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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

Parole di Vita

Parole di Vita

Giovedì, 19 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 19 settembre 2024

...ordina che queste pietre diventino pani (Matteo 4:3)

TRE LIVELLI DI ATTACCHI (1)

La Bibbia racconta: “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo" (Matteo 4:1). Questa sembrerebbe essere una procedura piuttosto comune nel comportamento di Dio. Perché? Semplicemente perché, da buon generale, prima di mandarti in battaglia, t’invia in un campo d’addestramento. Prova a immaginare: sveglia all’alba, chilometri di corsa con uno zaino pesante sulle spalle, strisciare carponi sotto un filo spinato mentre i proiettili fischiano sopra il capo, ricevere ordini da autorità superiori che non conosci e che, forse, neppure ti piacciono. Superando, però, la prova, acquisisci il diritto di indossare l’uniforme. Alla soglia del Suo ministero, Dio mandò Suo Figlio in una situazione nella quale avrebbe subìto tre tipi di attacchi, cosa che anche tu dovrai fronteggiare. Osserviamo il primo, uno dei più pratici: l'attacco per le necessità quotidiane, il pane. Gesù aveva bisogno di questo elemento? Sì, infatti non mangiava da quaranta giorni. Egli era consapevole, però, che il Suo bisogno principale era quello del cibo spirituale, non di quello materiale. È per questo motivo che replicò a satana: «..."Non di pane soltanto vivrà l’uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca di Dio’’» (Matteo 4:4). Quando ti convincerai che Dio si prenderà cura di tutti i tuoi bisogni materiali, comincerai a porre le cose spirituali al primo posto nella tua vita. Fino a che questo non sarà avvenuto, penserai di essere tu a doverti prendere cura di te stesso. Succederà che camminerai con paura e non per fede, ma non è così che Dio vuole che tu viva. «Cercate prima il regno e la giustizia di Dio, e tutte queste cose vi saranno date in più» (Matteo 6:33). Quando ti ritrovi oppresso dalle preoccupazioni, significa che non confidi in Dio, ma se sei fiducioso, non hai bisogno di angustiarti. La scelta è tua!

Mercoledì, 18 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 18 settembre 2024

...perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati in Cristo (Efesini 4:32)

IL PERDONO (2)

La Bibbia esorta: “Siate benevoli... perdonandovi a vicenda come anche Dio vi ha perdonati...". Kristin Armstrong afferma: “Dopo aver perdonato...esci da quel processo... è uno sforzo collaborativo tra la potenza di Dio e il tuo impegno personale. Desistere non è facile come aprire il pugno serrato, sebbene la liberazione, qualche volta, sia immediata. Alcune persone, ad esempio, smettono di fumare di punto in bianco, mentre altre “masticano" nicotina per anni! Le vecchie abitudini sono dure a morire e riacquistare la serenità significa: a) riconfermare il perdono ogni qualvolta l'acredine riaffiora alla mente; b) riappacificarsi quanto prima, permettendo allo Spirito Santo di conquistare stabilmente lo spazio in precedenza occupato dall’amarezza, dai rimpianti e dai pensieri vendicativi; c) abbandonare le amicizie negative il cui unico scopo è ravvivare il tormento delle vecchie ferite. Quando le persone che rifiutano di cambiare vita interagiscono con chi, invece, l'ha fatto, pur rendendosi conto della necessità di un cambiamento, si spaventano. d) Pur essendo la tua salvezza, un atto istantaneo che richiede, però, un preciso impegno verso la santificazione, altrettanto avviene per il perdono: tale atto è sì, immediato, ma t'impegna a lenire le ferite e questo richiede tempo; e) vivere una vita libera dal risentimento e dal veleno dell'incapacità di perdonare è una scelta che ne condiziona tante altre. Ognuna diventa più semplice man mano che ci allontaniamo dalle nostre vecchie abitudini e ci avviciniamo alla luce... Paolo, rivolgendosi ai Galati, scrive: “Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi...” (Galati 5:1). Ogni qualvolta “liberiamo” qualcuno dall’aggravio di un peso, noi siamo “liberati” in modo maggiore. Questo è un principio biblico sicuro e supportato dalle promesse delle Scritture.

