Per fede … scamparono al taglio della spada ... altri furono uccisi di spada (Ebrei Ebrei 11:34,37)
LE DIVERSE VIE DI DIO
Ho udito una donna dire: "Mi è stato diagnosticato un tumore, in uno stadio tanto avanzato da non essere operabile. Ho chiesto allora a Dio di guarirmi e Lui l'ha fatto". Gloria a Dio per questo, ma è anche vero che altri nella stessa situazione, pur avendo pregato con altrettanta fede, non hanno ottenuto guarigione. Dio guarisce soltanto quelli che hanno una fede molto forte? Il fatto di godere buona salute è un segno che Dio ama una persona più di un'altra ammalata? Il capitolo 11 dell'epistola agli Ebrei nega tutto ciò. Esso cita credenti che subirono dure persecuzioni. Alcuni furono liberati miracolosamente, altri vennero imprigionati, torturati ed uccisi. Tutti quanti, però, sono approvati per la loro viva speranza. Il nocciolo della questione non è l'amore di Dio o l'intensità della fede, ma la sovranità e la sapienza divine. Un mio amico ha difficoltà nell'uso degli arti, ma ha la convinzione di conoscere di più il Signore in tale stato che non se fosse guarito. Testimonia della grazia di Dio che ha dato pace al suo cuore e pregusta il giorno in cui riceverà il suo corpo di risurrezione. Sì, le vie di Dio sono diverse. Accettarlo è il primo passo per fortificare la propria fede.
Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini (2° Corinzi 5:11)
FORTI MOTIVAZIONI
Avete letto la favola del cane spavaldo che andava vantando la sua gran velocità? Diceva che avrebbe potuto prendere qualsiasi cosa, ma fu smentito da un coniglio che con destrezza riuscì a sfuggire alle zanne dell'inseguitore. Il cane si giustificò davanti agli animali che assistettero divertiti alla scena, dicendo: "Voi dimenticate che io stavo correndo semplicemente per spasso, ma il coniglio correva per salvarsi la vita!" La motivazione fa la differenza in quasi tutto ciò che facciamo. Nei credenti essa determina il modo in cui si serve il Signore. Alcuni Lo servono con poco trasporto e intensità, altri con entusiasmo e premura perché riconoscono la terribile condizione da cui sono stati salvati e in cui versano quanti sono ancora schiavi del peccato. Tali credenti sono profondamente grati a Dio per la grazia e la salvezza che hanno ricevuto e si danno da fare per mostrare questa riconoscenza. Questo è il sentimento che animò l'apostolo Paolo nella sua fervente opera. Perciò scrive: "Consapevoli dunque del timore che si deve avere del Signore, cerchiamo di convincere gli uomini". Per Paolo non era un passatempo, bensì un'attività vitale. Sia così anche per tutti noi!
Meglio riprensione aperta, che amore nascosto (Proverbi 27:5)
NEMICI O BENEFATTORI?
Amiamo che le persone ci ammirino, senza mai vederci in modo negativo e avverso. Perciò non è facile dire apertamente che troviamo disonesto o immorale un loro determinato comportamento. Quando altri ci hanno raccontato di come se la sono cavata in qualche affare poco pulito, abbiamo replicato dicendo: "Certo ti sei comportato in modo scaltro, ma è stato onesto da parte tua?" Quando ascoltiamo una persona che ammette di condurre una vita immorale, cogliamo lo spunto per chiedere: "Sai che un giorno dovrai rispondere a Dio di tutte le tue azioni?" Quando questa persona rivela una pur minima dose di fede in Dio, cerchiamo di spiegarle con dolcezza cosa dice la Sua Parola su quella determinata condotta? Il re Acab definiva Elia un nemico (cfr. I Re 21:20), ma aveva torto: il profeta in realtà procacciava il suo bene più di tanti profeti servili, perciò denunciava il male. Se avesse ascoltato il suo consiglio, Acab sarebbe diventato un buon re per Israele e avrebbe goduto la benedizione divina. Signore, aiutaci ad essere sinceri e altruisti con i mali di ogni preziosa anima e anche a stimare le persone che ci fanno presente i nostri peccati, non come nemici ma come veri benefattori.
