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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

Parole di Vita

Parole di Vita

Martedì, 15 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 15 ottobre 2024

Io ti celebrerò perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono le tue opere... (Salmo 139:14)

SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE BRAME (2)

Giunti a questo punto, come dovremmo considerare il ruolo giocato dall’aspetto fisico? 1) Con gratitudine. Ringrazia sempre il Signore perché ti ha creato “unico al mondo". Certamente non sei solo il risultato di combinazioni genetiche, bensì sei un "pezzo unico” e genuino, creato da Dio per riempire uno spazio che nessun altro può colmare. Tu sei ciò che Egli vuole tu sia! “Sei tu che hai formato le mie reni, che mi hai intessuto nel seno di mia madre" (Salmi 139:13). “lo ti celebrerò perché sono stato fatto in modo stupendo. Meravigliose sono te tue opere...” (v. 14). Di sicuro non sei il prodotto finale di una catena di montaggio che deve, a tutti costi, raggiungere quote e caratteristiche richieste. No di certo! Tu hai ricevuto un’attenzione dettagliata e personale del divino Architetto. Il salmista scrive: "Le mie ossa non ti erano nascoste, quando fui formato in segreto e intessuto nelle profondità della terra" (Salmi 139:15). Questo è il massimo dell’attenzione, perciò ringrazia il Signore perché sei stato creato, ispezionato e approvato in cielo prima che tu potessi muovere anche un solo muscolo qui sulla terra. 2) Con intelligenza. Scopri quale sia il disegno di Dio per la tua vita. Non sei stato creato per fare colpo sugli altri, né per ottenere la loro approvazione. Agli occhi di Dio, il tuo aspetto non rappresenta il tuo valore. “«... Il SIGNORE non bada a ciò che colpisce lo sguardo dell’uomo: l'uomo guarda all’apparenza, ma il SIGNORE guarda al cuore»” (1 Samuele 16:7). Comincia a guardarti con gli occhi di Dio, perché ciò che veramente conta è solo la Sua opinione. Ricorda, “...li ha pure predestinati a essere conformi all’immagine del Figlio Suo...” (Romani 8:29). Gioisci! Dio non smetterà di lavorare in te fino a che non ti avrà reso simile a Gesù.

Lunedì, 14 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 14 ottobre 2024

...l’argilla dirà forse a colui che la forma: “che fai?’’... (Isaia 45:9)

SPECCHIO, SPECCHIO DELLE MIE BRAME (1)

Molti non sono felici nel vedere ciò che è riflesso dallo specchio. Alcuni sono talmente scontenti e delusi da spendere fortune per cambiarlo. Sebbene sia una buona cosa presentarsi nelle migliori condizioni possibili, non è mai stata intenzione di Dio pensare che il nostro aspetto esteriore potesse rappresentare un valore aggiunto ai Suoi occhi. Qualunque sia la caratteristica fisica che tu abbia ereditato, ecco alcune verità scritturali che è doveroso considerare: 1) Risentirti del tuo aspetto ti pone in disaccordo con Dio. La Bibbia afferma: “Guai a colui che contesta il suo Creatore... L’argilla dirà forse a colui che la forma: «Che fai?»”. Dio desidera che tu sia il Suo vaso d'argilla, un contenitore pratico e utile, non un ornamento sfizioso da esporre. . .abbiamo questo tesoro in vasi di terra, affinché questa grande potenza sia attribuita a Dio e non a noi" (2 Corinzi 4:7). Il tuo valore non dipende da come appari, ma da ciò che c’è dentro di te: quel meraviglioso messaggio che cambia la vita con la grazia di Dio! 2) Risentirsi del proprio aspetto deriva unicamente da paragoni superficiali e privi di fondamento. Oggigiorno, siamo continuamente sospinti verso il riflesso d'ideali irraggiungibili. Dai programmi televisivi, modelle che ci appaiono perfette, ci vendono di tutto dai cereali alle automobili. Siamo realisti! “...noi non abbiamo il coraggio di classificarci o confrontarci con certuni che si raccomandano da sé; i quali però, misurandosi secondo la loro propria misura e paragonandosi tra di loro stessi, mancano d’intelligenza" (2 Corinzi 10:12). Provare tristezza per il tuo aspetto deriva solo dall'ignorare lo scopo meraviglioso e creativo che Dio ha per te. Questo ti apparirà chiaro unicamente quando tu fisserai "...lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta” (Ebrei 12:2).

