Sabato
23 Novembre 2024
Consolatevi dunque gli uni gli altri con queste parole (1° Tessalonicesi 4:18)
LA CURA DEL PROSSIMO (2)
Il professore Tony Campolo volendo partecipare al funerale di un conoscente per sbaglio andò a finire in un’altra camera mortuaria. Il corpo dell'anziano signore giaceva disteso e l’unica persona presente a rendergli cordoglio era la moglie vedova. Sembrava così sola, Campolo rimase per il funerale e la accompagnò al cimitero. Al termine della funzione, mentre stavano per andarsene, Campolo confessò che non aveva mai conosciuto prima il marito della signora. “L’avevo intuito”, rispose lei. “Non ti avevo riconosciuto, ma non importa. Non potrai mai capire quanto questo abbia significato per me”. Philip Yancey scrive: “La semplice disponibilità è il mezzo più potente con il quale possiamo contribuire... disprezziamo ragionevolmente i tre amici di Giobbe per la loro insensibilità in risposta alla sua sofferenza... ma leggi ancora questo passo: “Rimasero seduti per terra, presso di lui, sette giorni e sette notti; nessuno di loro gli disse parola”... questi furono i momenti più eloquenti che passarono con lui”. Indietreggio istintivamente dalle persone nel dolore. Chissà se vogliono parlare della loro situazione o no? Vogliono essere consolate o allietate? Quale bene potrebbe procurare la mia presenza? Nella mia mente balzano tutti questi ragionamenti e mi ritrovo col fare la peggior cosa possibile: resto lontano... Nessuno presenta il nome di un filosofo quando chiedo: “Chi ti ha aiutato di più?” La maggior parte delle volte essi descrivono una persona tranquilla e senza pretese... che era lì... che ascoltava di più e parlava di meno, che non dava ripetute occhiate all’orologio, che abbracciava e piangeva... qualcuno che era disponibile andando incontro alle esigenze del sofferente... non alle proprie". Questa è la cura del prossimo.
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