Venerdì
27 Giugno 2014
Aiutaci a uscire dalle difficoltà, perché vano è il soccorso dell'uomo. (Salmo 108:12) Guariscimi, Signore, e sarò guarito; salvami e sarò salvo: poiché tu sei la mia lode. (Geremia 17:14)
I LIMITI DELL'ARTE MEDICA
Quando uno dei suoi interventi era riuscito, Ambrogio Pare, chirurgo della corte di Francia e uomo pio della Riforma, aveva l'abitudine di dire: "Io pensavo, Dio lo guarisce", in altre parole: "Io non ho fatto altro che curarlo, e Dio che l'ha ristabilito". Il suo contemporaneo, il celebre Paracelso, senza condividere apertamente le sue convinzioni, scriveva: "I non credenti chiamano gli uomini in loro soccorso, ma voi credenti, dovete fare appello a Dio, e vi manderà colui che vi restituirà la salute, sia esso un medico o Lui stesso". A giusto titolo, noi siamo riconoscenti verso tutti i medici le cui diagnosi e rimedi ci sono stati benèfici. Ma abbiamo sempre in mente di ringraziare il nostro Dio? Poiché le nostre vite sono nella sua mano ed è Lui "che fa morire e fa vivere" (1 Samuele 2:6). Qualunque sia lo strumento della guarigione, l'onore deve sempre ritornare al Creatore del nostro corpo. Infatti ,senza le meravigliose prerogative di quest'ultimo, ogni arte medica sarebbe inutile. Quando il re Ezechia fu gravemente ammalato, Dio rispose alla sua preghiera inviandogli il profeta Isaia. Il re non fu guarito da un miracolo nel vero senso della parola, ma Isaia disse: "Si prenda una quantità di fichi, se ne faccia un impiastro, e lo si applichi sull'ulcera; ed Ezechia guarirà" (Isaia 38:15- 22). Quando Ezechia fu guarito, non lo vediamo lodare Isaia per il suo eccellente rimedio, ma ringraziò Dio per il suo ristabilimento.