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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

Ed è pure per questo motivo che soffro queste cose; ma non me ne vergogno, perché so in chi ho creduto, e son persuaso ch'egli è potente da custodire il mio deposito fino a quel giorno. (2 Timoteo 1:12)

SOFFERENZE PER MOTIVI DI FEDE

Seguendo gli scritti dell'Apostolo Paolo ci meravigliamo come sia stato possibile essere così duramente provato per professare la sua fede in Cristo.

Noi, diciamo spesso, meno male che in questo nostro tempo le cose sono cambiate noi ci rallegriamo che nel 21° secolo, questo non avviene più, di dover soffrire per motivi religiosi o di fede. Ma purtroppo non è così... di tanto in tanto dalle notizie che ci giungono dai mass media udiamo che in varie parti del mondo ci sono persecuzioni religiose, così dette delle minoranze... qualcuno ha detto che gli odi religiosi sono i più forti e spesso scatenano odio a livello mondiale, nazionale e individuale.

Ma noi credenti anche se domani dovessimo trovarci nella sofferenza potremmo esclamare le stesse parole di Paolo "Io so in chi ho creduto" si perché abbiamo incontrato lo stesso Signore che ha sostenuto Paolo (Giov 16:33).

 

O Dio,? Tu mantieni il patto e la misericordia verso i tuoi servi che camminano in Tua presenza con tutto il cuore. (1° Re 8:23)

ESSERE SERVI DI DIO

"Dio, dammi!". "Signore, aiutami!". "Dio, perché non intervieni?". "Dicono che Tu sia un Dio misericordioso; perché non mi dai quello che ti chiedo?". Avete mai rivolto a Dio questo genere di preghiere? O avete sentito farle? E cosa succede? Di solito nulla: Dio non è al nostro servizio. Il versetto di oggi non parla della misericordia del Dio Creatore che si rivolge a tutte le creature. La Bibbia ci dice che Dio fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Tutti siamo destinatari di queste benedizioni. Ma in questo versetto si parla di qualcosa di molto più grande. Salomone prega ricordando al Signore e al popolo che c'è un patto fra di loro. Prima di chiedere a Dio di intervenire nella nostra vita in modo specifico, dobbiamo chiederci qual è il nostro rapporto con Lui. A quale titolo gli facciamo le nostre domande. Perché Dio dovrebbe darci più di quello che dà a ogni altro uomo? Ma quando siamo suoi servi e si è instaurato un rapporto di ubbidienza e sottomissione, di fiducia e di amore, allora possiamo davvero rivolgerci a Dio confidando nella sua misericordia. Una misericordia duratura e non soggetta alle circostanze.

 

Misericordia e pace e carità vi siano moltiplicate. (Giuda 1:2)

SERENITÀ DI CUORE

Quando un cristiano è preoccupato dipende certamente da qual.cosa che lo separa da Dio. La mancanza della comunione con il Signore è qualcosa che lo rende triste. Può essere una tristezza inconscia, ma è pur sempre una tristezza che invade il cuore e gli fa dire: "Cosa c'è oggi che non va?" Eppure il sole è sorto come ogni mattina, il posto di lavoro non l'ho perso e a fine mese avrò sempre il mio solito stipendio che mi permetterà di andare avanti insieme alla mia famiglia. La salute non mi ha abbandonato e gli amici di sempre sono pronti a darmi una mano nel momento del bisogno. Possiedo una casa e una famiglia che mi vuole bene. Posso dire di avere tutto... non mi manca nulla! Molti vorrebbero avere quel.lo che io possiedo ma non possono averlo. Quando manca la serenità e la pace nel cuore, quando manca Dio nella nostra vita tutto diventa inutile e tutte le comodità per.dono di significato perché manca il bene maggiore. Il salmista Davide dice: che beni e benignità m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita (Salmo 23:6).Tutto ciò può avvenire se diamo a Dio il primo posto nella nostra vita.

 

Dovresti dire: Se Dio vuole,?.. faremo questo o quest'altro. (Giacomo 4:15)

SE DIO VUOLE

La Bibbia è un libro molto pratico e si occupa di ogni aspetto della vita umana. La Bibbia, ad esempio, evidenzia che noi siamo abituati a fare in continuazione dei progetti che poi, però, spesso le diverse circostanze della vita mandano in fumo. Il nostro futuro è ignoto a tutti noi, credenti in Dio o non credenti. La differenza fra gli uni e gli altri sta nel fatto che chi crede in Dio è sempre consapevole che i suoi piani possono essere diversi da quelli del Signore; per questo il credente prende ogni decisione in piena dipendenza da Dio. La frase "se Dio vuole" non deve essere usata per scaramanzia o come un rituale efficace, per far andare bene le nostre cose, ma deve significare, invece, piena sottomissione al Signore. Nella formulazione dei nostri piani per il futuro, dovremmo imparare a vivere un giorno alla volta, godendo ogni giorno come un dono di Dio e sottoponendolo all'esame della Sua volontà.