Domenica, 13 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 13 ottobre 2024

...Padre... allontana da me questo calice!... (Marco 14:36)

AFFRONTARE LE TUE PIÙ GRANDI PAURE

La prossima volta che berrai dal calice durante la Santa Cena, rifletti un attimo e pensa al contenuto del calice da cui Gesù bevve nel Getsemani la notte prima di essere crocefisso. Puoi accostarti con profonda fiducia e sorbire da quella coppa perché Egli, per primo, bevve dal calice dell'agonia. Alla vigilia della Sua morte, nel giardino del Getsemani Egli pregò così: “...«L’anima mia è oppressa da una tristezza mortale... Padre! Ogni cosa ti è possibile; allontana da me questo calice! Però non quello che io voglio, ma quello che tu vuoi»” (Marco 14:34-36). Soffermati sulle parole: “Tristezza mortale”. Nel caso pensassi che il tuo peccato non sia poi tanto grave, allora, forse, queste parole ti faranno cambiare idea. Cristo bevve dal calice dell’ira di Dio affinché tu potessi attingere dal calice della grazia. Sebbene non conoscesse peccato, Egli si accollò le colpe sia del peccatore più incallito, sia di quello più ripugnante. Il Figlio di Dio non aveva mai sperimentato la furia del Padre perché non ne aveva bisogno. Una cosa, però, non conosceva, non aveva mai provato la separazione dal Padre Suo: erano sempre stati “Uno" fin dalla fondazione dei tempi. Non conosceva la morte perché era immortale; eppure, da lì a poco, Dio avrebbe scatenato sul Figlio perfetto e immacolato la Sua giusta, tremenda e irrefrenabile ira giustificata dal peccato dell'intera umanità. Come uomo, Gesù era spaventato da quest’angoscia mortale. Fece l’unica cosa fattibile per combatterla, mostrandoci, così, come affrontare le nostre paure. Pregò ardentemente e con determinazione, quindi disse ai discepoli: “...«Sedete qui finché io sia andato là e abbia pregato»” (Matteo 26:36). Gesù affrontò la Sua paura con una preghiera sincera. La vinse, insegnandoci che attraverso la preghiera, possiamo superare tutti i nostri timori!

Sabato, 12 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 12 ottobre 2024

Il padre [o la madre] del giusto esulta grandemente... (Proverbi 23:24)

LAVORARE NEL REGNO (3)

Molto spesso il lavoro più duro e faticoso è proprio quello che passa, solitamente, inosservato. Un giorno un marito, rientrando dal lavoro, trovò la casa completamente in disordine. I vestiti erano sparsi sul pavimento alla rinfusa; il lavandino era occupato da una montagna di piatti sporchi; i bambini piangevano; i letti erano ancora disfatti; il bagno era maleodorante e sporco e la televisione a tutto volume. Quando l'uomo chiese alla moglie cosa stesse succedendo, lei, candidamente, rispose: “Sai, ogni sera, al tuo rientro, mi chiedi che cosa ho fatto tutto il giorno? Ebbene, quello che normalmente compio, oggi non l'ho fatto!’’. Qualora tu fossi il coniuge cui è affidata l’amministrazione della casa, sappi che Dio reputa il tuo lavoro importante. Lo è perché condiziona il benessere futuro come qualsiasi altra professione, poiché determina anche la qualità della prossima generazione. Martin Lutero disse: “Quello che compi diligentemente in casa tua vale quanto quello che faresti in cielo per il nostro Signore". Un giorno, Dio dirà: “Ben fatto!" a quei genitori che si sono presi cura dei propri figli facendo loro il bagnetto, dando loro la pappa e pulendo quanto sporcato nonostante la stanchezza e il sapere che nessuno li stesse osservando. Qualcuno, però, sta guardando e ne prende nota. Ne vale la pena! Sei tu che rendi il tuo lavoro rilevante e non il contrario. Quando scopri i doni che Dio ha riposto in te, le passioni che Egli ha messo nel tuo cuore e ti proponi al servizio dei valori in cui credi profondamente, ebbene, stai "lavorando per Dio” nel vero senso della parola. Ogni giorno, perciò, chiedi al Signore che il tuo lavoro proceda sempre bene e cerca di visualizzarlo in un quadro più vasto in modo da farlo diventare una vera “chiamata”!

