Guarda, Signore, vedi in che misero stato sono ridotta! (Lamentazioni 1:11)
LO SFOGO DELLA FEDE
Il libro delle Lamentazioni, scritto da Geremia, ci riporta al tempo della distruzione di Gerusalemme e alla deportazione di molti israeliti in Babilonia. Questo libro è una raccolta di preghiere fatte in tempo di dura prova, di disfatta, di perdita della casa, della città e del santuario. Esso è una vera e propria "lamentela" nei confronti di Dio per ciò che è accaduto, ma senza che diventi una protesta contro di Lui. La preghiera qui riportata è dettata da un cuore afflitto che non si ammutolisce di fronte alla difficoltà e al male, ma indirizza con fede la sua richiesta a un Dio che può intervenire. Non c'è rassegnazione in queste parole, bensì fiducia in un "Dio giusto". C'è malcontento, ma anche confessione del proprio peccato. C'è invocazione insieme all'accettazione della superiore volontà divina. Chi non sa gridare il proprio dolore e narrarlo apertamente dinanzi a Dio, come Gesù nel Getsemani, non sa "lottare" con Dio, che è caratteristica della vera fede. Il Signore non opprime l'uomo impedendo che apra la bocca, ma è sempre attento al grido del misero. Questa è vera preghiera, quando la fede non è soffocata né sconfina nell'irriverenza, ma trova in Dio il giusto sfogo!
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Meditazione del 30 aprile 2023 Guarda, Signore, vedi in che misero stato sono ridotta! (Lamentazioni 1:11)LO SFOGO DELLA FEDEIl libro delle Lamentazioni, scritto da Geremia, ci riporta al tempo della distruzione di Gerusalemme e alla deportazione di molti israeliti in Babilonia. Questo libro è una raccolta di preghiere fatte in tempo di dura prova, di disfatta, di perdita della casa, della città e del santuario. Esso è una vera e propria "lamentela" nei confronti di Dio per ciò che è accaduto, ma senza che diventi una protesta contro di Lui. La preghiera qui riportata è dettata da un cuore afflitto che non si ammutolisce di fronte alla difficoltà e al male, ma indirizza con fede la sua richiesta a un Dio che può intervenire. Non c'è rassegnazione in queste parole, bensì fiducia in un "Dio giusto". C'è malcontento, ma anche confessione del proprio peccato. C'è invocazione insieme all'accettazione della superiore volontà divina. Chi non sa gridare il proprio dolore e narrarlo apertamente dinanzi a Dio, come Gesù nel Getsemani, non sa "lottare" con Dio, che è caratteristica della vera fede. Il Signore non opprime l'uomo impedendo che apra la bocca, ma è sempre attento al grido del misero. Questa è vera preghiera, quando la fede non è soffocata né sconfina nell'irriverenza, ma trova in Dio il giusto sfogo!