
Parole di Vita
Meditazione del 01 ottobre 2017
"O Dio nostro, non farai tu giudizio di costoro? Poiché noi siamo senza forza, di fronte a questa gran moltitudine che s'avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su te! (II Cronache 20:12)
QUANDO NON SAI COSA FARE
Quante volte, forse proprio oggi hai realizzato di essere senza forza e non sapere che fare. Una gran difficoltà colse il re d'Israele al punto che egli ebbe paura di soccombere, di non farcela, del futuro suo e di chi gli stava accanto. Di fronte ad un così gran problema fece l'unica cosa che ogni credente dovrebbe fare: si dispose a cercare il Signore e implorare il Suo aiuto. Elevò una sentita preghiera che si concluse con un'insolita affermazione, almeno per un re: non sappiamo che fare. Il segreto per riportare la vittoria è quando ricorriamo a Dio e riconosciamo la poca forza a nostra disposizione, che ogni nostra abilità è nulla di fronte a situazioni che soltanto Dio può risolvere. Non solamente riconobbe la sua debolezza, ma confessò a Dio la sua incapacità. Quando dici a Dio di non avere speranza e capacità, scoprirai che Egli è specializzato nei casi senza speranza. Il re prese la ferma decisione di tenere fisso il suo sguardo sul Signore e non sul nemico che avanzava. Dobbiamo smettere di guardare nella direzione sbagliata, vale a dire sull'uomo e sulle risorse terrene; quanto a me, afferma il profeta, "io volgerò lo sguardo verso il Signore, spererò nell'Iddio della mia salvezza; il mio Dio mi ascolterà".
Meditazione del 02 ottobre 2017
"Sono sceso per liberarlo dalla mano degli Egiziani e per farlo salire da quel paese in un paese buono e spazioso." (Esodo 3:8)
GESÙ È SCESO PER LIBERARCI E PER FARCI SALIRE
Il versetto di oggi illustra ciò che Dio dichiarò a Mosè dal pruno ardente. Quelle parole erano una pro-messa di liberazione per il popolo di Israele schiavo in Egitto, ma prefiguravano quella che sarebbe stata l'opera di Cristo. Infatti Gesù è "sceso per liberarci e per farci salire". E' sceso dal cielo lasciando l'incantevole bellezza di quel luogo celestiale. Ha lasciato la festante assemblea degli angeli, la pace in-finita e la gioia sublime di quel luogo benedetto. Ha rinunciato a tale meravigliosa armonia di gloria, all'intima relazione col Padre per scendere in mezzo a noi e caricarsi delle brutture del nostro peccato. E' sceso negli abissi più profondi della sofferenza e del male per permettere a noi miseri peccatori di ri-salirne. E' sceso per elevarci e farci sedere nei luoghi celesti con Lui. Quale meraviglioso Salvatore! Quale impareggiabile grazia è scaturita per noi! Possa la nostra anima rimanere rapita di fronte alla Sua opera! Possa il nostro cuore legarsi a Lui e amarlo per tutta l'eternità. Udí una voce che gli diceva: Saulo, Saulo, perché mi perseguiti? Egli domandò: Chi sei, Signore?
Meditazione del 30 settembre 2017
"E non fece quivi molte opere potenti a motivo della loro incredulità." (Matteo 13:58)
NON ESSERE INCREDULO
Stranamente e diversamente dal solito, ci fu un giorno nel quale Gesù operò meno del solito; soltanto pochi infermi furono guariti quel giorno. Tutto ciò naturalmente non fu colpa di Gesù, ma fu causato dalla loro incredulità. L'incredulità è un grave handicap che c'impedisce di realizzare l'opera di Dio nella nostra vita; essa lega le mani del Signore; perché Egli non fa violenza a nessuno. Non è scritto che Cristo non volle operare, ma che Egli non poté operare; e si meravigliò della loro incredulità (cfr. Marco 6:6). Quelli che Lo ascoltavano parlare quel giorno non vedevano oltre l'apparenza materiale, per loro Egli era soltanto il figlio del falegname e di Maria, fratello di Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda (cfr. Matteo 13:55-56). Bastava un passo di fede e tutto si sarebbe svolto diversamente, come tante altre volte aveva fatto, Gesù avrebbe operato nello spirito e nel corpo di chi si accostava a Lui con piena fiducia. Non sono le difficoltà né la gravità del problema che possono impedire a Cristo di agire, ma soltanto l'incredulità. Ancora una volta Gesù ci dice, come disse a Tommaso: "Non essere incredulo, ma credente".
