Lunedì
04 Agosto 2014
Ma ira e indignazione a quelli che, con spirito di contesa, invece di ubbidire alla verità ubbidiscono all'ingiustizia. (Romani 2:8) Ma non tutti hanno ubbidito alla Buona Novella. (Romani 10:16)
UN ORDINE E NON UNA SCELTA
L'Evangelo viene spesso presentato come una scelta proposta all'uomo inconvertito. In realtà, le cose non stanno così. Se l'individuo avesse il diritto di scegliere e dovesse sbagliarsi, la sua responsabilità sarebbe attenuata. Tutti possono sbagliarsi. Ma l'apostolo Paolo, parlando agli Ateniesi, teneva un ben diverso linguaggio: "Dio... ordina ora agli uomini che tutti, in ogni luogo, si pentano, perché ha stabilito un giorno nel quale giudicherà il mondo con giustizia” (Atti 17:30-31). Poiché Dio ordina, coloro che non l'ascoltano sono dei disubbidienti. Sono quelli di cui Pietro dice che "non ubbidiscono all'Evangelo di Dio" (oppure "che non credono all'Evangelo)" (1 Pietro 4:17). Allo stesso modo, l'apostolo Giovanni dice: "Chi crede nel Figliuolo ha vita eterna; ma chi rifiuta di credere (o disubbidisce) al Figliuolo non vedrà la vita, ma l'ira di Dio resta sopra di lui" (Giovanni 3:36). Il rifiuto di credere in Gesù è, dunque, un atto di disubbidienza, è il peccato supremo, quello che non può essere perdonato, poiché se l'uomo rifiuta il Salvatore che Dio gli ha dato, non vi è salvezza possibile per lui. Non ha che una cosa da attendere: la sua condanna. "Quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono all'Evangelo?" (1 Pietro 4:17). Sarà: "l'ira di Dio che viene sugli uomini ribelli" (Efesini 5:6).