Come il Signore vi ha perdonati, così fate anche voi (Colossesi 3:13)
SEPPELLIRE L'ASCIA
Un vecchio uomo stava per morire. Per anni non aveva rivolto la parola a quello che era stato uno dei suoi migliori amici. Ora, trovandosi sulla soglia dell'eternità, mandò a chiamare l'amico di un tempo. Quando questo arrivò, l'uomo morente gli confessò che aveva paura di morire con questo antico rancore nel cuore e così, con immenso sforzo e riluttanza, gli chiese scusa per ciò che aveva detto e fatto. Gli disse anche di averlo perdonato per tutte le sue offese. Sembrava tutto chiarito, ma mentre l'amico lasciava la stanza, il vecchio aggiunse dal proprio capezzale: "Ricorda però che se starò meglio, il mio discorso non vale!". Ecco un quadro esemplare del perdono superficiale che concediamo spesso agli altri. Diciamo di dimenticare, ma allo spuntare della minima contrarietà, siamo prontissimi a riesumare le lamentele e le accuse del passato. Facciamo mostra di seppellire l'ascia di guerra, ma lasciamo sempre il manico fuori, a portata di mano, per usarla a nostro vantaggio quando vogliamo. Se il nostro Signore, che ha vissuto senza peccare, è pronto a perdonarci tutte le colpe, come possiamo noi negare il perdono a coloro che hanno peccato nei nostri confronti?
Dicevo nel mio turbamento: ogni uomo è bugiardo (Salmo 116:11)
IL SALMISTA SMALIZIATO
Intorno a sé, il salmista aveva dei nemici che gli tendevano insidie raccontando bugie e falsità. I loro attacchi erano ingiustificati e ciò gli procurava tanta più amarezza, così che nella solitudine, nella disillusione e nell'angoscia giunse alla conclusione che non poteva fidarsi di nessuno. In realtà la minaccia maggiore non veniva dalle accuse verbali sul suo conto quanto dall'effetto che queste producevano sul suo animo e sul suo cammino con il Signore. Il cinismo è un virus che attacca lo spirito e mina tutte le nostre relazioni, sia quella con Dio che quelle con gli altri. Il malizioso sospetta il male anche nelle persone migliori e vede più cose negative da un buco della serratura di quanto gli altri vedano attraverso una porta aperta. Anche noi vigiliamo sullo spazio che diamo all'amarezza, evitando i giudizi affrettati quando ci troviamo in un momento di tensione. Il salmista era caduto in questa rovinosa trappola, ma infine comprese che il suo atteggiamento era sbagliato e si lasciò trarre fuori dal Signore. Dio lo liberò ed una lode appassionata prese il posto della malizia, del cinismo e della rabbia. Il Signore può fare questo anche per te!
Il Signore ha fatto cose grandi per noi, e noi siamo nella gioia (Salmo 126:3)
DEGNO DI ESSERE RICORDATO
In molti, abbiamo vissuto e ricordiamo momenti in cui il Signore ci ha risposto in modo straordinario a qualche bisogno che Gli avevamo presentato. In quelle circostanze siamo rimasti quasi in estasi; ci sembrava di essere in vetta ad una montagna e di toccare il cielo con un dito. La vita, però, è segnata anche da valli profonde e buie. In tali occasioni possiamo trarre conforto e coraggio ricordando quei momenti vissuti sulle cime, lasciando che questi siano un motivo valido per guardare avanti con fiducia. Così, il salmista rievoca la gioia immensa provata dagli Israeliti nel giorno della liberazione per l'intervento di Dio e poi Lo invoca perché mostri ancora la Sua misericordia e benignità. Per meglio esprimere la propria aspettativa di benedizione, il salmista ricorre a due immagini: quella dei rivi secchi nel deserto, che per gli acquazzoni improvvisi si trasformano in torrenti gonfi d'acqua, e quella del frutto, che si sviluppa poco a poco, nella tranquillità, dopo faticosi lavori di semina e raccolta (vv. 5, 6). La fedeltà di Dio nella nostra vita passata costituisce garanzia che Lui risponderà a tutte le nostre richieste future. Questo, sì, vale la pena di ricordare.
