Venerdì
28 Novembre 2014
Dio... ora comanda agli uomini che tutti, per ogni luogo, si ravvedano, perché ha fissato un giorno, nel quale giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo dell'uomo ch'Egli ha stabilito. (Atti 17:30-31)
L'EVANGELO È PER I VIVENTI
Molti si aspettano che ci si occupi della loro anima dopo la loro morte. Alcuni addirittura, coscienti della fine prossima, lasciano delle direttive riguardo alla cerimonia religiosa nel corso della quale sarà opportuno parlare di Dio, della grazia divina, del perdono e del Paradiso. Di questa predicazione il defunto non potrà più approfittare; quanto a coloro che ascolteranno con un orecchio più o meno distratto perché dovrebbero ragionare in modo diverso da come ragionava lo scomparso? Dio sia lodato! Noi siamo ancora vivi, e l'aldilà non ci riguarda ancora. Vedremo più tardi, il più tardi possibile. Ma nessuno s'inganni: dopo la morte, sarà troppo tardi. Il più bello elogio funebre, le preghiere più ferventi pronunciate davanti ad un feretro, non possono cambiare nulla della sorte di colui che è morto. Desideriamo ricordare le dichiarazioni formali della parola di Dio: "Il Figliuol dell'uomo ha, sulla terra, autorità di rimettere i peccati" (Matteo 9:6). Consideriamo attentamente il brano di Luca 16:10-31. Questo passo conferma che dopo la morte tutto è definitivo, tanto per il credente quanto per l'incredulo. "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". Voi avete la parola di Dio, la Bibbia: ascoltatela.

Copia