
Parole di Vita
Meditazione del 16 settembre 2024
Il guadagno del giusto serve per la vita, il salario dell'empio serve per il peccato. (Proverbi 10:16)
ISTRUZIONI PER L’USO
Quanta verità c'è in queste semplici parole della Bibbia! Quello che la brava gente guadagna serve per il proprio sostentamento e per qualche piccolo "sfizio". Al contrario, molto di quello che viene accumulato dagli empi viene sperperato nel peccato o (come dice la versione CEI) nei vizi. Il denaro non è né buono né cattivo: dipende da chi e da come viene usato. Può essere un ottimo servo o un pessimo padrone. Uno strumento di vita o una catena mortale che non ti fa dormire e neanche vivere decentemente. Il giusto sa come usare il poco o il tanto che Dio gli consente di guadagnare. Sa utilizzarne una buona parte per la propria famiglia (cfr. 1Tim. 5:8 "Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua... è peggiore di un incredulo") e una percentuale per la chiesa (la famiglia dei credenti). Sa anche come concedersi quei piccoli extra che fanno tanto piacere a lui e ai suoi. Insomma, vive sereno col frutto delle sue fatiche. Invece vediamo intorno a noi tanti "empi" che spendono e spandono in piaceri, vizi ed eccessi che lasciano loro solo rimorsi, mal di testa e profonda insoddisfazione. Tu come lo usi il tuo denaro? Ti serve per vivere bene o per il peccato?
Meditazione del 15 settembre 2024
...quelli che sperano [attendono] nel Signore... (Isaia 40:31)
IMPARA AD ASPETTARE
Il verbo “attendere” può offrire l’immagine di due cose ben distinte: una in forma dinamica e l’altra con un profilo statico.La prima ci presenta la figura di un solerte cameriere che "attende” (provvede) ai nostri bisogni. La seconda, invece, è quella di una richiesta presentata (ma ferma nel mucchio) a una qualsiasi autorità. Guarda caso, però, il successo dipenderà sempre dal nostro approccio e dalla loro disponibilità a soddisfare la nostra richiesta. Poiché il potere è nelle loro mani, bisogna essere pazienti e aspettare. Il guaio è che il nostro problema è duplice. Spesso, vogliamo che sia Dio ad aspettare noi e non il contrario e, non meno importante, non ci piace proprio restare passivamente in attesa! Quando ci rechiamo al lavoro in macchina, ascoltiamo la radio e parliamo al cellulare allo stesso tempo; alcuni riescono addirittura a comporre messaggi telefonici, mettendo in grave pericolo la propria vita e quella altrui. Per rimarcare il contrasto, Vance Havner evidenzia quanto succedeva nel Lontano West quando un viaggiatore perdeva la diligenza: “Pazienza, ce ne sarà un’altra fra tre o quattro settimane!’’. Oggi, purtroppo, non abbiamo nemmeno la tolleranza di attendere che una porta girevole compia tutto il suo giro! Aspettare i tempi di Dio ci porta benefici che null’altro può darci. Eccone alcuni tra i più evidenti: 1) Rivendicazione. “Non adirarti a causa dei malvagi; non aver invidia di quelli che agiscono perversamente. ...Trova la tua gioia nel SIGNORE.. .confida in lui, ed egli agirà” (Salmi 37:1-5). 2) Forza. “Spera [aspetta] nel SIGNORE! ...il tuo cuore si rinfranchi...” (Salmi 27:14). 3) Liberazione. “Ho pazientemente aspettato il SIGNORE... mi ha tratto fuori da una fossa di perdizione..." (Salmi 40:1-2). Giunti a questo punto, rilassati, aspetta Dio ed Egli ti risponderà.
Meditazione del 14 settembre 2024
...istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale... (Daniele 1:4)
DEVI IMPEGNARTI!
