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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

"Allora Gesù le disse: 'Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi'. E da quel momento sua figlia fu guarita." (Matteo 15:28)

UNA FEDE GRANDE

La donna cananea era stata elogiata dal Signore Gesù per la sua fede (v. 28). Il Maestro era stato meravigliato che una donna pagana, non appartenente al popolo d'Israele, aveva una grande fede. Cosa non riscontrata tra gli ebrei che conoscevano le profezie e aspettavano il Messia. Stiamo attenti a professare una fede nominale, formata soltanto di contenuti religiosi o di conoscenze teologiche, ma che davanti agli occhi di Dio è nulla, vuota e inefficace. La fede della donna cananea è grande perché invoca Gesù riconoscendolo Signore, Messia e Re, come avevano profetizzato tutti i profeti mandati da Dio al popolo d'Israele. Non soltanto, quando Gesù affermò che non era buono prendere il pane dei figli e darlo ai cagnolini. La donna dichiarò, che Gesù aveva detto bene, e si attribuì il titolo di cagnolino, cioè d'impuro, di peccatore, di colui che non ha nessun diritto davanti a Dio, ma può trovare misericordia presso la tavola del più grande Padrone: Gesù Cristo. Questa risposta portò Gesù ad affermare: "Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi". È così la tua fede?

 

"In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè ... Quando il popolo udì la legge separò ..." (Neemia 13:1, 3)

NON SOLO SEMPLICE LETTURA

La lettura della Legge di Mosè mise in luce quanto di non regolare veniva fatto all'interno del popolo di Dio, dal mantenimento degli oggetti sacri del Tempio ai matrimoni misti. Risultò efficace la semplice lettura della Parola di Dio, che fu seguita dall'ubbidienza da parte del popolo. Nel leggere la Parola di Dio non si possono che fare meravigliose scoperte, e non solo, saranno messi allo scoperto i peccati e le mancanze che l'uomo compie proprio perché trascura la Parola di Dio, la Bibbia. Questo episodio del tempo di Neemia suggerisce quanto sia importante non trascurare la lettura della Parola di Dio, la Bibbia. Nel Salmo 119, il salmista esaltava in questi termini la potenza della legge di Dio: "La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero" (Salmo 119:105). La lettura della legge di Mosè diede luce sui vari argomenti che erano trascurati. Non si trattò soltanto di una semplice lettura. Il popolo di Dio applicò volenterosamente la Parola di Dio, che fu, prima letta e udita, e subito dopo, applicata. Non basta soltanto leggere la Bibbia, è già un buon inizio, serve anche che venga messa in pratica. Questo è il tempo che si torni alla lettura e all'ubbidienza della Parola di Dio.

 

"E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù." (Filippesi 4:7)

PACE IMMENSA

Quante volte siamo stati presi da eventi improvvisi che hanno tolto la pace dentro i nostri cuori, a tal punto che la semplice funzione dello scrivere e del parlare ci è stata impedita. Le diverse situazioni, che s'incontrano nella vita, vengono a minacciare la mente e il cuore dell'uomo, a tal punto, da creare tempeste interiori. L'apostolo Paolo rivela il raggio d'azione della pace che Dio trasmette al credente. La pace di Dio è custode della mente e del cuore di chi confida in Dio. Hai bisogno di confidare nel Signore nelle tempeste che affronti. La pace di Dio riesce a calmare mente e cuore. Quante volte i pensieri sono stati in continua e frustante movimento, a tal punto, da toglierci il sonno, oppure, le tempeste che si verificano nel lago dei sentimenti del cuore, hanno prodotto turbamento e ci hanno condotto ad uno stato di agitazione e ansia. Caro lettore, devi sapere che Dio calma ogni tipo di tempesta perché dona la Sua pace. Difatti, solo Dio sa custodire la mente e il cuore dell'uomo, Egli agisce con la Sua pace, che supera ogni intelligenza andando oltre il ragionamento o la logica umana, nel senso che diventa inspiegabile e irraggiungibile secondo la ragione umana il Suo intervento, perché si realizza attraverso la fede. Arrendi interamente la tua vita in Dio ed avrai una pace immensa.

 

"Allora Maria, presa una libbra d'olio odorifero di nardo schietto, di gran prezzo, unse i piedi di Gesù." (Giovanni 12:3)

QUALE PROFUMO OFFRO A DIO?

