Mercoledì
04 Novembre 2015
"Giacobbe rimase solo e un uomo lottò con lui fino all'apparire dell'alba". (Gen. 32:24)
ARRENDERSI (I)
La Bibbia narra: Giacobbe rimase solo e uno sconosciuto lottò con lui fino allo spuntare dell'alba. Davanti ad Esaù Giacobbe non ha nulla di un avversario. Angosciato e timoroso davanti a ciò che potrebbe significare la fine della sua famiglia, egli si ritira da solo. E' là che Dio lo raggiunge. Quando costui vide che non poteva vincere Giacobbe nella lotta, lo colpì all'articolazione del femore, che si slogò e disse: "Lasciami andare perché già spunta l'alba" Giacobbe rispose: "Non ti lascerò andare se prima non mi avrai benedetto" La lotta notturna di Giacobbe con l'angelo può essere letta come una metafora.La metafora della lotta esprime molto bene la tensione che sta al fondo di ogni rapporto dell'uomo con il divino: una tensione che non va elusa o negata, ma accolta e vissuta, qui possiamo vedere l'insistenza nell'andare a Dio e chiedere.La lotta di Giacobbe si protrae a lungo "fino al sorgere dell'aurora", e l'esito rimane incerto fino alla fine, quando il misterioso personaggio tocca l'anca di Giacobbe che resta slogata.Quello chiese: "Come ti chiami?" "Giacobbe" egli rispose. L'altro disse: "Non ti chiamerai più Giacobbe ma Israele, perché tu hai lottato contro Dio e contro gli uomini e hai vinto". Stupefacente è questa lotta con Dio, dove il vinto diventa vincitore! Giacobbe gli domandò: "Dimmi, ti prego, qual è il tuo nome?" L'altro gli rispose: "Perché chiedi il mio nome?" e diede la sua benedizione a Giacobbe.
Copia