Chi sei, Signore? … Signore, che vuoi che io faccia? (Atti Atti 9:5,6)
DUE DOMANDE CRUCIALI
"Chi sei, Signore?" chiese Saulo udendo la voce del Risorto sulla via per Damasco. "Io sono Gesù, che tu perseguiti" fu la risposta. Così egli comprese che il Messia di quei credenti che perseguitava era davvero il Salvatore e, all'istante, si rimise alla Sua grazia. Saulo, poi, ardì porre una seconda domanda fondamentale: "Signore, che vuoi che io faccia?" E con queste parole quell'uomo abbandonava ogni diritto sulla propria vita. Dietro tale interrogativo, infatti, vi è l'affermazione: "Signore, farò tutto quello che mi chiederai!" Quando si accetta Gesù come il Salvatore dalla condanna del peccato, ciò porta a una relazione con il Figlio di Dio che trasforma l'intera esistenza. Anche se in quel momento non siamo a conoscenza di ogni futura implicazione della nostra decisione, realizziamo che, in quanto Dio, Lui ha il diritto di essere il Sovrano di ogni area della nostra vita. Nella sua esperienza di conversione, Saulo riconobbe Gesù sia come Salvatore che come Signore. Se hai accettato Gesù come tuo personale Salvatore, hai chiarito la questione su quanto Egli ha compiuto per te sulla croce, ma Gli hai fatto la seconda domanda cruciale: "Signore, che vuoi che io faccia?"
Esaù per una sola pietanza vendette la sua primogenitura (Ebrei 12:16)
IL VALORE DELLE COSE
Si narra che un appassionato di libri antichi incontrò un conoscente che gli disse di essersi sbarazzato di una vecchia Bibbia rimasta sepolta nella soffitta di casa sua. "Non riuscivo a leggerla, qualcuno di nome Martin Lutero ci aveva scarabocchiato sopra". "Quella Bibbia è uno dei primi libri che sia mai stato stampato in assoluto" esclamò il bibliofilo. "Una copia contemporanea è stata venduta a oltre due milioni di dollari!" Quel tale aveva trattato come insignificante un oggetto che aveva gran valore. Esaù fece lo stesso. Benché fosse un giovane intraprendente, si comportò da "profano", svendendo il suo diritto di primogenitura, un bene spirituale inestimabile, per "un piatto di lenticchie". Soltanto in seguito, quando era ormai troppo tardi per rompere quello sciagurato contratto, Esaù si accorse di aver sacrificato qualcosa di unico. Badiamo attentamente agli "affari" che combiniamo nella nostra vita. La nostra cultura spesso mette il cartellino con il prezzo più alto su cose infime e vane, mentre getta via ciò che da un beneficio eterno. Chiedi oggi al Signore saggezza per distinguere ciò che è degno di essere custodito da quello che è invece conveniente scartare.
Priscilla e Aquila … lo presero con loro e gli esposero con più esattezza la via di Dio (Atti 18:26)
UNA COPPIA CRISTIANA
Aquila e Priscilla non soltanto fecero funzionare molto bene il loro matrimonio, ma usarono la loro profonda armonia per sostenere in vari modi la Chiesa del primo secolo. Erano altruisti e coraggiosi: l'apostolo Paolo afferma che rischiarono la loro vita per lui (Romani 16:4). Erano ospitali: in casa loro si riuniva una comunità cristiana (I Corinzi 16:19). Erano disponibili: si trasferirono per ben due volte, lasciando Roma per costrizione (Atti 18:2), decidendo liberamente di unirsi a Paolo nel suo secondo viaggio missionario (v. 18). Erano entrambi dediti alla causa di Cristo, parlavano di Lui e ammaestravano gli altri: Apollo fu invitato a casa loro e qui "gli esposero con più esattezza la via di Dio". Aquila e Priscilla erano davvero un'unità, una squadra inseparabile. Essi appaiono come ben più di due credenti legati dal matrimonio: costituiscono una coppia cristiana. In un’epoca in cui i matrimoni sono inariditi dall'individualismo e distrutti da egoismi irresponsabili, questi due servi della causa di Cristo rimangono una incoraggiante testimonianza per ogni coniuge, un attraente esempio di vita dal quale ogni credente dovrebbe imparare le vie del Signore.
