Sabato
06 Dicembre 2014
Non c'è nessun giusto, neppure uno. (Romani 3:10) Infatti non c'è distinzione; difatti, tutti hanno peccato, e sono privi della gloria di Dio. (Romani 3:22-23)
IL FIGLIO PERDUTO (I) (Luca 15:11-24)
Il più giovane dei figli della casa vuole liberarsi dall'autorità di suo padre. La tranquilla felicità del focolare non gli basta; se ne va in un paese lontano per vivere la sua vita. In poco tempo spende tutto e diventa guardiano dei porci, al servizio di un padrone senza cuore. Esiste forse un quadro più tragico e più vero dello stato dell'uomo peccatore? Ha voluto essere indipendente da Dio. Non è forse questo sempre uno dei tratti dominanti del suo carattere? Di tutto ciò che Dio gli ha donato: intelligenza, memoria, forza, salute... dice è mio! E lo spreca per le sue concupiscenze. Non sempre si tratta di piaceri colpevoli, ma anche di tutto ciò che accarezza la sua vanità e il suo orgoglio: il lusso, le arti, le distrazioni di ogni sorta (1 Giovanni 2:16). E con questo, è felice l'uomo? No! E' sempre alla ricerca di nuove soddisfazioni. In realtà, è lo schiavo di Satana e davanti a sé ha solo la perdizione eterna, lontano da Dio. Che sorte terribile! Il figliuol prodigo era perduto, morto agli occhi di suo padre; l'uomo peccatore è perduto, morto per Dio. E da questo stato non può uscire con i suoi sforzi. Anche noi abbiamo conosciuto l'afflizione nel nostro cammino, quando, fuggendo dalla grazia di Gesù, nel mondo, i nostri passi ci facevano errare sempre più lontano!

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