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la meditazione del giorno

MEDITAZIONE GIORNALIERA

tratta dal calendario "Parole di Vita". Buona meditazione.

Parole di Vita

Parole di Vita

Giovedì, 17 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 17 agosto 2017

"Quanto a me, io volgerò lo sguardo verso l'Eterno, spererò nell'Iddio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà." (Michea 7:7)

RACCOGLIERE ANCORA

Il profeta descrive uno scenario molto triste e di una attualità sorprendente. La dove c'erano frutti, non ve sono più, è stato raccolto tutto; vorremmo essere cibati, ma ogni frutto è stato già preso; cerchiamo conforto dagli altri, ma non c'è; anche le persone più care che dovrebbero aiutarci spesso deludono. Quante volte guardandoci attorno notiamo mancanza di moralità, di giustizia, di pace, di amore, ecc., siamo così portati ad affermare che non c'è più nulla di buono. Ma ancora una volta la Scrittura ci mostra che Dio è fonte di grazia inesauribile e che in Lui troviamo tutto ciò che può soddisfarci appieno. Il profeta afferma: "Quanto a me?". Innanzitutto occorre andare a Lui senza guardare a ciò che accade attorno e quello che gli altri fanno, una scelta che deve essere personale. Egli, inoltre, aggiunge che spererà in Dio il quale non lo deluderà a differenza di chi si aspetta l'aiuto dall'uomo, perché il Signore non delude coloro che confidano in Lui. Infine, vi è la certezza che Dio ascolta perché Egli è buono, fedele, perché Egli non tratta chi si accosta a Lui secondo i meriti, ma per grazia. Se guardandoti attorno non vedi nulla di buono, sappi che ai piedi di Cristo vi è abbondanza di benedizione.

 

Mercoledì, 16 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 16 agosto 2017

"Io ho gridato al Signore, dal fondo della mia angoscia, ed egli mi ha risposto; dalla profondità del soggiorno dei morti ho gridato e tu hai udito la mia voce." (Giona 2:3)

Il SIGNORE RISPONDE

Il Signore parlò a Giona, gli chiese di adempiere la sua volontà, gli promise sostegno e aiuto, forza, guida durante il cammino. Le cose però andarono diversamente perché Giona rifiutò di dare ascolto alla parola del Signore e diresse i suoi passi, la sua vita, il suo futuro nella direzione opposta al volere di Dio, andò "lontano dalla presenza del Signore". A causa di questa sua ribellione si trovò ad affrontare ciò che non avrebbe mai voluto, tantomeno immaginato; egli toccò letteralmente il fondo. Fu allora che si ricordò del Signore, riconobbe il proprio peccato senza colpevolizzare Dio di quanto gli stava accadendo, era consapevole della gravità dell'essere lontano dal Signore, il suo desiderio fu quello di avere nuovamente comunione con Dio ed elevò una preghiera con la certezza che Dio l'avrebbe udita: "Io mi sono ricordato del Signore; e la mia preghiera è giunta fino a te" (Giona 2:8). Ancora oggi l'uomo cerca di fuggire dal Signore, di agire secondo i propri pensieri e tutto questo produce non soltanto insoddisfazione, ma lo porta a vivere sempre più in basso e spesso a toccare il fondo; cosa fare allora? Una preghiera fatta con fede accompagnata da un sincero ravvedimento certamente raggiungerà il trono della grazia di Dio il quale farà seguire una pronta risposta e soluzione.

 

Martedì, 15 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 15 agosto 2017

"L'Eterno ha udita la mia supplicazione, l'Eterno accoglie la mia preghiera." (Salmo 6:9)

