"Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo così a Dio un culto accettevole, con riverenza e timore!" (Ebrei 12:28)
RICONOSCENZA, RIVERENZA E TIMORE (III)
Siamo così arrivati a parlare del timore. Spesso il termine timore viene confuso con paura, ma tra i due esistono delle differenze. La paura rappresenta uno spavento per un peri.colo presente o futuro. Il timore rappresenta una soggezione, un accostarsi a qualcosa o a qualcuno timidamente. Il timore che dobbiamo provare nei confronti del nostro Signore non deve essere costituito da spavento o da terrore. Dovremmo, invece, avere sempre presente il castigo merita.to dal nostro peccato, e l'aborrimento di Dio del peccato stesso, e quindi vivere in un continuo e devoto timore. Questo timore non deve essere, però, quello di uno schiavo nei confronti del proprio padrone, ma piuttosto quello di un figlio verso il padre. Il nostro Padre Celeste è amorevole e pieno di compassioni. Ci dona tutto in abbondanza e ci soccorre quando siamo in difficoltà. In qualità di figli, dobbiamo mostrargli gratitudine, riverenza e timore. Egli, oltre a chiamarci Suoi figli, ci ha chiamati Suoi amici per farci comprendere maggiormente la benevolenza adottata nei nostri riguardi. Non ti sembra sufficiente per appropriarti delle tre attitudini che ti rendono gradito ai Suoi occhi?
Meditazione del 30 giugno 2016 "Perciò, ricevendo un regno che non può essere scosso, siamo riconoscenti, e offriamo così a Dio un culto accettevole, con riverenza e timore!" (Ebrei 12:28)RICONOSCENZA, RIVERENZA E TIMORE (III)Siamo così arrivati a parlare del timore. Spesso il termine timore viene confuso con paura, ma tra i due esistono delle differenze. La paura rappresenta uno spavento per un peri.colo presente o futuro. Il timore rappresenta una soggezione, un accostarsi a qualcosa o a qualcuno timidamente. Il timore che dobbiamo provare nei confronti del nostro Signore non deve essere costituito da spavento o da terrore. Dovremmo, invece, avere sempre presente il castigo merita.to dal nostro peccato, e l'aborrimento di Dio del peccato stesso, e quindi vivere in un continuo e devoto timore. Questo timore non deve essere, però, quello di uno schiavo nei confronti del proprio padrone, ma piuttosto quello di un figlio verso il padre. Il nostro Padre Celeste è amorevole e pieno di compassioni. Ci dona tutto in abbondanza e ci soccorre quando siamo in difficoltà. In qualità di figli, dobbiamo mostrargli gratitudine, riverenza e timore. Egli, oltre a chiamarci Suoi figli, ci ha chiamati Suoi amici per farci comprendere maggiormente la benevolenza adottata nei nostri riguardi. Non ti sembra sufficiente per appropriarti delle tre attitudini che ti rendono gradito ai Suoi occhi?
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