Ecco, quel che l'argilla è in mano al vasaio, voi lo siete in mano mia (Geremia 18:6)
UN VASO PER LA GLORIA DI DIO
La condizione spirituale del popolo d'Israele era drammatica, ma il Signore poteva ancora rimediare. Quando con umiltà chiediamo a Dio di lavare e modellare i nostri cuori, "Egli è fedele e giusto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità" (cfr. I Giovanni 1:9). Quel che il Signore era disposto a compiere, volle mostrarlo visivamente a Geremia, perché poi questi lo avesse annunciato al popolo. Il Re supremo di tutta la Terra, si identifica nel ruolo di un vasaio e sceglie di lavorare su un elemento di poco valore per trarne uno strumento utile da usare alla Sua gloria. L'ispirato messaggio profetico per Israele riguarda ciascuno di noi. Non sarà la gravità del mio peccato a scoraggiare Dio dal salvarmi, non sarà la serietà della mia sofferenza a sconfortarlo, non sarà la mia deprimente condizione spirituale ad indurlo ad allontanarsi da me, (ne) né la mia natura infedele a farlo desistere dal prestarmi il Suo aiuto. Dio si interessa alle "cose ignobili e disprezzate", quindi a ciò che sono, perché sa che senza il Suo aiuto ed il Suo lavoro di formazione mai diventerei un vaso nobile!
Non temere, perché io ti ho riscattato, ti ho chiamato per nome; tu sei mio! (Isaia 43:1)
UNA PAROLA INCORAGGIANTE
Isaia scrive in un tempo difficile e ad un popolo la cui condizione spirituale era drammatica. Israele aveva rinnegato il patto, tradito l'amore di Dio, adorato gli idoli, sprezzato i profeti e ritenuto un cuore insensibile. Tali parole, rivolte proprio a quel popolo, dimostrano che il Signore voleva condurlo ancora all'ubbidienza ed il contenuto del messaggio evidenzia come nessuno potrà mai eguagliarLo in benignità. Ascoltiamo la Sua voce: "Non temere". Come ho formato Giacobbe, tuo padre, posso anche modellare la tua vita, se tu ti disponi nelle mie mani. "Non temere", io ti amo. Non ti ho scelto perché sei irreprensibile e giusto, ma perché "ti ho riscattato", ho pagato un prezzo per la tua libertà. "Non temere", ti ho dato un nome nuovo, mi appartieni e non posso trascurati, perché sono fedele. "Non temere", io ti rinnovo le mie promesse. Sono con te per sempre ed il tuo futuro sarà nella mia gloria. Com'è possibile che Dio parli in modo così incoraggiante ad un popolo che non meritava nulla? È soltanto per la Sua grazia!
Poi udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò? E chi andrà per noi?" Allora io risposi: "Eccomi, manda me!" (Isaia 6:8)
LA RISPOSTA DEL CUORE
Quanto siamo solleciti a parlare! Spesso è sufficiente una pressione emotiva per farci dichiarare davanti al Signore delle affermazioni importanti per i contenuti, ma inconcludenti per la mancanza di coerenza. Il versetto in esame è introdotto da un "poi", cui segue un "allora". Prima il Signore aveva aperto gli occhi d'Isaia e gli aveva mostrato la Sua gloria, prima un serafino aveva purificato le labbra impure del profeta, poi aveva ascoltato attentamente la parola di Dio ed allora, dopo aver compreso che il Signore stava parlando con lui, Isaia rispose con il cuore. Rileggendo il versetto odierno, dobbiamo domandarci: "Davvero Dio non sapeva chi mandare?" La Sua domanda costituiva un preciso invito rivolto, perché il Signore, pur potendo comandare anche all'uomo come fa alla Sua creazione, chiedeva una risposta del cuore. Bastò poco al profeta Isaia per comprendere che era un privilegio offrire la propria vita a Dio e disporsi a servirLo. "Allora io risposi: 'Eccomi, manda me!'". Fu coerente? Impariamo ad esserlo anche noi!
"Nell'anno della morte del re Uzzia, vidi il Signore seduto sopra un trono alto, molto elevato" (Isaia 6:1)
UNA VISIONE INDIMENTICABILE
Isaia iniziò il suo ministerio di profeta durante il regno di Uzzia, il quale morì nell'anno 740 a.C. Probabilmente tale decesso, insieme alla deprimente condizione spirituale del popolo di Israele, lo scosse così profondamente che Dio dovette intervenire per incoraggiarlo nel suo servizio. In quell'anno difficile il Signore mostrò ad Isaia la visione indimenticabile che il credente vive sotto la protezione di Dio. Uzzia ricorda le autorità umane, preposte al bene degli uomini, che non rimangono fedeli al proprio compito. Quel re non fu una buona guida e visse lebbroso fino alla morte. Chi avesse avuto dubbi sul proprio futuro, sulla propria esistenza e si fosse sentito angosciato, avrebbe dovuto guardare al Signore, il vero Re, assiso su "un trono alto, molto elevato". Quando subisci il peso delle difficoltà, ti senti impotente ed indifeso, non perdere la tua serenità e non scoraggiarti, Dio regna! Sebbene il Signore è su "un trono alto, molto elevato", Egli ha cura di te, non ti ignora e non ti dimentica!