Quando Nabucodonosor sconfisse i Giudei, chiese al capo dei suoi eunuchi di cercare, tra i prigionieri di buona famiglia, i giovani più brillanti e capaci e portarli al suo palazzo. Le qualità che il Re ricercava erano queste: “...di bell’aspetto, dotati di ogni saggezza, istruiti e intelligenti, capaci di stare nel palazzo reale per apprendere la scrittura e la lingua...’’. Daniele colse l’opportunità. Dio lo favorì, però dovette anch’egli impegnarsi! L’amministratore delegato di una delle compagnie più importanti del mondo, lo spiega così: “L’unico modo con cui puoi farti notare, è capire questo semplice principio. Quando il tuo superiore diretto ti pone una domanda, oppure ti affida un progetto chiedendoti di raccogliere delle informazioni, egli conosce già la risposta che sta cercando; vuole solo la conferma che ciò che pensa sia vero. La maggior parte delle persone fa così. C’è però un particolare interessante: devi capire che la domanda che ti è posta, è solo l’inizio. Per elevarti, non devi investire le tue energie solo nel ricercare la risposta ai quesiti ma devi andare oltre. Questo significa presentare al tuo superiore più idee alternative che, forse, lui non aveva neppure considerato. Il tuo obiettivo deve essere sempre quello di offrire un valore aggiunto al progetto, superando le aspettative di chi ti ha impegnato. Questo non vale solo per le domande, ma anche per gli incarichi, le iniziative e qualsiasi altra cosa ti sia chiesta di fare. Quando comprenderai che la domanda è solo il punto di partenza, ti libererai molto in fretta dì quella pila ingombrante di scartoffie: infatti la maggioranza degli impiegati ne rimane invischiata perché non pensa. Quando avrai afferrato questo principio, ti saranno proposti quesiti ancora più complessi e, con il tempo, sarai tu a porre domande agli altri".
Meditazione del 13 settembre 2024
...io so... vedrò Dio... (Giobbe 19:25-26)
IL CREDO DI GIOBBE (2)
Giobbe terminò la sua dichiarazione di fede affermando con sicurezza: "...quando, dopo la mia pelle, sarà distrutto questo corpo, senza la mia carne, vedrò Dio". Quando Cristo ritornerà, le tue secche e misere ossa che riposano in una tomba, saranno sostituite con un corpo glorioso come quello di Cristo e si adempirà, così, la meravigliosa promessa della Parola di Dio: “Rivivano i tuoi morti! Risorgano i miei cadaveri! Svegliatevi ed esultate, o voi che abitate nella polvere!” (Isaia 26:19). Di tutte le religioni presenti sulla terra, il Cristianesimo è l'unico a garantire la resurrezione finale del corpo. Questo perché Cristo, il nostro Signore e Redentore, fu l’unico non solo a promettere di sconfiggere la morte risorgendo dalla tomba, ma a mantenere gloriosamente la Sua promessa. Gioisci, perché quando giungerà il tempo di scendere nel sepolcro, non si tratterà della tua fine. Paolo, sempre rivolgendosi ai credenti della città di Corinto, scrive: “Ecco, io vi dico un mistero: non tutti morremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio, al suono dell’ultima tromba. Perché la tromba squillerà, e i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati. Infatti bisogna che questo corruttibile rivesta incorruttibilità e che questo mortale rivesta immortalità... allora sarà adempiuta la parola che è scritta: «La morte è stata sommersa nella vittoria»” (1 Corinzi 15:51-54). Solo in quel giorno la fede darà spazio a questa meravigliosa visione. Quando l'aquilone di un bambino volò talmente in alto da non riuscire più a vederlo, un uomo, che stava lì a guardare, chiese al ragazzo: “Figliolo, come fai a sapere che l’aquilone è ancora lì?”. Il bambino, rafforzando con sicurezza la presa sulla corda, rispose: “So di sicuro che è lì perché lo sento tirare!" E tu, avverti qualche cosa che ti sta attirando verso il Cielo?