Martedì, 17 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 17 settembre 2024

Noi amiamo perché Egli ci ha amati per primo (1° Giovanni 4:19)

IL PERDONO (1)

Un autore scrive: "Pensa a una situazione senza possibilità di perdono e considera se ciò che giustifica il rancore ti suoni familiare. a) La collera condiziona anche le emozioni più forti ma, una volta svanita, ti fa temere la valanga emozionale che potrebbe seguirne. b) Il rancore consuma tempo ed energie e non ti permette di conoscere chi veramente tu sia. c) Oramai hai rivisto cosi tante volte “il film” sul tradimento e la sofferenza che puoi conoscerlo a memoria. d) L’idea di proseguire ti spaventa mentre l’infelicità è ormai di casa. e) Chi ti ha recato l’offesa non ha fatto nulla per meritare il tuo perdono. f) Chiuderti nel rancore può sembrarti un aiuto per evitare nuove sofferenze, così nessuno può avvicinarsi". Gesù disse: "«Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio di tuo fratello, mentre non scorgi la trave che è nell’occhio tuo?»” (Matteo 7:3). Un altro autore scrive: “Ho sbattuto la mia testa contro muri e spigoli così tante volte che sono certo di avere la retina danneggiata!” Per liberarti dal rancore considera queste ragioni: a) Lasciarsi alle spalle le sofferenze permette di abbracciare sia il presente, sia il passato. b) Quando non sprechi tempo ed energie ad alimentare un rancore, puoi coltivare idee nuove e salutari. c) Chi ti ha offeso, non può perseverare nel farti del male quando ti liberi dai ceppi e prosegui serenamente la tua vita. d) Nutrire astìo può darti la sensazione di controllare la situazione ma, in realtà, sei tu a essere controllato. e) Quando abbassi le difese, puoi ristabilirti, provare affetto e lasciarti amare. f) Sentirsi adirati può dare un momentaneo piacere, ma guarire è una cosa migliore. g) Dio ci comanda d’amare "...perché ci ha amati per primo”. Sei rimasto aggrappato al risentimento abbastanza; ora è giunto il momento di liberarsene e godere la meravigliosa libertà che proviene dal perdono!

Lunedì, 16 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 16 settembre 2024

Il guadagno del giusto serve per la vita, il salario dell'empio serve per il peccato. (Proverbi 10:16)

ISTRUZIONI PER L’USO

Quanta verità c'è in queste semplici parole della Bibbia! Quello che la brava gente guadagna serve per il proprio sostentamento e per qualche piccolo "sfizio". Al contrario, molto di quello che viene accumulato dagli empi viene sperperato nel peccato o (come dice la versione CEI) nei vizi. Il denaro non è né buono né cattivo: dipende da chi e da come viene usato. Può essere un ottimo servo o un pessimo padrone. Uno strumento di vita o una catena mortale che non ti fa dormire e neanche vivere decentemente. Il giusto sa come usare il poco o il tanto che Dio gli consente di guadagnare. Sa utilizzarne una buona parte per la propria famiglia (cfr. 1Tim. 5:8 "Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua... è peggiore di un incredulo") e una percentuale per la chiesa (la famiglia dei credenti). Sa anche come concedersi quei piccoli extra che fanno tanto piacere a lui e ai suoi. Insomma, vive sereno col frutto delle sue fatiche. Invece vediamo intorno a noi tanti "empi" che spendono e spandono in piaceri, vizi ed eccessi che lasciano loro solo rimorsi, mal di testa e profonda insoddisfazione. Tu come lo usi il tuo denaro? Ti serve per vivere bene o per il peccato?