Venerdì, 11 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 11 ottobre 2024

Poiché a chiunque ha, sarà dato... (Matteo 25:29)

LAVORARE NEL REGNO (2)

La tua abilità nel lavoro è determinata dall’importanza che gli dai. Dio si aspetta che ogni credente contribuisca e migliori giornalmente le condizioni della sua prestazione lavorativa. Gesù racconta la storia di tre uomini ai quali erano state consegnate grosse somme di denaro. A uno erano stati affidati cinque talenti d’argento (un talento pesava circa cinquanta chili), a un altro due e al terzo uno soltanto. I primi due si misero al lavoro per farli fruttare e ne guadagnarono altrettanti (cfr. Matteo 25:16,17). Essi dimostrarono capacità e iniziativa, ottenendo cosi il massimo profitto e per questa motivazione ricevettero gli elogi del padrone. Il terzo uomo, al contrario, si limitò a “timbrare e a mettersi in malattia": non cercò minimamente di crescere, migliorare, provare nuove esperienze evitando, così, ogni forma di rischio. Ne conseguì che la valutazione della sua prestazione lavorativa non fu positiva. Gesù disse qualcosa che dovrebbe metterci tutti in guardia: "...a chiunque ha, sarà dato ed egli sovrabbonderà; ma a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha”. Questo significa che nel caso in cui il tuo atteggiamento e la tua etica lavorativa fossero scadenti, Dio non ti approverebbe, perciò soffermati un momento e pensa alla tua prestazione. Qualora Dio fosse visibilmente, il tuo capo responsabile, lavoreresti in modo differente? Come risponderesti al telefono, come catalogheresti la documentazione, come tratteresti i tuoi colleghi o insegneresti ai tuoi studenti se Gesù venisse a controllare la tua opera? Periodicamente, come cittadino del regno di Dio devi analizzare il tuo atteggiamento sulle tue mansioni, riflettere su come migliorare, dimostrare amore verso i tuoi colleghi, far prosperare la tua azienda e cercare di trovare gratificazione dalle tue responsabilità.

Giovedì, 10 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 10 ottobre 2024

...chiunque vorrà essere grande fra voi, sarà vostro servitore (Marco 10:43)

LAVORARE NEL REGNO (1)

Disneyland è definito il "Regno della magia”. Per quanti vi lavorano, esiste un valore che è enfatizzato sopra ogni altro ed è ciò che rende "magico” quel posto. Che cos’è? Il servizio! Ai dipendenti è chiaramente ordinato di soddisfare al meglio ogni utente che varca quel cancello. Ogni singolo ospite deve essere trattato come fosse un invitato strettamente personale. Nel caso chiedesse indicazioni, bisogna accompagnarlo; qualora rivolgesse domande, magari già poste centinaia di volte, è necessario rispondere come se non fossero state mai udite prima. Al parco di Disneyland c’è un'attrazione che si chiama Jungle Cruise (un numero che simula una crociera fluviale attraverso la giungla, lungo i grandi fiumi del mondo) e la domanda più frequente è: "Quanto dura l’escursione?”. Ai membri dello staff è stata fornita una risposta standard per soddisfare la curiosità degli ospiti: "La Jungle Cruise è un’avventura emozionante della durata di dieci minuti". Un impiegato, però, stanco di sentirsi rivolgere questa domanda, sbottò seccamente con la coppia che gliela poneva per l'ennesima volta: “Dura tre giorni!’’. La coppia, meravigliata, abbandonò la fila e tornò all’hotel Disney, dove stava trascorrendo la luna di miele. Rifece frettolosamente le valigie e dopo aver riposto ogni cosa, andò a rimettersi in coda davanti all’attrazione. Il giorno dopo, la guida che li aveva incontrati non c’era più e al suo posto c’era qualcun altro che rispondeva: "La Jungle Cruise è un’avventura emozionante della durata di dieci minuti!". Quando rappresenti il regno di Dio, devi fare tutto il possibile per essere d'aiuto alle persone, devi amarle e andare incontro ai loro bisogni. Perché? Semplicemente perché Gesù è il Re di questo regno e dice: "...il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire...’’ (Matteo 20:28).

