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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

In quel tempo si lesse in presenza del popolo il libro di Mosè ... Quando il popolo udì la legge, separò da Israele tutti gli stranieri (Neemia 13:1, 3)

NON SOLO SEMPLICE LETTURA

La lettura della Legge di Mosè mise in luce quanto di non regolare veniva fatto all’interno del popolo di Dio. Risultò efficace la semplice lettura della Legge, che fu seguita dall’ubbidienza da parte del popolo. Nel leggere la Bibbia non si possono che fare meravigliose scoperte, e non solo, saranno messi allo scoperto i peccati e le mancanze che l’uomo compie proprio perché trascura la Parola di Dio. Questo episodio del tempo di Neemia suggerisce quanto sia importante non trascurare la lettura della Sacra Scrittura. Il salmista afferma: “La tua parola è una lampada al mio piede e una luce sul mio sentiero” (Salmo 119:105). La lettura della legge di Mosè diede luce sui vari argomenti che erano trascurati. Non si trattò soltanto di una semplice lettura. Il popolo di Dio applicò volenterosamente la Parola di Dio, che fu, prima letta e udita, e subito dopo, applicata. Non basta soltanto leggere la Bibbia, serve anche che venga messa in pratica. Possa ciascuno di noi leggere e ubbidire alla Parola di Dio.

E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù (Filippesi 4:7)

VERA PACE

Quante volte siamo stati presi da eventi improvvisi che hanno tolto la pace dentro i nostri cuori, a tal punto che la semplice funzione dello scrivere e del parlare ci è stata impedita. Le diverse situazioni, che s’incontrano nella vita, vengono a minacciare la mente e il cuore dell’uomo, a tal punto, da creare tempeste interiori. L’apostolo Paolo rivela il raggio d’azione della pace che Dio trasmette al credente. Essa è custode della mente e del cuore di chi confida in Dio. Hai bisogno di confidare nel Signore nelle tempeste che affronti. La pace di Dio riesce a calmare mente e cuore. Quante volte i pensieri sono stati in continua e frustante movimento a tal punto, da toglierci il sonno oppure, le tempeste che si verificano nel lago dei sentimenti del cuore hanno prodotto turbamento e ci hanno condotto ad uno stato di agitazione e ansia. Caro lettore, devi sapere che Dio calma ogni tipo di tempesta perché dona la Sua pace. Arrendi interamente la tua vita in Dio ed avrai una pace immensa.

Sappiate discernere ciò che è impuro da ciò che è puro (Levitico 11:47)

CIBO SANO

Il capitolo undici del Levitico elenca con precisa selezione i cibi che si poteva e quello che non si doveva mangiare. Questa legge di Dio aveva lo scopo principale di mantenere la santità e la salute del popolo di Dio. Nel mettere in pratica la Sua Parola ogni credente si santifica. Oggi, nell’epoca postmoderna, siamo costantemente invitati a consumare cibi sani, come vengono spesso pubblicizzati ed etichettati. Il credente per avere una salute spirituale e mantenere la sua santità, non soltanto deve mangiare dei cibi naturali, ma deve evitare tutto ciò che potrebbe risultare un danno per la sua salute spirituale. Lo scopo di tutto questo era principalmente quello di “discernere”. Sappiamo, anche noi, discernere, selezionare ciò che è sano da tutto ciò che invece potrebbe causare intossicazione, contaminazione e morte. Per mantenere la propria salute spirituale e fisica abbiamo bisogno della Parola di Dio che ci guida al cibo sano!

Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù stesso si avvicinò e cominciò a camminare con loro. Ma i loro occhi erano impediti a tal punto che non lo riconoscevano (Luca 24:15, 16)