Gesù disse: "Zaccheo, scendi, presto, perché oggi debbo fermarmi a casa tua" (Luca 19:5)
Gesù vuole fermarsi da te
Gesù era spesso circondato da grandi folle; molti erano quelli che volevano ascoltare la Sua Parola e stare con Lui. Quando si diffondeva la notizia che Egli sarebbe passato per un villaggio, la gente era lì ad attenderlo, come nel caso di Gerico, dove Zaccheo, per poter meglio vedere il Messia, salì su un albero. Quando Gesù passò di lì, lo vide, lo chiamò per nome e gli espresse ciò che era un'urgenza, "scendi, presto"; ma anche una necessità, "oggi debbo fermarmi". Questo episodio ci mostra che la sola curiosità non serve a nulla. Tanti sono interessati ad assistere a qualcosa riguardo a Cristo, ma stare a guardare non recherà alcun beneficio; soltanto la Sua opera può liberare dalla schiavitù del peccato. Zaccheo era in tale condizione, come tutti, e per questo era indispensabile che Gesù dimorasse nella sua vita. Inoltre, non può esservi reale cambiamento senza l'opera interiore di Cristo, ogni sforzo e buon proposito falliranno. Gesù entrò in casa di Zaccheo e fu allora che egli comprese molte cose e si ravvide. Gesù compì l'opera nel suo cuore e gli disse: "Oggi la salvezza è entrata in questa casa". Egli vuole fermarsi anche da te.
Il marito le chiese: "Perché vuoi andare da lui quest'oggi?" (II Re 4:23)
vai a lui oggi
Il testo biblico di oggi ci porta a considerare la vicenda di una donna che improvvisamente si trovò ad affrontare un terribile dolore: suo figlio era morto. Nonostante la gravità del problema, ella non disperò e decise di andare dal profeta Eliseo, oggi per noi figura di uno ben più grande di lui: Cristo Gesù. Davanti a una decisione umanamente inutile, considerato che soluzione non c'era, il marito le chiese "perché vuoi andare da lui oggi?" Caro lettore, vai a Cristo oggi e anche se altri non comprenderanno, tu, come quella donna, potrai dire: "io vado perché ho una necessità, un dolore profondo, un vuoto incolmabile, una insoddisfazione dell'anima, sono disperato, non so che fare. Vado al Signore perché c'è l'urgenza di farlo; voglio correre, non mi fermare, non voglio perdere tempo prezioso, troppo è stato quello speso lontano da Lui. Mi rivolgo a Gesù perché so che Egli può fare qualcosa di grande per me, può operare nella mia vita oltre ogni speranza umana". La donna aveva questa certezza e la sua fede fu onorata, infatti, il Signore riportò in vita suo figlio. Nel tuo bisogno, vai a Lui oggi e nell'andare a Cristo, ci sia fede e certezza che Egli opererà.
Il centurione però aveva più fiducia nel pilota e nel padrone della nave che non nelle parole di Paolo (Atti 27:11)
TU A CHI TI AFFIDI?
Di fronte ad una difficile e pericolosa navigazione, nell'incertezza di come affrontare quel viaggio, il centurione decise di affidarsi al pilota e al padrone della nave. Pensò di porre la propria fiducia in coloro che riteneva esperti e capaci, uomini in grado di gestire ogni situazione. E tu, a chi ti affidi quando le onde si infrangono sulla tua vita? A chi ti rivolgi quando la paura e l'ansia fanno breccia nel tuo cuore? Quando realizzi che non hai ancora la certezza della vita eterna, chi consulti per ricevere una risposta certa? Purtroppo, a motivo della fiducia mal riposta di quell'uomo, le conseguenze furono gravi; tutto il carico e la nave stessa andarono perduti. Ci sia invece, quest'oggi nel tuo cuore, il desiderio e la determinazione di dirigere la tua fiducia verso il fondamento più profondo ed elevato, al fine di non perdere così la tua vita e la tua anima. Questa fiducia è ben riposta soltanto quando è nel Signore, in "Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti". Non basare la tua fiducia nell'uomo, ma affida la tua vita a Cristo. Realizzerai che in "questo viaggio" non andrai alla deriva, ma giungerai al porto desiderato.
