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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

"Eppoi venite, e discutiamo assieme, dice l'Eterno; quand'anche i vostri peccati fossero come lo scarlatto, diventeranno bianchi come la neve." (Isaia 1:18)

VENITE E DISCUTIAMO ASSIEME

L'uomo, per natura, è disinteressato a Dio, vive lontano da Lui e pensa a tutt'altro tranne che al Signore. I suoi desideri e i suoi interessi sono volti verso ciò che è vano, aleatorio, alla ricerca dei propri interessi e basta. Il Signore, invece, è interessato a ciascun uomo perché lo ama, lo cerca e si rivela come Colui che vuole operare nella vita di si accosta a Lui. Devi in quest'oggi fermare i tuoi passi e riconoscere il tuo bisogno di Dio (cfr. Salmo 46:10), puoi "discutere" con Lui, confidarti con Lui, confessare il tuo peccato, le tue difficoltà, ogni tuo bisogno; forse fino ad ora non lo hai mai fatto! Realizzerai che Cristo Gesù, per mezzo del Suo sangue, può cancellare il tuo peccato e purificarti d'ogni colpa e donarti la vita eterna; dopodiché, una volta suo figli, godrai ogni giorno le Sue benedizioni, e voi ? "mangerete i prodotti migliori del paese" (Isaia 1:19); godrai ciò che è veramente buono; l'aiuto del Signore, il Suo amore, la Sua grazia. Oggi, a te la scelta, o rimanere tra coloro che non credono in Dio, che non si preoccupano di andare a Lui, o se vi credono vivono come se non esistesse, o accogliere il Suo invito e decidere di andare e discutere con Lui e sperimentare le Sue infinite ricchezze.

 

"Gesù, vedutolo che giaceva e sapendo che già da gran tempo stava così, gli disse: Vuoi essere risanato? L'infermo gli rispose: Signore, io non ho alcuno?" (Giovanni 5:6-7)

SE VUOI, PUOI AVERE GESÙ

Chissà quante volte ti sei sentito solo, in grande bisogno, in una situazione che dura ormai da anni e nessuno, fino ad oggi, ha potuto fare nulla per te. I pensieri che riempiono il tuo cuore sono forse come quelli di quell'uomo che incontrò Gesù? E cioè: sono rimasto solo, non ho qualcuno con cui confidarmi, nessuno comprende veramente il mio dolore, nessuno è disposto ad aiutarmi, tutti cercano di evitarmi e passarmi oltre. Ebbene la notizia meravigliosa del Vangelo è che Gesù vede il tuo cuore, come aveva visto quel malato, la sua sofferenza, e fu mosso a compassione per lui; conosce cosa ti sta affliggendo, il peso del peccato, le situazioni della tua vita, nello stesso modo con cui sapeva che quell'uomo da gran tempo stava così. Non soltanto il Signore vede e conosce tutto di te, Egli desidera operare nella tua vita; ti rivolge ancora la stessa domanda che rivolse quel giorno: vuoi essere guarito; nello spirito, innanzitutto, liberandoti definitivamente dalla schiavitù del peccato; nell'animo, donandoti quella pace che è frutto della sua presenza e che soltanto Lui può donare; nel corpo, operando con la sua potenza risolvendo ciò che altri non han potuto fare. Non un uomo, non una religione; se vuoi puoi avere Gesù nella tua vita, invocaLo e con fede digli: "Si Signore, voglio essere sanato".