Maria, la sorella di Lazzaro, come racconta Giovanni, offrì a Gesù una libbra d'olio profumato e "la casa fu ripiena di profumo". In questa casa Maria diede il suo profumo, ma anche Marta e Lazzaro contribuirono a spander un "buon profumo" per il Maestro. Marta stava offrendo un profumo particolare a Gesù: "Marta serviva" (v. 2). In tempi come i nostri dove si vuole soltanto esser serviti, Marta continua ad essere un esempio di discepolo, che offre il profumo di un servizio pratico a Gesù e agli altri commensali. Lazzaro spandeva il profumo della testimonianza: "Una gran folla di Giudei andarono non solo a motivo di Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti" (v. 9). La folla veniva a vedere Gesù e Lazzaro, il quale era stato riportato in vita. Egli testimoniava di quanto il Signore aveva compiuto nella sua vita. Si comprende che Lazzaro era un uomo di poche parole, ma la sua vita testimoniava più delle sue parole. Maria prese la cosa più preziosa che aveva, questa libbra di olio odorifero e la verso sui piedi di Gesù. Il suo gesto dimostra la sua totale e completa consacrazione a Dio. Oggi è fondamentale che ogni credente si chieda: "Quale profumo offro a Dio?"

 

"Sappiate discernere ciò che è impuro da ciò che è puro..." (Levitico 11:47)

CIBO SANO

Il capitolo undici del Levitico elenca con precisa selezione i cibi che si poteva e quello che non si doveva mangiare. Questa legge di Dio aveva lo scopo principale di mantenere la santità e perché no, la salute del popolo di Dio. Nel mettere in pratica la Sua Parola ogni credente si santifica: "Santificali nella verità, la tua parola è Verità" (Giovanni 17:17). Oggi, nell'epoca postmoderna, siamo costantemente invitati a consumare cibi sani, come vengono spesso pubblicizzati ed etichettati. Il credente per avere una salute spirituale e mantenere la sua santità, non soltanto deve mangiare dei cibi naturali, ma deve evitare tutto ciò che potrebbe risultare un danno per la sua salute spirituale. Lo scopo di tutto questo era principalmente quello di "discernere". Sappiamo, anche noi, discernere, selezionare ciò che è sano da tutto ciò che invece potrebbe causare intossicazione, contaminazione e morte. Per mantenere la propria salute spirituale e fisica abbiamo bisogno della Parola di Dio che ci guida al cibo sano!

 

"Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano." (Luca 24:15, 16)

OCCHI CHIUSI

I due discepoli di Emmaus ritornavano a casa nel giorno in cui Gesù era risorto. Essi tornavano pieni di delusione, di tristezza e di sconforto. Il nocciolo della loro conversazione era il fatto che Gesù era morto. Il loro occhi si erano fermati alla morte di Gesù, non avevano nemmeno preso in considerazione la notizia riportata dalle donne (Luca 24:22). Questi due discepoli, come tutti gli altri, rimasero increduli alla notizia che Gesù era risorto dalla morte (cfr. Giovanni 20:1-10). La prova evidente della loro incredulità era data dal fatto che quando Gesù si accostò a loro, durante il cammino, non lo riconobbero e lo presero per uno straniero. I due discepoli di Emmaus avevano gli "occhi chiusi" perché non riconoscevano il Maestro. Quante volte certe situazioni hanno pesato sulla tua vita rendendoti completamente pessimista sulla realtà e sulla presenza di Dio al tuo fianco. Gesù può ridarti speranza, può aprire i tuoi occhi, come fece con i discepoli di Emmaus: "Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero" (v. 31). Caro lettore, non continuare a camminare con "occhi chiusi". Permetti a Gesù di aprirti gli occhi attraverso la Sua Parola. Così, uscirai dalle tenebre e ammirerai la luce della risurrezione di Cristo. Gesù è la tua Speranza!

 

"Vieni, e troviamoci assieme in uno dei villaggi della valle di Ono. Or essi pensavano a farmi del male. E io inviai loro dei messi per dire: Io sto facendo un gran lavoro, e non posso scendere." (Neemia 6:2, 3)

NON POSSO SCENDERE

Erano in corso i lavori della ricostruzione delle mura di Gerusalemme. Neemia, servo di Dio, era impegnato in quest'opera di ricostruzione, quando gli venne riferito l'invito di Samballat e Ghescem, di trovarsi in un villaggio della valle di Ono (v. 2). Neemia rispose: "Non posso scendere"! Motivando il suo rifiuto perché stava facendo "un gran lavoro" (v. 3). Neemia rifiutò quell'invito, per diversi motivi. Prima di tutto Neemia non voleva lasciare la posizione dignitosa che il Signore gli aveva concessa, quella di essere un Suo servo. Il credente non può trascurare il servizio cristiano, scendendo nella "valle" pericolosa di questo mondo. Poi perché l'opera che si stava compiendo si doveva condurre a termine. Neemia dimostrava fedeltà al servizio, con il fatto di non abbandonarlo, come Gesù affermò: "Nessuno che abbia messo la mano all'aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio" (Luca 9:62). Infine, Neemia comprese che si trattava di una trappola. Il credente deve avere quella saggezza che gli permetta di discernere le trappole dell'avversario. Anche noi, oggi possiamo rispondere: "Non posso scendere!"