IL SIGNORE MI ACCOGLIE

Non c'è nulla di più confortante del fatto di sapere che Dio ci ascolta sempre. Nessuna parola che rivolgiamo a Lui in preghiera e con fede cade nel vuoto. Il Signore ascolta la nostra supplica e accoglie, riceve, conserva la nostra preghiera. Tutto ciò non è dovuto ai nostri meriti, ma grazie all'opera di grazia di Cristo Gesù. Innanzitutto Egli accoglie la nostra lode, lode che scaturisce da un cuore che ha creduto in Lui e da una bocca che Lo riconosce come Signore (cfr. Romani 10:9); lode che sale a Dio come un profumo di odor soave. Per la Sua grazia, Egli accoglie anche le nostre richieste; ogni difficoltà, ogni necessità, ciò che ci affligge, possiamo confidare tutto al Signore con la certezza che quando, coloro che temono il Signore parlano, il Suo orecchio è attento alle loro parole, e un libro è scritto per conservarle (cfr. Malachia 3:16). Infine, il Signore è Colui che raccoglie le nostre lacrime nei suoi otri, ognuna di esse è nel suo registro (cfr. Salmo 56:8); nessuna lacrima versata davanti a Lui e lasciata cadere a terra, anche le più nascoste, le più segrete, quelle che nessuno vede perché sono nell'intimo del cuore; quelle lacrime che sono il risultato di un fallimento, della debolezza, della solitudine, di qualche amarezza. Quale conforto sapere che il Signore mi accoglie!

 

Lunedì, 14 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 14 agosto 2017

"Chi ci separerà dall'amore di Cristo? Sarà forse la tribolazione, o la distretta, o la persecuzione, o la fame, o la nudità, o il pericolo, o la spada?" (Romani 8:35)

ANCORATI ALL'AMORE DI CRISTO

Dio non sempre ci preserva dalle difficoltà, ma ci dice: io sarò con te nella distretta. Le prove che si abbattono sull'uomo durante la sua vita non potranno mai essere tanto terribili da arrivare a privarlo dell'amore di Dio e della sua relazione con Lui. Paolo dice che "in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori" (Romani 8:37). Non parla di cose immaginarie, ma di prove concrete e attuali, e lo siamo non per abilità o coraggio, né per null'altro se non per il fatto che in quelle prove Cristo ci terrà uniti e stretti a Lui. "Sarà forse la tribolazione??"; La tribolazione non è mai piacevole, e potrà pure abbattersi su te con violenza, snervandoti, affaticandoti, ma non potrà mai separarti dall'amore di Dio. "Sarà la distretta??"; l'amore di Dio non si scosterà da te quando affronti situazioni in cui sembra non esserci giustizia, e tutto sembra indicarti che esso è menzogna. "Sarà la fame??"; puoi arrivare a toccare il fondo, ma anche allora puoi essere certo che Dio ti ama, non ti abbandona. Accade qualcosa di veramente straordinario nella vita di chi si tiene ancorato all'amore di Dio, anche quando tutto sembra smentire le sue caratteristiche. La logica va messa a tacere di fronte a situazioni di questo genere, la sola spiegazione è "l'amore di Dio in Cristo Gesù"

 

Domenica, 13 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 13 agosto 2017

"Noi siamo senza forza, di fronte a questa gran moltitudine che s'avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su te!" (II Cronache 20:12)

QUANDO NON SAI COSA FARE

Popoli forti e potenti, abili e spietati, stavano movendo guerra ad Israele e al re Giosafat. Una gran difficoltà al punto che Giosafat ebbe paura; paura di soccombere, di non farcela, paura del suo futuro e di chi gli stava accanto. Di fronte ad un così gran problema Giosafat fa l'unica cosa che ogni credente dovrebbe fare: "Si dispose a cercare il Signore ? e implorare il Suo aiuto" (II Cronache 20:3-4). Elevò una sentita preghiera che si conclude con un'insolita affermazione, almeno per un re: "Non sappiamo che fare". Il segreto per riportare la vittoria è quando ricorriamo a Dio e riconosciamo la poca forza a nostra disposizione, che ogni nostra abilità è poca cosa di fronte a situazioni che soltanto Dio può risolvere. Non soltanto Giosafat riconobbe la sua debolezza, ma confessò a Dio la sua incapacità. Quando dici a Dio di non avere speranza e capacità, scoprirai che "Egli è specializzato nei casi senza speranza". Infine, il re prese la ferma decisione di tenere fisso il suo sguardo sul Signore e non sul nemico che avanzava. Dobbiamo smettere di guardare nella direzione sbagliata, cioè sull'uomo e sulle risorse terrene; "quanto a me", afferma il profeta, "io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nell'Iddio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà" (Michea 7:7).