Mercoledì, 09 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 09 ottobre 2024

...il giusto cade... e si rialza... (Proverbi 24:16)

REAGIRE AL FALLIMENTO

Si possono capire molte cose su una persona dal modo in cui risponde alle sfide della vita. Tutti cadono ma ciò che conta è sapersi rialzare velocemente. Verta Gillmor spiega: "Il fallimento ci insegna cose che, diversamente, non impareremmo... trattalo come un ospite cui è permesso consegnare spiacevoli notizie, ma non permettergli di risiedere presso di te. Ricorda: i fallimenti non sono tutti uguali! Quando, ad esempio, una bella, brava e giovane concorrente arriva seconda a un concorso di bellezza, qualcuno potrebbe dire che ha fallito. Eppure un'altra farebbe qualsiasi cosa pur di raggiungere quel posto in classifica ed essere tra le più belle di una gara. Dipende dal punto di vista... esamina i tuoi fallimenti e pesali, in un quadro più generale, secondo la loro importanza. Un anno, all'università, non superai un esame. È ridicolo, ma quando ci penso, mi fa ancora male, come un sassolino nella scarpa. Perché devo fissare la mia attenzione su questo insuccesso e soffrire ogni qual volta ci penso, visto che nello stesso quadrimestre ho ottenuto tanti altri risultati positivi? Avevo un lavoro part-time, mi ero fidanzata e, oltretutto, ho dovuto trascorrere sei settimane in una clinica universitaria con la mononucleosi! Nel momento in cui metto quest'esperienza nel giusto contesto, essa perde il potere di rendermi insicura. Il fallimento ci insegna ciò che è veramente importante. Un'amica, un giorno, perse il lavoro. Fu un fatto assolutamente inaspettato perché era molto brava nella sua professione. «In quei tempi ero molto orgogliosa», racconterà poi. «In parte, potevo permettermelo perché i miei risultati erano ottimi, ma perdere il lavoro... fu umiliante. L'orgoglio non ammette fallimenti. È un giogo pesante... che ora non porto più. Mi sento più leggera nello spirito, senza il peso di dover essere sempre perfetta»”.

Martedì, 08 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 08 ottobre 2024

...queste cose avvennero loro per servire da esempio... (a) noi (1° Corinzi 10:11)

SANSONE E GIUSEPPE (2)

Mentre Sansone aveva ogni cosa a suo favore, Giuseppe era costretto a lottare contro tutti. Ecco tre importanti motivazioni: 1) Egli fu trattato malamente dal suo popolo. I suoi fratelli, risentiti per la visione che Dio aveva dato al giovane Giuseppe e del favore dimostratoli dal Signore, decisero di sbarazzarsene e, a soli diciassette anni, lo vendettero come schiavo agli egiziani. Qualcuno ti ha forse detto che sarai apprezzato da tutti? Dio non di certo! Gesù, parlando ai discepoli, disse: "«Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me»’’ (Giovanni 15:18). Nonostante tutto, Giuseppe conservò uno spirito di perdono e, alla fine, non solo si riconciliò con la famiglia, ma la sfamò durante la carestia. 2) Si trovò da solo in una terra, dove non conoscevano Dio. Ciononostante, come un giglio in una palude fangosa, egli rimase puro e crebbe nella fede. Non sono le circostanze che ti circondano a determinare il tuo successo, bensì quello che è in te. 3) Fu esposto alla tentazione. Giuseppe era solo, lontano da casa e soggetto agli impulsi tipici di un uomo prestante e virile. La moglie di Potifar cercò ripetutamente di sedurlo, ma egli non cedette. Fosse stato un altro servo, sarebbe anche potuto uscirne indenne ma la motivazione del suo rifiuto non era certo comprensibile e gradita alla moglie dell’ufficiale: “«...Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?»” (Genesi 39:9). Per Giuseppe nulla era più importante de! suo rapporto con il Signore. 4) La sua integrità costò cara. Per colpa delle false accuse mossegli dalla sua padrona, Giuseppe finì in prigione per un crimine che non aveva commesso. Dio, forse, lo aveva abbandonato? No di certo! I contatti che lo avrebbero portato al trono lo stavano aspettando proprio in prigione. Sii fedele a Dio ed Egli ti benedirà.