Meditazione del 12 settembre 2024
Io so che il mio redentore vive... (Giobbe 19:25)
IL CREDO DI GIOBBE (1)
Il patriarca Giobbe sopravvisse a ulcere, fallimenti finanziari e lutti, uscendone con una fede rafforzata. Osserviamo la professione di fede che era alla base della sua vita: 1) "lo so...”. Quando sei in grado di fare una simile affermazione, rappresenti un’espressione esclamativa in un mondo pieno d’insoluti punti interrogativi. Giobbe non si abbassò a dire: "Mi è stato riferito!”. No! “lo so!" Quanto lui conosceva di Dio, proveniva da esperienze e rivelazioni strettamente personali. È possibile gustare una simile vita? Certamente sì! "Quanto a voi, avete ricevuto l’unzione del Santo e tutti avete conoscenza” (1 Giovanni 2:20). Nel tuo cuore, puoi "sapere” cose su Dio, che non riesci a capire o spiegare completamente. Perché avviene questo? Perché queste cose si possono discernere solo spiritualmente. 2) "...che il mio Redentore vive". Sebbene Cristo non fosse ancora nato, Giobbe vide, in modo vago, il pre-esistente Redentore che le Scritture descrivono come “...il vegliardo...” (Daniele 7:22); Colui al Quale Michea si riferiva dicendo: “...le cui origini risalgono ai tempi antichi, ai giorni eterni" (Michea 5:1). Egli esisteva già prima di venire al mondo e visse più a lungo di chiunque lo volesse morto. Paolo si espresse cosi: “...Essendo ricco, si è fatto povero per voi, affinché, mediante la sua povertà, voi poteste diventare ricchi" (2 Corinzi 8:9). 3) "...e che alla fine si alzerà sulla polvere”. Giobbe percepì quanto visto dal profeta Zaccaria: “In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi...” (Zaccaria 14:4). La prima volta Gesù venne per salvare, ma quando ricomparirà, sarà per regnare. S’incarno’ per farsi nostro Redentore, ma quando ritornerà, sarà per annunciare il Suo regno quale Re dei Re. "... aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù” (Tito 2:13).
Meditazione del 11 settembre 2024
Beati (felici, da invidiare) i poveri in Spirito (gli umili che si ritengono insignificanti)... (Matteo 5:3)
FELICITÀ CONIUGALE
Nella realtà quotidiana, è spontaneo chiedersi che cosa renda alcuni matrimoni felici mentre altri non lo sono per niente? La fortuna? I geni? La perseveranza? Assolutamente no! La felicità coniugale, che trascende le circostanze mutevoli della vita, è edificata sulle qualità che Gesù insegnò. Osserviamole insieme: 1) Gioiosi sono gli umili. “Beati (felici) i poveri in spirito (gli umili, quanti si ritengono insignificanti). L'orgoglio che esalta se stesso e i propri diritti porta solo infelicità, mentre l'umiltà, mutuata dallo spirito di sacrificio e dalla considerazione dei bisogni altrui, appaga. 2) Felici sono i mansueti. Ugualmente lo sono quanti hanno un animo gentile, paziente e premuroso. Trattare il coniuge con bontà, gentilezza, sensibilità e grande pazienza è un segno d’amore che lenisce i dolori della vita e del matrimonio. 3) Beati sono i misericordiosi. Nonostante le buone intenzioni, ci si può ferire,e allora sorgono dolore, delusione e desiderio di vendetta. È vero che la rivalsa genera rivalsa ma, altrettanto, la compassione origina compassione. Questo non significa “darla vinta”. Mostrare comprensione è doveroso tra i coniugi: infatti crea quell’atmosfera che predispone al perdono e chiude ogni disputa. 4) Felici quelli che si adoperano per la pace, il desiderio di prevalere non farà altro che intensificare il conflitto. Nel matrimonio, il dominio di uno equivale alla sconfitta di entrambi! Si vince quando si rinuncia all’orgoglio personale in favore della pace. Saresti perduto per l’eternità se Gesù non avesse rinunciato ai Suoi diritti a causa dei tuoi errori. L’anello nuziale non è l’unico simbolo del matrimonio cristiano, lo è anche la croce. Rinunciare, come Cristo, alla nostra personalità non crocefissa, favorisce la felicità del matrimonio!
