Mercoledì
12 Novembre 2014
Perché se uno è ascoltatore della parola e non esecutore è simile ad un uomo che guarda la sua faccia naturale in uno specchio; e quando si è guardato se ne va, e subito dimentica com'era. (Giacomo 1:23-24)
GLI ABITI NEL BAULE
Un indigeno d'Oceania pregava, alla fine di un culto domenicale, davanti agli astanti. ?Non permettere, Signore - diceva ? che le belle parole che abbiamo appena udito abbiano la stessa sorte degli abiti della festa che chiuderemo nel loro baule fino a domenica prossima. Anzi, fai che la tua verità ci penetri, e resti incancellabile fino all'ultimo giorno come un tatuaggio?. A parte il baule e i tatuaggi, questa preghiera non sarebbe forse valida in tutti i paesi? Si è ascoltato la Parola, si è potuto provare della commozione per un istante, si sono presi dei buoni propositi... E poi, la vita quotidiana riprende interamente come un ingranaggio, senza lasciar posto a quella meditazione segreta che "guarda bene addentro nella legge perfetta, quella della libertà" (Giacomo 1:25), né alla preghiera che chiede a Dio di aprirci gli occhi per vedere le meraviglie di questa Parola divina. Uditori dimentichevoli quali noi siamo, non accontentiamoci di essere o di apparire cristiani per un momento, in chiesa... alla domenica. Che cosa siamo noi realmente, che cosa si vede di noi nel nostro lavoro giornaliero, in casa come in officina, a scuola, in ufficio ?

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