Lunedì, 07 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 07 ottobre 2024

...queste cose avvennero loro per servire da esempio... (a) noi (1° Corinzi 10:11)

SANSONE E GIUSEPPE (1)

Sansone si è rivelato un perdente mentre Giuseppe un vincitore. Eppure il figlio di Manoà aveva avuto tutto a suo favore: era il risultato di una nascita miracolosa, fu allevato da genitori che amavano e onoravano Dio e, per di più, il Signore lo aveva dotato di una forza sovrannaturale. Eppure, fallì miseramente. Perché? 1 ) Non pregava. L'unico momento in cui lo fa è quando si trova nei guai. Ti suona, forse, familiare? Qualora potessi fare un'autopsia ai tuoi fallimenti, scopriresti, tra i cocci, l’assenza della preghiera. Non puoi guidare una vettura senza carburante, né lavorare a stomaco vuoto o pagare le bollette senza avere denaro sul conto bancario. Allo stesso modo non puoi vivere una vita cristiana vittoriosa senza pregare quotidianamente. 2) Egli si rifiutò di vivere secondo la Parola di Dio. Quando i genitori lo misero alle strette contestandogli la decisione di sposare la donna sbagliata, Sansone rispose loro: “«...mi piace»” (Giudici 14:3). Quando sei guidato dai sentimenti piuttosto che dalla Parola di Dio, “ti precipiterai” verso i problemi. Sembra strano ma una delle migliori definizioni del termine "disobbedienza" è “obbedienza incompleta". Non puoi scegliere i versetti biblici che più ti fanno comodo e trascurare gli altri! 3) Aveva lo spirito sbagliato. Mentre Giuseppe offrì il suo perdono a quanti gli avevano fatto del male, Sansone pregò di potersi vendicare. Ogni qualvolta darai spazio ai risentimenti, permetterai a qualcuno, che non sia Dio, di condizionare le tue azioni e soffrirai maggiormente. 4) Era spinto dall’avidità. Trattando con i Filistei, propose un enigma e scommise con loro, dicendo: "«...se non me lo potete spiegare, darete trenta tuniche e trenta vesti a me»” (Giudici 14:13). Ribatterai: “Che cosa centra questo?” Attento, se è successo a Sansone, può accadere anche a te!

Domenica, 06 Ottobre 2024 00:00

Meditazione del 06 ottobre 2024

...nessuna... scrittura proviene da un’interpretazione personale (2° Pietro 1:20)

PROMESSE PROMESSE! (2)

Ecco due principi per discernere quali altre promesse personali trovare nelle Sacre Scritture: 1 ) Cerca di comprendere il contesto. Nessun versetto deve essere isolato, bensì letto congiuntamente ad altri passi che trattano lo stesso tema. Ad esempio, qualora prendeste, a se stante, questo scritto: "lo posso ogni cosa in Colui che mi fortifica” (Filippesi 4:13), con la convinzione che in “tutte le cose” sia incluso anche il saltare dal dodicesimo piano, non biasimare, poi, la Parola per la tua morte inaspettata! Bisogna leggere anche il contesto che afferma: “...ho imparato a essere saziato e ad avere fame; a essere nell'abbondanza e nell’indigenza, lo posso ogni cosa [tutte queste cose] in colui che mi fortifica” (Filippesi 4:12-13). Questo passo non significa che puoi fare quanto vuoi, bensì che Dio ti darà la forza per affrontare le difficoltà che incontrerai nel fare la Sua volontà. 2) Metti alla prova quanto scritto con le Scritture e non con ciò che desidereresti sentire. "Nessuna... Scrittura proviene da un’interpretazione personale”. Alcune promesse hanno un’applicazione universale, altre invece sono personali. Queste ultime sono applicate allo specifico uditore, mentre quelle universali valgono per tutti i credenti. Ora, devi imparare a distinguere quali siano le une e quali le altre. Qualora pensassi che il versetto “...«Credi nel Signore Gesù, e sarai salvato tu e la tua famiglia»” (Atti 16:31) garantisca la salvezza di tutta la tua casa, potresti restare deluso e pensare che Dio non sia fedele. Quella fu una promessa personale fatta al carceriere di Filippi che si adempì. Una parola "universale” per te e la tua famiglia è: "Il Signore... è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento" (2 Pietro 3:9). Egli desidera che tutta la tua famiglia sia salva!

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