"Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo,gira come un leone ruggente cercando chi possa divo.rare". (1° Pietro 5:8)
IL LEONE RUGGENTE (II)
Mirto e Bianca, due gatti persiani, cominciarono a gironzolare pericolosamente nei pressi del nido. Intuite bene le loro intenzioni tenemmo i due gatti in una terrazza separata dal balcone da una vetrata. Ciononostante il loro pensiero fisso erano i cardellini. Un giorno, purtroppo qualcuno dimenticò di chiudere la vetrata e questo bastò perché si compisse l'opera di distruzione: il nido e le nuove uova che esso conteneva erano ormai distrutti! Avremmo volentieri punito i gatti, ma avevano semplicemente agito secondo la loro natura. Il nostro nemico è più pericoloso di un gatto, è come un leone ruggente. Gira intorno alla nostra vita di tutti i giorni, aspettando con furbizia l'occasione propizia, ma noi possiamo e dobbiamo stare in guardia. Voglia Dio farci comprendere pienamente che nel nostro cuore non c'è posto per due padroni. Non si può servire insieme Dio e Mammona (Luca 16:13), così come in casa non possono convivere in libertà gatti e cardellini.
"Come gli uccelli spiegan le ali sulla loro nidiata, così l'Eterno degli eserciti proteggerà Gerusalemme..." (Isaia 31:5)
IL LEONE RUGGENTE (I)
Per alcune primavere abbiamo avuto sul balcone della nostra casa due graditi ospiti: una coppia di cardellini. E' stata una gioia guardarli mentre costruivano il loro nido. Cinguettando allegramente, hanno sistemato con ordine e diligenza tutto il materiale trasportato. Dopo la deposizione delle uova ha avuto inizio la covata: compito cui si sono alternati i due piccoli volatili. Non appena i due piccoli uscirono dal guscio, la mamma non lasciò più il nido, mentre il papà provvedeva al cibo. Se una pioggerellina raggiungeva il nido, la mamma spiegava le sue ali sui piccoli per ripararli. Spettacoli del genere durarono fino al giorno in cui i nuovi nati impararono a volare da soli, affrontando la vera vita, la realtà del cardellino. All'inizio della terza primavera dall'arrivo dei cardellini, la presenza del nido fu turbata da due nuove presenze: Mirto e Bianca. (Continua)
"Nel giorno in cui temerò, io confiderò in te. Coll'aiuto di Dio celebrerò la Sua Parola; in Dio confido e non temerò; che mi può fare il mortale?". (Salmi 56:3,4)
NON TEMERÒ
Nella vita di ciascuno di noi sono presenti dei timori, è inevitabile che ci siano, ma è importante imparare a fronteggiarli. L'autore di questo salmo precisa che nel giorno in cui egli temerà, si rivolgerà a Colui che di certo potrà aiutarlo: Dio. Il timore non scompare all'improvviso, ma chiedendo aiuto al Signore si può riuscire ad arginarlo. Di fronte a certi eventi la paura penetra nel nostro cuore, ma Dio ci invita a confidare in Lui. In fondo quand'anche tutti gli eventi risultassero avversi alla nostra persona e quand'anche la vita stessa fosse in pericolo, in Dio troveremo sicuro rifugio. Che ci può fare il mortale? Egli potrebbe minacciare solo la nostra esistenza terrena, ma nessuno potrebbe toglierci la vita eterna. Quel prezioso dono non può essere né rubato, né occultato. Tutti gli avversari della fede hanno sempre cercato di far tacere i cristiani togliendo loro la vita terrena. Un esempio biblico è Stefano, primo martire del cristianesimo. Egli fu messo a morte a causa della sua fede e poco prima di morire ebbe la gloriosa visione di Gesù in piedi, alla destra di Dio ed i cieli aperti. Tutto era pronto per accoglierlo. Dio non ci lascia nemmeno in punto di morte!
"Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro;se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro." (Apocalisse 22:18,19)
NÈ TOGLIERE, NÈ AGGIUNGERE (II)
Facciamo attenzione ad altri libri che tendono a "completare" la Bibbia. Essa è già completa da sé, contiene tutto ciò che l'uomo vuole sapere e tutti gli insegnamenti che i figliuoli di Dio devono osservare per piacere a Dio. Attenzione, infine, a coloro che mettono sullo stesso piano della Bibbia i propri insegnamenti, o proprie idee, apparizioni miracolose, profezie, sogni, esperienze mistiche, sedute spiritiche, indovini, e simili. Tutte queste cose tolgono non soltanto autorità alla Bibbia, ma spesso la contraddicono. La Parola di Dio è la massima autorità a cui dobbiamo rispetto e onore. D'altronde leggiamo bene, nei versetti dell'Apocalisse, che il Signore castigherà colui o coloro che aggiungono o tolgono qualcosa ai libri della Bibbia. Essa non ha bisogno di aggiustamenti per essere compresa, perché è adatta a chiunque. Usa un linguaggio comprensibile a tutti, all'adulto e al giovane; al colto e al poco istruito. Attenzione anche al nostro dire, valutiamo bene quando parliamo della Bibbia, non diciamo cose che essa non dice, per accaparrarci il favore di qualcuno, non semplifichiamo i suoi percorsi e non smentiamo i suoi avverti.menti, la posta in gioco è troppo alta, per rischiare!
"Io lo dichiaro a chiunque ode le parole della profezia di questo libro: se qualcuno vi aggiunge qualcosa, Dio aggiungerà ai suoi mali i flagelli descritti in questo libro;se qualcuno toglie qualcosa dalle parole del libro di questa profezia, Dio gli toglierà la sua parte dell'albero della vita e della santa città che sono descritti in questo libro." (Apocalisse 22:18,19)
NÈ TOGLIERE, NÈ AGGIUNGERE (I)
I versetti di cui sopra sono tratti dall'ultimo capitolo dell'ultimo libro della Bibbia. E sono molto chiari e inequivocabili. Facciamo perciò attenzione a quanti ci parlano delle cose di Dio, assicuriamoci che si riferiscano soltanto alla Bibbia, così come essa ci ammaestra. La Bibbia dovrebbe contenere 66 libri, ma alcune Bibbie contengono, nell'Antico Testamento altri 6 libri, ma ciò non è completamente esatto. E a conferma di ciò ci rifacciamo agli Ebrei, popolo a cui Dio diede la responsabilità di curare gli scritti dell'A.T., i quali non li hanno accettati, ritenendoli apocrifi, cioè non ispirati da Dio. Questi libri, altrove vengono chiamati deutero-canonici. Pertanto il "canone ebraico", cioè la Bibbia ebraica non li contempla. A riconferma di quanto già detto possiamo constatare che nemmeno quando Gesù e gli apostoli andavano nelle sinagoghe leggendo e meditando gli Scritti sacri, gli apocrifi erano presenti; né Gesù, né gli apostoli li hanno mai citati nei loro discorsi. Di essi non c'è alcun riferimento nel Nuovo Testamento. Tali apocrifi possono solo rappresentare buone opere letterarie. A parte questo, dobbiamo precisare che altri libri non possono essere considerati alla stregua della Bibbia. (Continua)
"V'è un corpo unico ed un unico Spirito, come pure siete stati chiamati ad un'unica speranza, quella della vostra vocazione." (Efesini 4:4)
UN UNICO CORPO
L'epistola agli Efesini ci ricorda per ben otto volte che la Chiesa è il corpo di Cristo e da questa immagine ci è facile dedurre come essa non sia un'organizzazione, ma un organismo. Ciò che unisce tutta la chiesa è lo Spirito Santo, ed è anche il mezzo attraverso il quale Cristo è unito alla Chiesa e ne è il Capo. La Chiesa, dunque, è un unico corpo formato da veri credenti, che, come membri di esso, esercitano la funzione loro affidata. Ognuno di essi si differenzia dagli altri per carattere, attitudini, abilità, funzioni, ma tutti sono utili per l'avanzamento della chiesa stessa. A questo punto sorge il seguente interrogativo: qual è la vera Chiesa? Ne esistono tante con diverse denominazioni e principi. Già Agostino da Ippona, nel 4°sec.d.C.,disse di vedere la "chiesa nella chiesa". In altre parole, egli voleva dire che non tutti quelli che si professavano cristiani erano realmente cristiani. Oggi il credente vede la "Chiesa nelle chiese", ossia nelle diverse denominazioni esistenti, ma coloro che sono "nati di nuovo"(Giov. 3:3) appartengono al Signore e Lo amano con fede. Sei fra questi? Ti senti membro del corpo di Cristo? Gli appartieni veramente?