Meditazione del 29 settembre 2017
"O Signore, fammi conoscere la mia fine e quale sia la misura dei miei giorni. Fa' ch'io sappia quanto sono fragile." (Salmo 39:4)
UN'INSOLITA PREGHIERA
La preghiera, si sa, è adorazione a Colui che è al di sopra di ogni cosa: Dio. La preghiera è anche esporre al Signore le nostre necessità con la certezza che Egli può aiutarci e risolvere ciò che noi non siamo in grado di fare. Quando preghiamo, noi deponiamo ai piedi del Signore ogni nostra ansietà, ogni nostro timore e troviamo vittoria per i meriti di Cristo Gesù. Ma in questo testo notiamo che il salmista rivolge a Dio una richiesta apparentemente insolita: "Fa' ch'io sappia quanto sono fragile". Eppure non è una richiesta da trascurare perché elevandola a Dio e ottenendo risposta ad essa, noi sapremo dare il giusto valore ad ogni giorno, quindi cercare di fare la Sua volontà e non sprecare nulla del tempo che ci viene concesso, per vivere accanto a Lui e ricevere ogni giorno la Sua grazia nella nostra vita. Quando siamo consapevoli della nostra fragilità, eviteremo di innalzarci e sapremo mettere con umiltà l'intero essere nostro nelle Sue mani per realizzare che "Dio resiste ai superbi ma fa grazia agli umili". Infine, quando saremo consapevoli della debolezza, ci aggrapperemo al Signore ed eviteremo di confidare in noi stessi e nelle nostre capacità. È scritto: "Quando sono debole, allora sono forte".
Meditazione del 28 settembre 2017
"La nave fu trascinata via e, non potendo resistere al vento, la lasciammo andare ed eravamo portati alla deriva." (Atti 27:15)
AFFRONTARE IL DOMANI CON FEDE
Quello descritto in Atti capitolo 27 è un viaggio intrapreso con estrema leggerezza da parte dell'equipaggio della nave. Non vennero valutati i rischi e i pericoli, sebbene l'apostolo Paolo, guidato dal Signore, avesse consigliato di non partire. Ma colui che aveva la responsabilità preferì affidarsi al consiglio umano piuttosto che a quello di Dio. La maggior parte era convinta che vi fossero le condizioni per poter affrontare tale viaggio; non passò molto invece, che un'improvvisa tempesta si abbatté sulla nave, la quale fu trascinata verso la deriva. Ciò ci insegna che dobbiamo affrontare il domani ponendo la nostra fiducia in Dio e non nell'uomo, tanto meno nelle nostre sensazioni; perché Dio si prende cura della nostra vita e la Sua Parola ci guida in modo sicuro. Dobbiamo inoltre vivere il futuro cercando prima il Suo volere e subordinare i nostri propositi alla volontà del Signore. Infine, vi è una certezza per il domani: che Dio non può venire meno! Quando intorno a noi è buio, Egli vede ancora, quando vi è la tempesta, Egli non ne è sommerso. Affrontare il domani da soli e senza confidare in Dio è un grosso azzardo, ma farlo con la fede in Lui avrà buona riuscita.
Meditazione del 27 settembre 2017
"Uno di loro vedendo che era purificato, tornò indietro, glorificando Dio ad alta voce." (Luca 17:15)
UN CUORE RICONOSCENTE
Gesù disse: "I dieci non sono stati tutti purificati? Dove sono gli altri nove?" Quanto è rara la gratitudine, dei dieci lebbrosi purificati, soltanto uno tornò indietro a ringraziare Gesù. Non vi sia oggi nessuno che faccia parte di quei nove, che invece di lodare il nome del Signore, è sempre pronto a lamentarsi, a mormorare e a non vedere le grandi opere che Egli compie. Ma, come può nascere un vero e profondo senso di gratitudine nei confronti del Signore? Dalla consapevolezza di ciò che siamo: grandemente bisognosi che egli purifichi l'anima nostra col Suo sangue prezioso. Il lebbroso era stato purificato, quella terribile malattia non c'era più. Aveva realizzato di persona il tocco potente di Dio nella sua vita e non poté restare indifferente, tornò indietro e Lo glorificò. Se ancora il tuo cuore non trabocca di tutto ciò, chiediGli di operare nella tua vita, che egli possa lavarti da ogni peccato; avrai allora anche tu un cuore riconoscente. La tua fiducia riposta in Lui sarà onorata dal Suo aiuto e dal Suo conforto, anche questo contribuirà a far si che tu gli sia grato; la comunione con Cristo farà crescere sempre più in te il desiderio di lodare il Suo santo Nome.
Meditazione del 26 settembre 2017
"Considerate perciò Colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo." (Ebrei 12:3)
NON PERDERTI D'ANIMO
È facile perdersi d'animo quando la prova diventa sempre più pesante, quando la soluzione non giunge; allora capita che non si ha più voglia di combattere perché le forze vengono a mancare, il coraggio svanisce, lo zelo e il fervore per le cose di Dio ti abbandonano. Nel capitolo 11 agli Ebrei vi sono elencati uomini di fede che ottennero le promesse di Dio, ve ne sono però altri che non ricevettero perché dubitarono. La Parola di Dio, che sempre giunge puntuale, oggi ci ricorda che, anche se siamo stanchi e delusi, non dobbiamo perderci d'animo. Il modo per ottenere questa vittoria ci viene indicato sempre dalla Bibbia. Il primo passo perciò da fare è deporre ogni peso e ogni peccato ai piedi del Signore e con perseveranza correre sorretti dalla potenza di Dio. Dopo questo siamo esortati a guardare a Cristo, a fissare lo sguardo su di Lui, a non guardare alle nostre difficoltà e alle nostre miserie, ma a Colui che ha vinto sulla croce e che può ancora oggi fortificare i nostri cuori. Caro lettore, in questo giorno considera l'opera di Gesù compiuta per te, rifletti quali sofferenze Egli ha patito al posto tuo, e credi che Egli è accanto a te affinché tu non ti perda d'animo.