OCCHI CHIUSI

I due discepoli di Emmaus ritornavano a casa pieni di delusione. Il nocciolo della loro conversazione era il fatto che Gesù era morto. Il loro occhi si erano fermati alla morte di Gesù, non avevano nemmeno preso in considerazione la notizia riportata dalle donne. Come tutti gli altri rimasero increduli alla notizia che Gesù era risorto dalla morte. La prova evidente della loro incredulità era data dal fatto che quando Gesù si accostò a loro, durante il cammino, non lo riconobbero e lo presero per uno straniero. I due discepoli avevano gli “occhi chiusi” perché non riconoscevano il Maestro. Quante volte certe situazioni hanno pesato sulla tua vita rendendoti completamente pessimista sulla realtà e sulla presenza di Dio al tuo fianco. Gesù può ridarti speranza, può aprire i tuoi occhi, come fece con i discepoli di Emmaus: “Allora i loro occhi furono aperti e lo riconobbero” (v. 31). Caro lettore, non continuare a camminare con “occhi chiusi”, permetti a Gesù di aprirti gli occhi attraverso la Sua Parola.

Vieni, e troviamoci assieme in uno dei villaggi. Io risposi: "Sto facendo un gran lavoro, e non posso scendere da voi" (Neemia 6:2, 3)

NON POSSO SCENDERE

Erano in corso i lavori della ricostruzione delle mura di Gerusalemme. Neemia, servo di Dio, era impegnato in quest’opera di ricostruzione, quando gli venne riferito l’invito di trovarsi in un villaggio della valle di Ono. Neemia rispose: “Non posso scendere" perché stava facendo “un gran lavoro”. Neemia non voleva lasciare la posizione dignitosa che il Signore gli aveva concessa, quella di essere un Suo servo. Il credente non può trascurare il servizio cristiano, scendendo nella “valle” pericolosa di questo mondo. Poi perché l’opera che si stava compiendo si doveva condurre a termine. Neemia dimostrava fedeltà al servizio, con il fatto di non abbandonarlo, come Gesù affermò: “Nessuno che abbia messo la mano all’aratro e poi volga lo sguardo indietro, è adatto per il regno di Dio” (Luca 9:62). Neemia comprese che si trattava di una trappola. Il credente deve avere quella saggezza che gli permetta di discernere le trappole dell’avversario. Anche noi, oggi possiamo rispondere: “Non posso scendere!”

Il gran coppiere però non si ricordò di Giuseppe e lo dimenticò (Genesi 40:23)

DIO NON DIMENTICA

Che tristezza quando abbiamo chiesto aiuto agli uomini e ci siamo accorti che ci hanno dimenticato. Stai vivendo una tale situazione, come quella di Giuseppe che chiese aiuto al coppiere: “Ricordati di me, quando sarai felice” (Genesi 40:14). Il coppiere, una volta uscito dalla prigione, dimenticò Giuseppe e la sua richiesta. Spesso si affrontano circostanze o situazione, dove ogni uomo, si trova da solo e dimenticato dai suoi simili. Sappi, caro lettore, che il Signore non dimentica coloro che gli appartengono: “Una donna può forse dimenticare il bimbo che allatta, … Anche se le madri dimenticassero, io non dimenticherò te” (Isaia 49:15). Le richieste che rivolgi agli uomini vengono dimenticate, ma quelle che elevi a Dio, non saranno mai dimenticate. Il ladrone sulla croce disse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno!” (Luca 23:42). Quella preghiera non fu dimenticata, trovò immediata risposta: “Io ti dico in verità, oggi tu sarai con me in paradiso” (Luca 23:43). Dio si ricorda di coloro che chiedono il Suo aiuto e si affidano a Lui con fede.

Nella mia angoscia ho invocato il Signore, ed egli mi ha risposto (Salmo 120:1)

INVOCARE DIO

Il salmo 120 fa parte di una serie di salmi che vengono definiti: “I salmi dei pellegrini”. Questo salmo presenta in particolare l’invocazione: “Nella mia angoscia ho invocato il Signore”. La causa dell’angoscia del salmista è rivelata nel secondo versetto: “Signore, libera l’anima mia dalle labbra bugiarde”. Il salmista era vittima della bugia, della menzogna e della frode. L’angoscia esprime quei momenti della vita dove l’uomo affronta per delle situazioni di grande difficoltà e cause sono di diversa natura. In questi momenti particolari si può invocare Dio. Il salmista chiese aiuto al Signore. Questa è l’invocazione! Chiedere soccorso, aiuto, liberazione a Dio, che ha ogni soluzione. L’invocazione è un atto di fede, di fiducia riposta in Dio, che continua a promettere: “Invocami nel giorno della sventura; io ti salverò, e tu mi glorificherai” (Salmo 50:15). Se vivi momenti di particolare angoscia, hai la possibilità di rivolgere la tua preghiera a Dio, che ascolta e risponde al tuo grido d’aiuto.