"L'orgoglio abbassa l'uomo, ma chi è umile di spirito ottiene la gloria." (Proverbi 29:23)
L'UMILTÀ
Giovanni e i suoi fratelli, da ragazzini, erano soliti raccogliere radici di liquirizia per venderle e guadagnare qualche soldo. Insieme a loro c'era un uomo che per mestiere faceva questo e quindi sicuramente più esperto dei ragazzini. Un giorno, come tanti altri, men.tre il trattore scavava la terra con un grosso aratro e le radici veni.vano fuori, se ne scoprì una molto grossa e tutti i presenti fecero a gara per raccoglierla. Fu un attimo e tutti si avventarono su di essa come cani sopra un osso, ma era troppo grossa e ben radicata e nonostante gli sforzi non si sradicava. I ragazzi lasciarono stare e continuarono a raccogliere altre radici più piccole, ma la tentazione di quell'uomo fu troppo forte e continuò ad insistere tanto, finché rovinò le stesse radici già raccolte. A quel punto incominciò ad irritarsi molto. I ragazzini, un po' impietositi da quel ridicolo comporta.mento, cedettero parte dei loro mazzetti di liquirizia. Tutto questo dovrebbe insegnarci che l'ingordigia non dà buoni frutti. Non stanchiamoci, piuttosto, di pregare affinché il Signore ci aiuti ad essere prudenti e riflessivi per camminare verso la meta che conduce al Padre!
"Come un pastore Egli pascerà il suo gregge, raccogliendo gli agnelli in braccio, se li terrà in seno". (Isaia 40:11)
IL VERO PASTORE (II)
Il cane era ancora vicino ad Enzo ed egli pensò bene di gridare in direzione del pastore per avvertirlo che il cane non voleva più saperne di lui: si sbagliava. Bastò un fischio del pastore per far drizzare le orecchie al cane che, dopo un attimo di esitazione, si mise ad abbaiare correndo verso il resto del gruppo e soprattutto in direzione del suo padrone. Una volta giù, infatti, saltava gioioso intorno al pastore come se volesse saltargli in braccio. A volte, anche noi siamo come quel piccolo cane. Il diavolo c'invita, ci gira intorno con insistenza e noi facciamo gli indifferenti, ma qualche volta finiamo per accettare le lusinghe dimenticando il nostro "padrone". La pazienza e l'amore, però, del Buon Pastore sono grandi! Egli ci richiama e la sua voce giunge profondamente nel nostro cuore. Le sue braccia saranno il nostro rifugio, il nostro sostegno, la guida e la sicurezza per le nostre vite e per le nostre anime.