Cercate il Signore, mentre lo si può trovare (Isaia 55:6)
TROVARE DIO
C'è un'abissale diversità tra colui che ha trovato una religione e colui che invece ha trovato Dio. La differenza è sostanziale perché il primo ha, al massimo, comunione con i suoi simili; l'altro realizza vera comunione con Dio; il primo ha una vaga speranza sulla vita eterna, l'altro è certo e sicuro di esserne partecipe. La vita del religioso non è cambiata se non nella forma; colui che invece ha trovato Dio, ha realizzato la nuova vita che Cristo dona gratuitamente. Nel cuore del religioso non regna quella pace profonda, segno tangibile del cuore in cui Cristo dimora. La gioia e la speranza svaniscono facilmente in chi è soltanto un religioso; le prove e le difficoltà della vita, invece, non sono in grado di toglierla in chi vive accanto al Signore. L'esortazione che oggi la Parola ti rivolge è: trova Dio e vivrai. Non ti accontentare di essere soltanto un buon religioso, non servirà a nulla. Preoccupati di trovare il Signore, perché soltanto allora sarai salvato e veramente felice. Ciò implica che c'è un tempo per cercare e una scelta da effettuare; oggi è il giorno in cui Lo puoi cercare. Egli è vicino, basta che Lo invochi e il Signore si lascerà trovare da te.
Liberò colui che era stato messo in prigione ... ma abbandonò Gesù alla loro volontà (Luca 23:25)
GESÙ AL POSTO NOSTRO
La maggior parte di noi conosce la storia di Barabba, il prigioniero liberato, benché meritevole di condanna, dopo che il popolo scelse far lui e Gesù, che fu crocifisso. Questo episodio racchiude in sé il significato e lo scopo dell'opera redentrice di Cristo. Ogni uomo può identificarsi con Barabba, peccatore, separato e lontano da Dio, che non può lottare con le proprie forze per liberarsi da un padrone più forte di lui, ma deve essere liberato mediante il sacrificio di Cristo. Non sappiamo che ne fu di Barabba dopo quell'esperienza, sappiamo però che quanto accadde quel giorno per lui è ciò che Cristo ha fatto anche per me e per te. Gesù, santo, perfetto e giusto, si offre al posto di un colpevole; Egli ha pagato ciò che Barabba non avrebbe mai potuto pagare, si è sostituito a lui e si è fatto carico del suo peccato. La diretta conseguenza di tutto questo è che Barabba fu risparmiato dalla morte. Cristo, non soltanto è Colui che si offrì alla morte al posto nostro, ma Colui che cancella e revoca la nostra condanna. Per mezzo della Sua morte ora il Salvatore può liberare dal peccato e dal giudizio eterno tutti quelli che lo invocano!
La mietitura è finita, l'estate è trascorsa, e noi non siamo salvati (Geremia 8:20)
SFRUTTARE IL TEMPO
A molti piacerebbe poter fermare il tempo in modo da averne molto di più da poter spendere nei piaceri e nei divertimenti. Altri, addirittura, vorrebbero tornare indietro negli anni per vivere un'altra vita. Il tempo, però, passa inesorabile, non lo si può fermare, e alla fine ci si può trovare in due modi: amareggiati e delusi, vuoti e tristi, oppure, appagati e pienamente soddisfatti. Dio ci concede del tempo e ci esorta affinché possiamo spenderlo bene, senza sprecare il dono della vita. Ogni periodo, breve o lungo, trascorso lontani dal Signore, separati dalla Sua grazia, si rivela sempre una stagione infruttuosa, che non ci procurerà vera gioia. Caro lettore, se il tempo è trascorso (fino) fin qui e non sei ancora salvato, oggi è il giorno che puoi invocare Gesù affinché ti faccia dono della vita eterna. I giorni che Dio ti concede di vivere, siano preziose opportunità per fare tutta la Sua volontà, per compiere il piano che egli ha preparato dinanzi a te. Giorni in cui il tuo sguardo possa essere rivolto non più a ciò che è temporaneo ed effimero, ma ai beni celesti, alle benedizioni che Dio desidera donarti.
Altro...