C'è ancora qualcuno della casa di Saul al quale io possa far del bene per amore di Dio? (2° Samuele 9:3)
UN CUORE SECONDO DIO
Anni prima, il re Saul aveva tentato in molti modi di uccidere il giovane pastore. Alla morte del re, i suoi discendenti proseguirono per molto tempo la sua lotta contro Davide. Alla fine, però, Davide ottenne pieni poteri e fu stabilito definitivamente come re d'Israele. Mefiboset, un nipote storpio di Saul, era l'unico membro rimasto della famiglia del primo re. Quando Davide lo convocò a palazzo, il giovane fu impaurito, ma il re lo rassicurò subito dicendo sulla sua incolumità. Anzi, gli assegnò tutte le proprietà che erano state di Saul e lo invitò a mangiare alla mensa reale per il resto dei suoi giorni. La generosità di Davide verso Mefiboset è un riflesso della generosità di Dio verso di noi. Mentre eravamo ancora indifesi e nemici, Dio ha offerto il Suo Unigenito per la nostra salvezza, ci ha accolti nelle Sue braccia amorevoli, ci ha dato un posto d'onore e, dopo tutto ciò, Lui stesso si prende cura di noi e delle nostre necessità quotidiane. Ecco perché Davide fu definito "un uomo secondo il cuore di Dio" (cfr. I Samuele 13:14), sebbene i suoi peccati e le sue mancanze non fossero pochi né lievi. Perciò anche noi, mostrando tali sentimenti, possiamo manifestare il cuore di Dio.
Altro...
Ma io so che il mio Redentore vive e che ... vedrò Dio (Giobbe Giobbe 19:25,26)
UNA FEDE LUNGIMIRANTE
Un ottimo studente di chirurgia aveva sviluppato un forte idealismo che poi perse completamente una volta iniziato il tirocinio. Con alcuni interventi era riuscito a risolvere problemi anche gravi, ma dopo qualche giorno vide morire i propri pazienti per l'insorgere di altri disturbi. Cominciò a pensare che, in fondo, tutto quello che faceva non era altro che un posticipare l'inevitabile. La fede guarda oltre questa vita, nell'eternità. L'idea della sofferenza e della morte può essere, è vero, angosciante. Anche Giobbe fu prostrato dalle prove che gli capitarono; piangeva, si lamentava amaramente fra grandi dolori ed era angosciato da tanti pensieri sulla sua anima. Dio, però, lo condusse amorevolmente a scorgere che, aldilà della tomba, sarebbe stato accolto e ricompensato dal Signore stesso, che avrebbe difeso la sua causa. Egli poteva sentirsi felice perché in cuore suo sapeva che non gli sarebbe capitato nulla di male. Giobbe fece propria tale speranza celeste. Il suo non era un idealismo miope, ma una fede lungimirante. Una fede che guarda a Cristo, potrà sempre mirare lontano è saprà sempre focalizzare l’attenzione su Dio, sulla Sua giustizia, sulla Sua grazia e sulla Sua gloria!
Perché si sono infiltrati fra di voi certi uomini … empi che volgono in dissolutezza la grazia del nostro Dio (Giuda 1:4)
ATTENZIONE!
