
Parole di Vita
Meditazione del 07 ottobre 2017
"I passi dell'onesto son guidati dal Signore ... Egli lo sostiene prendendolo per mano." (Salmo 37:23, 24)
DIO GUIDA I NOSTRI PASSI
Vi è una cura e una guida particolari da parte di Dio per coloro che si rifugiano in Lui. Il Signore ama ogni uomo e desidera essere per ciascuno il proprio Salvatore e conduttore; ma cure speciali troveranno coloro che gli appartengono e che si lasciano guidare dal Suo consiglio. Il nostro cammino in questa vita è fatto di tanti passi, uno dopo l'altro ci fanno proseguire e avanzare quotidianamente; può però accadere che qualche ostacolo, un imprevisto, una particolare difficoltà; possono farci inciampare e cadere. Quando questo avviene, Dio che conosce la nostra fragilità, non ci lascia e continua a guidarci, Egli non permetterà che siamo tentati oltre le nostre forze. Chi confida in Dio può contare sul fatto che Egli lo sostiene prendendolo per mano e grazie a ciò, è possibile continuare il cammino, sempre e comunque. È meraviglioso sapere che Dio guida i nostri passi, avere la certezza che la Sua potente mano afferra la nostra e ci sostiene; e se siamo caduti, Egli è pronto a rialzarci e a darci nuove forze; il Suo aiuto non mancherà mai quando lasciamo che sia Lui a guidare i nostri passi.
Meditazione del 06 ottobre 2017
"Dammi dunque questo monte del quale il Signore parlò quel giorno..." (Giosuè 14:12)
NON TI STANCARE DI CHIEDERE
L'esperienza di Caleb è un bellissimo esempio di cosa vuol dire non stancarsi, perseverare, continuare a sperare nel Signore. Aveva trascorso quarant'anni nel deserto insieme al popolo di Israele senza realizzare quanto Dio aveva in mente anche per lui; ora, dopo tutto quel tempo, lo ritroviamo a chiedere a Giosuè di entrare in possesso della promessa Divina fattagli quel giorno lontano nel passato. Dio desiderava che Caleb entrasse in possesso della sua parte di Terra Promessa perché aveva avuto fiducia in Lui, questo è il segreto per ottenere il favore di Dio. Ecco perché la storia di Caleb deve spronarci a non stancarci di chiedere salvezza, aiuto, benedizione al Signore. Non stancarti di confidare sulla fedele Parola di Dio e sulle Sue promesse, le quali si adempiono in coloro che vi ripongono la propria fiducia. Caleb non si scoraggiò nonostante il tempo trascorresse e la risposta sembrava lontana; allo stesso modo, caro lettore, persevera in quelle che sono le tue richieste a Dio, Egli onorerà la tua fiducia e la perseveranza con la quale continui a rivolgerti a Lui.
Meditazione del 05 ottobre 2017
"Cosí noi possiamo dire con piena fiducia: Il Signore è il mio aiuto; non temerò. Che cosa potrà farmi l'uomo?" (Ebrei 13:6)
PIENA FIDUCIA
Il credente ha il privilegio di accostarsi a Dio chiamandolo Padre; consapevole che Egli lo ama e certo che, per i meriti di Cristo, è accolto amorevolmente. A tal proposito possiamo andare a Lui con piena fiducia. Ogni timore, ogni dubbio, ogni paura, lo scoraggiamento; dovrebbero svanire sapendo che possiamo riporre completamente, pienamente la nostra fiducia in Lui. In che modo dobbiamo manifestare tale fiducia? Innanzitutto nel fatto che il Signore ci ama ed è Lui il nostro aiuto; quando siamo deboli Lui ci sostiene e ci rialza, ci da la vittoria nelle prove e nelle difficoltà di ogni giorno. In secondo luogo, ponendo fiducia nel Signore, possiamo affermare: "Non temerò; non sarò spaventato dal futuro perché so che esso è nelle Sue mani, non temerò perché mi sono appoggiato alla Sua forte mano". Infine, la fiducia riposta nel Signore ci fa essere al sicuro, il nostro rifugio è Lui; tutto ciò che vuole attaccare la nostra mente e il nostro cuore, troveranno sempre il Signore a difendere la nostra causa. Non vacilliamo, non dubitiamo, ma con piena fiducia diciamo oggi al Signore: "Tu sei il mio aiuto, al tuo fianco non temo nulla, con te sono al sicuro".