 

Il figliuolo di Dio è venuto e ci ha dato intendimento per conoscere Colui che è il Vero. (1 Giovanni 5:20)

USARE BENE LA NOSTRA INTELLIGENZA

L'intelligenza umana, usata nel modo appropriato, deve riconoscere di non sapere niente di Dio, se non la sua potenza. Costata il dolore, il disordine in un creato che tuttavia porta l'impronta divina, ma è incapace di conoscerne la causa. Riconosce nell'uomo sempre più il bisogno di felicità, ed il suo slancio, inutile, verso qualcosa d'eterno e d'infinito che sfugge al suo esame. L'intelligenza scruta tutto quello che agli occhi offre il mondo in cui vive, ma al di là, per lei tutto è oscuro. Solo il Creatore può spiegare la Sua creazione. Pascal, scrisse "Dio parla bene di Dio" soltanto Lui lo può fare. Dio ha parlato, ha voluto dissipare le tenebre, ci ha ricordato i suoi diritti sull'uomo, la necessità della salvezza datagli, che da parte nostra è impossibile ottenere. Ci ha manifestato il suo amore, e ha fornito la prova che il sacrificio di Suo figlio Gesù Cristo sulla croce, è il mezzo di riscatto per tutta l'umanità, anche se è pazzia per molti. Per chi crede è potenza di Dio, che porta alla salvezza. È la porta d'ingresso in un mondo nuovo. Lì tutto è chiaro. L'intelligenza non è tenuta fuori. Anzi il credente, che è stato portato alla Sua Luce, la sviluppa sempre più, per manifestare agli altri, l'Amore di Dio.

 

La volontà di Dio è questa... che voi crediate in Colui che Egli ha mandato, Gesù il Cristo. (Giovanni 6:29)

QUALE RELIGIONE DIO GRADISCE?

Quest'affermazione, del titolo della nostra meditazione, può sembrare strana ai nostri lettori, ma ci domandiamo: "Possiamo noi cambiare o dire diversamente da quello che hanno predicato Gesù e gli Apostoli, senza trovarci in contraddizione con la fede della primitiva chiesa?". In tutto il N.T. Vangeli, Atti degli apostoli, Epistole e l'Apocalisse, non troviamo la parola religione se non in quattro contesti. L'unico punto, positivo, è in (Giacomo 1:26-27), Dove si afferma che la religione può essere "Vana o pura". Vana se non si tiene a freno la lingua, pura se ci si mantiene puri dal mondo: nella morale e nella santità. Chi lo può se non per l'intervento di Dio, in Gesù Cristo? La Sacra Scrittura dichiara: "Spogliatevi del vecchio uomo e rivestitevi di Cristo" (Romani 13:14). Il versetto citato afferma che quest'operazione tocca a noi farla (La nostra volontà non può essere esclusa). Ma è pur vero che l'abito da indossare è Cristo stesso. Questo dunque è il miracolo della salvezza, del perdono e della santificazione operata da Dio per far si che siamo conservati puri e per trovarci nella religione gradita a Dio. Se tu lo vuoi... tu lo puoi! Il figliol "Prodigo" tornò com'era... il Padre ordinò che gli fossero tolti i vecchi vestiti e che fosse rivestito di abiti nuovi (Luca 15:22).

 

L'Eterno disse a Giosuè: stendi verso Ai la lancia che hai in mano, perché io sto per dare Ai in tuo potere. (Giosuè 8:18)

L'ETERNO PARLA ANCORA OGGI

Circa tremila quattrocento anni fa, quando la nazione d'Israele era ancora schiava in Egitto, vi nacque Hosea figliuolo di Nun della tribù d'Efraim, fu Ministro di Mosè e suo predecessore nella guida del popolo verso la terra di Canaan. Mosè cambiò anche il nome al giovane collaboratore, da Hosea (che significa "Dio è aiuto") a Giosuè che vuol dire "il cui aiuto è l'Eterno". Dio parlò a Giosuè dicendo: "io sto per dare Ai nelle tue mani"; la Città il cui nome significa "cumulo di rovine" si trovava in una buona posizione strategica e precedentemente aveva sconfitto Israele il quale aveva sperimentato che "non è per forza o per numero d'uomini" che si possono vincere le battaglie dell'Eterno, perché solo da Lui viene la vitto.ria. Dio, non era stato con il suo popolo, nella battaglia precedente, e l'esercito era stato molto presuntuoso nel mettersi in cammino, trascurando l'importanza, dell'assistenza di Dio. Egli non poteva essere alla testa di quei combattenti, perché il peccato era in mezzo a loro, quindi Israele si era trovato a combattere da solo ed era stato umiliato da un nemico molto debole. Nei versi letti, notiamo che il male è stato riparato, c'è stata la gran riconciliazione e Dio può dire: "stendi la tua lancia verso Ai". Credo che la stessa parola dobbiamo sentirla noi, prima di accingerci ad affrontare la lotta spirituale. Dobbiamo essere certi che Dio ci manda, che Egli è con noi e com.batte per noi. Le prece denti sconfitte che sicuramente abbiamo dovuto subire, devono essere scuola di vita per vivere completamente alle dipendenze di Dio, perché senza di Lui non possiamo sperare nella vittoria.