 

Sabato, 12 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 12 agosto 2017

"Mentr'egli parlava ancora, ecco arrivar gente da casa del capo della sinagoga, che gli dice: La tua figliuola è morta; perché incomodare più oltre il Maestro?" (Marco 5:35)

NON È MAI TROPPO TARDI

Iairo, capo della Sinagoga, si era recato da Gesù affinché stendesse la Sua mano di guarigione sulla figlia gravemente malata. Avvenne però che, mentre si recavano a casa di lui, la figlia morì. La gente che si trovava a casa di Iairo, andò loro incontro affermando che non era più necessario che Gesù fosse scomodato per qualcosa di ormai irrisolvibile. Quante volte si fa strada nella mente quella voce che dice: perché incomodare il Maestro? Perché continuare a pregare o a sperare in Lui? Ormai è troppo tardi! Soltanto Gesù, Colui che può ogni cosa, di fronte alla tragicità di quell'evento poté dire a Iairo: "Non temere, solo abbi fede" (Marco 5:36). Quando sembra non esserci più soluzione e speranza, quando hai ormai perso le forze, quando sei scoraggiato vai al Signore, per Lui non è mai troppo tardi se soltanto però continui a sperare in Lui. Se ancora confidi nel Signore con la certezza che nulla è impossibile a Lui, che se riesci a toccare non fosse altro che il lembo della Sua veste l'opera Sua si manifesterà nella tua vita (cfr. Marco 5:27-28). L'esortazione che ancora Gesù fa a chi è in difficoltà è di non temere, non aver paura, non farti vincere dallo sconforto, ma aspettati il Suo potente intervento, sappi che ogni cosa è possibile a chi crede, anche quando le circostanze ti fanno dire che è troppo tardi.

 

Venerdì, 11 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 11 agosto 2017

"E non fece quivi molte opere potenti a cagione della loro incredulità." (Matteo 13:58)

POCHE OPERE POTENTI

Gesù si recò a Nazaret e nella Sinagoga ammaestrava le folle le quali rimasero stupiti della Sua sapienza. Lo stupore e la sorpresa però non furono sufficienti a fargli realizzare ciò che Egli avrebbe voluto e potuto fare per loro; solo pochi infermi furono guariti quel giorno (cfr. Marco 6:5). Tutto ciò naturalmente non fu colpa di Gesù, ma fu causato dalla loro incredulità. L'incredulità è un grave handicap che c'impedisce di realizzare l'opera di Dio nella nostra vita; essa "lega" le mani del Signore; perché Egli non fa violenza a nessuno. Non è scritto che Cristo non volle operare, ma che Egli "non poté operare"; e "si meravigliò della loro incredulità" (Marco 6:6). Quelli che Lo ascoltavano parlare quel giorno non vedevano oltre la vista materiale, per loro Egli era solo il figlio del falegname e di Maria, fratello di Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (cfr. Matteo 13:55-56). Bastava un passo di fede e tutto si sarebbe svolto diversamente, come tante altre volte aveva fatto, Gesù avrebbe operato nello spirito e nel corpo di chi si accostava a Lui con piena fiducia. Non sono le difficoltà, né la gravità del problema che possono impedire a Cristo di agire, ma soltanto l'incredulità. Ancora una volta Gesù ci dice, come disse a Tommaso: "Non essere incredulo, ma credente".

 

Giovedì, 10 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 10 agosto 2017

"Dirò all'anima mia: 'Anima, tu hai molti beni riposti per molti anni; riposati, mangia, bevi, godi'." (Luca 12:19)