Meditazione del 10 settembre 2024
Il Signore è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò?.. (Salmo 27:1)
NON C'È NESSUNO COME LUI! (5)
Tutti indistintamente, abbiamo bisogno di un incontro personale con il Cristo trasfigurato, Colui che è più grande di Mosè, di Elia,il legislatore,il profeta e di tutti gli altri uomini di Dio che abbiano mai calcato la terra, Colui che porta sul capo la vera corona dell'universo: il diletto Figlio di Dio. Dobbiamo prostrarci con la faccia a terra e vederLo come il Santo, l'Altissimo, l’Unico. Quando il tuo atteggiamento sarà questo, tutte le tue ansie mal celate e le tue paure inconfessate, eccezione fatta per un santo timore di Cristo, si scioglieranno come neve al sole, come il ghiaccio in una torrida giornata estiva. Certamente anche tu concorderai con queste parole di Davide: "Il SIGNORE è la mia luce e la mia salvezza; di chi temerò?" Nel fibra per ragazzi "Il Principe Caspian", c’è una grande illustrazione a riguardo. Lucy, una dei protagonisti del racconto, rincontra, dopo tanto tempo, il leone Aslan. Questi è molto cambiato dal loro ultimo incontro: infatti, le sue dimensioni la sorprendono e lei glielo fa notare: "Aslan”, dice Lucy, “Sei imponente!”. Egli di rimando: "È perché sei cresciuta, mia piccola!”. "Non perché sei diventato grande tu?”, domanda Lucy. Egli le rispose: "No, ma man mano che crescerai, mi vedrai sempre più grande!”. La stessa cosa vale per il nostro cammino con Cristo: più Lo serviamo e più Egli diventa rilevante ai nostri occhi e questo, non perché sia Lui a cambiare, ma perché maturiamo noi. Noteremo dimensioni, aspetti e caratteristiche che non avevamo mai considerato prima, nuove e sorprendenti forme della Sua purezza, potenza e unicità. Solo quando, arrendendoci totalmente, cadremo ai Suoi piedi in umiltà e con un atteggiamento di totale dipendenza, Egli ci sorprenderà con ciò che disse ai Suoi discepoli sul monte Tabor, dove fu trasfigurato: “«Alzatevi, non temete»" (Matteo 17:7).
Meditazione del 09 settembre 2024
Benedici, anima mia, il Signore... (Salmo 103:2)
NON C'È NESSUNO COME LUI! (4)
La Bibbia identifica il Signore con la luce, e quest’ultima con la santità. “...Dio è luce, e in lui non ci sono tenebre” (1 Giovanni 1:5) Paolo, rivolgendosi a Timoteo, disse: “...il Re dei re... abita una luce inaccessibile..." (1 Timoteo 6:15-16). Le Scritture si riferiscono a Cristo ...come quello, santo, innocente, immacolato, separato dai peccatori...” (Ebrei 7:26). Perciò, com'é possibile accostarsi a un tale Dio? Lo faresti, forse, come a un ispettore sapendo che i conti non tornano? O come a un dittatore che detiene nelle sue mani un potere assoluto? Certamente no! Gesù ci ha insegnato a pregare così: “...Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome” (Matteo 6:9). Ecco la risposta! Bisogna accostarsi a Lui come a un Padre che ci ama e che desidera solo il meglio per noi, mantenendo, nello stesso tempo, un profondo rispetto. All’aumentare del tuo stupore nei Suoi confronti, si riducono drasticamente i tuoi timori e il tuo disagio svanisce. Ricorda che una visione maestosa di Dio si traduce in uno straordinario coraggio, mentre, al contrario, una visione mediocre di Dio ti rende privo di forze, incapace di osare. Un Dio fiacco non potrebbe soccorrerti nel caso fossi colpito dal cancro o la tua famiglia versasse in difficoltà e priva di mezzi per far fronte agli impegni. Un adesivo con la scritta “Gesù aiutami!” può ben figurare sul fronte del bagagliaio della tua auto, ma non potrà mai liberarti dalle tue paure. Tu hai bisogno di un Dio grandioso, capace di annullare il tuo ego mentre ingrandisce la tua fede, sbalordendoti. Davide, innalzando la sua lode a Dio, scrisse: “Benedici, anima mia, il SIGNORE e non dimenticare nessuno dei suoi benefìci. Egli perdona tutte le tue colpe, risana tutte le tue infermità; salva la tua vita dalla fossa, ti corona di bontà e compassioni; egli sazia di beni la tua esistenza...(Salmi 103:2-5).
