Domenica
01 Settembre 2024
...in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori, in virtù di colui [Cristo] che ci ha amati (Romani 8:37)
LA CRESCITA POST-TRAUMATICA (1)
Poiché esiste una patologia chiamata "stress post-traumatico”, i ricercatori clinici iniziano, ora, a parlare di “crescita post-traumatica". Una linea di pensiero vuole che le avversità possano condurre alla maturità, dì contro, un’altra propone che i livelli di maggior sviluppo non possano essere raggiunti senza avversità. Queste ultime, però, non comportano una crescita automatica. Molto spesso i risultati dipendono dalle reazioni alle difficoltà. Ernest Hemingway scrisse: “Alla fine il mondo spezza tutti, ma i provati, acquisiscono maggior resistenza”. Talvolta questo è vero, ma spesso le persone scrivono pensieri bellissimi in cui, magari credono, eppure si rivelano parole che non aiutano. Hemingway stesso aveva un grave problema che lo stava distruggendo e che gli tolse la vita: il dolore era troppo intenso. Da un altro canto abbiamo Giuseppe, tradito dalla famiglia, falsamente accusato di stupro e ingiustamente imprigionato, il quale, riguardando al passato, fu in grado di dire: «...Dio ha pensato di convertirlo in bene...» (Genesi 50:20). La chiave per accedere alla crescita post-traumatica sta nel vedere la mano di Dio in ogni cosa, nell’avvicinarsi e confidare in Lui per quanto incomprensibile possa essere la situazione e nel pensare che Egli sia interessato solo al nostro meglio. Quando si tratta di servire Dio, la medaglia presenta due facce: successo e sofferenza. Ci piace la prima ma cerchiamo di evitare la seconda. Entrambe, però, fanno parte del piano divino. Dio chiamò Paolo al ministero dicendo: “...«lo gli mostrerò quanto debba soffrire per il mio nome»" (Atti 9:16). Le pdifficoltà, però, non portarono Paolo a dubitare della sua fede, né del Dio che serviva: “In tutte queste cose siamo più che vincitori, in virtù di Colui che ci ha chiamati".
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