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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

Chi salirà al monte del Signore? Chi potrà stare nel suo luogo santo? (Salmo 24:3)

INAVVICINABILE?

Immaginiamo di voler chiedere udienza a un importante personaggio: un presidente, un re, o un grande uomo d'affari... Possiamo sperare di essere ricevuti nella sua reggia, nel suo palazzo, di parlargli faccia a faccia?... La cosa è alquanto difficile. Pensiamo a quanto più questo possa essere vero per il Signore. In che modo ci si può avvicinare alla maestà di Dio, al re dell'universo? Chi mai potrebbe pretendere di avere un incontro con Dio, il diritto di essere ascoltato da Lui? Chi mai potrebbe essere degno di rivolgerGli la parola? Ecco il senso della domanda che il re Davide si pone nel Salmo: "Chi salirà al monte del Signore?" Eppure, Dio manifesta la Sua compassione verso le creature umane corrotte dal peccato, inviando il Salvatore Gesù Cristo. Egli guadagna quella giustizia, quella rettitudine che nessuno potrebbe mai conseguire, la vive per loro, donandola a chiunque tende la mano verso di essa per riceverla fiduciosamente. Attraverso Cristo, abbiamo diretto e continuo accesso al Padre. Inizia questo nuovo giorno che Dio ti ha donato pregando Dio nel nome di Gesù. Sali al monte del Signore e realizza una piena comunione con Lui.

Mi guida lungo le acque calme (Salmo 23:2)

ACQUE TRANQUILLE

Dio ci guida lungo acque tranquille, per sentieri di giustizia. Il pastore non porta il gregge presso acque tempestose: la pecora bevendo, potrebbe cadere nell'acqua, il suo manto gonfiarsi, essere trascinata dalla corrente e morire. Le acque dove la pecora deve bere devono essere quiete. Così Dio vuole portarci in luoghi di pace che soltanto Lui conosce e per questo vuole essere Lui a guidarci. Egli non si pone alle nostre spalle, ma ci precede invitandoci ad andare avanti, lasciando davanti a noi orme ben visibili. Cammina davanti, sgomberando la strada, dicendoci ciò che dobbiamo sapere al momento giusto. Lascia al domani i problemi del domani, non abbiamo bisogno di sapere cosa accadrà domani. Tutto ciò che dobbiamo sapere è che Dio ci guida. Abbiamo bisogno di sentirci dire che non è finita, finché non è Lui a dirlo. Quando il treno percorre una galleria e tutto diventa buio, salti giù? Certo che no, anzi, rimani seduto e confidi che il macchinista ti porti fuori di lì. La prossima volta che passi per qualche tunnel, non ti far prendere dal panico, non arrenderti. Sii paziente e permetti a Dio di ricordarti che Lui ha tutto sotto controllo. SeguiLo, ti porterà alle acque calme!

Ha fatto posare i miei piedi sulla roccia, ha reso sicuri i miei passi (Salmo 40:2)

I PIEDI SULLA ROCCIA

Dopo un nubifragio, soprattutto nei luoghi nei quali sono presenti degli avvallamenti, nelle zone collinari o montagnose, nei luoghi scoscesi e accidentati, si riversano detriti di ogni genere e fango, tanto da rendere quei luoghi impraticabili. Tutti si adoperano per ristabilire la situazione, ma diventa faticoso e complicato venir fuori da tutta quella melma fangosa che impedisce qualsiasi movimento. Non rimane altro da fare che attendere i soccorsi forniti di mezzi idonei e che in un tempo, relativamente breve, provvederanno a normalizzare le cose. Ebbene, quando si presentano delle situazioni che ci fanno ritrovare in un fango che c'impedisce di poter rimanere in piedi e ci porta a cadere sempre più nel profondo, quasi da esserne sommersi, dobbiamo sapere che il nostro soccorso è Cristo Gesù. Riponiamo la nostra fiducia in Lui, Egli ascolterà la nostra richiesta d'aiuto e immediatamente, non soltanto ci trarrà fuori dal fango, ma farà in modo che ogni valle sarà colmata, ogni monte ed ogni colle saranno abbassati, i luoghi scoscesi saranno livellati, perché la Sua volontà, nei confronti di coloro che avranno fede in Lui, è quella di rendere sicuri i loro passi.

