Giovedì
23 Maggio 2013
"Dina, la figlia che Lea aveva partorita a Giacobbe, uscì per vedere le ragazze del paese. Sichem, figlio di Camor l'Ivveo, principe del paese, la vide, la rapì e si unì a lei violentandola. (...) «essi si raduneranno contro di me e sarò distrutto io con la mia casa». Ed essi risposero: «Nostra sorella dovrebbe forse essere trattata come una prostituta?»" (Genesi 34:1-2,30-31)
E SARÒ DISTRUTTO IO CON LA MIA CASA (I)
Giacobbe, dopo tante dimostrazioni della bontà di Dio, contrariamente alle indicazioni divine, si stabilì prima a Succot e poi a Sichem. Dio, però, gli aveva detto: "lo son l'Iddio di Betel"; dunque, Betel avrebbe dovuto essere la visione di Giacobbe. Con un atteggiamento del genere, quale timore di Dio poteva inculcare nei figli? Quale disciplina santa potevano vedere nel genitore? La loro condotta la notiamo in Dina (v. 1) e come i suoi fratelli fanno poca stima delle cose divine. Non era legittimo ricorrere a stratagemmi ed era riprovevole l'uso che essi fecero del particolare segno di distinzione (v. 13). Quest'atto aggiunse nuovo affanno e dispiacere a Giacobbe e le sue parole manifestano un animo inquieto e preoccupato, incompatibile con la vera fede in Dio.