, bensì fiducia in un "Dio giusto". C'è malcontento, ma anche confessione del proprio peccato. C'è invocazione insieme all'accettazione della superiore volontà divina. Chi non sa gridare il proprio dolore e narrarlo apertamente dinanzi a Dio, come Gesù nel Getsemani, non sa "lottare" con Dio, che è caratteristica della vera fede. Il Signore non opprime l'uomo impedendo che apra la bocca, ma è sempre attento al grido del misero. Questa è vera preghiera, quando la fede non è soffocata né sconfina nell'irriverenza, ma trova in Dio il giusto sfogo!