 

"Absalon faceva così con tutti quelli d'Israele che venivano dal re per chieder giustizia; e in questo modo Absalon rubò il cuore della gente d'Israele." (II Samuele 15:6)

NON FARTI RUBARE IL CUORE

Absalon si ribellò al re Davide, ribellione dovuta ad uno smisurato desiderio di potere e di successo; ribellione che generò in lui sentimenti di odio, di vendetta, di violenza. Egli voleva il controllo sul popolo e fece di tutto per raggiungere il suo scopo. Con le sue lusinghe, le sue adulazioni, con promesse che non avrebbe mai mantenuto, riuscì a conquistare la fiducia e la stima della gente; riuscì a rubare il suo cuore. La tua vita è preziosa per il Signore, Egli vuole che tu gli appartenga, non permettere pertanto che il peccato, le cose effimere di questo mondo, i piaceri della vita, facciano di te ciò che Absalon fece con il popolo. Non farti rubare il cuore da uno che si spaccia re, ma che non è re; dona invece il tuo cuore al re dei Re, Cristo Gesù; Egli non vuole approfittare della tua vita come invece desiderava fare Absalon, ma vuole salvarti, benedirti, farti gustare ogni giorno il Suo amore e la Sua presenza. Molti volsero il cuore verso Absalon, ma vi furono anche di quelli che non si lasciarono ingannare, sapevano che il vero re era Davide e rimasero fedeli a lui (cfr. II Samuele 15:15). Sia la tua decisione quella dei discepoli di Gesù, quando di fronte a tanti che lo abbandonarono dissero: "Signore da chi ce ne andremmo noi, tu hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto? in te".

 

"Io conosco le tue opere. Ecco, io ti ho posta dinanzi una porta aperta, che nessuno può chiudere, perché pur avendo poca forza, hai serbata la mia parola, e non hai rinnegato il mio nome." (Apocalisse 3:8)

UNA PORTA APERTA

Un muro invalicabile separa l'uomo da Dio. Il peccato ha generato inimicizia con il Signore e tiene l'uomo lontano da lui. Puoi percorre in lungo e in largo questo muro, non vi troverai via d'accesso, non lo potrai demolire con nessuna opera buona, nessuna religione possiede i mezzi per fartelo oltrepassare. Ma Dio, nel Suo infinito amore, ha voluto aprire una porta in questo muro, essa è una sola: Cristo Gesù (cfr. Giovanni 10:7). Se desideri conoscere il Signore, se hai bisogno del Suo aiuto, se vuoi avere comunione con Lui, sappi che Egli ti ha posta dinanzi una porta aperta, il Suo Figlio Gesù il quale sta aspettando che tu entri; o lo fai o resterai fuori! L'unico che apre questa porta è Colui che è stato immolato per il peccatore, nessun altro ha questo potere e tantomeno Egli ha delegato altri a farlo. Passare per essa significa essere salvati, godere una vita ricca delle sue benedizioni (cfr. Giovanni 10:10), avere accesso nella vita eterna dopo la morte. Come ogni porta separa due ambienti, passare per essa vuol dire anche lasciare qualcosa per ricercane altre; la vecchia vita che Dio non gradisce per abbracciare quella nuova da Lui donata; cercare fedeltà e ubbidienza, aspettare con gioia la prossima venuta di Gesù. Cristo è la porta che Dio ti ha posta dinanzi, accettaLo e troverai salvezza.

 

"Il cuore di lui non appartenne tutto quanto all'Eterno, al suo Dio, come aveva fatto il cuore di Davide suo padre." (I Re 11:4)

APPARTENERE AL SIGNORE

Salomone, colui che aveva scritto "custodisci il tuo cuore più di ogni altra cosa", non seppe, per un periodo della sua vita, vigilare sul suo. Il Signore voleva da Salomone, e da ciascuno di noi oggi, che il nostro cuore gli appartenga interamente. Un cuore non appartiene al Signore quando è ancora legato al peccato, alla vecchia vita; quando è ancora dominato soltanto da passioni e desideri materiali e non spirituali, quando non si trova in esso il desiderio di fare la volontà di Dio. Non soltanto dobbiamo appartenere interamente al Signore, ma bisogna servirlo interamente, adoperarsi per compiere il Suo volere. Salomone costruì un meraviglioso tempio impiegando sette anni, ma ne impiegò tredici per costruire la sua casa, fu soddisfatto di quanto fece nel passato senza curarsi di ciò che Dio gli chiedeva nel presente. Infine notiamo che Salomone non si consacrò totalmente al Signore, non custodì tutte le ricchezze spirituali che Dio gli aveva donato, non curò sufficientemente quel patrimonio di vera e concreta consacrazione spirituale. Se la tua vita e il tuo cuore non appartengono interamente a Cristo, avrai fallito; se non lo servi con tutto il cuore non ti verrà mai detto da Lui "bene hai fatto mio servo fedele"; se non ti consacri interamente a Lui, perderai quanto di buono Egli ti ha donato.

