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Domenica

25 Luglio 2021

Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno. (Filippesi 1:21)

LA PROSPETTIVA DI FEDE

Le prigioni romane erano posti terribili. I trasgressori venivano spogliati, frustati, legati con ceppi alle caviglie. I loro abiti intrisi di sangue non venivano cambiati nemmeno nel pieno dell'inverno. E la "cella nascosta" (Atti 16:24) dove Paolo e Sila furono imprigionati era la peggiore. La mancanza d'acqua, gli spazi angusti, e l'odore di fogna (se così lo si può chiamare) rendeva impossibile dormire. I prigionieri desideravano quotidianamente la morte e qualcuno si toglieva pure la vita. Era il peggior incubo! Eppure "Paolo e Sila pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano" (Atti 16:25). L'attitudine di Paolo li impressionò prima ancora che il suo credo religioso li raggiungesse. Come hanno potuto farcela? Avevano una prospettiva di fede! Paolo non si limitò soltanto a cantare nella prigione, scrisse alcune delle sue migliori lettere laggiù. Qui la sua dichiarazione: "So infatti che ciò tornerà a mia salvezza ... Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia con la vita, sia con la morte. Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno" (Filippesi 1:19-21).

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