Domenica, 15 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 15 settembre 2024

...quelli che sperano [attendono] nel Signore... (Isaia 40:31)

IMPARA AD ASPETTARE

Il verbo “attendere” può offrire l’immagine di due cose ben distinte: una in forma dinamica e l’altra con un profilo statico.La prima ci presenta la figura di un solerte cameriere che "attende” (provvede) ai nostri bisogni. La seconda, invece, è quella di una richiesta presentata (ma ferma nel mucchio) a una qualsiasi autorità. Guarda caso, però, il successo dipenderà sempre dal nostro approccio e dalla loro disponibilità a soddisfare la nostra richiesta. Poiché il potere è nelle loro mani, bisogna essere pazienti e aspettare. Il guaio è che il nostro problema è duplice. Spesso, vogliamo che sia Dio ad aspettare noi e non il contrario e, non meno importante, non ci piace proprio restare passivamente in attesa! Quando ci rechiamo al lavoro in macchina, ascoltiamo la radio e parliamo al cellulare allo stesso tempo; alcuni riescono addirittura a comporre messaggi telefonici, mettendo in grave pericolo la propria vita e quella altrui. Per rimarcare il contrasto, Vance Havner evidenzia quanto succedeva nel Lontano West quando un viaggiatore perdeva la diligenza: “Pazienza, ce ne sarà un’altra fra tre o quattro settimane!’’. Oggi, purtroppo, non abbiamo nemmeno la tolleranza di attendere che una porta girevole compia tutto il suo giro! Aspettare i tempi di Dio ci porta benefici che null’altro può darci. Eccone alcuni tra i più evidenti: 1) Rivendicazione. “Non adirarti a causa dei malvagi; non aver invidia di quelli che agiscono perversamente. ...Trova la tua gioia nel SIGNORE.. .confida in lui, ed egli agirà” (Salmi 37:1-5). 2) Forza. “Spera [aspetta] nel SIGNORE! ...il tuo cuore si rinfranchi...” (Salmi 27:14). 3) Liberazione. “Ho pazientemente aspettato il SIGNORE... mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione..." (Salmi 40:1-2). Giunti a questo punto, rilassati, aspetta Dio ed Egli ti risponderà.

Sabato, 14 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 14 settembre 2024

...istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale... (Daniele 1:4)

DEVI IMPEGNARTI!

Quando Nabucodonosor sconfisse i Giudei, chiese al capo dei suoi eunuchi di cercare, tra i prigionieri di buona famiglia, i giovani più brillanti e capaci e portarli al suo palazzo. Le qualità che il Re ricercava erano queste: “...di bell’aspetto, dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua...’’. Daniele colse l’opportunità. Dio lo favorì, però dovette anch’egli impegnarsi! L’amministratore delegato di una delle compagnie più importanti del mondo, lo spiega così: “L’unico modo con cui puoi farti notare, è capire questo semplice principio. Quando il tuo superiore diretto ti pone una domanda, oppure ti affida un progetto chiedendoti di raccogliere delle informazioni, egli conosce già la risposta che sta cercando; vuole solo la conferma che ciò che pensa sia vero. La maggior parte delle persone fa così. C’è però un particolare interessante: devi capire che la domanda che ti è posta, è solo l’inizio. Per elevarti, non devi investire le tue energie solo nel ricercare la risposta ai quesiti ma devi andare oltre. Questo significa presentare al tuo superiore più idee alternative che, forse, lui non aveva neppure considerato. Il tuo obiettivo deve essere sempre quello di offrire un valore aggiunto al progetto, superando le aspettative di chi ti ha impegnato. Questo non vale solo per le domande, ma anche per gli incarichi, le iniziative e qualsiasi altra cosa ti sia chiesta di fare. Quando comprenderai che la domanda è solo il punto di partenza, ti libererai molto in fretta dì quella pila ingombrante di scartoffie: infatti la maggioranza degli impiegati ne rimane invischiata perché non pensa. Quando avrai afferrato questo principio, ti saranno proposti quesiti ancora più complessi e, con il tempo, sarai tu a porre domande agli altri".