 

"Il gran coppiere però non si ricordò di Giuseppe, ma lo dimenticò." (Genesi 40:23)

DIO NON DIMENTICA

Che tristezza quando abbiamo chiesto aiuto agli uomini e ci siamo accorti che ci hanno dimenticato. Stai vivendo una tale situazione, come quella di Giuseppe che chiese aiuto al coppiere: "Ricordati di me, quando sarai felice" (Genesi 40:14). Il coppiere, una volta uscito dalla prigione, dimenticò Giuseppe e la sua richiesta. Se il coppiere l'aveva dimenticato, Dio non aveva dimenticato né Giuseppe e nemmeno, le promesse fatte al Suo servo (cfr. Genesi 37:5-11). Spesso si affrontano circostanze o situazione, dove ogni uomo, si trova da solo e dimenticato dai suoi simili. Sappi, caro lettore, che il Signore non dimentica coloro che gli appartengono: "Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, ? Anche se le madri dimenticassero, non io dimenticherò te" (Isaia 49:15). Le richieste che rivolgi agli uomini vengono dimenticate, ma quelle che elevi a Dio, non saranno mai dimenticate. Il ladrone sulla croce disse: "Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!" (Luca 23:42). Quella preghiera non fu dimenticata, trovò immediata risposta: "Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso" (Luca 23:43). Dio si ricorda di coloro che chiedono il Suo aiuto.

 

"Nella mia angoscia ho invocato il Signore, ed egli mi ha risposto." (Salmo 120:1)

INVOCARE DIO

Il salmo 120 fa parte di una serie di salmi che vengono definiti: "I salmi dei pellegrini". Erano gli inni che accompagnavano il viaggio degli ebrei verso la città di Gerusalemme, in ricorrenza delle feste levitiche. Questo salmo presenta in particolare l'invocazione: "Nella mia angoscia ho invocato il Signore". La causa dell'angoscia del salmista è rivelata nel secondo versetto: "Signore, libera l'anima mia dalle labbra bugiarde". Il salmista era vittima della bugia, della menzogna e della frode. L'angoscia esprime quei momenti della vita dove l'uomo affronta per delle situazioni di grande difficoltà e cause sono di diversa natura. In questi momenti particolari si può invocare Dio. Il salmista chiese aiuto al Signore. Questa è l'invocazione! Chiedere soccorso, aiuto, liberazione a Dio, che ha ogni soluzione. L'invocazione è un atto di fede, di fiducia riposta in Dio, che continua a promettere: "Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai" (Salmo 50:15). Se vivi momenti di particolare angoscia, hai la possibilità di rivolgere la tua preghiera a Dio, che ascolta e risponde al tuo grido d'aiuto.

 

"Allora Pietro si avvicinò e gli disse: 'Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?' E Gesù a lui: 'Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette'." (Matteo 18:21, 22)

PERDONARE SECONDO DIO

La domanda di Pietro: "Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?", era impregnata di auto sufficienza, auto compiacimento e di vanto umano. Pietro affermando di perdonare per sette volte il suo fratello era convito di soddisfare il Signore Gesù. Il metro di Pietro era umano, mentre la risposta di Gesù: "fino a settanta volte sette" rivela il principio di Dio nell'esercitare il perdono. La misericordia umana arriva fino a "sette", quella di Dio è immensa arriva a "settanta volte sette". Caro lettore, dinanzi alla Grazia di Dio spesso si commette un errore, quello di pensare che Dio non possa perdonare il peccatore. Il pensiero che Dio non possa perdonare è un vecchio gioco dell'avversario, del diavolo, che cerca di allontanare l'uomo dal grande e immenso amore di Dio. L'invito di Dio è ancora oggi efficace e valido: "Poi venite, e discutiamo», dice il Signore: ?Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana'" (Isaia 1:18). Nel realizzare il perdono di Dio si riuscirà a perdonare gli altri: "Come il Signore vi ha perdonato, fate anche voi" (Colossesi 3:13).

 

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