Meditazione del 25 settembre 2017
"Solo in Dio trova riposo l'anima mia; da lui proviene la mia salvezza." (Salmo 62:1)
SOLTANTO IN DIO
Si può cercare aiuto e conforto in ogni "dove", ma la realtà è che si dovrà giungere ad una conclusione che è la stessa del salmista: "Soltanto in Dio ho trovato quel che cercavo, soltanto in lui l'anima trova riposo e pace". Prima ancora di sperimentare delusioni, di cedere allo sconforto, di provare il gusto amaro della sconfitta, vogliamo dire: "Soltanto in Dio". Soltanto in te Signore voglio sperare, soltanto in te confidare; perché il Signore è l'Unico che ci soccorre, che ci difende dal cadere facendoci riposare tra le Sue braccia. Non solamente il Signore è anche l'Unico che ci comprende, quando vede venire meno la speranza nel cuore, quando stiamo vacillando; guardiamo a Lui e realizzeremo che con il Suo aiuto non cadremo. Il Signore ci soccorre, ci comprende; e ci ristabilisce donando sempre nuove forze, nuovo zelo, nuovo amore per Lui. Certamente tanti sono le necessità, tante le nostre debolezze, ma in tutte queste cose la fede ci porta ad andare ai piedi del Signore e dire, fidandosi di Lui: "Fuori di te non c'è Salvatore, solo in te trovo quella pace e quella gioia che non è possibile sperimentare altrove". Senza indugio, trova riposo in Cristo, il Salvatore.
Meditazione del 24 settembre 2017
"Egli, avvicinatosi, la prese per la mano e la fece alzare; la febbre la lasciò ed ella si mise a servirli." (Marco 1:31)
GESÙ AFFERRA LA TUA MANO
Moltissimi sono i gesti d'amore, di compassione e di aiuto, mostrati da Gesù. Tra questi vi è quello descritto: "La prese per la mano?". Di chi si sta parlando? Di una donna la quale si trovava a letto con una gran febbre. Tutti conosciamo i sintomi causati da un'infezione in atto evidenziati dalla febbre, sintomi che possiamo paragonare a condizioni spirituali e morali. Spossatezza e stanchezza, le forze sono poche se non nulle; incapacità di reggersi in piedi, è difficile andare avanti, affrontare il domani; la testa è pesante, vi è confusione, l'unica cosa di cui si è capaci è fermarsi, adagiarsi, smettere di combattere. Caro lettore, se ti trovi nella medesima condizione; sappi che, come quel giorno, la mano di Gesù si tende ancora verso te, Egli è ancora disponibile e pronto a rialzarti e sollevarti dal tuo dolore. Essa è una mano forte, il tuo peso non sarà mai abbastanza grande e tale da impedirgli di operare in tuo favore. Quella mano, dopo averti potentemente sollevato, sarà la stessa che ti guiderà in sentieri di pace, ricchi della Sua benedizione. Gesù afferra la tua mano e ti fa rialzare, chiedi a Lui di farlo e lascia che lo faccia.
Meditazione del 23 settembre 2017
"Se il Signore non fosse stato il mio aiuto, a quest'ora l'anima mia abiterebbe il luogo del silenzio." (Salmo 94:17)
SE NON FOSSE PER IL SIGNORE?
Il salmista considera ciò che sarebbe la sua vita se il Signore non avesse operato in suo favore. Egli riguarda al passato, alle prove che ha dovuto attraversare, ai momenti difficili in cui si è trovato. Ma in tutto questo, egli ha sperimentato la fedeltà, la potenza e l'amore del Signore. Sa che se Egli non fosse intervenuto, ora si troverebbe perduto e smarrito. Vogliamo pertanto riconoscere ancora oggi che se non fosse per l'aiuto di Dio, il quale giunge sempre puntuale e propizio verso coloro che lo richiedono, se non fosse la Sua mano a tenerci in piedi, come potremmo andare avanti. Oltre all'aiuto del Signore, nel salmo viene detto anche che se non fosse per la Sua bontà, Dio infatti non guarda alla nostra pochezza, ma nel suo grande amore Egli sostiene quelli che vacillano, la Sua bontà riempie il cuore di chi si trova nello sconforto. Infine, il salmista riconosce che se non fosse per il conforto che soltanto Dio sa dare quando grandi preoccupazioni ci assalgono, non ci sarebbe stato per lui nessun sollievo, perché il conforto divino è capace di lenire qualunque ferita. Il domani potrà apparire incerto e difficile, ma possiamo affermare: "Se non fosse per il Signore"!