Meditazione del 04 ottobre 2017
"Cosí parla il Signore: Trattieni la tua voce dal piangere, i tuoi occhi dal versare lacrime; ...c'è speranza per il tuo avvenire..." (Geremia 3:16, 17)
GESÙ CI CONSOLA
Quante volte abbiamo cercato di consolare qualcuno, o altri hanno fatto lo stesso con noi? Quante volte le parole di una persona a noi cara ci hanno fatto del bene in un momento di dolore? Qualcuno che ci ha detto: "Non piangere, fatti coraggio". Per quanto utili, preziose e care sono le parole di un amico, sono sempre limitate; mentre Dio ha sempre una parola di conforto, Egli da sempre una speranza perché non soltanto può dire, ma può fare. Il Signore ti dice in questo nuovo giorno di trattenere il tuo pianto e gli occhi tuoi dal versare lacrime; innanzitutto perché Egli vede e conosce il tuo dolore e sa più di ogni altro come consolare il tuo cuore abbattuto. Inoltre, rivolgersi a Cristo come personale Salvatore, confidare a Lui il peso che ci attanaglia e che ci appesantisce, ci fa trovare speranza per oggi e per il nostro domani. Siamo cari al Signore e pertanto, ogni nostra lacrima non gli è nascosta, e quando una sola di essa scenderà dal nostro viso, Lui sarà lì pronto a consolare e a dare al cuore triste speranza e certezza. Se oggi il pianto vuole uscire dalla tua bocca, trattienilo e rivolgiti in preghiera a Gesù e trova in Lui consolazione vera e pace profonda.
Meditazione del 03 ottobre 2017
"E il Signore: Io sono Gesú, che tu perseguiti..." (Atti 9:4-5)
DIO DALLA NOSTRA PARTE
Prima di fare un'esperienza personale di salvezza con Cristo, Saulo era un religioso molto zelante, egli si adoperava per ostacolare quanti seguivano il Signore e che per fede avevano realizzato nella propria vita la Sua opera di grazia. Il suo scopo, il suo obiettivo era arrestare i credenti e fare loro del male. Un giorno, mentre si dirigeva a Damasco per adempiere tale scopo, il Signore Gesù gli si presentò davanti in una luce sfolgorante, dicendogli: "Perché mi perseguiti". In altre parole gli fu detto che il suo ostacolare i credenti, perseguitarli, in realtà era un perseguitare il Signore stesso. Questo è di grande incoraggiamento perché vuol dire che l'amato Salvatore Cristo Gesù si prende cura di coloro che gli appartengono, li preserva e li conduce in vittoria. Toccare la vita di quelli che hanno fatto di Lui il Signore e il Salvatore, è come toccare Lui, come toccare la pupilla dell'occhio Suo. Quindi, caro lettore, non è vero che non ce la farai, che le cose non possono cambiare; Dio è dalla tua parte se soltanto ti affidi a Lui con tutto il cuore, così come era avvenuto per tutti quei credenti che subivano gli attacchi di colui che sarebbe in seguito divenuto un servo del Signore.
Meditazione del 01 ottobre 2017
"O Dio nostro, non farai tu giudizio di costoro? Poiché noi siamo senza forza, di fronte a questa gran moltitudine che s'avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su te! (II Cronache 20:12)
QUANDO NON SAI COSA FARE
Quante volte, forse proprio oggi hai realizzato di essere senza forza e non sapere che fare. Una gran difficoltà colse il re d'Israele al punto che egli ebbe paura di soccombere, di non farcela, del futuro suo e di chi gli stava accanto. Di fronte ad un così gran problema fece l'unica cosa che ogni credente dovrebbe fare: si dispose a cercare il Signore e implorare il Suo aiuto. Elevò una sentita preghiera che si concluse con un'insolita affermazione, almeno per un re: non sappiamo che fare. Il segreto per riportare la vittoria è quando ricorriamo a Dio e riconosciamo la poca forza a nostra disposizione, che ogni nostra abilità è nulla di fronte a situazioni che soltanto Dio può risolvere. Non solamente riconobbe la sua debolezza, ma confessò a Dio la sua incapacità. Quando dici a Dio di non avere speranza e capacità, scoprirai che Egli è specializzato nei casi senza speranza. Il re prese la ferma decisione di tenere fisso il suo sguardo sul Signore e non sul nemico che avanzava. Dobbiamo smettere di guardare nella direzione sbagliata, vale a dire sull'uomo e sulle risorse terrene; quanto a me, afferma il profeta, "io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nell'Iddio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà".
Meditazione del 02 ottobre 2017
"Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso." (Esodo 3:8)
GESÙ È SCESO PER LIBERARCI E PER FARCI SALIRE
Il versetto di oggi illustra ciò che Dio dichiarò a Mosè dal pruno ardente. Quelle parole erano una pro-messa di liberazione per il popolo di Israele schiavo in Egitto, ma prefiguravano quella che sarebbe stata l'opera di Cristo. Infatti Gesù è "sceso per liberarci e per farci salire". E' sceso dal cielo lasciando l'incantevole bellezza di quel luogo celestiale. Ha lasciato la festante assemblea degli angeli, la pace in-finita e la gioia sublime di quel luogo benedetto. Ha rinunciato a tale meravigliosa armonia di gloria, all'intima relazione col Padre per scendere in mezzo a noi e caricarsi delle brutture del nostro peccato. E' sceso negli abissi più profondi della sofferenza e del male per permettere a noi miseri peccatori di ri-salirne. E' sceso per elevarci e farci sedere nei luoghi celesti con Lui. Quale meraviglioso Salvatore! Quale impareggiabile grazia è scaturita per noi! Possa la nostra anima rimanere rapita di fronte alla Sua opera! Possa il nostro cuore legarsi a Lui e amarlo per tutta l'eternità. Udí una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Egli domandò: Chi sei, Signore?