Meditazione del 08 settembre 2024
Questo è il mio figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo! (Matteo 17:5)
NON C'È NESSUNO COME LUI! (3)
Sul Tabor, il monte della trasfigurazione, Mosè, considerato il legislatore ed Elia, in rappresentanza dei profeti, si trovarono a fianco a fianco con Gesù. Quest’ultimo, però, era raggiante, di uno splendore senza pari. La Bibbia ci presenta così quest’evento: "... le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di un tale candore che nessun lavandaio sulla terra può dare” (Marco 9:3). In quel momento, Gesù era Dio nella Sua forma più pura. Preso da gran meraviglia e stupore, Pietro disse: "...«Rabbi, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia»” (Matteo 9:5). Questo era, certamente, un sentimento sincero, nato dalla spontaneità tipica dell'apostolo, eppure era sbagliato. “Mentre egli parlava ancora, una nuvola luminosa li coprì con la sua ombra, ed ecco una voce dalla nuvola che diceva: «Questo è il mio Figlio diletto, nel quale mi sono compiaciuto; ascoltatelo»’’. Il termine “diletto” sottintende "unico”. Non c'è nessuno come Gesù! Di certo non Mosè, non Elia, né Pietro, non Zoroastro, né Buddha o Maometto, nessuno, tanto in cielo, quanto sulla terra può minimamente reggere questo termine di paragone. Le tre tende avrebbero messo Mosè ed Elia alla stessa stregua di Cristo e Dio non lo avrebbe certamente permesso. Poteva essere costruita solo un'unica tenda poiché solo una "persona” su quella montagna era degna di essere adorata. "I discepoli, udito ciò, caddero con la faccia a terra e furono presi da gran timore” (Matteo 17:6). Lo Stesso che aveva affisso le stelle sulla volta dei cieli e che aveva annientato l'orgoglio del faraone in fondo al Mar Rosso, era tra loro. VederLo, tolse loro il respiro, rimosse ogni traccia d'arroganza dai loro cuori e li portò a prostrarsi con la faccia a terra. Dimmi, sinceramente, quanto tempo è che non provi una tale riverenza per Dio?
Meditazione del 07 settembre 2024
Il principio della saggezza é il timore del Signore... (Proverbi 9:10)
NON C'È NESSUNO COME LUI! (2)
In un mondo fuori controllo, ci piace avere un dio che possiamo controllare a nostro piacimento, una presenza confortante che benedica, provveda e consigli, della serie: “Dio in scatola”. Quando, però, si tratta di Cristo, non c'è contenitore che regga. I Suoi contemporanei avevano già cercato di “costringerLo in una scatola”, ma senza successo. Lo accusarono di essere un sovvertitore ma Egli pagava regolarmente le tasse. Lo etichettarono quasi spregiativamente identificandolo come “il falegname" ma confondeva i Dottori della Legge. Vennero per spiare i Suoi miracoli ma Egli si rifiutò di farne uno spettacolo. Era un Giudeo che attirava i Gentili, un Maestro che si era lasciato alle spalle le sinagoghe, un uomo santo che non disdegnava accostarsi alle prostitute. In una società maschilista, Egli dava ampia importanza anche alle donne. In una cultura anti-romana, scelse, volutamente, di non denunciare Roma. Parlò con l’autorità di un re ma visse come un semplice pellegrino. Le persone cercarono di “chiuderLo in una 'scatola", ma non ci riuscirono. Neppure noi possiamo farlo e guai a provarci! “Il principio della saggezza è il timore del SIGNORE, e conoscere il Santo è l’intelligenza” (Proverbi 9:10), La maggior parte delle nostre paure ci deruba della pace e della gioia. Il timore del Signore, invece, fa l'opposto. Un autore scrive: “Non c’è nulla di contraddittorio nel temere il Signore. Ciò che, invece è incongruente, è non aver paura o aver timore delle cose sbagliate. Ecco perché Dio sceglie di “rivelarsi" a noi, affinché smettiamo di essere intimoriti da ciò che è errato e privo d’importanza. Quando Dio si rivela completamente, ne siamo “consapevoli" e sperimentiamo la “conversione” delle nostre paure... Il timore del Signore è un profondo e sano riconoscimento che non siamo Dio”.