 

"Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso l'Eterno, spererò nell'Iddio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà." (Michea 7:7)

RACCOGLIERE ANCORA

Il profeta descrive uno scenario molto triste e di una attualità sorprendente. La dove c'erano frutti, non ve sono più, è stato raccolto tutto; vorremmo essere cibati, ma ogni frutto è stato già preso; cerchiamo conforto dagli altri, ma non c'è; anche le persone più care che dovrebbero aiutarci spesso deludono. Quante volte guardandoci attorno notiamo mancanza di moralità, di giustizia, di pace, di amore, ecc., siamo così portati ad affermare che non c'è più nulla di buono. Ma ancora una volta la Scrittura ci mostra che Dio è fonte di grazia inesauribile e che in Lui troviamo tutto ciò che può soddisfarci appieno. Il profeta afferma: "Quanto a me?". Innanzitutto occorre andare a Lui senza guardare a ciò che accade attorno e quello che gli altri fanno, una scelta che deve essere personale. Egli, inoltre, aggiunge che spererà in Dio il quale non lo deluderà a differenza di chi si aspetta l'aiuto dall'uomo, perché il Signore non delude coloro che confidano in Lui. Infine, vi è la certezza che Dio ascolta perché Egli è buono, fedele, perché Egli non tratta chi si accosta a Lui secondo i meriti, ma per grazia. Se guardandoti attorno non vedi nulla di buono, sappi che ai piedi di Cristo vi è abbondanza di benedizione.

 

"Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce." (Giona 2:3)

Il SIGNORE RISPONDE

Il Signore parlò a Giona, gli chiese di adempiere la sua volontà, gli promise sostegno e aiuto, forza, guida durante il cammino. Le cose però andarono diversamente perché Giona rifiutò di dare ascolto alla parola del Signore e diresse i suoi passi, la sua vita, il suo futuro nella direzione opposta al volere di Dio, andò "lontano dalla presenza del Signore". A causa di questa sua ribellione si trovò ad affrontare ciò che non avrebbe mai voluto, tantomeno immaginato; egli toccò letteralmente il fondo. Fu allora che si ricordò del Signore, riconobbe il proprio peccato senza colpevolizzare Dio di quanto gli stava accadendo, era consapevole della gravità dell'essere lontano dal Signore, il suo desiderio fu quello di avere nuovamente comunione con Dio ed elevò una preghiera con la certezza che Dio l'avrebbe udita: "Io mi sono ricordato del Signore; e la mia preghiera è giunta fino a te" (Giona 2:8). Ancora oggi l'uomo cerca di fuggire dal Signore, di agire secondo i propri pensieri e tutto questo produce non soltanto insoddisfazione, ma lo porta a vivere sempre più in basso e spesso a toccare il fondo; cosa fare allora? Una preghiera fatta con fede accompagnata da un sincero ravvedimento certamente raggiungerà il trono della grazia di Dio il quale farà seguire una pronta risposta e soluzione.

 

"L'Eterno ha udita la mia supplicazione, l'Eterno accoglie la mia preghiera." (Salmo 6:9)