"... E bada bene a te stesso, che talora anche tu non sia tentato". (Galati 6:1)
IL VERO PASTORE (I)
Era una giornata di sole ed Enzo disponeva di un po' di tempo libero. Decise di trascorrerlo lontano dai rumori. Prese l'auto e si avviò verso un sentiero di campagna sul quale s'incamminò. Il monte era tappezzato d'erba minuta e di piccoli fiori; v' era il soffio della brezza e soprattutto tanta quiete. Enzo pensava di essere solo, o perlomeno solo con Gesù, suo inseparabile compagno, quando si udirono tintinnare molte campanelle: c'erano due pastori con un numeroso gregge di mucche, pecore e capre. Il tempo scorreva dolcemente e dopo un po' Enzo ebbe fame. Si sedette su un grosso masso e si mise a mangiare dei panini. I cani dei pastori lo osservavano desiderosi, così ogni tanto dava loro un pezzetto di pane. Tra essi c'era un cucciolo di cane lupo che dapprima mostrò diffidenza rifiutando il cibo, ma pian piano si avvicinò tanto da accettare non solo il pane, ma anche le carezze del giovane. Arrivò a frugare nello zaino dov'erano panini dimenticando completamente il padrone che era ormai abbastanza lontano. L'odore del cibo era, per il piccolo cucciolo, un richiamo forte e difficile da lasciare. (Continua)
"... Badando bene che nessuno resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia sì che molti di voi restino infetti". (Ebrei 12:15)
RADICI VELENOSE (III)
Perdonare settanta volte sette, significa perdonare 490 volte al giorno! Il che significa che dovremmo perdonare circa 20 volte in un'ora e ciò mi sembra davvero troppo! Credo che nessuno di noi abbia dovuto fare qualcosa di simile! Il perdono non è atto semplice, proviene dal cuore e non dalla mente. Non basta convincersi di aver perdonato, ma bisogna sentire nel cuore di aver concesso perdono godendo di pace profonda. Per quanto dipende da noi, dobbiamo imparare ad impegnarci per la pace. E' importante per.donare per ricevere perdono. Se poi, quella persona non vuol saperne nulla di noi, noi dobbiamo fare il possibile per avere pace con lui, non serbare rancore nel cuore e pregare affinché la pace possa ritornare. Nel momento in cui anche il suo cuore realizzerà questo bisogno dovremmo essere pronti ad accoglierlo con amore. Attenzione, dunque, a tutte le radici velenose che tentano di insinuarsi nella nostra vita. Confidiamo nel nostro Signore e manteniamoci saldi alla Sua Parola ed Egli opererà per noi!
Altro...
"... Badando bene che nessuno di voi resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia sì che molti di voi restino infetti". (Ebrei 12:15)
RADICI VELENOSE (II)
Il credente scoraggiato perde ogni interesse a comportarsi correttamente, a perseverare nella preghiera, ad amare. E' un veleno che a poco a poco ci infetta completamente facendoci perdere la grazia di Dio. Fortifichiamoci, dunque in Gesù, e impariamo ad aspettare il Signore, al giusto momento esaudirà le nostre preghiere, perché "... fedele è colui che ha fatte le promesse", cioè Dio! La seconda radice velenosa è rappresentata dall'inimicizia, dal rancore. Essa toglie posto all'amore e alla serenità. Nutrire sentimenti di inimicizia vuol dire macchiare il cuore di malessere. Il perdono concesso al prossimo dona pace al cuore. Pietro chiese a Gesù quante volte avrebbe dovuto perdonare il suo prossimo, e volendo.si mostrare amorevole e lento all'ira chiese se sette volte poteva andar bene, considerando che la legge ebraica prevedeva che un uomo per un'offesa dovesse perdonare tre volte, sette dunque, era più che accettabile, era più del doppio! Ma Gesù, in tutta risposta e con suo stupore gli rispose: "Settanta volte sette", ovvero sempre. A tali parole Pietro non replica. (Continua)
"... Badando bene che nessuno di voi resti privo della grazia di Dio; che nessuna radice velenosa venga fuori a darvi molestia sì che molti di voi restino infetti". (Ebrei 12:15)
RADICI VELENOSE (I)