Venerdì, 13 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 13 settembre 2024

...io so... vedrò Dio... (Giobbe 19:25-26)

IL CREDO DI GIOBBE (2)

Giobbe terminò la sua dichiarazione di fede affermando con sicurezza: "...quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio". Quando Cristo ritornerà, le tue secche e misere ossa che riposano in una tomba, saranno sostituite con un corpo glorioso come quello di Cristo e si adempirà, così, la meravigliosa promessa della Parola di Dio: “Rivivano i tuoi morti! Risorgano i miei cadaveri! Svegliatevi ed esultate, o voi che abitate nella polvere!” (Isaia 26:19). Di tutte le religioni presenti sulla terra, il Cristianesimo è l'unico a garantire la resurrezione finale del corpo. Questo perché Cristo, il nostro Signore e Redentore, fu l’unico non solo a promettere di sconfiggere la morte risorgendo dalla tomba, ma a mantenere gloriosamente la Sua promessa. Gioisci, perché quando giungerà il tempo di scendere nel sepolcro, non si tratterà della tua fine. Paolo, sempre rivolgendosi ai credenti della città di Corinto, scrive: “Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità... allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria»” (1 Corinzi 15:51-54). Solo in quel giorno la fede darà spazio a questa meravigliosa visione. Quando l'aquilone di un bambino volò talmente in alto da non riuscire più a vederlo, un uomo, che stava lì a guardare, chiese al ragazzo: “Figliolo, come fai a sapere che l’aquilone è ancora lì?”. Il bambino, rafforzando con sicurezza la presa sulla corda, rispose: “So di sicuro che è lì perché lo sento tirare!" E tu, avverti qualche cosa che ti sta attirando verso il Cielo?

Giovedì, 12 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 12 settembre 2024

Io so che il mio redentore vive... (Giobbe 19:25)

IL CREDO DI GIOBBE (1)

Il patriarca Giobbe sopravvisse a ulcere, fallimenti finanziari e lutti, uscendone con una fede rafforzata. Osserviamo la professione di fede che era alla base della sua vita: 1) "lo so...”. Quando sei in grado di fare una simile affermazione, rappresenti un’espressione esclamativa in un mondo pieno d’insoluti punti interrogativi. Giobbe non si abbassò a dire: "Mi è stato riferito!”. No! “lo so!" Quanto lui conosceva di Dio, proveniva da esperienze e rivelazioni strettamente personali. È possibile gustare una simile vita? Certamente sì! "Quanto a voi, avete ricevuto l’unzione del Santo e tutti avete conoscenza” (1 Giovanni 2:20). Nel tuo cuore, puoi "sapere” cose su Dio, che non riesci a capire o spiegare completamente. Perché avviene questo? Perché queste cose si possono discernere solo spiritualmente. 2) "...che il mio Redentore vive". Sebbene Cristo non fosse ancora nato, Giobbe vide, in modo vago, il pre-esistente Redentore che le Scritture descrivono come “...il vegliardo...” (Daniele 7:22); Colui al Quale Michea si riferiva dicendo: “...le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni" (Michea 5:1). Egli esisteva già prima di venire al mondo e visse più a lungo di chiunque lo volesse morto. Paolo si espresse cosi: “...Essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi" (2 Corinzi 8:9). 3) "...e che alla fine si alzerà sulla polvere”. Giobbe percepì quanto visto dal profeta Zaccaria: “In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi...” (Zaccaria 14:4). La prima volta Gesù venne per salvare, ma quando ricomparirà, sarà per regnare. S’incarno’ per farsi nostro Redentore, ma quando ritornerà, sarà per annunciare il Suo regno quale Re dei Re. "... aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13).