IL SIGNORE MI ACCOGLIE

Non c'è nulla di più confortante del fatto di sapere che Dio ci ascolta sempre. Nessuna parola che rivolgiamo a Lui in preghiera e con fede cade nel vuoto. Il Signore ascolta la nostra supplica e accoglie, riceve, conserva la nostra preghiera. Tutto ciò non è dovuto ai nostri meriti, ma grazie all'opera di grazia di Cristo Gesù. Innanzitutto Egli accoglie la nostra lode, lode che scaturisce da un cuore che ha creduto in Lui e da una bocca che Lo riconosce come Signore (cfr. Romani 10:9); lode che sale a Dio come un profumo di odor soave. Per la Sua grazia, Egli accoglie anche le nostre richieste; ogni difficoltà, ogni necessità, ciò che ci affligge, possiamo confidare tutto al Signore con la certezza che quando, coloro che temono il Signore parlano, il Suo orecchio è attento alle loro parole, e un libro è scritto per conservarle (cfr. Malachia 3:16). Infine, il Signore è Colui che raccoglie le nostre lacrime nei suoi otri, ognuna di esse è nel suo registro (cfr. Salmo 56:8); nessuna lacrima versata davanti a Lui e lasciata cadere a terra, anche le più nascoste, le più segrete, quelle che nessuno vede perché sono nell'intimo del cuore; quelle lacrime che sono il risultato di un fallimento, della debolezza, della solitudine, di qualche amarezza. Quale conforto sapere che il Signore mi accoglie!

 

"Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada?" (Romani 8:35)

ANCORATI ALL'AMORE DI CRISTO

Dio non sempre ci preserva dalle difficoltà, ma ci dice: io sarò con te nella distretta. Le prove che si abbattono sull'uomo durante la sua vita non potranno mai essere tanto terribili da arrivare a privarlo dell'amore di Dio e della sua relazione con Lui. Paolo dice che "in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori" (Romani 8:37). Non parla di cose immaginarie, ma di prove concrete e attuali, e lo siamo non per abilità o coraggio, né per null'altro se non per il fatto che in quelle prove Cristo ci terrà uniti e stretti a Lui. "Sarà forse la tribolazione??"; La tribolazione non è mai piacevole, e potrà pure abbattersi su te con violenza, snervandoti, affaticandoti, ma non potrà mai separarti dall'amore di Dio. "Sarà la distretta??"; l'amore di Dio non si scosterà da te quando affronti situazioni in cui sembra non esserci giustizia, e tutto sembra indicarti che esso è menzogna. "Sarà la fame??"; puoi arrivare a toccare il fondo, ma anche allora puoi essere certo che Dio ti ama, non ti abbandona. Accade qualcosa di veramente straordinario nella vita di chi si tiene ancorato all'amore di Dio, anche quando tutto sembra smentire le sue caratteristiche. La logica va messa a tacere di fronte a situazioni di questo genere, la sola spiegazione è "l'amore di Dio in Cristo Gesù"

 

"Noi siamo senza forza, di fronte a questa gran moltitudine che s'avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su te!" (II Cronache 20:12)

QUANDO NON SAI COSA FARE

Popoli forti e potenti, abili e spietati, stavano movendo guerra ad Israele e al re Giosafat. Una gran difficoltà al punto che Giosafat ebbe paura; paura di soccombere, di non farcela, paura del suo futuro e di chi gli stava accanto. Di fronte ad un così gran problema Giosafat fa l'unica cosa che ogni credente dovrebbe fare: "Si dispose a cercare il Signore ? e implorare il Suo aiuto" (II Cronache 20:3-4). Elevò una sentita preghiera che si conclude con un'insolita affermazione, almeno per un re: "Non sappiamo che fare". Il segreto per riportare la vittoria è quando ricorriamo a Dio e riconosciamo la poca forza a nostra disposizione, che ogni nostra abilità è poca cosa di fronte a situazioni che soltanto Dio può risolvere. Non soltanto Giosafat riconobbe la sua debolezza, ma confessò a Dio la sua incapacità. Quando dici a Dio di non avere speranza e capacità, scoprirai che "Egli è specializzato nei casi senza speranza". Infine, il re prese la ferma decisione di tenere fisso il suo sguardo sul Signore e non sul nemico che avanzava. Dobbiamo smettere di guardare nella direzione sbagliata, cioè sull'uomo e sulle risorse terrene; "quanto a me", afferma il profeta, "io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nell'Iddio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà" (Michea 7:7).

 

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