UN CONSIGLIO STOLTO

Il ricco descritto in questa parabola non è uno sprovveduto, sa programmare bene la sua vita. Sembra anche essere un religioso, sa di avere un'anima a differenza di tanti altri; la sua campagna fruttò copiosamente e non sapendo più dove riporre i raccolti decide il da farsi e rivolgendosi a se stesso consiglia all'anima sua di riposare, mangiare, bere e godere di tutti quei beni. Il grande errore però fu quello di aver tenuto fuori Dio dal programma della sua vita, pensava che c'era tutto il tempo, ci avrebbe forse pensato più avanti, ma Gesù, continuando il racconto, afferma che per il Signore c'è sempre un'urgenza: quella di riconoscerLo in tutte le nostre vie. Il ricco pensava che per molti anni sarebbe stato tranquillo, ma il Signore gli dice invece: "Questa notte stessa l'anima tua ti sarà ridomandata". Si era inoltre illuso che poteva riposare sulla vanità dei beni materiali, credendoli suoi e non provveduti da Dio, beni che avrebbe lasciato su questa terra alla mercé di qualcun altro. La parabola si conclude con l'invito di Gesù a cercare le ricchezze celesti, i beni spirituali, avere il cuore rivolto a Dio, unica fonte di ricchezza e di bene. Non pensare ci sia molto tempo, non ti cullare su ciò che possiedi, cerca d'essere ricco in vista di Dio!

 

Mercoledì, 09 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 09 agosto 2017

"Ma Gesù gli rispose: Lascia fare per ora; poiché conviene che noi adempiamo così ogni giustizia. Allora Giovanni lo lasciò fare." (Matteo 3:15)

LASCIA FARE A GESÙ

Giovanni il Battista stava battezzando quando davanti gli si presenta Gesù per essere da lui battezzato; inizialmente egli si oppone ma poi accetta. Gesù è venuto per compiere un'opera importante, sacrificare la propria vita quale prezzo di riscatto; desidera manifestare la Sua gloria, ma per far sì che Egli possa operare nella nostra vita dobbiamo lasciare fare a Lui, dobbiamo evitare di essere noi stessi l'impedimento. Ogni resistenza, ogni opposizione, ogni desiderio contrario a quello di Dio, ci privano di quell'opera gloriosa che Cristo desidera compiere in ciascuno. Nel Vangelo, nel brano relativo al battesimo di Gesù, è scritto che quando Giovanni lo lasciò fare e come Gesù uscì dall'acqua, "i cieli si aprirono"; quando diamo libertà di operare a Cristo, "i cieli si aprono su noi" e le promesse di Dio scendono fino a noi. In quell'occasione lo Spirito di Dio discese. Se lasciamo operare a Dio, Egli manifesta ciò che è e realizzeremo la Sua presenza nella nostra vita. Infine, è detto "si udì una voce dai cieli"; se permettiamo a Cristo di agire, la Sua Parola sarà per noi fonte di forza, guida sicura, conferma e risposta ad ogni dubbio. Lascia fare a Gesù, lascia che egli operi nella tua vita, lascia che manifesti la Sua gloria in te.

 

Martedì, 08 Agosto 2017 00:00

Meditazione del 08 agosto 2017

"Se ti perdi d'animo nel giorno dell'avversità, la tua forza è poca." (Proverbi 24:10)

HAI POCA FORZA?

Non sai quanto è resistente una fune fino a quando non è tesa e tirata; non conosci la forza fisica di un uomo se non vedi quanto peso egli può sollevare. Non sai quanta forza spirituale hai finché non affronti un'avversità! Chissà quante volte, proprio attraverso le prove, abbiamo realizzato e compreso che la nostra forza era poca. Ci siamo a volte scoraggiati, persi d'animo, abbattuti; un chiaro segnale della nostra umana debolezza. Di fronte a tutto ciò non bisogna disperare perché il Signore ci ha promesso, che se lo vogliamo, possiamo essere forti; viene da chiederci: come? Innanzitutto sperando nel Signore, perché "quelli che sperano nel Signore acquistano nuove forze" (cfr. Isaia 40:31), forza che si rinnova, che ti eleva in alto, al di sopra dei problemi, forza che ti permette di camminare e correre senza stancarti e affaticarti. Se pur deboli, dobbiamo fortificarci nel Signore e prendere la completa armatura spirituale, descritta in Efesini 6, con la quale possiamo vincere tutte quelle debolezze umane ed essere riempiti della forza di Dio. Inoltre, la Sua gioia è la nostra forza (cfr. Neemia 8:10), la certezza di appartenergli, d'essere l'oggetto del Suo amore e delle Sue amorevoli cure. "Anima mia, avanti, con forza!" (cfr. Giudici 5:21).

 

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