Le radici velenose sono nocive per l'uomo. Esse possono causare la morte. Guardandoci intorno possiamo scorgere tantissime radici velenose pronte ad insidiare la nostra vita, a determinare danni irreversibili. Spiritualmente parlando esse sono appresentate da tanti sentimenti, causa di allontanamento da Dio, dalla pace, dall'a.more. Vorrei scrivere soltanto di due di esse, in grado di rovinare il credente: lo scoraggiamento e l'inimicizia. Essere scoraggiati significa perdersi d'animo, essere fiaccati, sfiduciati. Lo scoraggiamento porta ad uno stato di sfiducia nei confronti delle persone e delle cose. Ci si impegna tanto per portare a termine un certo progetto, si aspetta, ma i risultati non arrivano e allora ci si scoraggia. Ci comportiamo in maniera lodevole verso gli altri, ma questi ci deludono amaramente e ci si scoraggia. Preghiamo tanto per ottenere una cosa e non vediamo nessun frutto e allora arriva lo scoraggiamento, e potremo elencare tantissime altre cose in cui lo scoraggiamento è pronto a farsi spazio. Essere infettati da tale radice potrebbe significare la morte spirituale del credente. (Continua)
"Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se uno vuol venire dietro a me, rinunzi a se stesso e prenda la sua croce e mi segua»". (Matteo 16:24)
RINUNZIARE A SE STESSI
Rinunziare a se stessi significa morire alla nostra vecchia natura, alla natura caduta e vivere in Cristo, con Cristo e per Cristo. Vivere in Cristo vuol dire "nascere di nuovo" (Giov. 3:3), per Grazia appropriarsi dei Suoi insegnamenti e applicarli in ogni istante della vita. Vivere con Cristo vuol dire farLo partecipe dei nostri successi, delle nostre gioie, dei nostri dolori, delle nostre delusioni, delle nostre scelte e quanto altro ci appartenga. La Bibbia ci invita ad essere imitatori di Cristo. Ricordati che con te cammina anche Gesù, quindi attento a dove vai e a quello che fai, Egli è con te! Andrebbe Gesù dove tu vai? Farebbe quello che tu fai? E, infine, vivere per Cristo vuol dire agire per servirLo, onorarLo, glorificarLo. In quanto suo discepolo Egli ti chiama ad annunciare ad altri il Suo messaggio, ad agire per portare amore, consolazione, conforto. Vivere per Cristo significa comprendere che il tempo della vita sulla terra è solo preparatorio all'eternità che Egli ha promesso a quanti Gli rimarranno fedeli fino alla fine. Pondera bene le tue azioni e prega affinché Cristo ti conservi integro.
"Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la sua propria via; ma il Signore ha fatto ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti." (Isaia 53:6)
IL SACRIFICIO DI CRISTO
La Bibbia descrive spesso il peccato come un atto egoistico: ognu.no seguiva la sua propria via. "Or sappi questo: negli ultimi giorni verranno tempi difficili, perché gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanagloriosi, superbi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, irreligiosi, insensibili, sleali, calunniatori, intemperanti, spietati, senza amore per il bene, traditori, sconsiderati, orgogliosi, amanti del piacere anziché di Dio..." (2° Timoteo 3:1). Questa descrizione che la Bibbia fa degli ultimi giorni è il quadro preciso dei nostri giorni, la decadente realtà della nostra generazione. L'unico motivo dell'agire umano è il proprio interesse. Tutti reclamano con forza i propri diritti; uomini e donne proclamano senza pudore ciò che torna a loro vergogna. "Fare ciò che ci piace" è diventato il grande slogan dei nostri tempi. Non c'è alcuna preoccupazione per le conseguenze arrecate al prossimo. L'amore dell'uomo moderno è rivolto unicamente a sé stesso. Gesù, invece, ha ricercato unicamente il nostro interesse. Ha rinunciato alla Sua gloria celeste per nascere in un stalla e prendere forma umana. Ha ottenuto come letto di dolore una croce dove è morto sotto il carico dei miei e dei tuoi peccati.