Meditazione del 30 settembre 2017
"E non fece quivi molte opere potenti a motivo della loro incredulità." (Matteo 13:58)
NON ESSERE INCREDULO
Stranamente e diversamente dal solito, ci fu un giorno nel quale Gesù operò meno del solito; soltanto pochi infermi furono guariti quel giorno. Tutto ciò naturalmente non fu colpa di Gesù, ma fu causato dalla loro incredulità. L'incredulità è un grave handicap che c'impedisce di realizzare l'opera di Dio nella nostra vita; essa lega le mani del Signore; perché Egli non fa violenza a nessuno. Non è scritto che Cristo non volle operare, ma che Egli non poté operare; e si meravigliò della loro incredulità (cfr. Marco 6:6). Quelli che Lo ascoltavano parlare quel giorno non vedevano oltre l'apparenza materiale, per loro Egli era soltanto il figlio del falegname e di Maria, fratello di Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (cfr. Matteo 13:55-56). Bastava un passo di fede e tutto si sarebbe svolto diversamente, come tante altre volte aveva fatto, Gesù avrebbe operato nello spirito e nel corpo di chi si accostava a Lui con piena fiducia. Non sono le difficoltà né la gravità del problema che possono impedire a Cristo di agire, ma soltanto l'incredulità. Ancora una volta Gesù ci dice, come disse a Tommaso: "Non essere incredulo, ma credente".
Meditazione del 29 settembre 2017
"O Signore, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa' ch'io sappia quanto sono fragile." (Salmo 39:4)
UN'INSOLITA PREGHIERA
La preghiera, si sa, è adorazione a Colui che è al di sopra di ogni cosa: Dio. La preghiera è anche esporre al Signore le nostre necessità con la certezza che Egli può aiutarci e risolvere ciò che noi non siamo in grado di fare. Quando preghiamo, noi deponiamo ai piedi del Signore ogni nostra ansietà, ogni nostro timore e troviamo vittoria per i meriti di Cristo Gesù. Ma in questo testo notiamo che il salmista rivolge a Dio una richiesta apparentemente insolita: "Fa' ch'io sappia quanto sono fragile". Eppure non è una richiesta da trascurare perché elevandola a Dio e ottenendo risposta ad essa, noi sapremo dare il giusto valore ad ogni giorno, quindi cercare di fare la Sua volontà e non sprecare nulla del tempo che ci viene concesso, per vivere accanto a Lui e ricevere ogni giorno la Sua grazia nella nostra vita. Quando siamo consapevoli della nostra fragilità, eviteremo di innalzarci e sapremo mettere con umiltà l'intero essere nostro nelle Sue mani per realizzare che "Dio resiste ai superbi ma fa grazia agli umili". Infine, quando saremo consapevoli della debolezza, ci aggrapperemo al Signore ed eviteremo di confidare in noi stessi e nelle nostre capacità. È scritto: "Quando sono debole, allora sono forte".
Meditazione del 28 settembre 2017
"La nave fu trascinata via e, non potendo resistere al vento, la lasciammo andare ed eravamo portati alla deriva." (Atti 27:15)
AFFRONTARE IL DOMANI CON FEDE
Quello descritto in Atti capitolo 27 è un viaggio intrapreso con estrema leggerezza da parte dell'equipaggio della nave. Non vennero valutati i rischi e i pericoli, sebbene l'apostolo Paolo, guidato dal Signore, avesse consigliato di non partire. Ma colui che aveva la responsabilità preferì affidarsi al consiglio umano piuttosto che a quello di Dio. La maggior parte era convinta che vi fossero le condizioni per poter affrontare tale viaggio; non passò molto invece, che un'improvvisa tempesta si abbatté sulla nave, la quale fu trascinata verso la deriva. Ciò ci insegna che dobbiamo affrontare il domani ponendo la nostra fiducia in Dio e non nell'uomo, tanto meno nelle nostre sensazioni; perché Dio si prende cura della nostra vita e la Sua Parola ci guida in modo sicuro. Dobbiamo inoltre vivere il futuro cercando prima il Suo volere e subordinare i nostri propositi alla volontà del Signore. Infine, vi è una certezza per il domani: che Dio non può venire meno! Quando intorno a noi è buio, Egli vede ancora, quando vi è la tempesta, Egli non ne è sommerso. Affrontare il domani da soli e senza confidare in Dio è un grosso azzardo, ma farlo con la fede in Lui avrà buona riuscita.