Mercoledì, 11 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 11 settembre 2024

Beati (felici, da invidiare) i poveri in Spirito (gli umili che si ritengono insignificanti)... (Matteo 5:3)

FELICITÀ CONIUGALE

Nella realtà quotidiana, è spontaneo chiedersi che cosa renda alcuni matrimoni felici mentre altri non lo sono per niente? La fortuna? I geni? La perseveranza? Assolutamente no! La felicità coniugale, che trascende le circostanze mutevoli della vita, è edificata sulle qualità che Gesù insegnò. Osserviamole insieme: 1) Gioiosi sono gli umili. “Beati (felici) i poveri in spirito (gli umili, quanti si ritengono insignificanti). L'orgoglio che esalta se stesso e i propri diritti porta solo infelicità, mentre l'umiltà, mutuata dallo spirito di sacrificio e dalla considerazione dei bisogni altrui, appaga. 2) Felici sono i mansueti. Ugualmente lo sono quanti hanno un animo gentile, paziente e premuroso. Trattare il coniuge con bontà, gentilezza, sensibilità e grande pazienza è un segno d’amore che lenisce i dolori della vita e del matrimonio. 3) Beati sono i misericordiosi. Nonostante le buone intenzioni, ci si può ferire,e allora sorgono dolore, delusione e desiderio di vendetta. È vero che la rivalsa genera rivalsa ma, altrettanto, la compassione origina compassione. Questo non significa “darla vinta”. Mostrare comprensione è doveroso tra i coniugi: infatti crea quell’atmosfera che predispone al perdono e chiude ogni disputa. 4) Felici quelli che si adoperano per la pace, il desiderio di prevalere non farà altro che intensificare il conflitto. Nel matrimonio, il dominio di uno equivale alla sconfitta di entrambi! Si vince quando si rinuncia all’orgoglio personale in favore della pace. Saresti perduto per l’eternità se Gesù non avesse rinunciato ai Suoi diritti a causa dei tuoi errori. L’anello nuziale non è l’unico simbolo del matrimonio cristiano, lo è anche la croce. Rinunciare, come Cristo, alla nostra personalità non crocefissa, favorisce la felicità del matrimonio!

Martedì, 10 Settembre 2024 00:00

Meditazione del 10 settembre 2024

Il Signore è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò?.. (Salmo 27:1)

NON C'È NESSUNO COME LUI! (5)

Tutti indistintamente, abbiamo bisogno di un incontro personale con il Cristo trasfigurato, Colui che è più grande di Mosè, di Elia,il legislatore,il profeta e di tutti gli altri uomini di Dio che abbiano mai calcato la terra, Colui che porta sul capo la vera corona dell'universo: il diletto Figlio di Dio. Dobbiamo prostrarci con la faccia a terra e vederLo come il Santo, l'Altissimo, l’Unico. Quando il tuo atteggiamento sarà questo, tutte le tue ansie mal celate e le tue paure inconfessate, eccezione fatta per un santo timore di Cristo, si scioglieranno come neve al sole, come il ghiaccio in una torrida giornata estiva. Certamente anche tu concorderai con queste parole di Davide: "Il SIGNORE è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò?" Nel fibra per ragazzi "Il Principe Caspian", c’è una grande illustrazione a riguardo. Lucy, una dei protagonisti del racconto, rincontra, dopo tanto tempo, il leone Aslan. Questi è molto cambiato dal loro ultimo incontro: infatti, le sue dimensioni la sorprendono e lei glielo fa notare: "Aslan”, dice Lucy, “Sei imponente!”. Egli di rimando: "È perché sei cresciuta, mia piccola!”. "Non perché sei diventato grande tu?”, domanda Lucy. Egli le rispose: "No, ma man mano che crescerai, mi vedrai sempre più grande!”. La stessa cosa vale per il nostro cammino con Cristo: più Lo serviamo e più Egli diventa rilevante ai nostri occhi e questo, non perché sia Lui a cambiare, ma perché maturiamo noi. Noteremo dimensioni, aspetti e caratteristiche che non avevamo mai considerato prima, nuove e sorprendenti forme della Sua purezza, potenza e unicità. Solo quando, arrendendoci totalmente, cadremo ai Suoi piedi in umiltà e con un atteggiamento di totale dipendenza, Egli ci sorprenderà con ciò che disse ai Suoi discepoli sul monte Tabor, dove fu trasfigurato: “«Alzatevi, non temete»" (Matteo 17:7).

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