Il cuore allegro rende gioioso il volto, ma quando il cuore è triste, lo spirito è abbattuto (Proverbi 15:13)
LA GIOIA DEL CREDENTE
L'allegrezza, nella Scrittura, è essenzialmente applicata alle realtà spirituali, ma purtroppo, oggi, il suo significato è stato sminuito, ridotto principalmente alle gioie materiali, terrene. Si sente spesso dire: "Divertiamoci in allegria … ti auguro tanta gioia". Quando nella Bibbia si parla di gioia, però, non si fa riferimento a piaceri meramente umani. La gioia è uno dei frutti della dimora dello Spirito Santo nella vita del credente. La vera gioia innanzi tutto è l'effetto dell'opera di salvezza compiuta da Cristo in coloro che Lo accettano come personale Salvatore. Gioia perché il nostro nome viene scritto nel libro della vita. Quando si riceve in dono la salvezza, la gioia è forza nel servire unicamente il Signore, quel trasporto d'entusiasmo, di grande piacere che si trova nel compiere la Sua volontà ed essere utile al servizio del proprio Maestro. Infine, la gioia del credente è posta nella speranza che Cristo ha messo nel suo cuore, certezza del quotidiano aiuto del Signore e della consapevolezza che, oltre questa vita, gusteremo per sempre le ricchezze celesti.
Scrutami, o Signore, e mettimi alla prova; purifica i miei reni e il mio cuore (Salmo 26:2)
APPROVATI DA DIO
Il salmista ha il desiderio di piacere a Dio e gustare le Sue benedizioni, ma è consapevole che per ottenere ciò è necessaria una determinata condizione spirituale. Egli sa molto bene che non è possibile andare a Dio presentando la propria giustizia o i propri meriti. Se desideriamo anche noi essere graditi al Signore, come il salmista, è opportuno chiederGli di esaminarci affinché possiamo trovare la Sua approvazione. Innanzi tutto chiediamoGli di scrutarci, di farci cioè un esame profondo e dettagliato affinché ci possa essere rivelato cosa non va nella nostra vita. Questo, però, richiede da parte nostra una resa incondizionata nelle Sue mani ed una completa fiducia nella Sua Onniscienza. Poi, domandiamo ancora al Signore di provarci, sperimentarci, con lo scopo di vedere quali sono i nostri veri sentimenti o se vi è qualche peccato a noi occulto e mostrarci quello che dobbiamo correggere per piacere a Lui. Infine, chiediamo di essere purificati nel nostro cuore da ogni scoria, certi che il Padre può farlo per mezzo del sangue di Cristo.
Giuseppe disse ai suoi fratelli: "Vi prego, avvicinatevi a me!" (Genesi 45:4)
AVVICINATI AL SIGNORE
Giuseppe era stato venduto dai suoi fratelli e a motivo di questo subì dolorose circostanze. Dopo molti anni, però, egli venne elevato alla carica di viceré d'Egitto e a lui venne affidato il controllo di tutti i beni accumulati prima della carestia. I fratelli di Giuseppe, provati da tale carestia, decisero di andare a comprare del grano da quel potente uomo, che non sapevano essere loro fratello. Giuseppe era per loro una figura ancora sconosciuta, ma presto scoprirono che egli era avvicinabile; potevano accostarsi a lui, il quale non li avrebbe scacciati nonostante il male che gli avevano fatto. Scoprirono, inoltre, che lui desiderava farsi conoscere da loro, rivelarsi e garantirgli tutto il suo amore. Infine, realizzarono che lo scopo di Giuseppe era far loro del bene, più di quanto si aspettassero. Caro lettore, oggi puoi avvicinarti a Cristo, nonostante il tuo peccato, se lo confessi a Lui; Egli non te lo rinfaccerà, anzi, scoprirai che Gesù vuole farsi conoscere da te, desidera mostrarti il Suo infinito amore. Colui che ha offerto la Sua vita sulla croce al posto tuo, vuole farti del bene, non indugiare, avvicinati a Lui.
Ma Paolo gli gridò ad alta voce: "Non farti del male, perché siamo tutti qui" (Atti 16:28)
NON FARTI DEL MALE
Quante volte abbiamo udito o abbiamo fatto questa esclamazione? Qui un uomo, davanti ad una situazione umanamente ingestibile, pensa che l'unica soluzione sia quella di togliersi la vita. Non necessariamente occorre arrivare a tale estremo per farsi del male; vi sono molti altri modi per nuocere a sé stessi. Come Paolo gridò ad alta voce, affinché fosse udito, così oggi il Signore, per mezzo della Bibbia ti dice: "Non farti del male!" Ti fai del male quando permetti ancora al peccato di tenerti lontano dal Signore, quando vivi soltanto per ciò che è materiale e trascuri il bene dell'anima tua, quando non vuoi afferrare la mano di Dio e lasciarti condurre da Lui. Puoi evitare di farti del male se permetti alla voce di Dio di illuminare la tua mente, di farti vedere chiaramente ciò che è vero, giusto. Se ti umili e ti prostri davanti a Dio, se riconosci il tuo bisogno e confessi a Lui ciò che hai nel cuore, sarai preservato da ogni male. Potrai godere tutti i benefici della fede in Cristo. Scoprirai personalmente che la gioia di essere figliolo di Dio è sempre maggiore di qualsiasi preoccupazione o problema.