Venerdì
25 Gennaio 2013
“Venne a Lui un lebbroso e, buttandosi in ginocchio, lo pregò dicendo: «Se vuoi, tu puoi purificarmi!» Gesù, impietositosi, stese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio; sii purificato!». E subito la lebbra sparì da lui, e fu purificato.” (Marco 1:40-42)
COMPASSIONE
Vi sono malati contagiosi da cui si sta alla larga. Vi sono persone che, per motivi più o meno giustificati, sono evitate. Vi sono malati "incurabili" e "terminali" di fronte ai quali ci sentiamo imbarazzati e non sappiamo cosa dire.Vi sono anziani e disabili. Sono "i condannati" della nostra società, sopportati, tollerati. Qualcuno propone di eliminarli "per non farli soffrire" o meglio, "perché non siano di peso alla società", perché non ci disturbino, perché non ci mettano in imbarazzo. Proponiamo "la dolce morte”. Qui il lebbroso, buttandosi in ginocchio davanti a Gesù, Lo implora di guarirlo, di purificarlo dalla contaminazione che lo rende un emarginato nella società. Esprime così la sua fede nella capacità di Gesù di guarirlo. Non pretende, però, la guarigione. Rispetta la sovrana volontà di Dio in Gesù che potrebbe anche non guarirlo. Dobbiamo imitare la sua fede. Ma imitiamo pure il rispetto per la volontà di Dio che potrebbe anche essere diversa dalla nostra? Gesù, così, acconsente a purificarlo. Gli impone però il silenzio, forse perché la Sua missione non sia fraintesa, sfruttata, abusata, come spesso succede anche oggi. L'entusiasmo conseguente alla sua guarigione, però, è più forte dell'ingiunzione che Gesù gli rivolge e divulga il fatto dappertutto, costringendo Gesù a ritirarsi "per avere un momento di pace". Non dobbiamo pensare di essere al centro del mondo, è Lui, Dio, che deve avere il primato, anche se questo non ci convenisse, non ci fosse comodo, solo a Gesù deve andare tutta la gloria. Dio benedica la bocca dell'uomo che parla per ammaestrare, che lavora per costruire, che ama per servire.