Allora Pietro si avvicinò e gli disse: "Signore, quante volte perdonerò mio fratello se pecca contro di me? Fino a sette volte?" E Gesù a lui: "Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette" (Matteo 18:21, 22)

PERDONARE SECONDO DIO

La domanda di Pietro era di auto compiacimento e di meriti umani. Il suo metro era umano, mentre la risposta di Gesù: “Fino a settanta volte sette” (vale a dire sempre) rivela il principio di Dio nell'esercitare il perdono. La misericordia umana arriva fino a “sette”, quella di Dio è immensa, è infinita. Caro lettore, dinanzi alla Grazia di Dio spesso si commette un errore: quello di pensare che Dio non possa perdonare il peccatore. Il pensiero che Dio non possa perdonare è un vecchio inganno dell’avversario, del diavolo, che cerca di allontanare l’uomo dal grande e immenso amore del Signore. L’invito di Dio è ancora oggi efficace e valido: “Poi venite, e discutiamo», dice il Signore: ‘Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve; anche se fossero rossi come porpora, diventeranno come la lana’” (Isaia 1:18). Nel realizzare il perdono di Dio si riuscirà a perdonare gli altri: “Come il Signore vi ha perdonato, fate anche voi” (Colossesi 3:13).

Chiunque avrà fatto la volontà del Padre mio, che è nei cieli, mi è fratello e sorella e madre (Matteo 12:50)

FRATELLI DI GESÙ

Gesù stava insegnando alle folle quando giungono i Suoi parenti, la madre, i fratelli e le sorelle. La presenza dei Suoi parenti offrì al divino Maestro l’occasione per affermare che il vero vincolo di parentela con il Figlio di Dio non è basato da legami affettivi, naturali, ma mediante la fede in Dio. Il messaggio dell’Evangelo rivela che tutti gli uomini sono creature di Dio, ma per diventare figli di Dio è necessario ricevere per fede Gesù: “Ma a tutti quelli che l’hanno ricevuto egli ha dato il diritto di diventar figli di Dio: a quelli, cioè, che credono nel Suo nome” (Giovanni 1:11). I discepoli per mezzo della fede e dell’ubbidienza, a differenza dell’incredulità dei partenti più intimi di Gesù, erano diventati i veri parenti del Signor Gesù. Ancora oggi Gesù continua a chiamare per mezzo della predicazione dell’Evangelo ogni uomo, affinché diventa Suo fratello mediante la fede nella Sua Parola, non indugiare perché questa è la volontà di Dio.

Ma egli rispose loro: "Questa generazione malvagia e adultera chiede un segno; e segno non le sarà dato, tranne il segno del profeta Giona" (Matteo 12:39)

IL SEGNO DI GIONA

Gli scribi e i farisei si accostarono a Gesù chiedendo un miracolo. Essi volevano forse soddisfare i loro occhi, la loro curiosità, oppure, cercavano un pretesto per accusare Gesù. Ma Egli rispose che non avrebbe fatto alcun segno miracoloso tranne il segno del profeta Giona. L’esperienza di Giona, che rimase nel ventre del pesce tre giorni e tre notti, è analoga a quella del divino Maestro che morì sulla croce e risuscitò il terzo giorno. Stai aspettando un miracolo da Gesù? Anche per te la risposta è il segno del profeta Giona. La morte sulla croce e la risurrezione di Gesù è il segno più importante che il Figlio di Dio abbia mostrato a tutta l’umanità. L’opera del Golgota è superiore alla moltiplicazione dei pani, alla pesca miracolosa, alla guarigione del cieco e ad ogni altra opera miracolosa compiuto da Gesù stesso, perché il Suo sacrificio e la Sua risurrezione sono per il peccatore che crede fonte di salvezza e di speranza: “Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muoia, vivrà” (Giovanni 11:25).

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