Ma io so che il mio Redentore vive e che alla fine si alzerà sulla polvere (Giobbe 19:25)

DIO SI ALZERÀ SULLA POLVERE

Cosa significa l'espressione: "Si alzerà sulla polvere"? È una metafora tipica ebraica e veniva usata nei tribunali orientali, quando l'avvocato difensore prendeva la parola; perciò si diceva che: "Egli si alzava sulla polvere". In ogni aula di tribunale, durante l'udienza, si alza sulla polvere chi afferma una cosa e chi dice esattamente l'opposto. In alcuni processi, alla fine non si capisce più qual è la verità e qual è la menzogna. Come quando si alza la polvere non si riesce a vedere più niente, così avvenne nella vita di Giobbe e, a volte, anche nella nostra vita. Ma la certezza di Giobbe è la seguente: "Dio si alzerà sulla polvere", poiché avrà l'ultima parola, metterà ordine lì dove vi è disordine, metterà luce dove vi sono le tenebre e farà trionfare la giustizia. Ci sono delle situazioni nelle quali non sappiamo come comportarci o come difenderci, nelle quali non troviamo le parole giuste o in cui c'è molta polvere attorno a noi. Quando questo avverrà, ricordiamoci che Dio ha il controllo di ogni cosa, sempre. Fidiamoci di Lui, confidiamo in Lui, riposiamo in Lui: dimostreremo così la nostra fede in Dio. Egli si alzerà sopra la polvere e ci farà vedere la Sua gloria!

Il Signore è il mio pastore, nulla mi manca (Salmo 23:1)

IL MIO PASTORE

Il salmista provava gioia nel dire: "Il Signore è il mio pastore" e così sottintendeva con certezza: "Io sono la sua pecora". Si tratta di un legame d'amore, come quello che lega il pastore alla pecora, ma anche di dipendenza: la pecora non può vivere, né sopravvivere senza il pastore. È Lui che la guida, che la protegge, che le offre riposo. L'uomo senza Dio è come una pecora senza pastore, destinata a smarrirsi; ma se Dio diventa il tuo Sommo Pastore, potrai anche tu dire: "Nulla mi manca". Davide ha trovato il pascolo dove l'insoddisfazione scompare. Perché le pecore possano riposare, tutto deve andare bene. Niente predatori, né tensioni nel gregge, niente insetti nell'aria, né fame nello stomaco. Le pecore non sanno cercare pascoli sicuri, né appianare i contrasti o trovare da mangiare. Hanno bisogno d'aiuto, hanno bisogno di un pastore che "le conduca" e le aiuti a "riposare in pascoli verdeggianti". Senza un pastore, non possono farlo. Hai bisogno del Pastore. Gesù ti dice: "Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la sua vita per le pecore. Io sono il buon pastore, e conosco le mie, e le mie conoscono me" (Giovanni 10:11, 14). Affida a Lui la tua vita e "nulla ti mancherà".

Enoc camminò con Dio; poi scomparve, perché Dio lo prese (Genesi 5:24)

CAMMINARE CON DIO

Più tardi anche Noè e Abramo verranno elencati tra le persone che hanno "camminato con Dio", ma Enoc è il primo in assoluto di cui abbiamo questa testimonianza. Quest'uomo non soltanto parlò di Dio, non si limitò ad avere un rapporto superficiale con Lui, ma gli aprì tutto il suo cuore, coinvolgendolo in ogni aspetto della sua vita. L'esistenza terrena di Enoc non è stata tra le più lunghe del suo tempo, ma la sua esperienza finale è stata unica: di lui non è scritto che morì, ma si è dovuto affermare che "Dio lo prese". Camminare con Dio, deve essere il nostro più grande desiderio, avvicinarsi a Lui nella preghiera, affidarci a Lui per compiere le opere che ci ha preparato e sperare in Lui fino all'ultimo giorno della nostra esistenza terrena è quello che dobbiamo fare con invincibile entusiasmo. Così noi scopriremo la realtà delle parole "Certo, beni e bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella casa del Signore per lunghi giorni" (Salmo 23:6). I giorni che Enoc ha passato sulla terra sono stati un nulla se paragonati a quelli che egli trascorrerà "nella casa dell'Eterno". La stessa esperienza spetterà a noi se come Lui decidiamo di "camminare con Dio".

Il riscatto dell'anima sua è troppo alto, e il denaro sarà sempre insufficiente (Salmo 49:8)

IL PREZZO PIÙ ALTO

L'intera Parola di Dio insiste nell'insegnare la necessità del sacrificio espiatorio di Cristo per la salvezza dell'uomo. Il versetto di oggi ci invita a riflettere su questa verità: "L'uomo non può salvarsi da solo". Anticamente in Israele c'era la possibilità di riscattare gli uomini che erano caduti in schiavitù. Il "Redentore" doveva avere le seguenti, indispensabili, caratteristiche: essere parente stretto; possedere il prezzo di riscatto; avere la volontà di riscattare. L'antica descrizione del "Goel" non era altro che l'annuncio profetico del Salvatore Gesù Cristo. Venuto dal cielo, con l'incarnazione Egli è diventato "parente stretto degli uomini". Oltre a questo, Gesù ha dimostrato di possedere una vita santa da offrire quale prezzo di riscatto per i peccatori e ha dichiarato "io depongo la mia vita. Nessuno me la toglie, ma la depongo da me", dimostrando di avere un solo scopo e una sola volontà, quella di riscattare l'anima dell'uomo. Per noi uomini "il riscatto dell'anima era troppo caro", ma Dio, mandando il Suo Figliolo a morire sulla croce, ha pagato quel prezzo altissimo che apre la prigione del peccato e ci lascia andare liberi.

Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce; e si gettò ai piedi di Gesù con la faccia a terra, ringraziandolo (Luca Luca 17:15,16)

IL PIÙ GRANDE MIRACOLO

Molte persone hanno seguito Gesù soltanto per breve tempo, si sono avvicinati a Lui per trovare risposta ai loro bisogni materiali per poi andarsene lontani dalla grazia di Dio. Un giorno Gesù, parlando con alcuni di loro disse: "Voi mi cercate, non perché avete visto dei segni miracolosi, ma perché avete mangiato dei pani e siete stati saziati" (Giovanni 6:26). La storia dei dieci lebbrosi, miracolosamente guariti dalla loro triste condizione, è emblematica per illustrare questo comportamento che continua a caratterizzare gli uomini nel nostro tempo. Dopo la guarigione di questi uomini, infatti, soltanto uno di loro decise di tornare al Signore con tutto il suo cuore e per tutta la sua vita. Gesù, rivolgendosi a quest'uomo, pose delle domande ai presenti ed anche a noi: "I dieci sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove? Non si è trovato nessuno che sia tornato per dar gloria a Dio tranne questo straniero?" Se sei stato beneficiato dalla grazia divina, se la potenza del Signore ha compiuto un miracolo nella tua vita, seguiLo con gratitudine, per scoprire che non c'è cammino migliore di questo, che essere "salvati per l'eternità" è il più grande miracolo.

Signore, poni una guardia davanti alla mia bocca, sorveglia l'uscio delle mie labbra (Salmo 141:3)

DIO PUÒ FARLO

Nessun uomo può controllare la propria lingua: "Ogni specie di bestie, uccelli, rettili e animali marini si può domare, ed è stata domata dalla razza umana; ma la lingua, nessun uomo la può domare" (Giacomo 3:7, 8). Se c'è qualcosa di cui quelli intorno a noi hanno bisogno oggi è di ascoltare parole buone, che "conferiscono grazia a chi le ascolta", parole che provengono da un cuore ripieno dell'amore di Dio, parole illuminanti e incoraggianti in grado di squarciare le tenebre che opprimono i cuori, parole opportune che arrivano al momento giusto, producendo il giusto effetto. Spesso, per esperienza personale, scopriamo che, come tutti, con facilità sbagliamo nel parlare. Il salmista, resosi conto di quanto fosse difficile controllare il suo parlare, sentiva il bisogno di essere aiutato e chiedeva a Dio di porre "una guardia all'uscio della sua bocca". Egli aveva il desiderio di non offendere, di non ferire, di non danneggiare gli altri con le sue parole. Possa la stessa preghiera del salmista essere la nostra, così da avere la gioia di essere usati da Dio, dando a tutti quelli intorno a noi la parola di cui hanno bisogno, che è sempre quella che Dio può metterci nel cuore per loro.

Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno (Romani 8:28)

LA MANO ESPERTA DI DIO

Anticamente in Palestina si coltivavano i sicomori. Il frutto di questo grosso albero è simile a quello del fico, ma a differenza di quest'ultimo, che matura senza interventi esterni, quello del sicomoro necessità di una incisione, di solito operata dalla mano esperta del coltivatore nel tempo propizio. L'incisione del frutto può risultare strana all'occhio della persona inesperta, ma è necessaria alla buona riuscita del raccolto. Molte volte, nel cammino cristiano, attraversiamo circostanze che non avremmo mai voluto incontrare, le quali mettono a dura prova la fiducia nella benevolenza divina. In esse ci sentiamo "incisi", come il frutto del sicomoro, e non riusciamo a capire il perché di certe situazioni che ci feriscono. Tuttavia, proprio i momenti più drammatici e oscuri della tua vita possono rivelarsi i più propizi per far spazio nel cuore a questa meravigliosa promessa del Signore e sperimentare la gloria di Dio. Potrai realizzare come anche "le incisioni", se sono operate dalla benigna e sapiente mano del Signore, benché spesso siano strane agli occhi degli uomini, servono sempre affinché il frutto della nostra fede giunga a piena maturazione.

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