 

Non dobbiamo credere che la Divinità sia simile ad oro, ad argento, o a pietra scolpiti dall'arte e dall'immaginazione umana. (Atti 17:29)

NOI SIAMO PROGENIE DI DIO (II)

Dove possiamo appoggiarci, senza avere il timore di sbagliare, che l'essere umano sia uscito dal grembo di uno scimpanzé o dal muschio di una laguna? Questa base è la scienza dell'evoluzione dell'uomo! A noi, invece, piace l'appoggio della rivelazione biblica... dove ci dice che noi siamo progenie di Dio. E se Dio è il creatore di tutte le cose non possiamo credere che Egli sia simile ad una scultura dell'immaginazione umana. Non è nostra intenzione offendere l'arte... ma vogliamo solo dire che se ci avessero abituati a vedere gli scolpiti o le immagini, rappresentanti il sacro, sotto il profilo della sola storia dell'individuo, come d'altronde si fa per un monumento, avremmo visto in esse non il santo miracoloso, in quanto, essendo "materia" e quindi, inanimata... avremmo visto in esse la figura storica come la si vede in un qualsiasi scolpito e, così, l'avremmo apprezzate come tale, ma mai da adorare. La Sacra Bibbia ci parla: "Non ti fare scultura alcuna né immagine alcuna delle cose che sono lassù nei cieli o quaggiù sulla terra o nelle acque sotto la terra; non ti prostrare dinanzi a tali cose e non servire loro, perché io, l'Eterno, l'Iddio tuo, sono un Dio geloso che punisco l'iniquità dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione di quelli che mi odiano" (Esodo 20:4,5).

 

"Essendo dunque progenie di Dio..." (Atti 17:29) Non abbiamo noi tutti uno stesso padre? Non ci ha creato uno stesso Dio? (Malachia 2:10)

NOI SIAMO PROGENIE DI DIO (I)

Una definizione "nobile" quella fatta dall'Apostolo Paolo e dal profeta intorno all'origine dell'uomo. Rispecchia perfettamente quello che l'uomo è stato, è, e sarà... Anche nella Genesi 1:26, è scritto che l'uomo è fattura di Dio. La Bibbia non è contro la scienza, anzi si completa! Quello che fu detto dalla Bibbia migliaia d'anni fa, non fu creduto subito, ma a distanza di migliaia d'anni si è dovuto ammettere che la Bibbia aveva ragione. L'evoluzione dell'uomo è quella parte della scienza che cozza con la Parola di Dio, la Sacra Scrittura. L'uomo si è evoluto sotto vari aspetti: di civilizzazione, forse anche, di lineamenti somatici dovuto, senz'altro, dal clima delle diverse parti della terra e, così, anche il colore della pelle... ma Dio ha creato e plasmato l'essere umano, proprio con le sue mani. Giobbe nella sua sofferenza esclama: "Le tue mani mi hanno formato, mi hanno fatto tutto quanto... e tu ora mi distruggi! Deh, ricordati che mi hai plasmato come argilla... e tu mi fai ritornare in polvere!" (Giobbe 10:8,9). Come credere, dunque, che l'uomo è frutto dell'evoluzione?

 

"In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli" (Matteo 18:3)

LA PREGHIERA DI UN BAMBINO

Un ragazzino causava una continua apprensione ai genitori: convulsioni e ritardato sviluppo mentale erano i sintomi allarmanti. Un giorno il padre sorprese il fanciullo che stava pregando, e quella patetica preghiera gli diede un barlume di speranza, "Tu sai Signore" diceva il bambino "Come il mio babbo e la mia mamma sono delusi di me. Essi non trovavo in me niente che li rallegri. Tu sai perché permetti queste terribili convulsioni, ma io mi confido in te!". Il padre, allora, decise di fargli cambiare ambiente, magari, con un viaggio. Al ritorno il fanciullo riprese gli studi ed in breve tempo fece rapidi progressi, superando presto tutti i suoi compagni. Dopo alcuni anni il padre, finalmente felice, poté rendere questa testimonianza: "Alla scuola, prima dell'Università mio figlio fu scelto fra i suoi compagni come presidente, e più tardi, in un congresso mondiale, fu lui il vicepresidente". Quel fanciullo "idiota" che un giorno espresse in preghiera la sua fiducia a Dio, ora è uno dei più grandi e noti specialisti in medicina... Quel fanciullo credette, ma, senza comprendere molto di Dio. Colui che ha creato l'universo, si abbassa per accogliere la più fievole preghiera che esce da un cuore angosciato. Egli dice "non temere, credi solamente!".

 

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