Giuda aveva pensato di scrivere della salvezza, ma poi cambiò idea sul contenuto della lettera e inviò un avviso urgente dinanzi alle distorsioni del messaggio evangelico. Alcuni falsi insegnanti asserivano che il perdono divino avrebbe evitato ogni condanna anche per quanti continuavano a praticare abitualmente l'immoralità. Lo scrittore li descrive con parole severissime: "Guai a loro! Perché si sono incamminati per la via di Caino, e per amor di lucro si sono gettati nei traviamenti di Balaam" (v. 11). La Parola di Dio ha sempre condannato tali squallidi personaggi, così egoisti, avidi, interessati soltanto ad accumulare facili fortune. Promettendo benedizioni in cambio di una donazione, fingendo miracoli o inviando amuleti e immagini religiose, ancora oggi certi falsi profeti si arricchiscono alle spalle di anime pie e ingenue che in quelli ripongono la propria fiducia. Fai attenzione! Prima di contribuire a qualsiasi "opera cristiana", verifica, accertati sulle dottrine e sugli impieghi. Non lasciare che speculatori della fede possano approfittarsi di te, né che ti portino a pervertire e indurire il cuore verso la sana ed onesta diffusione dell'Evangelo.
Allora Pietro, pieno di Spirito Santo, disse loro: "Capi del popolo e anziani" (Atti 4:8)
DALLA SCONFITTA ALLA VITTORIA
Ho vissuto uno dei fallimenti più tristi come cristiano nell'angolo ristoro di una ditta. Alcuni colleghi erano in collera verso qualcosa o qualcuno, altri vantavano il proprio ateismo. Tutti avevano bisogno di Dio, ma nonostante l'opportunità di raccontare loro l'opera di Cristo rimasi in silenzio. Pietro sperimentò qualcosa di simile nel cortile del tempio: tre volte negò di conoscere il Messia e poi versò lacrime amare. Risorto, Gesù si presentò a lui non per giudicarlo, bensì per ristabilirlo con amore. Alcuni giorni dopo, Pietro si ritrovò in quello stesso cortile, teatro della sua sconfitta. Stavolta, a pieni polmoni, anzi pieno di Spirito Santo, proclamò la salvezza in Cristo con franchezza. Per l'apostolo il luogo del fallimento si trasformò in quello del trionfo della sua fede in Dio. Fu così anche per me: in quella sala di ristoro dove ero rimasto ammutolito, Dio mi diede grazia di parlare apertamente di Cristo. E tu, dove hai mancato come credente e servo dell'Evangelo? Parlane al Signore, confessa le tue paure e confida che Lui saprà darti il coraggio per testimoniare ad altri. Gesù può riempirti di Spirito Santo e trasformare quel luogo di sconfitta in uno di vittoria!
Ecco, io metto il filo a piombo in mezzo al mio popolo, Israele (Amos 7:8)
IL FILO A PIOMBO
Il filo a piombo è una cordicella alla cui estremità viene legato un peso. I muratori lo usano per monitorare che la parete da loro costruita sia diritta. Si può fare pendere di fianco a un edificio per verificare se è stato tirato su in modo perpendicolare o se pende. Nella visione del profeta Amos, Dio stava tenendo un filo a piombo vicino a un muro che rappresentava il popolo d'Israele. Egli si era edificato una casa per manifestare la Sua gloria fra gli uomini, una nazione retta che, però, con il passare del tempo non corrispondeva più al Suo progetto. La stessa corda con cui Israele era stato elevato ora lo condannava. C'è un Altro stabilito quale filo a piombo dell'umanità: Cristo. Se confrontiamo la nostra vita con la Sua comprendiamo quanto troviamo fuori linea rispetto a quello che Dio richiede. Così saremo spinti ad accettare il perdono che Lui ci offre nel sacrificio di Gesù per metterci in riga con la perfetta giustizia del Signore. Tramite la lettura regolare della Parola di Dio, poi, lo Spirito Santo opererà in noi, ci "raddrizzerà" poco a poco, facendoci sempre più simili al Divino Costruttore. Stai permettendo al filo a piombo della parola di Dio di verificarti e allinearti a Lui?